Tutelare Giovanni Aiello per proteggere la verità

(ANSA) – ROMA, 21 GEN – “Ora bisogna tutelare Giovanni Aiello per proteggere la verita’”. A chiederlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, dopo le novita’ che stanno emergendo relativamente all’uccisione di Nino Agostino, trucidato assieme alla moglie Ida Castelluccio, a Palermo, il 5 agosto 1989. “Non e’ la prima volta che Giovanni Aiello viene indagato, ma non ne e’ sembrato fino a qui molto preoccupato: non risulta che abbia cercato di sottrarsi mai ai procedimenti o di confondere le carte, anzi”, osserva Mattiello, relativamente all’ex poliziotto, detto “faccia di mostro”, ritenuto vicino ad ambienti dei Servizi. “Dimostrando – prosegue il deputato – la sicurezza che e’ propria dell’innocente o di chi sia sicuro di avere formidabili protezioni. I fatti fino a qui gli hanno dato ragione: la sua posizione in passato e’ stata archiviata. Ora la situazione per molti motivi e’ differente: la convergenza di piu’ testimonianze credibili e’ senz’altro una novita’. Non dubito dell’attenzione con la quale magistratura e forze dell’ordine valuteranno il da farsi per garantire l’incolumita’ di Aiello e la sua partecipazione ai prossimi appuntamenti con la giustizia”.

Omicidio Agostino: chi sa parli

(ANSA) – ROMA, 20 GEN – “In questi ultimi anni e’ stato prodotto uno sforzo eccezionale da parte di chi non ha mai rinunciato a cercare la verita’ su questi fatti: tra il 1989 e il 1994 e’ stata riscritta la mappa del potere nel nostro Paese. Una mappa in gran parte ancora vitale. Ecco perche’ vale la pena continuare, ognuno per la propria parte, evitando che vengano avvelenati i pozzi o minimizzati collegamenti piu’ ampi. Resta una speranza: chi sa, parli. Nell’anno del Giubileo della Misericordia, sarebbe un scelta bella e lungimirante”. Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello sugli ultimi sviluppi che riguardano l’inchiesta sull’uccisione nel 1989 del poliziotto Nino Agostino.

Matacena: CDM di stasera licenzi il trattato con gli Emirati

(ANSA) ROMA, 20 GEN – “Il Consiglio dei Ministri di questa sera potrebbe licenziare il trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia e Emirati. Il trattato sottoscritto dalle delegazioni dei due Paesi il 16 settembre 2015, grazie all’impulso dato dai Ministri Orlando e Gentiloni, e’ pronto per passare al CdM, sono stati infatti raccolti i pareri dei ministeri coinvolti”. A darne notizia e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, il quale ricorda che se e’ vero che il trattato dovra’ ancora essere ratificato dal Parlamento, “nelle more nulla impedira’ qualche atto di cortesia tra i due Paesi, per altro legati da imponenti interessi economici”. A cominciare dalla latitanza dell’ex deputato di FI Amedeo Matacena, che dura dall’agosto del 2013: “una offesa alla credibilita’ delle Istituzioni”, scrive Mattiello. “Sarebbe davvero un segnale importante – prosegue il deputato – dal momento che proprio oggi alla Camera si ricordera’ la figura di  Antonio Scopelliti, magistrato ucciso a Reggio Calabria il 9 agosto del 1991, mentre si preparava a sostenere l’accusa in Cassazione per il maxi processo di Palermo istruito da Falcone e Borsellino. Un omicidio per il quale non ci sono condannati, maturato in un contesto nel quale le mafie non si sono intrecciate soltanto tra loro, ma anche con esponenti dello Stato. A ricordare Scopelliti ci sara’ anche il dott. Lombardo, titolare dell’accusa nel processo Breakfast, che ha giustamente reclamato l’attenzione della politica su quanto sta succedendo e su cosa bisognerebbe fare. Per esempio togliere ogni alibi ai latitanti, arrestandoli”, conclude Mattiello.

