Giacalone: la motivazione della Cassazione sconcerta

Le motivazione della Cassazione sconcertano: la lesione della dignità della persona sta nelle azioni compiute dalla persona medesima, non nelle parole che si adoperano per descriverle. E’ senz’altro vero che il nostro ordinamento giuridico tutela la dignità di chiunque, ma davvero quella di Agate, boss di Cosa Nostra, responsabile di delitti efferati è messa in discussione dalla parola usata da Giacalone? E’ paradossale. La dignità di Agate è stata erosa dai delitti che questi ha commesso, senza mai pentirsi nell’unico modo che è dato di cogliere alle Istituzioni di uno Stato laico, cioè attraverso la collaborazione con la Giustizia. La dignità di una persona viene compromessa dalla violenza che questi genera, dal dolore ingiusto provocato nelle vittime, un dolore spesso senza fine. Quando una persona offende la sua stessa dignità compiendo tanto male, diventa non soltanto criminale, ma un “bandito” cioè una persona degna di essere espulsa dal consorzio sociale. Esattamente come si fa con un escremento: espulso dal corpo, bandito, appunto (tanto che si tira anche l’acqua!). Giacalone ha usato una parola appropriata per definire una realtà che dovrebbe essere, quella si, ritenuta indegna.

Solidarieta’ a Giacalone per querela

Mi unisco ai familiari delle vittime di mafia che hanno firmato una lettera aperta di sostegno al giornalista Rino Giacalone, recentemente querelato dalla signora Rosa Pace vedova del boss Mariano Agate. Giacalone e le famiglie vittime della violenza mafiosa hanno il coraggio della denuncia e questo e’ un bene prezioso per la collettivita’. Prima di rivendicare l’onorabilita’ di boss defunti, bisognerebbe almeno spendere una parola di comprensione e di condanna per le conseguenze della efferata brutalita’ dei comportamenti mafia. La giustizia ha bisogno di discernimento.