Caro Roberto, può anche darsi che, come dici tu, la ‘ndrangheta consideri Torino come propria terra di conquista: ma si sbaglia! Torino non ha rimosso la memoria di Bruno Caccia, ucciso dalla ‘ndrangheta il 26 Giugno del 1983, dedicandogli il nuovo Tribunale, ma soprattutto non smettendo di indagare accanitamente la realtà, tanto è vero che nel Dicembre 2015 è stato arrestato a Torino, con una brillante operazione della Squadra Mobile, Schirripa presunto autore materiale del delitto e il 7 di Luglio a Milano si aprirà il processo. La cascina dei Belfiore, Domenico è l’unico condannato come mandante dell’omicidio, è dal 2007 bene confiscato e assegnato alla gestione della rete di Libera. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti, perché nel 2006, quando Rocco Varacalli cominciava segretamente a collaborare con i magistrati torinesi, oltre 40.000 persone marciavano sotto la pioggia per commemorare tutte le vittime innocenti di mafia. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti, perché nel 2011 grazie al lavoro di Forze dell’ordine e Magistrati è scattata l’operazione Minotauro, prima di una serie di operazioni con centinaia di arresti, che hanno prodotto già decine di condanne ormai definitive in Cassazione per 416 bis, che dicono che la mafia c’è, ma che gli anticorpi hanno funzionato. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti perché non hanno fatto i conti con il senso di Stato che resiste a Torino e ha portato l’allora Procuratore Generale Gian Carlo Caselli a fare un passo indietro in carriera accettando l’incarico di Procuratore della Repubblica a Torino proprio per dare continuità al lavoro investigativo che si stava facendo tra il 2006 e il 2011. Si sono sbagliati gli ‘ndranghetisti perché il Comune di Torino ha fatto propria la lezione istituendo la commissione consigliare per la legalità che ha mantenuto alta l’attenzione e costante il confronto con le altre Istituzioni. Tant’è che soltanto il programma elettorale del Sindaco uscente, Fassino, ha un paragrafo esplicito che riguarda il contrasto alla mafia, con proposte concrete. Le parole sono importanti, Roberto tu lo sai, ed è importante usare la parola mafia, perché allude ad una realtà specifica che non va elusa, noi lo sappiamo, per questo diciamo mafia: per conoscerla e continuare a combatterla, col rigore della normalità della legge e la forza dell’attività culturale. Te lo scrissi già in passato, in vano: vieni a vedere.
Saviani merita la cittadinanza onoraria di TUTTE le città, non solo di Torino
“Saviano merita la cittadinanza onoraria di Torino, come di ogni altra citta’ d’Italia, perche’, mettendo a repentaglio la sua vita, ha aiutato tutti a prendere coscienza della pervasivita’ e della violenza dell’organizzazione mafiosa”. Lo afferma Davide Mattiello (Pd), a proposito della richiesta dei consiglieri leghisti di revocare la cittadinanza onoraria allo scrittore. Quello di Saviano “e’ un grande servizio civico reso attraverso la sua capacita’ narrativa che consente anche alle coscienze piu’ sopite a destarsi e a reagire. La cultura e’ la prima arma contro il potere mafioso: conoscenza, spirito critico, desiderio di liberta’ e insieme di responsabilita’. Questo servizio civico e’ stato tanto piu’ prezioso nel nord d’Italia, ipocritamente abbarbicato sull’idea rassicurante e sbagliata che la mafia riguardi soltanto il sud. Ai leghisti torinesi consiglio di studiarsi la storia di Bruno Caccia, il Procuratore Capo della Repubblica di Torino, ucciso da un’alleanza criminale riferibile alla ‘ndrangheta il 26 giugno del 1983”