Fine legislatura: e il trattato con gli Emirati?

La Legislatura non può finire senza approvare il Trattato con gli Emirati, c’è il rischio che scatti l’estinzione della pena per diversi delinquenti. Secondo l’art. 172 del nostro codice penale, trascorso il doppio della pena stabilita, il condannato che sia riuscito a farla franca, non ha più niente da temere: è libero. Il fatto che l’Italia continui a non ratificare il trattato di estradizione con gli Emirati Arabi Uniti, rende altamente probabile che il meccanismo del 172 scatti a vantaggio di latitanti che spudoratamente, alla luce del sole, si godono la libertà tra Dubai e Abu Dhabi. Dall’ex parlamentare di FI Amedeo Matacena, al narcotrafficante Imperiale, fino ai casi più recenti qualora si arrivasse a condanne definitive. Possiamo permettercelo? Giustamente stiamo facendo il possibile perché il Parlamento approvi definitivamente leggi come la riforma del processo penale o come il nuovo Codice Antimafia, ma senza la ratifica del Trattato rischiamo di costruire dei secchi bucati: mentre potenziamo gli strumenti di repressione e contrasto anche patrimoniale alla criminalità, lasciamo colpevolmente una uscita di sicurezza spalancata. Nell’Ottobre del 2016 abbiamo anche approvato una risoluzione in Commissione Giustizia Camera che impegna il Governo ad agire, nelle more dell’approvazione del Trattato, per via diplomatica per ottenere subito alcune estradizioni. Tra l’altro gli Emirati hanno dal canto loro ratificato il trattato. Più recentemente abbiamo depositato una interrogazione parlamentare in Commissione Esteri. Insomma: l’attenzione parlamentare è massima, ma spetta al Governo sbloccare situazione, rimettendo il trattato all’odg del Consiglio dei Ministri.

Basta bullismo in politica

Basta bullismo in politica. Il Mondo oggi è sempre più segnato da leader che fanno i ‘Bulli’ proprio come quelli che ti vengono addosso a testa bassa per vedere se ti scansi. Forse i bulli hanno successo in politica perchè ci sono tante persone impaurite, che vivono nell’incertezza e desiderano che qualcuno cancelli il più in fretta possibile guai e angosce. Peccato che decidere non coincida con risolvere. Anzi spesso la decisione muscolare e repentina aumenta soltanto tensioni e fragilità. E condanna ad alzare progressivamente la dose di violenza, in una spirale difficile da fermare. Noi abbiamo bisogno di leader che coniughino coraggio e mitezza, volontà e ascolto: per questo preferisco Orlando, che ha dimostrato di avere queste qualità

Le cose che non so di questo 2016

Non
so perché il Governo italiano non abbia posto fine alle latitanze spudorate di
Matacena, Speziali, Nucera, Imperiale, Landi… Latitanze alla luce del sole, che
offendono il lavoro serio di investigatori e magistrati, che feriscono le
persone per bene, soprattutto quelle che si trovano a dover decidere se
affidarsi alle Istituzioni, magari denunciando ciò che hanno visto o peggio,
subito.

Non
so perché sia morto Omar Pace, ma so che ha vissuto servendo lo Stato e che il
suo lavoro prezioso non era finito.

Non
so perché la Procura di Palermo da un lato prepari il ricorso contro
l’assoluzione di Mannino, giudicando illogiche le motivazioni con le quali il
GUP ha ritenuto le dichiarzioni dei collaboratori non provanti gli addebiti e
dall’altro chieda l’archiviazione per il delitto Agostino-Castelluccio benchè a
sostegno dell’accusa ci siano molteplici e convergenti dichiarazioni di
collaboratori, ritenuti credibili almeno quanto quelli che hanno parlato di
Mannino.

Non
so perché nell’estate del 2013 qualcuno abbia fatto uscire dalle stanze della
DNA i verbali di due riunioni segrete, utili a ricapitolare anni di lavoro
sulle stragi di mafia coordinati dal dott. Donadio, su delega del PNA dott. Grasso.
Ma so che sotto procedimento disciplinare ci sta proprio il dott. Donadio e non
chi ha divulgato quelle informazioni.

