Testimoni giustizia sotto scorta, ma con la loro auto

(ANSA) – ROMA, 14 AGO – Hanno denunciato la ndrangheta, la mafia o la camorra, hanno fatto arrestare e condannare diverse persone, lo Stato li tiene sotto scorta ma, in pieno agosto, fa recapitare loro una lettera in cui si dice che, dal 1 settembre, “la misura sarà attuata mediante l’utilizzo di un’autovettura di proprietà dell’interessato”. E’ quanto accaduto a due imprenditori testimoni di giustizia, Pino Masciari e Rocco Mangiardi, entrambi calabresi, che hanno scelto anni addietro di non sottostare alla prepotenza di chi voleva piegarli. Pino Masciari, storico testimone di giustizia, è l’imprenditore edile calabrese che è stato sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la criminalità organizzata calabrese e le sue collusioni politiche e che ha quindi dovuto lasciare la sua terra. “Con la nuova circolare ho diritto ad un’auto blindata solo in Calabria ma non dove risiedo oggi e in più devo mettere io a disposizione il veicolo: è come se lo Stato dicesse ‘vi abbandono’. Questo suona come un monito per gli altri imprenditori: chi denuncia viene isolato. Come faccio io, che sono un morto vivente, che non sono stato più messo in condizioni di produrre, io che davo centinaia di posti di lavoro, ad acquistare un’auto? E perchè tutti i parlamentari, anche gli ex, possono usufruire di trasporto gratuito mentre chi dà la vita per lo Stato viene trattato in questo modo?”.
A Rocco Mangiardi è stato prolungato fino a fine anno il servizio di scorta ma, viene spiegato in una lettera che gli è stata notificata pochi giorni fa, deve essere lui a mettere a disposizione l’auto sul quale attuarlo. L’uomo, 60 anni, sposato, tre figli, nel 2006 denunciò quattro persone per estorsione e dal 2009, pochi giorni prima dell’inizio del processo contro i quattro – ormai condannati in via definitiva – è stato messo sotto tutela. Titolare di un’attività di un esercizio di ricambi d’auto a Lamezia Terme, racconta che nel 2006 vennero a chiedergli di pagare 1200 euro al mese. Decise di denunciare tutto e negli anni ha continuato a ricevere minacce.
All’inizio, racconta, veniva scortato su un’auto blindata, poi si passò ad un’auto non blindata con due agenti. Ora il dirigente della questura che gli ha consegnato la comunicazione del Viminale gli ha spiegato che con il nuovo tipo di tutela avrà diritto ad un solo agente di scorta. “Non ho paura – dice Mangiardi – mi affido alle mani di Dio, ma per me questa è una questione di principio: se per lo Stato devo essere tutelato, deve pensare lui a tutelarmi, non è possibile che sia io ad acquistare un’auto”.
Intanto sulla vicenda della scorta è intervenuto il deputato Pd Davide Mattiello che in Commissione antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia. In una lettera al ministero dell’Interno, Mattiello chiede di comprenderne meglio finalità e modalità attuative della circolare ministeriale.
“Se lo Stato sottopone un soggetto a tutela di quarto livello – scrive – vuol dire che ravvisa un rischio attuale e concreto per la sua vita e conseguentemente un rischio per la sicurezza pubblica. Il "quarto livello” non è quindi uno status con il quale pavoneggiarsi, almeno fino a prova contraria, ma è un servizio necessario a tutela dei cittadini. Quindi mi lascia perplesso in linea di principio, se ho ben inteso, che lo Stato chieda al protetto di mettere a disposizione un autovettura: sarebbe come se un ospedale dicesse al paziente prima di una operazione di portarsi pinze e bisturi da casa. La perplessità aumenta nel non ravvisare nel contenuto della circolare, per come mi è stato rappresentato, quanto meno una eccezione fatta per coloro che in concreto non avessero disponibilità materiali adeguate a fornire un auto mezzo. Di più: non un automezzo qualsiasi è compatibile per un servizio di tutela; pur essendo chiaro che non stiamo parlando di auto specializzate, cioè blindate, ma di autovetture comuni, dovranno pur essere mezzi efficienti e potenti. Diversamente mi pare si porrebbe un problema in più a quelli già evidenziati, e cioè quello della sicurezza dello stesso personale di PS dedicato all’accompagnamento".

