La Torre: Mattiello, Parlamento approvi riforma codice

(ANSA) – ROMA, 30 APR – “La memoria di Pio La Torre oggi deve diventare l’impegno della politica ad approvare definitivamente la riforma del codice antimafia votata alla Camera l’11 novembre del 2015”. Cosi’, in occasione delle celebrazioni in onore di Pio La Torre, ucciso dalla mafia 34 anni fa insieme al suo autista, il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia.

Camorra: Mattiello: “A Mondragone al fianco di Benedetto Zoccola”

(ANSA) – Mattiello: oggi sono a Mondragone con il vicesindaco Benedetto Zoccola, perché dopo le minacce e gli attentati ha sì l’esercito davanti a casa, ma grandi incognite per il futuro. La politica in Campania ha esempi chiari e forti di amministratori che prendono sul serio l’art. 54 della Costituzione e ne pagano il prezzo: Zoccola è uno di questi, lo Stato non abbia tentennamenti. Zoccola attende da mesi alcune risposte dal Viminale, che tardano apparentemente soltanto per ingiustificabili lungaggini burocratiche. Insieme alla Sen. Ricchiuti componente come me della Com Antimafia, chiederemo la prossima settimana un incontro al Vice Ministro Bubbico per fare il punto della situazione. La camorra in Campania si sconfigge anche valorizzando le persone per bene che fanno politica a loro rischio e pericolo in contesti difficili’

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Camorra: Mattiello (Pd), giusta proposta Gratteri su agenti

(ANSA) – ROMA, 28 APR – “Un pubblico funzionario che ruba e fa accordi con i mafiosi va perseguito con gli stessi strumenti investigativi con cui si perseguono mafiosi e terroristi: sono pericolosi nello stesso modo. Sono d’accordo con Gratteri  sull’utilizzo di agenti sotto copertura e spero che si aprano gli spazi per una riflessione tra Governo e Parlamento”. Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, sull’ipotesi di estendere ai reati economici contro la pubblica amministrazione la disciplina degli agenti sotto copertura rilanciata nella proposta della Commissione presieduta da Nicola Gratteri,neo procuratore della Repubblica di Catanzaro. “Il punto – osserva il deputato – e’ la proporzionalita’ tra il danno provocato da certe condotte e i mezzi con i quali la Repubblica si tutela, prevenendone la realizzazione, reprimendola e punendone gli autori. Gli agenti sotto copertura, che sono autorizzati a commettere certi reati insieme ai soggetti che si presume siano dei delinquenti, per accertarne la responsabilita’, vengono abitualmente adoperati per stroncare il traffico internazionale di droga o di armi. Il traffico di mazzette o di promesse, che avvelena la vita pubblica subordinandola agli interessi del crimine organizzato o comunque all’interesse privato, e’ meno grave? Quanto costa all’Italia la cattiva politica, in termini di decisioni non prese o di decisioni prese nel senso e nel modo sbagliato? E’ un costo enorme, molto piu’ grande del mero prezzo della corruzione”, conclude Mattiello.

NO alla soppressione della corte d’appello di Reggio Calabria

(ANSA) – ROMA, 27 APR – E’ “assolutamente incomprensibile e non condivisibile la proposta” della Commissione Vietti di sopprimere la Corte di appello di Reggio Calabria. L’attacco arriva dalla Relazione sullo stato degli uffici giudiziari in Calabria, approvata all’unanimita’ dalla Commissione Antimafia. “La prima, deflagrante conseguenza di tale progetto sarebbe la soppressione della procura distrettuale di Reggio Calabria, della sezione Gip-Gup, della sezione distrettuale per il riesame del tribunale di Reggio Calabria, del tribunale per i minorenni, e l’assorbimento di queste competenze da parte della procura della repubblica e del tribunale di Catanzaro uffici gia’ in grave affanno rispetto alle urgenze del loro territorio”, fanno notare i parlamentari dell’Antimafia. La Relazione, illustrata oggi dalla presidente Bindi, chiede, tra le altre cose, “l’ampliamento della pianta organica dei magistrati giudicanti del Tribunale di Reggio Calabria fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli, Lecce, Genova”; “l’ampliamento della pianta organica della procura distrettuale di Catanzaro”; “conseguentemente l’ampliamento della pianta organica del tribunale distrettuale di Catanzaro fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli, Lecce, Genova; reintrodurre la previsione per cui i magistrati ordinari in tirocinio che scelgano come prima sede sedi disagiate come Reggio Calabria o Catanzaro e i tribunali circondariali dei loro distretti, per la prima domanda di trasferimento dopo almeno 5 anni di permanenza nella prima sede disagiata abbiano corsia preferenziale a prescindere dall’anzianita’ e incentivi economici per tutto il tempo della permanenza nelle sedi disagiate per compensare i disagi logistici”. Infine, si chiede di “prevedere punteggi aggiuntivi per i magistrati che diano la disponibilita’ ad applicazioni extradistrettuali di almeno 24 mesi presso le sedi disagiate”