Non
so perché il Tribunale di Milano all’apertura del processo BIS per l’assassinio
del giudice  Bruno Caccia, non abbia
ammesso come “testi” i colleghi e i collaboratori di allora: come se per il
delitto Chinnici, non fossero stati ascoltati Falcone, Pellegrini, Cassarà. Ma
tanto ora c’è il processo TER da ri-cominciare.

Non
so perché a Totò Cuffaro, condannato per aver passato informazioni segrete a
Cosa Nostra, nessu Tribunale tocchi l’ingente patrimonio (eppure la confisca in
questi casi dovrebbe essere obbligatoria). E non so perché sia stato criticato
più il presidente dell’ARS Ardizzone per aver negato a Cuffaro la sala
“Mattarella”, che Cuffaro per essersi auto assolto con la nefasta battuta di
aver “sbattuto” contro la mafia.

Non
so perché per arrivare negli uffici della DDA di Reggio Calabria si debba
passare per i cessi del VI piano del Ce.Dir. e il nuovo Palazzo di Giustizia
nella migliore delle ipotesi sarà inaugurato nel 2018.

Non
so perché nonostante pure in Canada faccia notizia la ferocia della ‘ndrangheta,
nessuna grande testata giornalistica apra redazioni adeguate a Reggio Calabria,
contribuendo di fatto alla vulnerabilità di certi giornalisti.

Non
so perché Governo e Regione siciliana abbiano promosso la nascita di un
monopolio nella navigazione, attraverso la Società di Navigazione Siciliana,
che sta nelle mani di poche famiglie tra le quali Matacena, Genovese, Franza.
Ma so che appartiene alla SNS la Sansovino dove il 29 novembre sono morti
asfissiati dai gas Christian
Micalizzi, Gaetano D’Ambra e Santo Parisi.

Non so se Pino Maniaci sia un
delinquente, che passerà alla storia del crimine per aver inventato le
estorisioni con IVA, o un minchione che con la sua Telejato ha avuto il
coraggio di puntare il dito contro colletti bianchi che si comportano da
mafiosi o che con i mafiosi ci hanno fatto affari. Ma so che di sequestri e
metano torneremo a parlare.

Non
so perché Matteo Messina Denaro sia ancora libero, nonostante tutta la terra
bruciata dalla quale è circondato, grazie al lavoro incessante coordinato dalla
dott.ssa Principato. Ma so che nomine, trasferimenti e assegnazioni sapienti
hanno disperso un patrimonio di memoria scomoda costruito da investigatori
mordaci e marginalizzato l’apporto di magistrati competenti.

Non
so perché Angiolo Pellegrini, generale dell’Arma e capitano a Palermo negli
anni in cui con Falcone prendeva forma il maxi-processo a Cosa Nostra, non sia
mai stato sentito in Commissione Antimafia, nemmeno per capire, secondo il
generale, chi e perché “si è tirato indietro sul più bello”.

Non
so perché a Gaetano Saffioti, imprenditore di Palmi, testimone di giustizia, in
Calabria non lo facciano lavorare, nemmeno quando dice di volerlo fare gratis.
Ma so che in giro per il Mondo è famoso ed apprezzato per il suo “cemento
trasparente”.

Non
so perché Bendetto Zoccola, vice Sindaco di Mondragone, che vive blindato
dall’esercito con la sua famiglia per le denunce che ha firmato, non sia ancora
stato risarcito per il danno che ha subito a causa delle botte e delle bombe.

Non
so perché a Luigi Gallo, imprenditore casertano che ha denunciato il sistema
riferito ai Cosentino, rischi oggi di fallire nonostante il riconoscimento
ottenuto dal Commissario del Governo per le vittime di racket, schiacciato
dalle pretese di ANAS.

Non
so quanto sia forte l’abbraccio osceno tra ‘ndrangheta e massoneria a Vibo
Valentia, ma so che c’è chi ancora sta pagando per aver fatto nomi che non si
dovevano fare. Ed è una buona notizia che il processo Black Money non sia stato
spostato a Salerno come chiesto dalle difese di Mancuso.