Torino Città di destino.
Che è un altro modo di dire ‘conflitto’: perché dove c’è destino, c’è coscienza del bisogno di andare, c’è forza per resistere. Torino è da sempre città di destino/conflitto: è il risorgimento per fare l’Italia, è la resistenza al nazi fascismo, è l’epicentro dello scontro tra capitale e lavoro, è scommessa democratica che batte il terrorismo. Oggi il destino di Torino si chiama Europa. O facciamo Europa per abitare il Mondo o la guerra spazzerà via tutto. Torino sa come trovare novità nella continuità, perché sa che ci vuole tempo per costruire qualcosa che sia radicato in profondità. Torino fa così. E ha fatto così negli ultimi 25 anni con Castellani, con Chiamparino e con Fassino. Torino ha salvato l’industria scommettendo sulla specializzazione della produzione: si possono salvare anche l’idea di città e il senso della politica scommettendo sulla ‘specializzazione’ di una vocazione. Quella a fare della Città un ‘sarto d’Europa’.. Coraggio!

A Torino chi e’ vittima di racket o usura trovi la forza di parlare

(ANSA) – ROMA, 15 GEN – “Faccio mie le parole del colonnello Arturo Guarino: a Torino chi e’ vittima di racket o usura trovi la forza di parlare. Torino ha dimostrato in questi anni di saper reagire con tempestivita’ ed efficacia sia sul piano della repressione penale, sia sul piano della prevenzione patrimoniale, sia sul piano della coesione sociale”. Lo rileva in una nota il deputato Pd Davide Mattiello, componente della commissione parlamentare Antimafia. “Al lavoro serio di Forze dell’Ordine e della Magistratura si e’ affiancato quello degli Enti Locali”, sottolinea il parlamentare dem. “E sia il Comune di Torino che la Regione Piemonte hanno istituito commissioni dedicate allo studio e alla prevenzione del fenomeno, e quello delle associazioni con l’apertura di sportelli di ascolto come SOS Giustizia di Libera. L’arresto di Schirripa prima di Natale – afferma ancora Mattiello – fa capire che a Torino niente viene dimenticato, nessuna pista trascurata. Forza, allora: non siete soli! Aggiungo: ancora piu’ urgente diventa la riforma della normativa sui Testimoni di Giustizia gia’ presentata in entrambi i rami del Parlamento, perche’ il piu’ adeguati possibile siano gli strumenti a sostegno delle vittime che decidono di parlare. Spetta ai Presidenti di Camera e Senato e ai capi gruppo decidere l’iter. Per quanto riguarda il reato di 416 bis, cioe’ il reato di associazione mafiosa: il Parlamento, raccogliendo indicazioni come quelle riproposte dal dott. Caselli, ha aumentato proprio a maggio 2015 le pene base previste, portandole a 10-15 anni, che possono arrivare fino a 26 anni per i boss. Vorrei rivolgermi infine – conclude Mattiello – anche al giovane Crea, Luigi, perche’ ci ripensi, e’ ancora cosi’ giovane. Credeva di avere in mano Torino, invece e’ finito gia’ tutto: e’ stata una illusione imbevuta di violenza. Non e’ impossibile regolare i conti con la giustizia e cambiare vita: lo Stato deve saper tendere una mano”.(ANSA).

A chi fa paura la Riforma del Codice Antimafia?

(ANSA) – ROMA, 14 GEN – “A chi fa paura la riforma del Codice Antimafia?”: a chiederselo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, relatore alla Camera della riforma del Codice che disciplina, tra l’altro, il settore dei beni sequestrati e confiscati alle mafie e che ora deve passare al vaglio del Senato. “Pongo la domanda – scrive Mattiello – perche’ costato da un lato che i lavori in Senato sono fermi, dall’altro che vengono espressi giudizi e date informazioni fuorvianti, imprecisi, polemici. Il testo approvato l’11 Novembre alla Camera prevede, per esempio, che le aziende sequestrate che si rivelino essere delle lavatrici di denaro sporco vengano vendute, senza che lo Stato ci rimetta un solo euro. Al contrario quando ad essere sequestrata e’ una azienda capace di stare sul mercato, la riforma prevede che venga sostenuta dallo Stato per tutta la durata del procedimento, fino alla sua definizione e questo proprio a tutela del diritto di difesa del soggetto che subisce la misura, che se innocente deve ritorna del suo senza subire danni e a tutela di lavoratori e lavoratrici estranei agli interessi criminali”. Per Mattiello la riforma “valorizza il ruolo fondamentale dell’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati, affiancandola fin dal primo momento all’autorita’ giudiziaria, in ragione della propria specifica competenza e che rimanda il suo rafforzamento al decreto ministeriale successivo. L’Agenzia ha dimostrato che, quando funziona, riesce a tutelare tanto il principio di efficienza economica, quanto quello di utilita’ sociale. Auspico che il presidente Grasso sblocchi la situazione al piu’ presto”. E’ di ieri una forte polemica tra il presidente di Libera don Ciotti e il pm antimafia napoletano Catello Maresca che parlato di presunti interessi economici di Libera nella gestione dei beni confiscati.