Giusto pretendere un chiarimento sulla ‘revoca’ della revoca della scorta a Pino Masciari

(ANSA) – ROMA, 8 APR – “Sulla revoca della revoca della scorta al testimone di giustizia Pino Masciari e’ giusto pretendere un chiarimento”. A chiederlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia e coordinatore del gruppo di lavoro dell’Antimafia che si occupa dei testimoni e dei collaboratori. “Ero rimasto sconcertato – spiega Mattiello – alla notizia della revoca della scorta a Masciari la scorsa settimana, una decisione che mi era sembrata illogica dal momento che contemporaneamente si confermava il terzo livello, cioe’ scorta e accompagnamento su auto specializzata, in Calabria, quindi un rischio attuale e concreto. Chi puo’ ancora pensare che la ‘ndrangheta che decida di colpire, colpisca soltanto in Calabria? Chi puo’ ignorare le evidenze giudiziarie degli ultimi anni, che hanno fotografato la penetrazione della ‘ndrangheta in Piemonte e segnatamente a Torino?” Mattiello aggiunge che in questi giorni pare essere maturata la volonta’ di revocare il provvedimento di revoca da parte del ministero dell’Interno. “Bene – dice – ma non prima di aver chiarito il perche’ della precedente revoca e le sue modalita’, oggettivamente anomale. Infatti la notifica della revoca era arrivata dal Comando provinciale dei Carabinieri e non dalla Prefettura, e non faceva riferimento alle valutazioni dell’Ufficio centrale scorte, che in casi come questi sono necessarie”. “I testimoni di giustizia dentro e fuori le misure speciali di protezione – conclude Mattiello – vogliono certezze e non favori, vogliono essere trattati con quel rispetto che e’ dovuto a chi ha scelto la denuncia e non il silenzio, ha scelto la legge e non l’arbitrio, ha scelto lo Stato e non la mafia. E’ un errore trattare queste persone come fossero un peso o peggio un imbarazzo rispetto a certe relazioni da compiacere”

La vita dei Testimoni di Giustizia resta in salita

(ANSA) – ROMA, 19 DIC – “La vita dei testimoni di giustizia, tra tagli e silenzi, resta in salita”. Lo sostiene il deputato Pd, Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, che riconosce tuttavia l’impegno del viceministro Filippo Bubbico che ha prodotto il decreto attuativo per l’assunzione dei testimoni di giustizia nella Pubblica Amministrazione, firmato ieri dai ministri Alfano e Madia. Ma, osserva il deputato dem, rimangono almeno tre nodi. “L’assunzione nella Pubblica Amministrazione – fa notare Mattiello – probabilmente funzionera’ bene nella versione siciliana, perche’ la Regione Sicilia ha messo soldi freschi per coprire i costi delle assunzioni, mentre il decreto nazionale non stanzia risorse aggiuntive”. Il secondo nodo sono i tagli pesanti previsti dalla legge di stabilita’ sul bilancio del Servizio Centrale di protezione dal quale dipendono, tra testimoni e collaboratori, oltre seicentomila persone. Il terzo nodo sono le risposte concrete che alcuni testimoni reclamano: “Non esiste un esiste un diritto ad avere la risposta che si vuole – dice il deputato Pd – ma esiste il diritto ad avere una risposta. Penso, tra le tante, a due situazioni: Giuseppe Masciari, testimone del Vibonese, che da oltre un anno attende una risposta dalla Commissione Centrale, sospesa in attesa di un parere dall’Avvocatura dello Stato. E Francesco Di Palo, storico testimone barese, che reclama con suo fratello Alessio, l’attenzione delle istituzioni all’indomani di nuove minacce ricevute. Ieri la sentenza della Cassazione, che ha confermato gli ergastoli per l’omicidio di Lea Garofalo – conclude Mattiello – e’ stata un’ulteriore amara conferma di quanto chi trova il coraggio di denunciare, debba essere protetto e accompagnato con le migliori risorse”

Su Testimoni di Giustizia gravi criticità

Sono cominciate stamattina a Palazzo San Macuto, sede della Commissione antimafia, le audizioni dei Testimoni di Giustizia con la siciliana Piera Aiello e il calabrese Pino Masciari, due esempi di coraggio e di rispetto per la legalita’ e le istituzioni. Emergono alcune importanti criticita’: non sono ancora state date le deleghe al vice Ministro Bubbico e questo impedisce alla Commissione Centrale di riprendere i propri lavori e non e’ stata ancora definita la normativa sull’assunzione nella Pubblica Amministrazione dei testimoni di giustizia che ne abbiano bisogno. Faccio nuovamente appello al Ministro Alfano, perche’ arrivino presto questi provvedimenti.

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Bisogna assolutamente fare di più per i testimoni di Giustizia

“L’Italia è un riferimento mondiale nei sistemi di tutela dei testimoni ma dobbiamo fare di più. Il convegno tenuto a Roma oggi e ieri, promosso da Europol, ha visto la partecipazione di 52 delegazioni da tutto il Mondo, per questo condivido le parole di apprezzamento avute dal Capo della Polizia Alessandro Pansa, cui aggiungo la mia personale gratitudine nei confronti delle forze dell’ordine che garantiscono il servizio, non sempre potendo disporre delle risorse necessarie. Ma abbiamo coscienza che molto può essere migliorato: troppo spesso i testimoni e le loro famiglie faticano a ritrovare una vita normale dopo i processi. Ce ne siamo fatti carico anche attraverso il V Comitato della Commissione Antimafia, impegnato in un ciclo di audizioni, nell’ambito del quale presto vorremmo sentire anche i responsabili di Commissione e Servizio centrale”. Così Davide Mattiello, deputato Pd che ha rappresentato la commissione parlamentare Antimafia al convegno di Europol.