Non
so se Mimmo Lucano sarà ancora il Sindaco di Riace, ma so che l’Italia per bene
gli sarà accanto in questi giorni difficili, perché non sia col fango che venga
scritta l’ultima pagina di una storia che ha fatto germogliare dignità e
speranza dove per molti ci sono soltanto speculazione e abbandono.

So che avremo un anno nuovo di zecca per continuare a
cercare tutte le risposte.

Buon 2017!

Davide Mattiello

Tana per gli Emirati!

Il Governo si impegni a non vanificare il lavoro straordinario dei nostri investigatori: basta mettere un piede a Dubai per essere salvi. Nelle ultime 24 ore le FFOO e la magistratura hanno assestato colpi duri alla criminalità organizzata: ieri a Napoli contro il clan Mallardo, questa notte a Rosarno con l’arresto di Marcello Pesce dopo 6 anni di latitanza, infine a Palermo con l’arresto di Matteo Cracolici già prestanome di Messina Denaro. Insomma: la mafia c’è, ma anche lo Stato, quando vuole. Peccato che poi, nonostante tutte le sollecitazioni possibili in sede parlamentare, fino al punto di votare una risoluzione in Commissione Giustizia insieme PD e 5Stelle, basti mettere un piede per esempio negli Emirati per essere salvi, come quando da bambini si giocava a nascondino toccando “tana!”. Una condizione mortificante e pericolosa per gli operatori della giustizia e per tutti i cittadini italiani. Le estradizioni da Paesi amici, per fatti di reato riconosciuti reciprocamente, dipende soltanto dalla volontà politica: i Trattati di cooperazione giudiziaria, quando ci sono, snelliscono le procedure, ma non sono mai condizioni necessarie. Non è soltanto la latitanza di Matacena a Dubai o di Vincezo Speziali in Libano a colpire negativamente, ora si aggiunge anche la vicenda di Krekar, anch’essa tutta da chiarire, se è vero che solo il 29 ottobre, sei dei presunti jihadisti della cellula meratese sono stati rinviati a giudizio per il processo d’Appello, previsto per il 13 marzo del prossimo anno. Tra questi appunto, anche Krekar, per il quale non si comprendono le reali motivazioni del ritiro della richiesta di estradizione dalla Norvegia. Sarebbe vergognoso che anche il 2016 di chiudesse con un nulla di fatto.

Marittimi morti: interrogazione su monopolio

(ANSA) – ROMA, 30 NOV – “Alle tragiche fatalità abbiamo smesso di credere da un pezzo, per quanto mi riguarda dal 22 novembre del 2008, quando Vito Scafidi perse la vita nel crollo all’istituto Darwin di Rivoli. I morti di Messina, Gaetano D’Ambra, Christian Micalizzi e Santo Parisi, pretendono giustizia oltre al conforto giustamente espresso dalle parole del Presidente della Repubblica Mattarella e del Presidente Renzi”. Così il deputato Pd Davide Mattiello. “A loro e al Ministro Delrio – prosegue – ricordo che da mesi ho presentato una interrogazione parlamentare proprio sulla vicenda della vendita di Siremar a SNS, per capire se la costituzione di questo monopolio di fatto della navigazione civile siciliana sia stata la cosa migliore che potesse accadere, valutando gli interessi dei cittadini siciliani, dei lavoratori, dello Stato.
Anche questa risposta è una risposta dovuta”

Io voto Sì (però).

Saremo chiamati ad esprimerci
attraverso il referendum sulla riforma della seconda parte della Costituzione,
già approvata dal Parlamento, ma inevitabilmente il giudizio porta con se’
anche la valutazione sulla nuova legge elettorale, sottoposta per altro al
sindacato della Corte Costituzionale. So che la prudenza argomentativa invita a
tenere distinti i due temi, ma io non ho più tempo per le prudenze e quindi li
terrò uniti, perché è indubbio che questi due testi traccino insieme un orizzonte
omogeneo. Ed è questo orizzonte che va messo a fuoco ed è su questo orizzonte
che bisogna decidere.

Mi piacciono questi testi?

