(ANSA) – ROMA, 29 GEN – “Oggi sono a Reggio Calabria in Tribunale ad assistere alla nuova udienza del processo ‘Breakfast’, per sollecitare ancora una volta il Governo a rendere efficace urgentemente il trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi, condizione formale per porre fine alla latitanza di Matacena”. Lo afferma il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, intervenuto all’udienza: sullo sfondo, la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, dall’agosto del 2013 a Dubai, condannato in Italia a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa. “La giornata – ha sottolineato Mattiello – si e’ aperta con la notizia dell’arresto di due importanti latitanti di ‘ndrangheta a conferma che le latitanze che resistono nel tempo sono soltanto quelle per le quali esiste un interesse politico. Sappiamo che gli Emirati raccolgono un nutrito gruppo di pregiudicati e di imputati italiani che sanno di poter stare tranquilli: e’ una situazione intollerabile che mina la credibilita’ dello Stato e mortifica il lavoro di forze dell’ordine e magistrati”. “Basta”, dice Mattiello. “La mia presenza in udienza e’ anche per testimoniare il grande interesse che riveste questo processo oltre che sul piano penale, sul quale non mi esprimo, sul piano sociale: perche’ offre uno spaccato del sistema di relazioni nel nostro Paese, inquietante. Una rete che coinvolge la ‘ndrangheta, l’estrema destra, imprenditori, politici e apparati di sicurezza. Una rete che si riverbera in altre inchieste e che porta a Milano passando per Roma. La questione politica, prima ancora che penale – conclude il deputato del Pd – e’ capire quanto questa rete sia vasta, radicata, trasversale e quanto riesca a condizionare le scelte che contano, dirottando risorse economiche e nomine nei posti che contano”.
Consiglio dei Ministri: urgente il trattato con gli Emirati
(ANSA) – Sempre più urgente il trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati: oggi pomeriggio il Consiglio dei Ministri ha un’altra opportunità. Il pre-trattato è del 16 settembre del 2015, i pareri dei Ministeri coinvolti sono stati espressi positivamente, manca il passaggio al CdM, preludio alla ratifica parlamentare. Ieri abbiamo appreso di una nuova importante operazione contro la criminalità organizzata coordinata dalla DDA di Napoli, che ha cooperato con le autorità spagnole e che ha portato all’arresto di 11 persone coinvolte nel traffico internazionale di droga e nel riciclaggio. Sono state individuate anche alcune società frutto dell’attività di riciclaggio site, tra l’altro, proprio a Dubai. L’intelligence italiana segnala da anni la presenza a Dubai di personaggi legati alla camorra, oltre che alla ‘ndrangheta. Non c’è dubbio che per molti motivi gli emirati Arabi siano scelti da delinquenti italiani per fare affari e stare latitanti: è prioritario rendere operativo il trattato di cooperazione giudiziaria, lo dobbiamo soprattutto a chi sul campo quotidianamente è impegnato nel corpo a corpo con i malviventi. Intanto domani a Reggio Calabria sarà celebrata una nuova udienza del processo Breackfast: sullo sfondo la perdurante latitanza di Matacena, dall’Agosto del 2013"
Non strumentalizzare la vicenda di Rocco Varacalli
