Il Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria deve aprire nel 2018: un segnale che non può essere rimandato”. A chiederlo è il deputato Pd Davide Mattiello, arrivato a Reggio Calabria per i funerali del dott. Andrea Caridi, che ha diretto il Servizio centrale di sicurezza del Viminale e che e’ improvvisamente morto la notte di Capodanno. “Dopo aver fatto visita agli Uffici della Direzione Distrettuale Antimafia ancora, purtroppo, ho dovuto attraversare troppi gabinetti – racconta il deputato – sì perché il nuovo Palazzo di Giustizia non è ancora agibile e, almeno ad una occhiata superficiale, non sembra che sia cambiato granché dall’ultima visita. Per questo gli Uffici della Procura sono ospitati all’ultimo piano del CE.DIR. in condizioni dignitosamente precarie. I ‘segnali’ sono importanti, attraverso di essi lo Stato attribuisce importanza ai propri servitori e ad intere articolazioni della propria Amministrazione. Non è possibile sopportare oltre che la Procura che coordina indagini relative ai rapporti tra ‘Ndrangheta e politica (Matacena, Scajola), relative alla direzione strategica e altolocata della ‘Ndrangheta (Ghota), alla unitarietà della strategia stragista degli anni ’90 (‘Ndrangheta Stragista), alla proiezione globale della ‘Ndrangheta e del sistematico utilizzo delle tecnologie informatiche, abbia gli Uffici tra una batteria di gabinetti e quella successiva”. Rispondendo ad una interrogazione tempo fa il Ministro della Giustizia Andrea Orlando auspicò l’inaugurazione del nuovo Palazzo di Giustizia entro il 2018: “abbiamo un anno per dare definitivamente e concretamente seguito a quell’auspicio
A Mario Calabresi
Giustizia: Orlando, Palazzo Reggio Calabria pronto nel 2019
(ANSA) ROMA, 24 NOV – Il nuovo palazzo di Giustizia di Reggio Calabria sarà operativo nei primi mesi del 2019. E’ quanto emerge dalla risposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando ad una interrogazione che gli era stata presentata dal deputato Pd Davide Mattiello. Nel documento il ministro informa che il comune di Reggio Calabria ha definito il bando per il completamento dei lavori, lavori sono stati sospesi per oltre due anni in seguito al fallimento della ditta appaltatrice. Per il completamento dell’opera il comune di Reggio Calabria ha messo a disposizione 17 milioni, la Regione ha reso disponibili ulteriori 25 milioni, dal Cipe arriveranno altri 3 milioni. Il progetto esecutivo è stato approvato nel luglio scorso e affidato alla Suap per la gestione delle procedure di gara ad evidenza pubblica; il termine ultimo di presentazione scade proprio in questi giorni. Nel documento inoltre il ministro ricorda che alla procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria sono stati assegnati tre posti di sostituto procuratore in incremento della dotazione prevista, “in considerazione del particolare impegno investigativo svolto dalla Direzione distrettuale antimafia”. Allo stato risultano in servizio presso l’ufficio giudiziario, oltre al procuratore della Repubblica, due procuratori della Repubblica aggiunti e 12 sostituti procuratori, con un indice di copertura pari al 23% rispetto alle previsioni di pianta organica.
