Sono destituite di ogni fondamento le notizie che trattano il taglio della scorta ad Ignazio Cutrò: ce lo ha confermato il vice ministro Bubbico, da me sollecitato su questo punto nell’ambito della audizione che si è appena conclusa in V Comitato della Commissione Antimafia. Anzi, è stata ribadita l’importanza del ruolo pubblico assunto negli anni da Ignazio Cutró: ne’ lui, ne’ la sua famiglia sono o saranno abbandonati dallo Stato. Col vice ministro abbiamo fatto il punto sullo stato di attuazione delle norme che riguardano l’assunzione nella PA dei Testimoni di Giustizia: per ora sono una decina quelli assunti con le norme nazionali e una trentina quelli assunti con le norme siciliane. Abbiamo condiviso la necessità di alcune modifiche che risolvano il problema della assunzione anche in sovrannumero, oggi possibile soltanto per la normativa siciliana, e il problema della trasferibilità del diritto in capo a qualche famigliare: le modifiche si potranno fare o intervenendo al Senato sul Codice Atimafia, o alla Camera sulla 3500, che riforma tutto il sistema tutorio dei Testimoni di Giustizia. È un lavoro complesso e delicato ma mi pare ci siano tutte le condizioni per fare bene e con la più ampia condivisione tra forse politiche sia di maggioranza che di opposizione’
Testimoni giustizia sotto scorta, ma con la loro auto
(ANSA) – ROMA, 14 AGO – Hanno denunciato la ndrangheta, la mafia o la camorra, hanno fatto arrestare e condannare diverse persone, lo Stato li tiene sotto scorta ma, in pieno agosto, fa recapitare loro una lettera in cui si dice che, dal 1 settembre, “la misura sarà attuata mediante l’utilizzo di un’autovettura di proprietà dell’interessato”. E’ quanto accaduto a due imprenditori testimoni di giustizia, Pino Masciari e Rocco Mangiardi, entrambi calabresi, che hanno scelto anni addietro di non sottostare alla prepotenza di chi voleva piegarli. Pino Masciari, storico testimone di giustizia, è l’imprenditore edile calabrese che è stato sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la criminalità organizzata calabrese e le sue collusioni politiche e che ha quindi dovuto lasciare la sua terra. “Con la nuova circolare ho diritto ad un’auto blindata solo in Calabria ma non dove risiedo oggi e in più devo mettere io a disposizione il veicolo: è come se lo Stato dicesse ‘vi abbandono’. Questo suona come un monito per gli altri imprenditori: chi denuncia viene isolato. Come faccio io, che sono un morto vivente, che non sono stato più messo in condizioni di produrre, io che davo centinaia di posti di lavoro, ad acquistare un’auto? E perchè tutti i parlamentari, anche gli ex, possono usufruire di trasporto gratuito mentre chi dà la vita per lo Stato viene trattato in questo modo?”.
A Rocco Mangiardi è stato prolungato fino a fine anno il servizio di scorta ma, viene spiegato in una lettera che gli è stata notificata pochi giorni fa, deve essere lui a mettere a disposizione l’auto sul quale attuarlo. L’uomo, 60 anni, sposato, tre figli, nel 2006 denunciò quattro persone per estorsione e dal 2009, pochi giorni prima dell’inizio del processo contro i quattro – ormai condannati in via definitiva – è stato messo sotto tutela. Titolare di un’attività di un esercizio di ricambi d’auto a Lamezia Terme, racconta che nel 2006 vennero a chiedergli di pagare 1200 euro al mese. Decise di denunciare tutto e negli anni ha continuato a ricevere minacce.
All’inizio, racconta, veniva scortato su un’auto blindata, poi si passò ad un’auto non blindata con due agenti. Ora il dirigente della questura che gli ha consegnato la comunicazione del Viminale gli ha spiegato che con il nuovo tipo di tutela avrà diritto ad un solo agente di scorta. “Non ho paura – dice Mangiardi – mi affido alle mani di Dio, ma per me questa è una questione di principio: se per lo Stato devo essere tutelato, deve pensare lui a tutelarmi, non è possibile che sia io ad acquistare un’auto”.
Intanto sulla vicenda della scorta è intervenuto il deputato Pd Davide Mattiello che in Commissione antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia. In una lettera al ministero dell’Interno, Mattiello chiede di comprenderne meglio finalità e modalità attuative della circolare ministeriale.
“Se lo Stato sottopone un soggetto a tutela di quarto livello – scrive – vuol dire che ravvisa un rischio attuale e concreto per la sua vita e conseguentemente un rischio per la sicurezza pubblica. Il "quarto livello” non è quindi uno status con il quale pavoneggiarsi, almeno fino a prova contraria, ma è un servizio necessario a tutela dei cittadini. Quindi mi lascia perplesso in linea di principio, se ho ben inteso, che lo Stato chieda al protetto di mettere a disposizione un autovettura: sarebbe come se un ospedale dicesse al paziente prima di una operazione di portarsi pinze e bisturi da casa. La perplessità aumenta nel non ravvisare nel contenuto della circolare, per come mi è stato rappresentato, quanto meno una eccezione fatta per coloro che in concreto non avessero disponibilità materiali adeguate a fornire un auto mezzo. Di più: non un automezzo qualsiasi è compatibile per un servizio di tutela; pur essendo chiaro che non stiamo parlando di auto specializzate, cioè blindate, ma di autovetture comuni, dovranno pur essere mezzi efficienti e potenti. Diversamente mi pare si porrebbe un problema in più a quelli già evidenziati, e cioè quello della sicurezza dello stesso personale di PS dedicato all’accompagnamento".