Migranti: Alfano firmi e renda pubblica la relazione sul sistema di accoglienza

“Il Ministro Alfano firmi e renda pubblica la relazione sul sistema di accoglienza primario. La relazione è attesa dal 30 di giugno in forza di un emendamento proposto dal collega Mattiello e votato all’unanimità nell’Ottobre del 2014, prima che scoppiasse lo scandalo di mafia Capitale, nell’ambito della conversione in legge del dl sulla violenza negli stadi. La relazione deve fornire una rappresentazione puntuale del sistema di accoglienza primario, cioè quanti soldi vengono spesi, a favore di quali soggetti, a fronte di quali servizi e con quali verifiche. Sono dati che in questa forma non sono facilmente disponibili, perché più frequentemente si forniscono dati aggregati e relativi alla descrizione quantitativa e qualitativa dei flussi migratori. La ratio della norma risiede nella volontà di prevenire attraverso la trasparenza e la piena tracciabilità qualunque tipo di abuso sulla pelle di chi è costretto per vari motivi a lasciare la propria terra. Sappiamo che gli Uffici del Ministero con la responsabilità di redigere la relazione hanno finito da settimane il lavoro, che ha avuto l’avvallo anche del MEF, ci risulta che manchi soltanto la firma del Ministro. Perché? Tanto più in questa delicata fase storica, chi vuole difendere i principi di solidarietà e accoglienza, deve impegnarsi non meno per quelli di legalità e trasparenza: non possiamo permettere che l’avidità e la corruzione di qualcuno diventino benzina sul fuoco”

Donadio: auspico che si faccia chiarezza

(ANSA) – ROMA, 11 GEN – “Probabilmente non e’ opportuno interferire con il delicato lavoro del CSM, auspicando che la Commissione Antimafia senta i protagonisti di questa storia per capire cosa stia succedendo, tanto piu’ che il magistrato Gianfranco Donadio e’ attualmente un consulente parlamentare e quindi abbiamo una urgenza del tutto legittima a sapere come stiano effettivamente le cose. Ma e’ difficile restare impassibili di fronte ad un pezzo, quello di Bianconi di oggi, che sceglie un taglio preciso del tutto "appoggiato” sull’atto di accusa che provoca il procedimento disciplinare in corso". Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, sull’articolo “Le indagini parallele del pm antimafia” che riguarda le accuse al magistrato Gianfranco Donadio, gia’ sostituto procuratore nazionale antimafia e oggi consulente della Commissione d’inchiesta sul caso Moro, pubblicato oggi sul Corsera. “Non c’e’ un’ombra di dubbio – prosegue il deputato – nel pezzo firmato da Bianconi: sembra evocare (o invocare) una sentenza gia’ scritta (e non sarebbe la prima volta). Varrebbe la pena, per rispetto delle persone e della ricerca della verita’, quanto meno avvertire che i fatti potrebbero avere anche un altro significato. Tanto e’ vero che oggi un collaboratore come Lo Giudice risponde di calunnia verso Donadio e che ha ripreso a parlare e che un testimone come Vincenzo Agostino, dopo quasi 30 anni, grazie al presidente della Corte di Assise di Caltanisetta, Balsamo, riconosce al mille per mille Giovani Aiello come "faccia di mostro”. “Sarebbe prezioso domandarsi – osserva Mattiello – se Donadio non abbia cercato, d’intesa con l’allora Procuratore Nazionale Antimafia Grasso, di sollecitare la ricerca della verita’ in direzioni scomode, che riguardano quanto meno gli apparati di sicurezza dello Stato e gli ambienti di estrema destra. Appena un "gradino” sotto certe ipotesi investigative che riguardano e hanno riguardato, negli anni, politici di varia caratura. Resta questa la colpa in questo Paese? Un Paese nel quale ancora recentemente si rinuncia, per motivi formalmente ragionevoli, a processare i presunti protagonisti del piu’ evidente depistaggio della storia recente: via D’Amelio".