Mafia: Governo nomini commissario vittime usura

(ANSA) – ROMA, 27 SET – “Il Governo nomini il Commissario straordinario per le vittime di usura e racket: il modo migliore per onorare la scelta degli imprenditori di Corleone che si sono ribellati al pizzo”. Lo chiede il deputato Pd Davide Mattiello, che ricorda che da quando a Luglio e’ andato in pensione il prefetto Giuffre’ il posto e’ vacante. “E’ un’assenza che pesa sia sul piano operativo, sia sul piano simbolico: sono tante in Italia le vittime di usura e racket, una parte di queste decide di denunciare, rompendo il muro della paura e accettando consapevolmente di correre un rischio anche grave, come nel recente caso di Giovanni Cugliari nel vibonese. Queste persone quando si affidano allo Stato non possono vedere una porta chiusa, un ufficio vuoto. Questa sera il Consiglio dei Ministri puo’ risolvere la situazione”, conclude il deputato, che e’ componente delle commissioni Antimafia e Giustizia.

Gaetano Saffioti merita rispetto

Gaetano Saffioti merita rispetto perché oltre ad essere Testimone di Giustizia è testimone di “riscatto” per la caparbietà con cui porta avanti la sua azienda. Mi aveva colpito l’ennesimo slancio di generosità e senso civico con il quale Saffioti aveva offerto gratuitamente il proprio lavoro e il proprio materiale per dare tempestivo sollievo alla situazione esplosiva e drammatica venutasi a creare nell’accampamento di San Ferdinando, Comune in Provincia di Reggio Calabria, per altro commissariato dal 2014. Per motivi che precisamente verranno chiariti dalle autorità competenti, l’offerta di Saffioti è restata lettera morta. Peccato, comunque, aldilà di qualunque spiegazione che potrà avvenire sul piano amministrativo: perché in un contesto come quello calabrese rifiutare un dono del genere significa perpetrare, magari involontariamente, un ostracismo sociale mortificante. Ho parlato con il nuovo Prefetto di Reggio Calabria dott. Michele Di Bari che ha dimostrato subito grande sensibilità e attenzione per la vicenda e di questo gli sono grato.

Mafia: Giovanni Aiello e’ ancora reperibile?

(ANSA) – ROMA, 20 SET – “Giovanni Aiello e’ sempre reperibile al domicilio noto in Montauro?” Il dubbio lo pone il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, dopo che ‘Il fatto quotidiano’ oggi riporta stralci del verbale di interrogatorio del 3 maggio scorso nel quale il collaboratore Nino Lo Giudice accusa Aiello, l’ex poliziotto noto come “faccia di mostro”, di quasi tutti i delitti eccellenti di Cosa Nostra di cui ancora si discute. “Ovviamente nel merito di queste dichiarazioni non entro – afferma Mattiello – mi limito a considerare che entro il primo di ottobre la DDA di Palermo dovra’ decidere se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio sull’omicidio di Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, omicidio per il quale e’ indagato anche Aiello. Ad oggi Aiello non ha subito alcun provvedimento cautelare, mi domando se all’occorrenza egli sia ancora e sempre reperibile all’indirizzo noto. Sarebbe davvero un bel colpo di scena se sparisse proprio ora”. “Per quanto riguarda la travagliata storia di Lo Giudice, tornato recentemente a collaborare con la giustizia – osserva poi il deputato – invece sara’ interessante capire chi lo indusse a mentire nel 2013, infamando magistrati come Pignatone, Prestipino, Donadio, fatti per i quali il pentito risponde di calunnia a Catanzaro: forse cosi’ riusciremo a farci un’idea di  chi e perche’ stia facendo da suggeritore, con il rischio di avvelenare il tanto paziente lavoro investigativo e mortificare il bisogno di verita’ di tante famiglie: Agostino, Piazza, Manca, Asta… Ancora una volta”.

