‘Ndrangheta: rimanga altissima l’attenzione

(ANSA) – ROMA, 13 OTT – “Quattro ore di audizione del Procuratore De Raho, e dei sostituti Lombardo e Musolino della DDA di Reggio Calabria: abbiamo ripercorso il lavoro scaturito nelle ultime operazioni, Sistema, Fata Morgana, Reghion, Mammasantissima. Un lavoro impressionante, delicato e complesso, che ipotizza un sistema di relazioni segrete volto a dirottare il buon funzionamento delle Istituzioni, locali e nazionali”. A spiegarlo è il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, dopo l’audizione che si è svolta oggi in Commissione parlamentare Antimafia. “A fronte di questo impegno abbiamo il dovere di tenere alta l’attenzione e garantire il massimo livello di sicurezza, perché il rischio è sempre concreto. Anche per questo ho preso la parola per manifestare solidarietà alla dott.ssa Manzini, pm del processo Black Money recentemente aggredita verbalmente da Mancuso durante l’udienza2”, conclude il deputato.

Ieri sono intervenuto alla trasmissione I fatti in diretta: si parlava di ‘ndrangheta.
Ho parlato (DAL MIN. 60) , a proposito anche della vicenda matacena, della capacità delle organizzazioni criminali mafiose di prolungare le latitanze. La durata di una latitanza è uno dei metri della forza pervasiva dell’organizzazione criminale.
Il perdurare della latitanza di Matacena, nelle condizioni che voi tutti conoscete, è del tutto inaccettabile.
Se questa latitanza perdura nel tempo è soltanto per una responsabilità politca ed istituzionale, perchè investigatori e magistrati hanno fatto tutto quello che dovevano e potevano fare.

RIPETO: QUESTA LATITANZA DURA NEL TEMPO PER RESPONSABILITA’ POLITICHE ED ISTITUZIONALI

Testimoni giustizia sotto scorta, ma con la loro auto

(ANSA) – ROMA, 14 AGO – Hanno denunciato la ndrangheta, la mafia o la camorra, hanno fatto arrestare e condannare diverse persone, lo Stato li tiene sotto scorta ma, in pieno agosto, fa recapitare loro una lettera in cui si dice che, dal 1 settembre, “la misura sarà attuata mediante l’utilizzo di un’autovettura di proprietà dell’interessato”. E’ quanto accaduto a due imprenditori testimoni di giustizia, Pino Masciari e Rocco Mangiardi, entrambi calabresi, che hanno scelto anni addietro di non sottostare alla prepotenza di chi voleva piegarli. Pino Masciari, storico testimone di giustizia, è l’imprenditore edile calabrese che è stato sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la criminalità organizzata calabrese e le sue collusioni politiche e che ha quindi dovuto lasciare la sua terra. “Con la nuova circolare ho diritto ad un’auto blindata solo in Calabria ma non dove risiedo oggi e in più devo mettere io a disposizione il veicolo: è come se lo Stato dicesse ‘vi abbandono’. Questo suona come un monito per gli altri imprenditori: chi denuncia viene isolato. Come faccio io, che sono un morto vivente, che non sono stato più messo in condizioni di produrre, io che davo centinaia di posti di lavoro, ad acquistare un’auto? E perchè tutti i parlamentari, anche gli ex, possono usufruire di trasporto gratuito mentre chi dà la vita per lo Stato viene trattato in questo modo?”.
A Rocco Mangiardi è stato prolungato fino a fine anno il servizio di scorta ma, viene spiegato in una lettera che gli è stata notificata pochi giorni fa, deve essere lui a mettere a disposizione l’auto sul quale attuarlo. L’uomo, 60 anni, sposato, tre figli, nel 2006 denunciò quattro persone per estorsione e dal 2009, pochi giorni prima dell’inizio del processo contro i quattro – ormai condannati in via definitiva – è stato messo sotto tutela. Titolare di un’attività di un esercizio di ricambi d’auto a Lamezia Terme, racconta che nel 2006 vennero a chiedergli di pagare 1200 euro al mese. Decise di denunciare tutto e negli anni ha continuato a ricevere minacce.
All’inizio, racconta, veniva scortato su un’auto blindata, poi si passò ad un’auto non blindata con due agenti. Ora il dirigente della questura che gli ha consegnato la comunicazione del Viminale gli ha spiegato che con il nuovo tipo di tutela avrà diritto ad un solo agente di scorta. “Non ho paura – dice Mangiardi – mi affido alle mani di Dio, ma per me questa è una questione di principio: se per lo Stato devo essere tutelato, deve pensare lui a tutelarmi, non è possibile che sia io ad acquistare un’auto”.
Intanto sulla vicenda della scorta è intervenuto il deputato Pd Davide Mattiello che in Commissione antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia. In una lettera al ministero dell’Interno, Mattiello chiede di comprenderne meglio finalità e modalità attuative della circolare ministeriale.
“Se lo Stato sottopone un soggetto a tutela di quarto livello – scrive – vuol dire che ravvisa un rischio attuale e concreto per la sua vita e conseguentemente un rischio per la sicurezza pubblica. Il "quarto livello” non è quindi uno status con il quale pavoneggiarsi, almeno fino a prova contraria, ma è un servizio necessario a tutela dei cittadini. Quindi mi lascia perplesso in linea di principio, se ho ben inteso, che lo Stato chieda al protetto di mettere a disposizione un autovettura: sarebbe come se un ospedale dicesse al paziente prima di una operazione di portarsi pinze e bisturi da casa. La perplessità aumenta nel non ravvisare nel contenuto della circolare, per come mi è stato rappresentato, quanto meno una eccezione fatta per coloro che in concreto non avessero disponibilità materiali adeguate a fornire un auto mezzo. Di più: non un automezzo qualsiasi è compatibile per un servizio di tutela; pur essendo chiaro che non stiamo parlando di auto specializzate, cioè blindate, ma di autovetture comuni, dovranno pur essere mezzi efficienti e potenti. Diversamente mi pare si porrebbe un problema in più a quelli già evidenziati, e cioè quello della sicurezza dello stesso personale di PS dedicato all’accompagnamento".