Napoli: seguire i soldi e non fermarsi al sangue

(ANSA) – ROMA, 24 APR – “Il problema è sempre lo stesso: seguire i soldi e non fermarsi al sangue. E’ la stessa cosa che vale per Napoli dove si è ancora sparato per le strade: padre Alex Zanotelli, ha ribadito una verità nota e cioè che Napoli è diventata la più importante piazza di spaccio d’Europa e che per questo gli interessi sono fortissimi. Ma allora la questione è: dove vanno tutti quei soldi? Chi li pulisce? Dove?”. A chiederselo su Fb è il deputato Pd Davide Mattiello.
“Servono professionisti specializzati, servono coperture politiche, servono i paradisi fiscali, perché è una montagna si soldi. Così torna in mente una delle più recenti inchieste della Dia/Dda di Napoli, che metteva in luce un giro di riciclaggio internazionale di denaro che aveva tra le sponde del "flipper” Dubai negli Emirati Arabi… Già proprio quella Dubai dove sta latitante dall’agosto del 2013 Amadeo Matacena, in compagnia di altri soggetti pretesi dalla Giustizia italiana, come Andrea Nucera. Quegli Emirati Arabi con i quali per ragioni raffinatissime pare impossibile concludere un trattato di cooperazione giudiziaria, ma con i quali è naturale fare enormi affari. E così il cerchio si chiude. Sembra di essere in uno dei pezzi di Zuzzurro&Gaspare del Drive in.. ma non fa ridere", conclude il deputato.

Ma gli Emirati sono un paese civile oppure no?

(Ansa) Mattiello: “Ma se gli EAU sono un Paese così "incivile” perché ci facciamo tanti affari? Le ragioni per le quali è stata negata l’estradizione sono legittime, mi colpisce però che manchi la ragione principe: l’assenza del trattato di cooperazione giudiziaria e di estradizione tra Italia ed Emirati. Non credo che la magistratura valuti caso per caso a prescindere da un quadro normativo di riferimento e qui questo quadro manca e questa è la cosa più grave. La comprensibile decisione dei giudici milanesi mette ancora più in evidenza le contraddizioni insite in questa situazioni. Delle due l’una: o gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese “incivile” che nega le libertà fondamentali e allora dovremmo riflettere sulla opportunità di farne uno dei nostri principali partner economici al Mondo – ricordo che gli EAU sono il primo importatore di armi italiane – oppure gli EAU sono un Paese differente dal nostro ma con il quale si possono avere relazioni e allora le relazioni non possono essere a corrente alternata. I soldi passano, la legge si ferma. Tanto poi se si litiga sui soldi, ci si affida agli arbitrati internazionali pagati caro dalle parti. Questa contraddizione consente ai latitanti italiani di stare tranquilli negli Emirati, come accade dall’agosto del 2013 ad Amedeo Matacena e consente ai riciclatori internazionali di usare gli EAU come porto franco, come dimostrano alcune delle più recenti inchieste della DDA napoletana. Il Governo da mesi tiene fermo il trattato di cooperazione giudiziaria firmato dai ministri della Giustizia dei due Paesi nel Settembre del 2015: un insopportabile vantaggio per i delinquenti"

Compagnia delle Isole: gravissimo danno erariale [e #MatacenaNONtorna]

(ANSA) – ROMA, 21 APR – Configura un “gravissimo danno erariale” la cessione, da parte della Compagnia delle Isole spa (CDI), del ramo d’azienda preposto all’erogazione dei servizi di collegamento marittimo (ex Siremar) alla Società di Navigazione Siciliana spa la quale, grazie alla transazione, vedrà entrare nelle proprie casse in 9 anni circa 560 milioni di contributi, 50 milioni di sgravi fiscali, 300 milioni di incassi da vendite dirette. E’ quanto scrive in una interrogazione presentata al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministro dello Sviluppo Economico, il deputato Pd Davide Mattiello, che l’ha inviata anche alla presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi. Nel documento il deputato chiede quali siano le motivazioni per le quali non si è atteso il parere della Corte dei conti, e perché, “alla luce della macroscopica posizione di dominanza (circa il 100%) non ci si sia rivolti all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, consegnando con i fondi pubblici tutto il trasporto siciliano ad un solo soggetto economico”.