(ANSA) – ROMA, 27 GEN – “Non bisogna strumentalizzare la vicenda di Rocco Varacalli”, il pentito chiave dell’ Operazione Minotauro, l’inchiesta della Dda di Torino ma anche, per la Corte d’Assise di Cagliari, l’uomo che la notte del 24 febbraio 2009 sparò al ventenne Alberto Corona, uccidendolo. A chiederlo è il deputato Pd Davide Mattiello, il quale spiega che “oggi in Commissione Giustizia alla Camera l’on. Capezzone ha interrogato il Ministero dell’Interno, rappresentato dal vice ministro Filippo Bubbico, sul collaboratore di giustizia Rocco Varacalli”. Sullo status di collaboratore del Varacalli Bubbico ha fornito una serie di dati: l’uomo è stato in programma tra il 2006 e il 2009; nel 2013 è stato riammesso al programma solo per i profili di sicurezza. Attualmente è in carcere con fine pena previsto nel 2025. “Sul piano giudiziario – osserva Mattiello – la DDA di Torino è concorde nel ritenere Rocco Varacalli fondamentale per l’operazione Minotauro, che ha dato la stura anche ad altre operazioni. Le dichiarazioni del Varacalli sono state riscontrate e hanno resistito in tutti i gradi di giudizio, contribuendo all’arresto di decine di criminali”. “Quale lezione possiamo trarre da questa complicata vicenda? – si chiede il deputato – Che il collaboratore di giustizia è uno strumento irrinunciabile per smantellare organizzazioni criminali che vivono di segretezza. Uno strumento che volle con forza Giovanni Falcone, che già a suo tempo dovette resistere a bordate polemiche. Uno strumento delicato: il collaboratore è un delinquente che negozia con lo Stato un miglior trattamento, a volte questo avviene per una reale conversione di coscienza, più frequentemente per una convenienza. Lo Stato ha il dovere di usare questo strumento con rigore e se qualcuno ne usa male deve essere richiamato ed eventualmente sanzionato. Il rigore testimoniato dal vice ministro Bubbico. Ma guai ad usare la complessità di certe vicende per delegittimare lo strumento: sarebbe un regalo alle mafie”
Beni confiscati alle mafie: la riforma giace in Senato
(ANSA) – ROMA, 27 GEN – “Sui beni confiscati la magistratura sta facendo chiarezza, ora la politica non si fermi. Le notizie che arrivano da Caltanissetta relative al procedimento a carico dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, dell’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo ed altri, da un lato addolorano e preoccupano, dall’altra evidenziano lo sforzo che la magistratura sta producendo per fare chiarezza, in tempi rapidi, almeno rispetto alle responsabilita’ penali. La politica faccia altrettanto!”. A sostenerlo e’ il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. “La riforma del codice antimafia, approvata a larga maggioranza l’11 Novembre, che contiene anche norme piu’ stringenti in materia di incarichi giudiziari e di rigore nella gestione dei patrimoni sequestrati, giace in Senato. Non mi risulta che la Commissione Giustizia l’abbia calendarizzata. Auspico che il Senato voglia dare al piu’ presto un segnale concreto”, conclude il deputato.
La lettera di Don Ciotti a Vincenzo Agostino
Il contesto processuale in cui si colloca il confronto tra Agostino e Aiello è profondamente cambiato rispetto al 2013. Per questo è doveroso stare attenti: importanti le parole di don CIOTTI:
Libera è vicina a te, come ad Augusta e ai tuoi cari, nella difficile situazione che stai per affrontare”. Così scrive Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie, a Vincenzo Agostino, padre di Nino Agostino, poliziotto che fu ucciso in circostanze ancora tutte da chiarire, insieme alla moglie Ida, incinta di cinque mesi, in Sicilia. “Sappi che in quei momenti che ti faranno rivivere una volta di più il dolore per la perdita di Antonio, di Ida e del nipotino, la tua sete di verità e di giustizia saranno anche le nostre”. Per il prossimo 26 febbraio è previsto un confronto ‘all’americana’ tra Vincenzo Agostino e Giovanni Aiello, ex poliziotto che secondo alcune fonti in passato avrebbe fatto parte dei servizi segreti, indicato da alcuni pentiti come “faccia di mostro” che avrebbe avuto un ruolo nell’eccidio.