(ANSA) – ROMA, 26 GIU – “Bravi tutti, perche’ i nostri investigatori sono i migliori al mondo, sono preparati, sono accaniti… dunque, al contrario, se c’e’ qualcuno che proprio non si riesce a prendere e perche’ c’e’ qualcosa di diverso dalla semplice latitanza a proteggerlo”. Cosi’ su Fb il deputato Pd Davide MATTIELLO, componente della Commissione Antimafia, sull’ arresto del latitante Fazzalari. “E’ in questi casi – osserva il deputato – che la politica fa differenza: per esempio modificando tempestivamente norme che rendono piu’ efficaci certi strumenti, come nella riforma del Codice Antimafia, che lenta procede in Senato, oppure lasciando sul territorio chi il territorio lo conosce, senza promuovere e rimuovere, cancellando decisive memorie storiche, come nel caso del capo della Mobile di Trapani Giuseppe Linares (trasferito nel 2013 da Trapani a Napoli ndr) oppure rendendo efficaci Trattati di cooperazione giudiziaria ed estradizione come quello che non c’e’ con gli Emirati Arabi, dove stanno senza pensieri latitanti come l’ex parlamentare Amedeo Matacena. Grazie a tutti, ma noi dobbiamo fare di piu’”

‘Ndrangheta: la legge NON e’ uguale per tutti

(ANSA) – ROMA, 22 GIU – “La legge non e’ uguale per tutti, se ne facciano una ragione magistrati e investigatori. Un’altra brillante operazione resa possibile dalla capacita’ delle forze dell’ordine e dall’esistenza di norme giuste che consentono la collaborazione tra Paesi diversi. Questa notizia impressiona perche’ potrebbe arrivare dagli Emirati, anziche’ dalla Svizzera, se soltanto il Governo facesse funzionare il Trattato di cooperazione giudiziaria che invece non c’e’”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, a proposito dell’estradizione, dalla Svizzera, del boss Antonio Nucera, detto ‘Ntonaci, esponente di vertice della omonima cosca di Condofuri (RC) latitante dal 2013. “Impressiona perche’ anche negli Emirati Arabi – osserva Mattiello – c’e’ un Nucera (l’imprenditore savonese Andrea Nucera ndr), ricercato dalla giustizia italiana: un Nucera del ponente ligure, che potrebbe essere collegato ai Nucera coinvolti nell’operazione della DDA di Genova che ha interessato il levante negli scorsi giorni. Perche’ e’ la medesima DDA di Reggio Calabria che ha interesse a far rientrare in Italia latitanti come l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, per un titolo analogo a quello per il quale e’ stato tratto dalla Svizzera il Nucera della notizia: una ordinanaza di custodia cautelare”. “C’e’ di piu’: sono relatore in Commissione Giustizia di un parere relativo ad un ddl di ratifica di un ulteriore trattato di cooperazione giudiziaria e doganale tra Italia e… Svizzera! Stringiamo le viti con la Svizzera, dove ormai da anni l’aria e’ cambiata e le lasciamo colpevolmente lasse negli Emirati, che sono per molti il nuovo Eldorado dove stare senza pensieri”, conclude il deputato