No. La riforma della seconda
parte della Costituzione appare meno coraggiosa di come l’avrei voluta e quindi
a tratti confusa. Io avrei abolito il Senato, rafforzando la Conferenza
Stato-Regioni, con ciò evitando il delirio degli articoli 70 e seguenti,
relativi al procedimento legislativo, che feriscono uno dei principi del
costituzionalismo: almeno la Carta, che è il patto di convivenza fondamentale
di ciascuno con tutti, deve essere accessibile alla lettura da parte di
chiunque, perché nessuno si senta escluso. D’altra parte la nuova legge
elettorale l’avrei preferita con i collegi uninominali, anziché con queste mini
liste troppo condizionate dai segretari di partito.

Mi preoccupano questi testi?

Certo che si. Il partito che
vince le elezioni si ritrova con un potere sostanziale, decisivo. Se questo
partito fosse intriso dalla volontà della grande finanza danarosa o delle lobby
masso-mafiose o delle falangi neo fasciste, sarebbe senz’altro più diretta la
manifestazione in atti legislativi e di governo di questa volontà, con tutte le
conseguenze del caso. I così detti “contrappesi” rappresentati anche da un
rafforzamento degli istituti di democrazia diretta ci sono, ma per funzionare
abbisognano di leggi successive, che potrebbero essere ritardate ad arte, così
come quelle che imporrebbero maggiore trasparenza nella gestione delle lobby,
dei partiti medesimi, delle primarie. Una delle conseguenze prevedibili è la
polarizzazione “Piazza-Palazzo”: chi vince governa, ma trovandosi addosso un dissenso
sociale meno mediato, impaziente, potenzialmente violento (e viceversa).

“Però” numero 1

In questa Italia marcia di
corruzione endemica, dove proliferano gli “schettino”, i furbetti e i trasformisti,
che grandi sofferenze causano al popolo tutto perché poi le navi si schiantano
sugli scogli e le case sotto il terremoto; in questa Italia che ha spesso
risolto i conflitti di potere non attraverso le meraviglie della Costituzione
del ’48, ma più prosaicamente attraverso Portella della Ginestra, Piazza Fontana,
Piazza della Loggia, Bologna, Capaci e Via D’Amelio (…), una riforma che metta
al centro il principio di responsabilità
nel processo decisionale mi pare igienica, benedetta, necessaria. Chi vince,
governa e indirizza l’attività legislativa. Chi perde si oppone e cerca di
vincere al giro successivo. Senza che questo significhi che “il vincente fa ciò
che vuole” (ovvero la dittatura della minoranza divenuta maggioranza): perché
la nostra Costituzione resta rigida, il 138 Cost. intatto e le maglie del
diritto europeo stringenti. Per questo a me della legge elettorale piacciono
proprio il ballottaggio e il premio dato alla lista e non alla coalizione. “Eh,
ma così vincono i 5 stelle!!” E allora? Almeno chiariscono quel che valgono. E
se dovessero fare bene, meglio per il Paese. Chi ha paura di perdere (in
politica), è bene che perda. All’Italicus, preferisco l’Italicum.

“Però” numero 2

In questa fase storica segnata
dalla globalizzazione dell’economia di mercato, gli Stati nazionali non hanno
più una capacità adeguata per governare. Non è questa riforma che rischia di
consegnarci alle multinazionali, tipo JP Morgan: le nostre democrazie nazionali
piccole ed inefficienti sono già perfettamente funzionali alla forza
supernazionale di questi poteri reali. Chi pensa che la globalizzazione sia un’opportunità
da vivere senza abbandonare la democrazia non può quindi che lavorare affinché da
una parte nascano Repubbliche
continentali
capaci di stare al Mondo con una forza negoziale in grado di
trattare tanto con la Cina, quanto con la Apple e dall’altra vengano
semplificati l’organizzazione e i processi decisionali nazionali. Insomma: noi
abbiamo bisogno degli Stati Uniti d’Europa. La forza politica che in Italia più
sta lavorando per compiere la riforma di cui trattiamo, il Partito Democratico,
in questo momento è la principale forza social democratica d’Europa, insieme
alla SPD tedesca ed è la comunità politica che più promette di impegnarsi per
questo duplice obiettivo: io ci scommetto. UK e “brexit”, Ungheria, Polonia,
Austria, la Spagna ancora senza un Governo… Jo Cox e i giovani massacrati ad
Utoya: tutto quello che vedo attorno a me mi fa pensare che soltanto investendo
sulle migliori forze socialdemocratiche europeiste noi riusciremo a farcela (e
a chi teme il “partito della nazione” con Verdini&C. mi permetto di dire:
prendi la tessera del PD e vieni ad abitare il conflitto, contendo cm su cm).