Giustizia: ancora nessun Trattato con Emirati

(ANSA) ROMA, 15 SET – E’ passato un anno dall’accordo siglato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando con le autorita’ emiratine in materia di cooperazione giudiziaria e di estradizione, “ma del trattato non c’e’ traccia. La vacanza dei latitanti purtroppo non e’ finita”. A ricordarlo e’ il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Un anno fa – scrive Mattiello – sembrava che Italia ed Emirati avessero intrapreso un percorso risoluto, volto a sanare una insopportabile smagliatura nei rapporti tra i due Paesi, che sono ottimi partner commerciali soprattutto nei settori dell’energia e della difesa. Gli Emirati sono i primi importatori al mondo di armamenti italiani. Invece no: il 3 Marzo del 2016 l’accordo si e’ affacciato per un momento al Consiglio dei Ministri per ottenerne l’approvazione, un passaggio che sembrava una formalita’, essendo stato preceduto dal placet dei Ministeri interessati ma a sorpresa il punto venne fatto saltare e il Trattato rimandato per approfondimenti. Da allora e’ scomparso dai radar. Pare che il nodo sia legato alla pena di morte, presente nell’ordinamento emiratino. Francamente e’ difficile credere che sia questo il motivo, dal momento che l’Italia ha rapporti consolidati con altri Paesi con le stesse caratteristiche, a cominciare dagli Stati Uniti”. “Spiace d’avvero: le autorita’ giudiziarie italiane hanno – prosegue Mattiello – segnalato piu’ volte come gli Emirati siano un porto franco per latitanti italiani e riciclatori internazionali, non e’ quindi soltanto il caso dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, che pure resta il piu’ offensivo per la credibilita’ dell’Italia”.

Si può morire in attesa che la giustizia faccia il suo corso

Per questo ribadisco l’invito al presidente Armani di ANAS: sulla vicenda Gallo ci vuole una assunzione di responsabilità. Oggi il TAR della Campania ha respinto la richiesta avanzata dai legali del sig. Gallo di immediata sospensione del provvedimento assunto da ANAS che di fatto impedisce al sig. Gallo di riprendere i lavori di allestimento dell’impianto di erogazione di carburanti. Certo il TAR si pronuncerà nel merito e il rigetto odierno lascia del tutto impregiudicato tale passaggio. Ma la vicenda, seguendo i ritmi della giustizia amministrativa, rischia di protrarsi troppo e arrivare a conclusione col ‘paziente ormai defunto’. Io comprendo l’importanza che ANAS attribuisce alla pronuncia del TAR, ma mi permetto di porre ancora una volta alcune domande: il sig. Gallo è stato o no riconosciuto come vittima di estorsione? L’estorsione denunciata dal sig. Gallo è o non è alla base della impossibilità di continuare i lavori a suo tempo approvati da ANAS? La denuncia fatta a suo tempo dal sig. Gallo ha o non ha una valenza generale per tutti coloro, ANAS compresa, che vogliono un mercato libero dalle ingerenze della criminalità organizzata, che genera sempre violenza e falsa economia? È vero o no che a causa del mancato nuovo accordo tra ANAS e Gallo, questi rischia di dover restituire allo Stato la somma che lo Stato ha riconosciuto a Gallo come vittima di estorsione? Se questa eventualità dovesse avverarsi e in fine il sig Gallo dovesse fallire, chi gioirà di questo esito? Il presidente Armani che si è trovato la corruzione in casa quando è diventato presidente, sa quanto certi segnali siano importanti dentro e fuori l’azienda: perché senza soluzione della vicenda Gallo, saranno ancora una volta le ‘Dame nere’ a ghignarsela