Ma soprattutto, il deputato evidenzia che la Società di Navigazione Siciliana è una nuova compagine societaria di cui fa parte la “Caronte&Tourist” al 50% mentre l’altra metà è della “Ustica Lines”. Dai certificati camerali delle società Ustica Lines S.p.a., Navigazione generale italiana S.p.a., Caronte & Tourist S.p.a., Società Navigazione Siciliana risulta che si tratta di una “identità economica commerciale finanziaria” unica riconducibile totalmente alle famiglie Franza, Morace, Matacena, La Cava, Genovese di Francantonio. “E’ noto che il signor.

Amedeo Matacena, non direttamente coinvolto in questo affare, e per il quale viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ed il signor Genovese (per lui la procura messinese ha ipotizzato anche i reati di concussione e riciclaggio) hanno una posizione pesante dal punto di vista giudiziario”. L’interrogante evidenzia quindi come, “considerati gli svariati milioni che la Società di Navigazione Siciliana incasserà e alla luce dei diversi precedenti in linea giudiziaria dei soggetti e delle società riconducibili al gruppo, sarebbe stato quanto meno prudente verificare meglio la posizione dei soci e delle società”.(ANSA).

Non con il mio voto (#acquabenecomune)

Non con il mio voto.
Avevo tolto la firma dalla proposta di legge e ieri non ho votato il testo.
Nel corso delle votazioni ho fatto altre due scelte in dissenso dal gruppo con il quale lavoro, perché mi è sembrato il modo simbolico con il quale rappresentare la mia posizione: votare a favore degli emendamenti 2.53 e 4.52.

“A tutela dei principi del diritto umano all’acqua e dei principi di precauzione e sostenibilità a tutela dell’acqua come bene comune pubblico, non è possibile sottoscrivere accordi di liberalizzazione nel settore dei servizi idrici che inibiscano la piena realizzazione di tale diritto e della sua tutela”

“La gestione del servizio idrico integrato è sottratta al principio della libera concorrenza, è realizzata senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale, ed è finanziata attraverso meccanismi di fiscalità generale e specifica nonché meccanismi tariffari. Il Governo provvede a conformarsi a quanto disposto dal presente articolo anche in sede di sottoscrizione di trattati o accordi internazionali”.

Peccato, perché la legge, alla quale hanno lavorato con competenza e pazienza tanti colleghi, contiene diversi elementi importanti (il riconoscimento del diritto all’acqua come diritto umano fondamentale, la proprietà pubblica ribadita tanto dell’acqua quanto degli impianti fondamentali per la sua gestione, la trasparenza sui costi).
La mia decisione è maturata anche in ragione di due fatti: la Commissione Bilancio ha condizionato il proprio parere favorevole all’abrogazione di quel “prioritariamente” che resisteva nel testo a sostegno della gestione pubblica del servizio idrico e parallelamente nessun segnale di disponibilità è arrivato dalla Ministra Madia rispetto al decreto legislativo sulla PA, nella parte che riguarda la gestione dei servizi. Insomma: la direzione è chiara. Progressivamente, magari lentamente, ma inesorabilmente la gestione del servizio idrico sarà assorbita nella logica del mercato globale. Le resistenze a vendere capitale ai privati delle società attualmente in tutto o in gran parte a capitale pubblico saranno a poco a poco vinte con le consuete apparentemente ragionevoli argomentazioni.

Ed è proprio questa “apparente ragionevolezza” che considero un errore politico grave. Sull’acqua, almeno sull’acqua, la politica dovrebbe fare esercizio di profezia e di poesia, che non sono categorie ridicole, da “anime belle” che non capiscono niente della gestione del potere. Sono categorie profondamente politiche: profezia e poesia c’erano nelle parole dei giovani imprigionati a Ventotene che nel momento di maggior forza del nazi-fascismo seppero dire pace ed Europa. Profezia e poesia c’erano nelle donne e negli uomini del 1946 che seppero dire Repubblica, abbandonando la Monarchia. Noi oggi viviamo un Mondo nel quale il mercato ha vinto e ha preteso, come sempre fa chi vince, di diventare misura di ogni cosa. Ma nessuna vittoria è per sempre e il Mondo di domani è quello che già germoglia nelle pratiche di economia del dono e della condivisione, dell’accesso e non della proprietà, del riuso, del riciclo, della accoglienza e della nonviolenza. E’ il Mondo che anche noi stiamo contribuendo a realizzare e Casa ACMOS, fondata nel 2001, resta tra le testimonianze più chiare di questo sforzo. Noi ci stiamo facendo carico del difficile esercizio di cerniera tra il Mondo di oggi e il Mondo di domani, cercando di non fare soltanto politica di profezia e poesia, ma anche politica di responsabilità e gestione delle Istituzioni. E’ un esercizio spesso lacerante, ma è il nostro compito.