L’Agenzia dei beni confiscati sia potente come l’ANAC

(ANSA) – ROMA, 31 AGO – “L’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati deve avere una potenza di fuoco pari almeno a quella dell’Anac, l’Autorita’ nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone”: il relatore della riforma del Codice Antimafia che riguarda le misure di prevenzione e l’Agenzia, il deputato Pd Davide Mattiello, non ha dubbi: la riforma del Codice Antimafia e dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, “e’ una grande sfida alla quale sono certo tutti, maggioranza, opposizione, Governo, vorranno concorrere lealmente: sottrarre ricchezza al circuito criminale e immetterla fruttuosamente nel circuito legale e’ uno degli investimenti piu’ concreti, convenienti e giusti che si possano fare in questi tempi di crisi e scarsita’ di lavoro”. Obiettivi della riforma sono rendere piu’ veloce, piu’ tutelante e piu’ efficace il procedimento che conduce dal sequestro alla confisca definitiva dei beni; potenziare l’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati in modo tale che questa possa procedere con maggior efficienza alle destinazioni dei beni definitivamente confiscati; predisporre strumenti di sostegno economico dedicati alle aziende, a tutela di lavoratori, fornitori e clienti. “Bisogna avere cura di stabilire rigorosamente la vitalita’ reale delle aziende e di evitare di produrre effetti distorsivi della libera concorrenza”, mette in guardia il relatore, che puntualizza: “La riforma del Codice Antimafia e’ una occasione di sviluppo per il Paese e per il Sud in particolare, oltre ad essere una questione di giustizia. Stiamo parlando dei patrimoni illegittimi tanto dei mafiosi quanto dei corrotti e tra poco magari anche di quegli imprenditori agricoli che consapevolmente utilizzano manodopera sfruttata. E’ una vera fortuna, stimata in decine di miliardi di euro, che non puo’ andare sprecata, ma deve essere valorizzata a beneficio di chi le regole le rispetta”

Testimone di Giustizia derubato: Lo Stato si faccia carico del danno

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(ANSA) – ROMA, 27 AGO – Mentre era in programma di protezione, per aver denunciato usurai ed estorsori ed aver fatto arrestare numerose persone, e’ stato vittima di un furto di diverse decine di migliaia di euro, avvenuto nei locali dell’attivita’ che era stato costretto a chiudere e da cui era stato fatto allontanare. Vittima un testimone di giustizia, che ha subito un danno ingente. “Lo Stato si faccia carico del danno – commenta il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione Antimafia guida il V Comitato che si occupa di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia – e non vi aggiunga la beffa. Il fatto e’ che quando un testimone entra nel programma speciale di protezione e viene trasferito nottetempo, spesso con tutta la famiglia, in localita’ segreta, si lascia alle spalle tutto: case, aziende, beni mobili. La legge e prima ancora il buon senso prevedono che da quel momento lo Stato si faccia carico non soltanto di proteggere la vita del testimone, ma anche il suo patrimonio in localita’ d’origine, primo perche’ e’ giusto, secondo perche’ e’ simbolico (lo Stato deve portare via la roba ai mafiosi, non permettere che i delinquenti portino via la roba ai testimoni), terzo perche’ e’ conveniente (piu’ il testimone si impoverisce durante il programma di protezione, piu’ lo Stato dovra’ risarcirlo). Sono cose che non devono succedere: la scelta di testimoniare per lo Stato non puo’ diventare un malaffare, non puo’ far pensare che era meglio starsene zitti”. Mattiello rende noto di aver informato dell’episodio la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, “sono certo che il Servizio Centrale di Protezione di concerto con le Autorita’ di Polizia del luogo in cui e’ successo il furto, fara’ tutto il possibile per recuperare la refurtiva”. Ed appare evidente la necessita’ sempre piu’ urgente della riforma del sistema tutorio dei testimoni di giustizia: la Commissione Antimafia ha pronta una proposta di legge, ed e’ in attesa delle mosse del ministero dell’Interno. (ANSA)