“Saremo nelle tue emozioni, nelle parole che dirai – prosegue Don Ciotti – nella forza che saprai attingere dal tuo cuore in una prova così difficile. Voglio anche dirti, con queste poche righe, ‘grazie’. Grazie per tutto quello che ci hai dato e che continui a darci. Grazie per la tua tenacia, il tuo coraggio, la tua testimonianza, la tua coerenza. E grazie per la tua dignità, che insegna le cose importanti per cui vivere e quelle – la verità e la giustizia – senza le quali una società non può dirsi né umana né civile. Non venga mai meno la speranza. Con stima e affetto
Luigi Ciotti
Il cratere di Capaci è enorme per la politica
(ANSA) – ROMA, 25 GEN – “Era il 5 Novembre 2015 e il giornalista Attilio Bolzoni terminava il suo pezzo constatando che il cratere di Capaci rischia di essere troppo grande per un’aula di giustizia. Era il pezzo con il quale commentava l’assoluzione di Calogero Mannino a Palermo, costola e al tempo stesso perno dell’impianto accusatorio del processo sulla "trattativa”. Quel ‘cratere troppo grande’ si scrive potere e si legge politica". A scriverlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, in un contributo pubblicato sul blog del prof. Nando dalla Chiesa, in cui fa riferimento, tra l’altro, alla latitanza dell’ex parlamentare di FI Amedeo Matacena a Dubai “che si protrae dall’agosto del 2013, come se non ci fosse modo per farla finire”, ai collaboratori di giustizia “che confermano quasi 30 anni dopo che ‘Faccia di mostro’ non e’ l’ossessione paranoica di un vecchio padre e di qualche magistrato tendenzioso”, alle parole di denuncia del procuratore aggiunto Teresa Principato sulle coperture alto locate di cui gode la latitanza di Messina Denaro, all’archiviazione chiesta e ottenuta sui depistaggi di Via D’Amelio. “Nel momento in cui si prova a spostare lo sguardo dalle aule di giustizia a quelle parlamentari, ci si rafforza nella convinzione che difficilmente il potere giudica se stesso con quella alterita’ che permetterebbe di chiamare le cose per nome. Qualche volta capita, ma il prodotto rischia di avere piu’ il sapore della resa dei conti che della verita’, perche’ capita in certe situazioni rare, frutto di un drammatico ribaltamento dei rapporti di forza. Non e’ ora quel tempo: questo e’ il tempo della rassicurazione reciproca, in nome di una certa idea di Italia e del suo futuro”, conclude il deputato.
Nando dalla Chiesa – Il blog personale
Nando dalla Chiesa – Il blog personale
Davide Mattiello, membro della Commissione parlamentare antimafia, ha mandato al Blog questo contributo, che ospito molto volentieri.
Era il 5 Novembre 2015 e Attilio Bolzoni terminava il suo pezzo constatando che il cratere di Capaci rischia di essere troppo grande per un’aula di giustizia. Era il pezzo con il quale commentava l’assoluzione, per non aver commesso il fatto, di Calogero Mannino in abbreviato a Palermo, costola e al tempo stesso perno dell’impianto accusatorio del processo sulla “trattativa”.
Altri segnali confermano i limiti del processo penale come strumento per fare chiarezza non soltanto su singole condotte individuali o associate integranti fattispecie di reato, ma più complessivamente su un intreccio di relazioni, interessi e scambi che ha ridisegnato la mappa del potere in Italia negli ultimi venticinque anni.
Questi limiti si traducono ora in un saggio cambio di rotta parziale per evitare di buttare via il bambino con l’acqua sporca, che rischia di passare per rinuncia, ora in una resa alle pretese del tempo trascorso, che lascia l’amaro in bocca e tante domande, ora in un moto di denuncia, che rischia di torcertisi contro, ora in una pista tanto ambiziosa quanto flebile, che ti domandi se non sia stata lasciata apposta per farti cadere dall’alto e schiantarti, ora in situazioni nelle quali le responsabilità della politica sono talmente palesi da apparire grottesche.
Penso alla latitanza di Amedeo Matacena a Dubai che si protrae dall’Agosto del 2013, come se non ci fosse modo per farla finire, penso ai collaboratori di giustizia che confermano quasi 30 anni dopo che “Faccia di mostro” non è l’ossessione paranoica di un vecchio padre sofferente e di qualche magistrato tendenzioso, penso alle parole di denuncia della dott.ssa Principato sulle coperture alto locate di cui gode la latitanza di Messina Denaro, penso all’archiviazione chiesta e ottenuta sui depistaggi di Via D’amelio, penso alla riduzione in Appello dell’imputazione a carico di Mori e Obinu per quel blitz mancato a Mezzojuso nell’Ottobre del 1995.
Con il rischio incombente e velenoso di restare avviluppati mentre ci si ostina ad inoltrarsi in questa giungla: il rischio di finire “mascariati”, scientemente fraintesi e vilipesi, in modo che si confonda il confine tra chi prova, pur con tanti limiti, a fare luce e chi di violenza e arroganza ha fatto il proprio modo di stare al Mondo. Così che che trovi alibi quella forma sottile di disperazione: “sono tutti uguali”. Così che trionfi l’ignavia degli arresi, travestita da sapienza.
