Accordo di cooperazione giudiziaria con la Colombia

Gli accordi di cooperazione giudiziaria firmati con la Colombia ieri, soprattutto per gli aspetti relativi alle confische senza condanna, rappresentano un altro passo nella giusta direzione, che conferma la serietà del lavoro del Ministro Orlando, in sintonia con gli impegni espressi dal Presidente Gentiloni nel suo discorso alla Camera dei Deputati. Ma proprio questi risultati positivi rendono ancora più lampante l’assenza di qualunque progresso nel rapporto con gli Emirati Arabi Uniti rispetto alle note e più volte denunciate latitanze alla luce del sole di ricercati come Matacena, Imperiale, Nucera, Landi e di Vincenzo Speziali, che invece dovrebbe trovarsi in Libano. Lunedì presenterò una interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro dell’Interno, Minniti e al Ministro degli Esteri, Alfano, prima di tutto se risultino ancora negli Emirati e in Libano i ricercati cui ho fatto cenno, poi come intendano dare seguito alla risoluzione approvata a larga maggioranza in Commissione Giustizia poche settimane fa, che impegna il Governo ad agire senza ulteriori ritardi in via diplomatica per ottenere l’estradizione di questi ricercati, da Paesi che restano grandi partner dell’Italia. Non c’è un solo buon motivo per non farlo: tanto più che dal 19 Gennaio di aprirà a Roma il processo “Labirinto”, che riguarda un insieme di relazioni ed ipotesi di condotte delittuose, da mettere in relazione con quanto esplorato dall’inchiesta Breakfast

Ma gli Emirati sono un paese civile oppure no?

(Ansa) Mattiello: “Ma se gli EAU sono un Paese così "incivile” perché ci facciamo tanti affari? Le ragioni per le quali è stata negata l’estradizione sono legittime, mi colpisce però che manchi la ragione principe: l’assenza del trattato di cooperazione giudiziaria e di estradizione tra Italia ed Emirati. Non credo che la magistratura valuti caso per caso a prescindere da un quadro normativo di riferimento e qui questo quadro manca e questa è la cosa più grave. La comprensibile decisione dei giudici milanesi mette ancora più in evidenza le contraddizioni insite in questa situazioni. Delle due l’una: o gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese “incivile” che nega le libertà fondamentali e allora dovremmo riflettere sulla opportunità di farne uno dei nostri principali partner economici al Mondo – ricordo che gli EAU sono il primo importatore di armi italiane – oppure gli EAU sono un Paese differente dal nostro ma con il quale si possono avere relazioni e allora le relazioni non possono essere a corrente alternata. I soldi passano, la legge si ferma. Tanto poi se si litiga sui soldi, ci si affida agli arbitrati internazionali pagati caro dalle parti. Questa contraddizione consente ai latitanti italiani di stare tranquilli negli Emirati, come accade dall’agosto del 2013 ad Amedeo Matacena e consente ai riciclatori internazionali di usare gli EAU come porto franco, come dimostrano alcune delle più recenti inchieste della DDA napoletana. Il Governo da mesi tiene fermo il trattato di cooperazione giudiziaria firmato dai ministri della Giustizia dei due Paesi nel Settembre del 2015: un insopportabile vantaggio per i delinquenti"