Legge sui Testimoni di Giustizia: #adesso è il momento

Improbabile che il Senato calendarizzi la riforma dei Testimoni di Giustizia per l’approvazione definitiva, ho chiesto un intervento a tutta la Commissione Antimafia e in particolare alla Presidente Bindi, prima firmataria del provvedimento, che si è spesa già pubblicamente innumerevoli volte.
Ho molto apprezzato le proposte che la Presidente Bindi ha portato oggi in Commissione sul tema della trasparenza elettorale, perché più si fa per qualificare le candidature, più si contrasta l’astensionismo e più si riduce il peso dei voti controllati dalla mafia, che invece oggi, soprattutto nei centri medio piccoli rischiano di fare la differenza. Ho ricordato che c’è almeno un altro fattore che rischia di allontanare dalla politica le persone per bene: i difficili percorsi di chi denuncia, diventando testimone di giustizia, che spesso viene allontanato per motivi di sicurezza dalla propria località d’origine ed è destinato a perdere il lavoro e spesso l’impresa. Mentre i collusi rimangono a casa propria. La proposta di riforma già approvata all’unanimità dalla Camera e prima ancora all’unanimità dalla stessa Commissione Antimafia, rafforza gli strumenti a sostegno del cittadino che testimonia e resta a casa sua, protetto dallo Stato. Al Senato bastano poche ore per il voto finale, che valgono tanto per il Paese anche sul piano culturale

Finanza etica

Per sconfiggere la mafia abbiamo bisogno di finanza etica: pieno sostegno al lavoro di Banca Etica che questa mattina ha presentato alla Camera il Primo Rapporto sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa. Dai dati riportati si capisce chiaramente che c’è una finanza attenta soltanto ad incamerare denaro e a remunerare gli azionisti, costi quello che costi e c’è invece una finanza, della quale Banca Etica è testimonianza, che non soltanto fa attenzione alla provenienza del denaro che raccoglie, ma seleziona con cura i soggetti economici cui fare credito, impiegando più del doppio della raccolta di risparmio per finanziare l’economia reale, rispetto alle così dette “banche di sistema”. La forza delle mafie dipende anche dal fatto che ci sono operatori finanziari che non annusano il denaro in entrata, rendendosi complici di riciclaggio del denaro sporco, o che non si occupano di sostenere le imprese piccole e medie che così hanno maggiori probabilità di finire nel giro del debito usurario di matrice criminale. Un certo sistema bancario è sempre stato il cardine delle strategie mafiose, non dimentichiamoci il delitto Notarbartolo, direttore del Banco di Sicilia, pugnalato a morte il primo Febbraio del 1893, su ordine di Cosa Nostra che non gradiva la sua intransigenza, da allora molte cose sono cambiate e abbiamo leggi più stringenti, ma non basta ancora e la differenza può farla anche scelta più consapevole da parte del risparmiatore.

Stati generali dell’antimafia: l’appello per i testimoni di giustizia

Forte appello per l’approvazione definitiva della riforma dei Testimoni di Giustizia dal tavolo degli Stati Generali dell’Antimafia, sia Romani di Avviso Pubblico che Rando di Libera insistono sul punto. È davvero una questione di civiltà: i Testimoni sono cittadini per bene, che denunciano ciò che vedono o ciò che subiscono e che per questo si espongono ad un rischio tale per la vita da dover essere sottoposti a speciali misure di protezione, che spesso sono davvero traumatiche. Oggi è l’anniversario della morte di Lea Garofalo: quale giorno migliore per ribadire questo impegno? La proposta di legge, 3500, porta come prime firme quella della Presidente Bindi e del Vicepresidente Gaetti della Commissione Antimafia a sottolineare l’unanime consenso che la sostiene: non sprechiamola!

La lettera per i Testimoni di Giustizia al Presidente Grasso

Oggetto: richiesta calendarizzazione e approvazione in aula della proposta di legge sui testimoni di giustizia

Gentile Presidente Grasso,
Gentili Senatori,

vi scriviamo questa lettera nella consapevolezza che in questa fase finale di legislatura sono diversi i provvedimenti di cui viene richiesta l’approvazione. Tra questi, tuttavia, non possiamo non sottoporre alla Vostra attenzione, quello che a nostro giudizio è uno dei più importanti ovvero la proposta di legge di riforma della normativa
in materia di testimoni di giustizia (PDL 3500, Bindi-Gaetti). Un tema sul quale anche la Commissione parlamentare antimafia ha redatto e approvato una specifica relazione, sulla quale l’Assemblea di Camera e Senato hanno da tempo espresso pieno consenso attraverso l’approvazione di appositi atti di indirizzo.