Quel “cratere troppo grande” si scrive potere e si legge politica. Ma nel momento in cui si prova a spostare lo sguardo dalle aule di giustizia a quelle parlamentari, ipotizzando un “tribunale” diversamente capace, ci si rafforza nella convinzione che difficilmente il potere giudica se stesso con quella alterità che permetterebbe di chiamare le cose per nome. Qualche volta capita, ma il prodotto rischia di avere più il sapore della resa dei conti che della verità, perché capita in certe situazioni rare, frutto di un drammatico ribaltamento dei rapporti di forza, che permette a chi stava sotto di venire sopra e da lì ridire il Mondo, ora condannando, ora amnistiando. Non è ora quel tempo: questo è il tempo della rassicurazione reciproca, in nome di una certa idea di Italia e del suo futuro.
Ma non c’è futuro senza risolvere il passato. O, quanto meno, non c’è un futuro migliore.
Che fare?
Forse l’unica è andare avanti, ciascuno per come può e sa, facendosi forti di una dose di ingenuità, che qualcuno scambierà per idiozia, nel perseguire comunque e ancora, la propria strada, chi nelle aule di giustizia, chi in quelle parlamentari o universitarie. Può sembrare irragionevole, e invece è una mossa fondata su una ragione più profonda, che parafrasando il concetto adoperato da Nando Dalla Chiesa per interpretare il periodo delle stragi, può sintetizzarsi nella non impossibile convergenza di questi percorsi. Una non impossibile convergenza che porti al mutamento degli attuali rapporti di forza, a patto di non arrovellarsi sul come e sul quando. Almeno quel tanto che basta.
Domani a Torino per ribadire il NO alla ‘ndrangheta
(ANSA) – Mattiello: “Domani a Torino per ribadire il no alla ‘ndrangheta. Ad una settimana dagli arresti la Città reagisce come è giusto fare per manifestare apprezzamento e sostegno a forze dell’ordine e magistratura, che dimostrano attenzione costante e tempestività; per incoraggiare i cittadini a denunciare sapendo che Istituzioni e associazioni sono al loro fianco: Torino su questo punto ha una forte esperienza di collaborazione e partecipazione. Ma anche per richiamare l’attenzioni di tutti noi su alcune preoccupazioni: la linea di confine tra vittima di racket e complice talvolta è labile. La vittima che per paura non denuncia, può rivelarsi persona che consapevolmente ha accettato una certa convivenza per trarne una convenienza. La capacità dei boss di organizzare i propri traffici anche dal carcere, come pare sia in pare accaduto, va stroncata. Lo strumento c’è: si chiama 41 bis. Ai più giovani implicati nell’organizzazione lo Stato deve saper tendente una mano: la sconfitta delle mafie, dipende anche dalla conversione delle nuove leve. Grande responsabilità ha infine la politica, a pochi mesi dalle amministrative, nel fare scelte oculate nella composizione delle liste: non basta che non ci siano pregiudicati o imputati, bisogna che siano persone lontane da certe relazioni e da certi bacini di voti”
Whistleblowing: la Camera approva
(ANSA) – ROMA, 21 GEN – “La Camera approva, con 281 voti favorevoli, la normativa che tutela il "segnalante” di illeciti o reati, a larghissima maggioranza. E’ un buon testo, ci abbiamo lavorato molto discutendone in Comitato fino a ieri mattina: la segnalazione non puo’ essere anonima, ma l’identita’ dell’autore sara’ riservata, fino a che le esigenze processuali non renderanno necessario il suo disvelamento. Sara’ nullo ogni atto conseguente di carattere discriminatorio che colpisca il segnalante. Sara’ particolarmente severa la sanzione nel caso in cui si scopra la calunnia. Corrotti e corruttori hanno un motivo in piu’ per stare in guardia. Ora tocca al Senato… come per altre questioni". Cosi’ su Fb il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, sulla proposta di legge sul ‘whistleblowing’ approvata dall’Aula della Camera stamane.