416 ter: predisporre legge di interpretazione autentica

(ANSA) ROMA, 25 AGO – Predisporre una legge di interpretazione autentica sul 416 ter, il reato di voto di scambio politico mafioso la cui riforma tante polemiche ha suscitato nell’aprile del 2014 quando venne approvata, e che ora continua a provocare discussioni nelle aule dei tribunali. La proposta arriva da chi fu il relatore del provvedimento, il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia. ss “Sul nuovo 416 ter bisogna fare chiarezza – dice il deputato dem – lo Stato non puo’ permettersi tentennamenti su una materia cosi’ delicata”. Oggetto del contendere, tra i magistrati che devono applicare la norma, e’ il riferimento al metodo mafioso di cui al terzo comma del 416 bis (il reato di associazione mafiosa): l’interpretazione autentica servirebbe a chiarire che secondo il legislatore il reato e’ commesso quando le parti si accordano e chi riceve la promessa di voti ha coscienza di accordarsi con un mafioso.ss"Il metodo mafioso – osserva Mattiello – e’ l’appartenenza al sodalizio criminale. Il mafioso e’ tale perche’ appartiene al sodalizio mafioso. Se questo e’ il fuoco, bisognera’ che gli inquirenti provino che il soggetto che accetta la promessa di voti, in cambio della promessa di soldi o di altra utilita’, sia consapevole di accordarsi con chi concretamente agisce in un sodalizio mafioso"

Testimoni di giustizia siciliani: il Governo può intervenire.

(ANSA) – ROMA, 6 AGO – “Il Governo puo’ intervenire subito sui testimoni di giustizia siciliani: una scelta coerente con la questione ‘Sud’ della quale si discute in questi giorni”. Lo afferma il deputato del Pd Davide Mattiello. “I ‘testimoni’ siciliani, che ne abbiamo diritto secondo la normativa regionale – spiega – sono stati in parte gia’ assunti dalla Regione siciliana. Ma quelli che per motivi di sicurezza non possono fare rientro in Sicilia, sono stati per ora assegnati alle sedi di rappresentanza della Regione in Continente”. “Questa situazione – insiste il deputato – ha gia’ creato numerosi malesseri. In attesa che vada a regime il protocollo firmato tra la Conferenza delle Regioni e il Ministero dell’Interno, che permettera’ loro una migliore dislocazione su tutto il territorio nazionale, il Ministero dell’interno potrebbe temporaneamente inserirli presso proprie strutture territoriali, con cio’ coniugando sicurezza e qualita’ della vita”. “Oneri economici non ce ne sono – aggiunge – il conto e’ a carico della Regione Siciliana. Ho gia’ avuto modo di segnalare in una lettera aperta al Presidente del Consiglio, quanto farebbe bene al Sud vedere i cittadini, che denunciano le mafie stare bene, anzicheno”. (ANSA).

…Alcune domande poste al Ministro della Difesa, dell’Interno e del Lavoro e delle Politiche Sociali …