Si tratta di un provvedimento già licenziato all’unanimità dalla Camera dei deputati nel mese di marzo e, alcune settimane fa, dalla Commissione Giustizia del Senato.

L’approvazione della proposta di legge non è solo uno dei punti che noi scriventi abbiamo inserito in un appello pubblico che abbiamo rivolto, a gennaio di quest’anno, al Governo e al Parlamento ma è, soprattutto, un provvedimento atteso da tempo dai testimoni di giustizia, ovvero da cittadini onesti, con un alto senso dello Stato, che hanno avuto il coraggio di denunciare dei gravi reati alle autorità competenti, contribuendo a bonificare l’Italia dall’invasività delle mafie, della corruzione e del malaffare.

Per questi motivi, siamo unanimemente a chiedervi di calendarizzare il provvedimento in occasione della prossima Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari e, successivamente, di discuterlo e approvarlo in Aula.
Chi ha messo in gioco la propria vita e quella dei propri famigliari, dovendo vivere sotto scorta, cambiando spesso identità e luogo di residenza e di lavoro per evitare di essere intimidito e assassinato, ha il diritto di sentire forte e chiaro che le Istituzioni sono schierate chiaramente dalla sua parte.

Distinti saluti

Arci, Acli, Avviso Pubblico, Centro Pio La Torre, Cgil, Cisl, Uil,
Legacoop, Legambiente, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie,
SOS Impresa

#adesso: approviamo la legge sui Testimoni di Giustizia

I testimoni di giustizia sono uno degli esempi più alti di valore civile della nostra Repubblica: sono
cittadini con un alto senso dello Stato italiano che hanno denunciato mafiosi e corrotti caricando sulle proprie spalle l’onere di contribuire a cambiare in meglio il nostro Paese. Sono persone, famiglie, storie che diventano un simbolo di quella fedeltà alla Repubblica richiesta dall’articolo 54 della nostra Costituzione.
Nel marzo di quest’anno la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la proposta di legge di riforma della normativa in materia di trattamento dei testimoni di giustizia (pdl 3500, Bindi-Gaetti): la riforma migliora sensibilmente la condizione di vita dei testimoni e introduce migliorie volte a rendere il sistema più rigoroso e trasparente.
Il provvedimento, già licenziato dalla Commissione Giustizia del Senato, è ora in attesa di essere discusso dall’Assemblea, dove peraltro non risulta ancora inserito nel programma dei lavori: faccio appello alla responsabilità di tutti perché l’Aula del Senato possa ripristinare il testo della Camera, e licenziare definitivamente la legge!

 

Carceri: su 41 bis polemica M5s inutile

I deputati 5 Stelle insistono nella loro denuncia sui rischi di uno ‘smantellamento’ (addirittura!) del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi. Se fosse vero, il Pd sarebbe gia’ intervenuto per contrastarli. Ma la polemica e’ davvero inutile, abbiamo gia’ ascoltato il Dap sulla circolare del 2 ottobre 2017, intervenuta a regolamentare in modo omogeneo il circuito detentivo speciale per garantire uniformita’ nelle modalita’ esecutive di detenzione ed evitare disomogeneita’ e contestazioni strumentali, quelle si potenzialmente destabilizzanti. Su alcune questioni, ad esempio i rapporti legati all’affettivita’ con i figli minori degli anni 12, si tratta di affermare una corretta applicazione della norma che verra’ comunque attentamente monitorata, col preciso intento di salvaguardare il fondamentale diritto del minore a non essere utilizzato in attivita’ criminali. Cosi’ come saranno monitorate le questioni legate al rapporto con i legali e con il Garante nazionale per i detenuti. Il Ministro Orlando, d’altra parte, ha dato ampia prova di lavorare perche’ tutti gli organici siano adeguati alle esigenze reali e questo vale anche per il GOM. La lezione di Falcone ci e’ ben chiara: il 41 bis deve servire a cio’ per cui e’ stato pensato, ovvero impedire le comunicazioni con l’esterno dei boss mafiosi, non e’, e non si deve trasformare, in una pena aggiuntiva, inutilmente afflittiva”

Ministro Alfano: vorremmo delle spiegazioni..