‘Ndrangheta: si faccia chiarezza su morte Pace

(ANSA) – ROMA, 11 SEP – “Sono passati cinque mesi dalla morte del tenente colonnello della guardia di finanza Omar Pace: aspettiamo risposte”. A sostenerlo e’ il deputato pd della commissione Antimafia Davide Mattiello a proposito della morte, avvenuta a Roma, di Pace, trovato suicida nel suo ufficio. “Oggi il Mondo ricorda il terrorismo che ha abbattuto le Torri Gemelle a NY, noi ricordiamo il terrorismo quotidiano e domestico che troppo spesso dirotta la democrazia nel nostro Paese: quello prodotto dall’incontro tra mafia, potere politico ed economico. Il danno prodotto all’Italia da questi sistemi criminali e’ incalcolabile: generazioni intere mortificate nelle loro legittime aspettative di vivere libere e di lavorare onestamente o avvelenate da una perversa cultura del potere che fa del clientelismo violento il modo normale di stare al Mondo”, prosegue il deputato. “La morte di Omar Pace va chiarita, le Procure e gli investigatori che stanno lavorandoci devono sentire la vicinanza e l’incoraggiamento di tutti coloro che vogliono una Italia normale. Cosa c’e’ scritto nella lettera lasciata da Omar Pace? Davvero era pedinato nell’ultimo periodo? Chi e perche’ ne ha deciso il cambiamento di ruolo all’interno della DIA? Davvero gli era stato "consigliato” di non intervenire piu’ in pubblico? Esiste un legame tra la morte di Omar Pace e gli sviluppi dell’inchiesta Breakfast? La DDA di Reggio Calabria attraverso le inchieste Breakfast e Mammasantissima e quella di Roma con l’inchiesta Labirinto stanno illuminando un sistema di relazioni eversivo per la sua capacita’ di permeare le Istituzioni piegandole ai propri interessi: e’ nella forza di questo sistema che va cercato il motivo della morte di Omar Pace? Si rassegnino coloro che pensano che ci dimenticheremo presto di questa vicenda", conclude Mattiello.

(ANSA) – ROMA, 9 SET – Il Viminale produca “la relazione sul sistema di accoglienza”, “manca da mesi ed è un brutto segnale”. Lo chiede Davide Mattiello, deputato pd, componente delle commissioni giustizia e antimafia. “Lascio la Summer school di ‘Europa Asilo’, decine di realtà organizzate da tutta Italia, al lavoro per tre giorni su asilo e prospettive di terza accoglienza: la trasparenza del sistema di accoglienza primario è condizione necessaria e ha funzione deterrente. Purtroppo il Ministero dell’Interno – constata il parlamentare – non ha ancora prodotto la relazione che dovrebbe essere pubblicata ogni anno entro il 30 di giugno, ci dicono gli Uffici preposti che la bozza sta al Mef in attesa di verifica. È un brutto segnale, che offende gli operatori onesti, perché contribuisce a una forzata convivenza con chi fa dell’accoglienza soltanto un business. Salvo pensare che il problema fossero soltanto Buzzi e Carminati. Che intenzioni ha il Ministro dell’Interno Alfano?”.

Giustizia: via alla Camera a esame pdl su testimoni

(ANSA) – ROMA, 7 SET – E’ iniziato oggi in Commissione Giustizia della Camera l’iter della proposta di legge 3500, Bindi ed altri, recante “Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia”. Lo annuncia il relatore di maggioranza Davide Mattiello (Pd), auspicando che nel prossimo futuro “non ci sia mai piu’ confusione tra Testimoni e collaboratori”. “I testimoni di giustizia sono cittadini onesti – afferma – che denunciando quello che subiscono o quello a cui assistono si sottopongono ad un pericolo gravissimo per la propria vita, tale da rendere inadeguate le normali misure di tutela: sono una risorsa straordinaria per il nostro Paese, nel quale e’ ancora troppo diffusa la cultura para-mafiosa, per la serie ‘fatti i fatti tuoi e campa cent’anni’”. Il provvedimento in esame, ricorda l’esponente dem, che e’ anche componente della Commissione Antimafia – mira a modificare la disciplina in  materia di testimoni di giustizia, attualmente contenuta nel decreto legge n. 8 del 1991 (legge di conversione n. 82 del 1991) e nelle relative norme attuative". La necessita’ dell’intervento deriva in generale “dalle difficolta’ del legislatore – pur dopo la novella del 2005 (legge n. 45 del 2001) che ha introdotto specifiche disposizioni sui testimoni – di inquadrare organicamente tale disciplina nell’ambito della citata legge quadro del 1991, pensata per i soli collaboratori di giustizia. La proposta di legge, che in Commissione Antimafia e’ stata sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari – cosa questa che mi fa sperare in un rapido iter di approvazione – contiene importanti novita’ anche a sostegno di quelle persone inserite in contesti familiari di mafia ma estranee ai delitti ivi commessi, che vogliano rompere quei legami e iniziare una nuova vita. La mafia – conclude Mattiello – si sconfigge anche cosi’”. (ANSA).