Insomma: voto si, per poter
continuare a cambiare, camminando verso questo orizzonte. Sapendo che dovremo correggere
quel che non va ancora nella seconda parte della Costituzione e nella legge
elettorale. Che dovremo realizzare al più presto quel che serve per far
funzionale la riforma (gli istituti di democrazia diretta, le leggi elettorali
regionali…). Che dovremo batterci duramente per fare un’Europa migliore.

Davide Mattiello

Deputato, PD

Roma, 8 Settembre 2016

 

Qui il link all’articolo di Nuova Società —> http://www.nuovasocieta.it/dal-mensile/io-voto-si-pero/

Ventotene: ricordare Jo Cox

(ANSA) – ROMA, 22 AUG – “Oggi i rappresentanti di Italia, Germania e Francia si ritroveranno a Ventotene: sarebbe bello ci portassero il ritratto di Jo Cox per lasciarlo li dove l’Europa Unita è stata sognata e la libertà pagata a caro prezzo”. A chiederlo, con un appello, è il deputato Pd Davide Mattiello, che ricorda: “La Cox, deputata laburista inglese, è stata uccisa perchè ha parteggiato per l’Europa. Ha dato la vita per questa Europa, che non è ancora quella che meritiamo, ma è quella di cui abbiamo bisogno per fare di meglio. ‘Cox’ in inglese vuol dire ‘timoniere’ e con il suo impegno Jo ha sicuramente tracciato la rotta. Come i giovani socialisti di Utoya, ammazzati perché volevano una Europa laica, plurale, inclusiva. Verrà il giorno degli Stati Uniti d’Europa, sarà il giorno in cui avremo vinto sui neo nazionalismi spaventosi che gonfiano l’Europa di odio: quel giorno vedremo a cosa saranno valsi tutti questi sacrifici”.

Non con il mio voto (#acquabenecomune)

Non con il mio voto.
Avevo tolto la firma dalla proposta di legge e ieri non ho votato il testo.
Nel corso delle votazioni ho fatto altre due scelte in dissenso dal gruppo con il quale lavoro, perché mi è sembrato il modo simbolico con il quale rappresentare la mia posizione: votare a favore degli emendamenti 2.53 e 4.52.

“A tutela dei principi del diritto umano all’acqua e dei principi di precauzione e sostenibilità a tutela dell’acqua come bene comune pubblico, non è possibile sottoscrivere accordi di liberalizzazione nel settore dei servizi idrici che inibiscano la piena realizzazione di tale diritto e della sua tutela”

“La gestione del servizio idrico integrato è sottratta al principio della libera concorrenza, è realizzata senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale, ed è finanziata attraverso meccanismi di fiscalità generale e specifica nonché meccanismi tariffari. Il Governo provvede a conformarsi a quanto disposto dal presente articolo anche in sede di sottoscrizione di trattati o accordi internazionali”.

Peccato, perché la legge, alla quale hanno lavorato con competenza e pazienza tanti colleghi, contiene diversi elementi importanti (il riconoscimento del diritto all’acqua come diritto umano fondamentale, la proprietà pubblica ribadita tanto dell’acqua quanto degli impianti fondamentali per la sua gestione, la trasparenza sui costi).
La mia decisione è maturata anche in ragione di due fatti: la Commissione Bilancio ha condizionato il proprio parere favorevole all’abrogazione di quel “prioritariamente” che resisteva nel testo a sostegno della gestione pubblica del servizio idrico e parallelamente nessun segnale di disponibilità è arrivato dalla Ministra Madia rispetto al decreto legislativo sulla PA, nella parte che riguarda la gestione dei servizi. Insomma: la direzione è chiara. Progressivamente, magari lentamente, ma inesorabilmente la gestione del servizio idrico sarà assorbita nella logica del mercato globale. Le resistenze a vendere capitale ai privati delle società attualmente in tutto o in gran parte a capitale pubblico saranno a poco a poco vinte con le consuete apparentemente ragionevoli argomentazioni.