Apprendiamo dal sito del Ministero degli Esteri che il Ministro Alfano era effettivamente negli Emirati proprio mentre si procedeva all’arresto del Tulliani. Da ciò che il sito riporta non pare che il tema delle estradizioni dei latitanti italiani sia stato oggetto di incontri e approfondimenti, mi aspetto su questo una spiegazione da parte del Ministro. Restano da comprendere anche le parole di Giletti, che avrebbe detto, in riferimento a Tulliani: “Probabilmente pensava di essere tutelato di più – commenta Giletti – forse nella sua sicurezza, nella sua arroganza, lui era convinto che poteva chiamare la polizia. D’altra parte in tutto questo tempo nessuno e’ andato a cercarlo, lo abbiamo cercato noi”. Davvero in tutto questo tempo nessuno è andato a cercarlo? Intanto anche oggi da Reggio Calabria giungono notizie dell’ennesima, importante operazione di Forze dell’Ordine e DDA contro la ‘ndrangheta di ultima generazione, tanto pericolosa quanto arrogante e spavalda. E’ possibile che questa spudoratezza della nuova ’ndrangheta reggina sia alimentata anche dal ritorno del mito dell’impunità: basta al momento giusto, fare base a Dubai.

Tulliani, Matacena & co: Ministro, giochiamo a nascondino?

Il Ministro Alfano in visita negli Emirati nei prossimi giorni arriva al momento giusto: le condizioni per estradare in Italia tutti i latitanti che li risiedono, ci sono.
E’ vero che l’Italia non ha ancora ratificato l’accordo per la cooperazione giudiziaria e l’estradizione, firmato dal Ministro Orlando nel settembre del 2015 e sappiamo che questo non è ancora avvenuto perché nel frattempo è stata recepita una direttiva europea che impone formalità ancora più stringenti in caso di reati che prevedano la pena di morte nel Paese con cui un membro UE firmi un accordo. Al di la del fatto che non si capisce come sia possibile un ritardo del genere per una correzione del tutto pacifica nel contenuto, sappiamo che l’esistenza di un trattato serve soltanto a rendere le procedure più veloci perché standardizzate. Cioè: tra due Paesi amici è sempre possibile agire per via diplomatica per ottenere l’estradizione di criminali latitanti. Chiedere, insomma, è sempre lecito e in questi casi rispondere è oltre che cortese, anche dovuto. Italia ed Emirati hanno tali e tanti interessi in comune che se l’Italia chiedesse per via diplomatica l’estradizione di coloro che sappiamo essere latitanti negli Emirati, non dovrebbero esserci motivi di resistenza. Non bisognerebbe nemmeno minacciare di ritirare l’ambasciatore. Il capo della nostra diplomazia in questa fase è il Ministro Alfano, che nei prossimi giorni è annunciato proprio negli Emirati: ignorare la questione o affrontarla in maniera elegantemente inconcludente, ci coprirebbe di ridicolo. Come possiamo continuare a chiedere a uomini e donne delle Forze dell’Ordine o a magistrati di impegnarsi in nome della Legge e del Popolo italiano, anche a costo di gravi sacrifici, se poi basta che i delinquenti mettano piede a Dubai per stare in salvo. Non stiamo mica giocando a nascondino!

Giacalone: la motivazione della Cassazione sconcerta

Le motivazione della Cassazione sconcertano: la lesione della dignità della persona sta nelle azioni compiute dalla persona medesima, non nelle parole che si adoperano per descriverle. E’ senz’altro vero che il nostro ordinamento giuridico tutela la dignità di chiunque, ma davvero quella di Agate, boss di Cosa Nostra, responsabile di delitti efferati è messa in discussione dalla parola usata da Giacalone? E’ paradossale. La dignità di Agate è stata erosa dai delitti che questi ha commesso, senza mai pentirsi nell’unico modo che è dato di cogliere alle Istituzioni di uno Stato laico, cioè attraverso la collaborazione con la Giustizia. La dignità di una persona viene compromessa dalla violenza che questi genera, dal dolore ingiusto provocato nelle vittime, un dolore spesso senza fine. Quando una persona offende la sua stessa dignità compiendo tanto male, diventa non soltanto criminale, ma un “bandito” cioè una persona degna di essere espulsa dal consorzio sociale. Esattamente come si fa con un escremento: espulso dal corpo, bandito, appunto (tanto che si tira anche l’acqua!). Giacalone ha usato una parola appropriata per definire una realtà che dovrebbe essere, quella si, ritenuta indegna.