Palazzo di Giustizia: Interrogazione a risposta scritta
Dell’Onorevole
Mattiello. – Al Ministro dell’Interno. Al Ministro della giustizia.- Per
sapere; considerato che:
molte sono le inchieste giudiziarie
particolarmente delicate che si stanno susseguendo su impulso e coordinamento
della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria (solo per citarne
alcune: Sistema, Fata Morgana, Reghium, Mammasantissima..);
dibattimenti
altrettanto delicati, attualmente in corso, vedono, tra gli altri imputati,
Scajola, Rizzo, Speziali;
le
condizioni in cui si trovano a lavorare i componenti della Direzione
Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria sono estremamente precarie: da anni,
infatti, sono provvisoriamente ospitati presso la inadeguata struttura
del Centro direzionale di Reggio Calabria (CeDir), a causa della inagibilità
del nuovo Palazzo di Giustizia, mai terminato;
per
usare la categoria proposta dal dott. Scarpinato va osservata quella che
possiamo definire una mutazione di quantomeno una parte della ‘ndrangheta, che
si sta trasformando in una sorta di “masso-mafia”, e cioè di una organizzazione
capace di saldare la struttura criminale tradizionale con segmenti della
massoneria, della politica, dell’economia e delle professioni, come per altro
sembrano confermare proprio le ipotesi accusatorie della DDA di Reggio
Calabria;
questo
nuovo tipo di mafia presenta aspetti di seria pericolosità, che potrebbe
condurla a non sopportare più passivamente i colpi della DDA di Reggio Calabria
e degli investigatori, soprattutto a causa delle numerose misure di prevenzione
patrimoniali adottate:-
quali
misure i Ministri interrogati stiano predisponendo al fine di rendere sempre
più sicura l’attività dei membri della Direzione Distrettuale Antimafia, sia in
termini di eventuale rafforzamento delle misure di sicurezza disposte per i
membri più esposti, sia in termini di adeguatezza delle strutture ad esse
dedicate;
Quali
siano i tempi previsti per la consegna del Palazzo di Giustizia di Reggio
Calabria;
Se
non ritengano di poter riconsiderare la riorganizzazione delle sedi
giudiziarie, apprezzando in maniera specifica le conseguenze che avrebbe la
cancellazione della Corte di Appello di Reggio Calabria anche sulla permanenza
della DDA medesima.
Il mio intervento alla trasmissione ‘I fatti in diretta’:
La ‘qualità’ della criminalità organizzata che si affronta nel distretto di Reggio Calabria ha bisogno di tutti gli strumenti possibili, senza togliere ciò che esiste. Nessun depotenziamento degli strumenti: togliere la corte d’appello significherebbe anche chiudere la distrettuale antimafia: sarebbe un fatto molto grave.
NO alla soppressione della corte d’appello di Reggio Calabria
(ANSA) – ROMA, 27 APR – E’ “assolutamente incomprensibile e non condivisibile la proposta” della Commissione Vietti di sopprimere la Corte di appello di Reggio Calabria. L’attacco arriva dalla Relazione sullo stato degli uffici giudiziari in Calabria, approvata all’unanimita’ dalla Commissione Antimafia. “La prima, deflagrante conseguenza di tale progetto sarebbe la soppressione della procura distrettuale di Reggio Calabria, della sezione Gip-Gup, della sezione distrettuale per il riesame del tribunale di Reggio Calabria, del tribunale per i minorenni, e l’assorbimento di queste competenze da parte della procura della repubblica e del tribunale di Catanzaro uffici gia’ in grave affanno rispetto alle urgenze del loro territorio”, fanno notare i parlamentari dell’Antimafia. La Relazione, illustrata oggi dalla presidente Bindi, chiede, tra le altre cose, “l’ampliamento della pianta organica dei magistrati giudicanti del Tribunale di Reggio Calabria fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli, Lecce, Genova”; “l’ampliamento della pianta organica della procura distrettuale di Catanzaro”; “conseguentemente l’ampliamento della pianta organica del tribunale distrettuale di Catanzaro fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli, Lecce, Genova; reintrodurre la previsione per cui i magistrati ordinari in tirocinio che scelgano come prima sede sedi disagiate come Reggio Calabria o Catanzaro e i tribunali circondariali dei loro distretti, per la prima domanda di trasferimento dopo almeno 5 anni di permanenza nella prima sede disagiata abbiano corsia preferenziale a prescindere dall’anzianita’ e incentivi economici per tutto il tempo della permanenza nelle sedi disagiate per compensare i disagi logistici”. Infine, si chiede di “prevedere punteggi aggiuntivi per i magistrati che diano la disponibilita’ ad applicazioni extradistrettuali di almeno 24 mesi presso le sedi disagiate”