‘Ndrangheta e Torino: Roberto, le parole sono importanti

Caro Roberto, può anche darsi che, come dici tu, la ‘ndrangheta consideri Torino come propria terra di conquista: ma si sbaglia! Torino non ha rimosso la memoria di Bruno Caccia, ucciso dalla ‘ndrangheta il 26 Giugno del 1983, dedicandogli il nuovo Tribunale, ma soprattutto non smettendo di indagare accanitamente la realtà, tanto è vero che nel Dicembre 2015 è stato arrestato a Torino, con una brillante operazione della Squadra Mobile, Schirripa presunto autore materiale del delitto e il 7 di Luglio a Milano si aprirà il processo. La cascina dei Belfiore, Domenico è l’unico condannato come mandante dell’omicidio, è dal 2007 bene confiscato e assegnato alla gestione della rete di Libera. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti, perché nel 2006, quando Rocco Varacalli cominciava segretamente a collaborare con i magistrati torinesi, oltre 40.000 persone marciavano sotto la pioggia per commemorare tutte le vittime innocenti di mafia. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti, perché nel 2011 grazie al lavoro di Forze dell’ordine e Magistrati è scattata l’operazione Minotauro, prima di una serie di operazioni con centinaia di arresti, che hanno prodotto già decine di condanne ormai definitive in Cassazione per 416 bis, che dicono che la mafia c’è, ma che gli anticorpi hanno funzionato. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti perché non hanno fatto i conti con il senso di Stato che resiste a Torino e ha portato l’allora Procuratore Generale Gian Carlo Caselli a fare un passo indietro in carriera accettando l’incarico di Procuratore della Repubblica a Torino proprio per dare continuità al lavoro investigativo che si stava facendo tra il 2006 e il 2011. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti perché il Comune di Torino ha fatto propria la lezione istituendo la commissione consigliare per la legalità che ha mantenuto alta l’attenzione e costante il confronto con le altre Istituzioni. Tant’è che soltanto il programma elettorale del Sindaco uscente, Fassino, ha un paragrafo esplicito che riguarda il contrasto alla mafia, con proposte concrete. Le parole sono importanti, Roberto tu lo sai, ed è importante usare la parola mafia, perché allude ad una realtà specifica che non va elusa, noi lo sappiamo, per questo diciamo mafia: per conoscerla e continuare a combatterla, col rigore della normalità della legge e la forza dell’attività culturale. Te lo scrissi già in passato, in vano: vieni a vedere.

‘Ndrangheta: politica agisca piu’ in fretta

(ANSA) – ROMA, 10 MAG – “Non posso non rilevare che un’altra inchiesta delicata e complessa e’ stata condotta dalla Dda di Reggio Calabria che rischia di dover traslocare se verra’ soppressa la Corte d’Appello”: a rilevarlo e’ il deputato del Pd Davide Mattiello, componente della Commissione parlamentare Antimafia, a proposito dell’operazione “Fata Morgana”. “La firmano – osserva Mattiello – quei magistrati che per arrivare in ufficio devono passare per i bagni del Cedir, il Centro direzionale, perche’ i lavori del nuovo Palazzo di Giustizia non sono ancora finiti. Che sono state sequestrate 12 societa’ ma che d’altra parte la riforma del Codice antimafia approvata dalla Camera l’11 novembre, avanza molto lentamente in Senato. Che l’inchiesta riguarda l’ipotizzata rete tra ‘ndrangheta, massoneria, politica e imprenditori funzionale al dirottamento degli appalti pubblici e d’altra parte il Trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati, che consentirebbe di estradare l’ex parlamentare di FI Amedeo Matacena latitante a Dubai, e’ sparito dai radar”. “Infine si parla di affari sullo Stretto che la interrogazione parlamentare che ho presentato per illuminare l’acquisto da parte di Societa’ di navigazione siciliana (Sns) della Siremar e’ ancora trattenuta dall’Ufficio del sindacato ispettivo della Camera che da due settimane mi chiede approfondimenti, sempre soddisfatti, e limature al testo, accordate purche’ non dirimenti, cio’ nonostante…insomma, ammesso che i magistrati debbano fare il loro lavoro e i politici il proprio, ho l’impressione che noi dovremmo fare qualcosa in piu’..e’ pure in fretta!”, conclude il parlamentare

Il mio intervento alla trasmissione ‘I fatti in diretta’:

La ‘qualità’ della criminalità organizzata che si affronta nel distretto di Reggio Calabria ha bisogno di tutti gli strumenti possibili, senza togliere ciò che esiste. Nessun depotenziamento degli strumenti: togliere la corte d’appello significherebbe anche chiudere la distrettuale antimafia: sarebbe un fatto molto grave.