Ed è proprio questa “apparente ragionevolezza” che considero un errore politico grave. Sull’acqua, almeno sull’acqua, la politica dovrebbe fare esercizio di profezia e di poesia, che non sono categorie ridicole, da “anime belle” che non capiscono niente della gestione del potere. Sono categorie profondamente politiche: profezia e poesia c’erano nelle parole dei giovani imprigionati a Ventotene che nel momento di maggior forza del nazi-fascismo seppero dire pace ed Europa. Profezia e poesia c’erano nelle donne e negli uomini del 1946 che seppero dire Repubblica, abbandonando la Monarchia. Noi oggi viviamo un Mondo nel quale il mercato ha vinto e ha preteso, come sempre fa chi vince, di diventare misura di ogni cosa. Ma nessuna vittoria è per sempre e il Mondo di domani è quello che già germoglia nelle pratiche di economia del dono e della condivisione, dell’accesso e non della proprietà, del riuso, del riciclo, della accoglienza e della nonviolenza. E’ il Mondo che anche noi stiamo contribuendo a realizzare e Casa ACMOS, fondata nel 2001, resta tra le testimonianze più chiare di questo sforzo. Noi ci stiamo facendo carico del difficile esercizio di cerniera tra il Mondo di oggi e il Mondo di domani, cercando di non fare soltanto politica di profezia e poesia, ma anche politica di responsabilità e gestione delle Istituzioni. E’ un esercizio spesso lacerante, ma è il nostro compito.

Le primarie non possono restare un fatto tra privati: legalizziamole.

(ANSA) ROMA, 9 MAR – “Legalizzare le primarie per alzare il livello di guardia”. E’ quanto chiede il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, intervenendo sulle primarie. “I fatti di Napoli – osserva Mattiello – ripropongono una questione che avevamo evidenziato fin dalla riforma del 416 ter: fino a quando le primarie non saranno previste in legge, resteranno un fatto tra privati e quindi non sara’ possibile tutelarle con gli strumenti del diritto penale. Questo non vuol dire renderle obbligatorie, i partiti sarebbero liberi di usare o non usare questo strumento, ma se decidessero di usarlo, saprebbero di adoperare uno strumento regolato dalla legge e quindi elevato a interesse pubblico. L’affermazione della legalita’ nel nostro Parse passa anche da scelte del genere”, conclude il deputato.

Migranti: Renzi si faccia garante della trasparenza del sistema di accoglienza

(ANSA) – ROMA, 10 DIC – “Il Presidente Renzi si faccia garante della trasparenza del sistema di accoglienza. Dal 30 di giugno, come previsto dalla legge approvata ad Ottobre 2014, aspettiamo che il Ministero dell’Interno produca la relazione dettagliata sul sistema di accoglienza primario: quanti soldi spendiamo, a chi li diamo, per fare cosa e come avvengono le verifiche. Della relazione ancora non c’e’ traccia”. A sottolinearlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. “La solidarieta’ e’ un dovere e fa bene Renzi a ribadire l’impegno dell’Italia su questo versante e ha fatto bene a dire che se l’Europa non cambia passo diventa il principale alleato dell’estremismo di destra. Ma dobbiamo anche evitare di diventare alleati di chi specula senza scrupoli sulla pelle dei migranti: tanto organizzando in un certo modo la cosi’ detta accoglienza primaria, quanto sfruttando la manodopera nelle nostre campagne”, prosegue il deputato. “La trasparenza e’ la prima alleata della legalita’: non devono esserci zone d’ombra. La reticenza del Ministero dell’Interno e’ un brutto segnale: siamo purtroppo sicuri che quanto emerso con Mafia Capitale sia soltanto un fotogramma di un film fatto di corruzioni e connivenze. E anche di coperture”, concludeMattiello.