Processo Breakfast: inquietante spaccato del sistema di relazioni
(ANSA) – ROMA, 29 GEN – “Oggi sono a Reggio Calabria in Tribunale ad assistere alla nuova udienza del processo ‘Breakfast’, per sollecitare ancora una volta il Governo a rendere efficace urgentemente il trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi, condizione formale per porre fine alla latitanza di Matacena”. Lo afferma il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, intervenuto all’udienza: sullo sfondo, la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, dall’agosto del 2013 a Dubai, condannato in Italia a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa. “La giornata – ha sottolineato Mattiello – si e’ aperta con la notizia dell’arresto di due importanti latitanti di ‘ndrangheta a conferma che le latitanze che resistono nel tempo sono soltanto quelle per le quali esiste un interesse politico. Sappiamo che gli Emirati raccolgono un nutrito gruppo di pregiudicati e di imputati italiani che sanno di poter stare tranquilli: e’ una situazione intollerabile che mina la credibilita’ dello Stato e mortifica il lavoro di forze dell’ordine e magistrati”. “Basta”, dice Mattiello. “La mia presenza in udienza e’ anche per testimoniare il grande interesse che riveste questo processo oltre che sul piano penale, sul quale non mi esprimo, sul piano sociale: perche’ offre uno spaccato del sistema di relazioni nel nostro Paese, inquietante. Una rete che coinvolge la ‘ndrangheta, l’estrema destra, imprenditori, politici e apparati di sicurezza. Una rete che si riverbera in altre inchieste e che porta a Milano passando per Roma. La questione politica, prima ancora che penale – conclude il deputato del Pd – e’ capire quanto questa rete sia vasta, radicata, trasversale e quanto riesca a condizionare le scelte che contano, dirottando risorse economiche e nomine nei posti che contano”.
Lo Stato aiuti Tiberio Bentivoglio!
(ANSA) – ROMA, 30 SET – “Tiberio Bentivoglio sta sprofondando nelle sabbie mobili del ‘vorrei ma non posso’: da oltre 20 anni Bentivoglio a Reggio Calabria resiste alla ‘ndrangheta, ha subito diversi attentati dinamitardi, almeno un tentato omicidio”, ma lo Stato non si muove. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, esponente della Commissione Antimafia, a proposito della situazione del commerciante calabrese, testimone di giustizia. “L’ultimo atto intimidatorio – sottolinea Mattiello – nel giorno del Giovedi’ Santo della Pasqua appena trascorsa. Negli anni, soldi dall’Antiracket ne ha ricevuti, ma a singhiozzo e in una situazione ambientale cosi’ ostile da vanificare ogni tentativo di ripresa. I debiti si sono accumulati e oggi Bentivoglio rischia di perdere tutto, mangiato dalle procedure esecutive. Non e’ l’unico per altro. Eppure questa somma di circostanze che segnalano un rischio concreto e attuale di morte indotta, tramite soffocamento sociale progressivo, pare non basti a smuovere l’intervento dello Stato. Pare che non ci siano le condizioni per inserire urgentemente Bentivoglio nel programma speciale di protezione, pare non ci siano le condizioni per ottenere l’intervento urgente della Commissione Centrale e della Prefettura di Reggio Calabria affinche’ vengano sospese le procedure esecutive. Ma e’ un errore. La mafia – prosegue il deputato Pd – minaccia e uccide in molti modi, e’ gravemente miope non accorgersi che il calvario di Bentivoglio e’ il prodotto diretto della volonta’ mafiosa di fargliela pagare. Mi rivolgo al Procuratore di Reggio Calabria Cafiero De Raho e al vice Ministro Bubbico: quando Tiberio Bentivoglio sara’ morto a nulla servira’ fare l’elenco di cio’ che si sarebbe voluto fare e non si e’ potuto fare. Una legge che non fa giustizia e’ semplicemente una legge sbagliata”