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
– Al Ministro della difesa, dell’Interno e del lavoro e delle politiche sociali. –
Premesso che:
presso l’aeroporto militare di Cameri, in provincia di Novara, è stato realizzato negli anni scorsi l’unico centro europeo di assemblaggio finale e di verifica per i velivoli F-35 destinati ai Paesi europei (la FACO – Final Assembly and Check Out/Maintenance), che farà da base per la linea di manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento per tutti gli F-35 europei (esclusi quelli inglesi) e quelli americani che operano nel Mediterraneo (la MROU&U – Maintenance, Repair, Overhaul & Upgrade); il sito si estende su una superficie di circa 500.000 mq: contiene 20 fabbricati divisi in produttivi, tecnologici, logistici e di servizio per una superficie coperta di oltre 100.000 m2
come emerso dalla documentazione a suo tempo fornita dal Governo italiano, la scelta della località di Cameri fu determinata sia dalla richiesta statunitense di realizzare, per ragioni di sicurezza, la linea di assemblaggio finale e di verifica su un’area militare, sia in base a criteri di competenza tecnica, ottimizzazione delle risorse, posto che in tale base erano stati già realizzati, in passato, investimenti per costituire il 1° Reparto Manutenzione Velivoli per le linee dei velivoli Tornado ed EF2000;
considerato che
da tempo alcune associazioni e organizzazioni sindacali attive sul territorio segnalano presunte irregolarità e violazioni, da parte delle aziende private che operano all’interno dello stabilimento, della normativa in materia di lavoro e di affidamento dei contratti nonché l’insufficienza di adeguati controlli ai varchi di ingresso; addirittura alcune associazioni locali hanno denunciato la presenza di lavoratori in nero;
da indiscrezioni risulta Agli interroganti che sarebbe stato aperto un nuovo varco di accesso alla base aerea militare, peraltro non presidiato da personale militare ma da dipendenti di istituti di vigilanza privata, che prestano la loro attività per conto delle aziende operanti all’interno dello stabilimento industriale FACO;
un simile stato di cose potrebbe presentare almeno un duplice piano di gravi criticità: una, di carattere più generale, legata alla potenziale vulnerabilità di un sito così delicato, che potrebbe anche essere considerato obiettivo di attentati, anche di stampo terroristico e un’altra legata alla permeabilità di un sito così appetibile a soggetti legati alla criminalità organizzata, che potrebbero in maniera surrettizia aggiudicarsi subappalti, scommettendo poi sulla possibilità di ‘addomesticare’ i controlli al varco
rilevato altresì che
una delle predette aziende, la Maltauro Costruzioni, è risultata coinvolta nell’ambito di inchieste riguardanti appalti truccati, anche per i lavori di realizzazione di Expo 2015; la gran parte  degli appalti relativa ai lavori di questo secondo varco apprendiamo che se sarebbe aggiudicata al Gruppo MALTAURO, che a sua volta l’avrebbe subappaltata alla CERUTTI Lorenzo S.R.L., la quale, a sua volta, appartiene alla ECO –Nord;
si chiede di sapere, per quanto di rispettiva competenza:
se le informazioni di cui in premessa e, in particolare, le indiscrezioni circa l’apertura del nuovo varco non sottoposto ad un sistema di sorveglianza militare corrispondano al vero e, in caso positivo, se non ritengano che tale circostanza possa, in qualche modo, compromettere la sicurezza complessiva dell’intera area militare;
se non ritengano necessario, alla luce di quanto evidenziato in premessa, avviare opportune attività ispettive, anche al fine di accertare il rispetto, da parte delle ditte appaltanti o subappaltanti, della normativa in materia di sicurezza sul lavoro e di documentazione antimafia nonché verificare che siano adottati i migliori standard per la salute e la sicurezza del personale, civile e militare, che opera all’interno dello stabilimento e degli stessi abitanti che vivono in quella zona;
se e quali ulteriori elementi siano in grado di fornire, anche al fine di fugare ogni dubbio circa il rischio di una potenziale situazione di insicurezza dell’intera area nonché il verificarsi di gravi irregolarità, illegittimità e pericolose infiltrazioni, anche criminali, nella gestione del complesso delle attività dello stabilimento.

Preoccupazione per il sito strategico di Cameri

(ANSA) ROMA, 3 AGO – Preoccupazione per il sito strategico di Cameri (Novara), dove si assemblano gli F35, e’ stata espressa dal deputato Pd Davide Mattiello che ha presentato una interrogazione in merito depositata sia alla Camera che al Senato. “E’ vero che nel sito di Cameri e’ stato aperto un secondo varco – si legge – che servirebbe alle aziende che nel sito lavorano e che questo varco sarebbe vigilato da agenzie private, pagate dalle medesime aziende che vi lavorano? E’ vero che alcuni importanti appalti sono stati aggiudicati a imprese gia’ coinvolte anche recentemente in procedimenti giudiziari antimafia come la Meltauro? Ci sono rischi per la sicurezza dei lavoratori?”. Questi i quesiti che Mattiello pone ai ministri dell’Interno, della Difesa e del Lavoro, raccogliendo reiterate segnalazioni da parte di associazioni e organizzazioni sindacali operanti sul territorio di Cameri. “L’attenzione – scrive il parlamentare, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia – va tenuta alta per quanto riguarda il rischio di infiltrazioni delle mafie nel circuito dei sub appalti: diverse inchieste, e anche la relazione recentemente presentata alla Commissione Antimafia dal professor Dalla Chiesa sulla presenza delle mafie al nord e in particolare della ‘ndrangheta, hanno documentato come concretamente l’infiltrazione avvenga spesso per inadeguati controlli ai varchi su camion e personale, nonostante il lavoro di certificazione antimafia fatto dalle prefetture”. Mattiello ha trasmesso il testo dell’interrogazione anche alla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi e al presidente dell’Anac Cantone. Al Senato l’interrogazione e’ stata presentata dalla senatrice Elena Ferrara. Alla Camera, oltre che da Mattiello primo firmatario, e’ stata firmata da Gandolfi, Guerini, Rocchi, Tentori e Zampa.(ANSA)