Comuni: giovani a sindaco Riace, esempio Calabria che resiste

(ANSA) – ROMA, 30 DIC – “Sei per noi un esempio della Calabria che resiste, di quella parte della Calabria che prova a trasformare i problemi in risorse e che nonostante le difficoltà è riuscita a dare soluzioni concrete e un’alternativa reale a una comunità che di speranza non ne aveva più. Importante è quello che hai fatto a Riace, ma ancor più importante è l’idea rivoluzionaria e contagiosa che hai generato e che continua a vivere in tutte le persone che come te provano a lasciare il mondo un po’ migliore e un po’ più giusto di come l’hanno trovato”. E’ un passo della lettera che i 17 ragazzi della “Carovana Arance frigie”, che fanno parte dell’associazione di volontariato “Casa Acmos”, hanno inviato al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, che avevano incontrato nelle settimane scorse.
“Durante il nostro viaggio alla scoperta della filiera dell’arancia – scrivono ancora – ci ha portati a incontrare tante e diverse realtà che costituiscono la Calabria oggi. E’ stato un viaggio molto intenso, lungo e faticoso. Ma ne è valsa la pena. Abbiamo avuto modo di conoscere direttamente le realtà agrumicole che producono le arance dello Storico Carnevale d’Ivrea e di incontrare persone stupende che lottano ogni giorni contro la ‘ndrangheta sul proprio territorio, dando nuove prospettive ai bambini e ai giovani calabresi, ma non solo”.
“Vogliamo dimostrarti la nostra vicinanza e solidarietà per quanto accaduto nelle scorse settimane, ringraziandoti per la trasparenza con cui stai affrontando tutto questo, fiduciosi che tutto si possa risolvere per il meglio e che tu possa continuare a portare avanti quella buona politica di cui abbiamo infinitamente bisogno”, concludono.

Solidarietà a Tiberio Bentivoglio

(ANSA) – ROMA, 29 FEB – “La solidarieta’ a Bentivoglio e alla sua famiglia non basta, ma intanto e’ doveroso esprimerla.  Conosco Tiberio da tanti anni: e’ sempre stato un testimone di determinazione e compostezza che non ha mai fatto passi indietro in un contesto difficile che spesso lo ha fatto sentire solo”. Ad affermalo il deputato Pd, Davide Mattiello, che in Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia. “Perche’ colpire di nuovo Tiberio Bentivoglio? Forse perche’ ce la stava nuovamente facendo, nonostante tutto, a rimettersi in piedi, grazie alla prossima apertura di un locale in un altro quartiere. Un’apertura resa possibile anche dal coinvolgimento dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, oltre che dalla vicinanza di una parte di societa’ civile”, prosegue il deputato. “La ‘ndrangheta non dimentica e nel reggino ultimamente i segnali intimidatori si sono moltiplicati ad ogni livello, un modo per ribadire presa e presenza. Colpisce che l’incendio sia stato appiccato due giorni dopo il convegno a Reggio Calabria  "Legalita’ e lavoro il futuro per i giovani: reagiamo uniti contro l’offensiva della ‘ndrangheta”, a cui avevano partecipato, tra gli altri, il sottosegretario Marco Minniti e la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, che dal palco avevano rinnovato la vicinanza a Tiberio. Forse la ‘ndrangheta, colpendo Bentivoglio, ha voluto mandare un segnale anche a Roma. Roma dovrebbe capirlo e farsene carico", conclude Mattiello.

Giusto pretendere un chiarimento sulla ‘revoca’ della revoca della scorta a Pino Masciari

(ANSA) – ROMA, 8 APR – “Sulla revoca della revoca della scorta al testimone di giustizia Pino Masciari e’ giusto pretendere un chiarimento”. A chiederlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia e coordinatore del gruppo di lavoro dell’Antimafia che si occupa dei testimoni e dei collaboratori. “Ero rimasto sconcertato – spiega Mattiello – alla notizia della revoca della scorta a Masciari la scorsa settimana, una decisione che mi era sembrata illogica dal momento che contemporaneamente si confermava il terzo livello, cioe’ scorta e accompagnamento su auto specializzata, in Calabria, quindi un rischio attuale e concreto. Chi puo’ ancora pensare che la ‘ndrangheta che decida di colpire, colpisca soltanto in Calabria? Chi puo’ ignorare le evidenze giudiziarie degli ultimi anni, che hanno fotografato la penetrazione della ‘ndrangheta in Piemonte e segnatamente a Torino?” Mattiello aggiunge che in questi giorni pare essere maturata la volonta’ di revocare il provvedimento di revoca da parte del ministero dell’Interno. “Bene – dice – ma non prima di aver chiarito il perche’ della precedente revoca e le sue modalita’, oggettivamente anomale. Infatti la notifica della revoca era arrivata dal Comando provinciale dei Carabinieri e non dalla Prefettura, e non faceva riferimento alle valutazioni dell’Ufficio centrale scorte, che in casi come questi sono necessarie”. “I testimoni di giustizia dentro e fuori le misure speciali di protezione – conclude Mattiello – vogliono certezze e non favori, vogliono essere trattati con quel rispetto che e’ dovuto a chi ha scelto la denuncia e non il silenzio, ha scelto la legge e non l’arbitrio, ha scelto lo Stato e non la mafia. E’ un errore trattare queste persone come fossero un peso o peggio un imbarazzo rispetto a certe relazioni da compiacere”

GARANTIRE PROTEZIONE A CHI ROMPE COI CLAN

Le notizie che arrivano dalla Calabria ci spingono a stringerci attorno a magistrati e forze dell’ordine che stanno presidiando un territorio fortemente conteso dalla criminalita’ organizzata. La reazione dello Stato dipende anche dalla capacita’ di tutelare le persone che decidono di collaborare, tanto i testimoni di giustizia, quanto i collaboratori. Ma c’e’ una terza categoria di soggetti che va tutelata: le persone che, pur non avendo elementi da conferire alla magistratura, desiderano uscire da certi contesti sociali-criminali perche’ vogliono cambiare vita. E’ importante che anche queste persone sentano lo Stato accanto. Auspico che il Ministro Alfano insista in questa direzione. Sono tante le cose da fare con urgenza: per esempio ad oggi non risulta che siano state riassegnate le deleghe sulla pubblica sicurezza al vice ministro, che ha il compito di presiedere la Commissione Centrale.

Sciolto il comune di Scalia: bene il Consiglio dei Ministri.

Scioglimento del Comune di Scalea: un ‘salva con nome’ per il Governo Renzi. Questa mattina il Consiglio dei Ministri presieduto da Renzi ha approvato il decreto del Presidente della Repubblica, in scadenza oggi, sul commissariamento del Comune di Scalea. Un atto dovuto, che spero acquisti un valore simbolico per il Governo Renzi: la riscossa dell’Italia passa dalla legalità. Corruzione e mafie sono il principale gravame che soffoca lo sviluppo dell’Italia. Votare la fiducia al Governo oggi per me significa soprattutto lavorare perché questa priorità si trasformi in scelte tempestive e rigorose.