Le motivazione della Cassazione sconcertano: la lesione della dignità della persona sta nelle azioni compiute dalla persona medesima, non nelle parole che si adoperano per descriverle. E’ senz’altro vero che il nostro ordinamento giuridico tutela la dignità di chiunque, ma davvero quella di Agate, boss di Cosa Nostra, responsabile di delitti efferati è messa in discussione dalla parola usata da Giacalone? E’ paradossale. La dignità di Agate è stata erosa dai delitti che questi ha commesso, senza mai pentirsi nell’unico modo che è dato di cogliere alle Istituzioni di uno Stato laico, cioè attraverso la collaborazione con la Giustizia. La dignità di una persona viene compromessa dalla violenza che questi genera, dal dolore ingiusto provocato nelle vittime, un dolore spesso senza fine. Quando una persona offende la sua stessa dignità compiendo tanto male, diventa non soltanto criminale, ma un “bandito” cioè una persona degna di essere espulsa dal consorzio sociale. Esattamente come si fa con un escremento: espulso dal corpo, bandito, appunto (tanto che si tira anche l’acqua!). Giacalone ha usato una parola appropriata per definire una realtà che dovrebbe essere, quella si, ritenuta indegna.
Migranti: arresto boss eritreo e’ paradigmatico
(ANSA) – ROMA, 8 GIU – “Quanto sono forti gli interessi che impediscono all’Italia di fare il trattato di Cooperazione Giudiziaria con gli Emirati Arabi?” A chiederselo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, dopo l’arresto di Mered Yehdego Medhane, eritreo, boss di migranti catturato in Sudan ed estradato in Italia grazie ad una vasta cooperazione internazionale. “Per rispondere non basta l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, che a Dubai e’ latitante dall’agosto del 2013 – osserva il deputato del Pd – ormai ne sono convinto. "La notizia dell’arresto del "generale”, un criminale esponente di quella nuova generazione di mafiosi che ha imparato a fare affari nella globalizzazione, attraverso lo sfruttamento delle persone e la finanza internazionale, e’ paradigmatica. Questa storia infatti – prosegue Mattiello – mette in evidenza quanto possano e sappiano fare la magistratura italiana coadiuvata da forze dell’ordine e servizi di informazione a patto che ci siano norme adeguate a sostenere la cooperazione investigativa e giudiziaria tra Stati. E’ lecito trarne una conseguenza: quando le norme mancano, e’ soltanto perche’ non c’e’ la volonta’ politica per farle. E il cerchio si chiude. Il trattato che non c’e’ tra Italia ed Emirati e’ una ferita aperta, che sta dando un vantaggio vergognoso alla criminalita’ italiana"
(ANSA) – ROMA, 16 SET – “Da Gaetano Saffioti un esempio che il Governo dovrebbe incoraggiare, perche’ sono troppi i testimoni di giustizia che non lavorano piu’. Gli imprenditori che in contesti ad alta densita’ mafiosa decidono di denunciare il racket fanno una scelta di liberta’ e di giustizia che pero’ costa ancora troppo”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione parlamentare Antimafia, commentando la notizia dell’imprenditore, testimone di giustizia, che ha accettato di demolire una casa abusiva di boss della Ndrangheta. “Spero che scuota il Ministro dell’Interno Alfano la notizia – afferma il deputato del Pd – che saranno proprio i mezzi di Gaetano Saffioti, sotto scorta da 17 anni, ad abbattere una villa abusiva riconducibile alla cosca Pesce a Rosarno. Una esempio che dovrebbe diventare prassi perche’ far lavorare gli imprenditori, testimoni di giustizia, nel territorio in cui hanno denunciato e’ un segnale decisivo per sconfiggere la forza intimidatorie delle mafie. Invece imprenditori come Cutro’, Masciari, Bentivoglio, Vaccaro Notte, sono sull’orlo del fallimento o hanno dovuto lasciare la propria terra. Quando un imprenditore ribelle alla mafia, diventa un mantenuto di Stato o peggio un fallito, perdiamo tutti e si allontana la ripresa dell’Italia”.
Solidarieta’ a Giacalone per querela
Mi unisco ai familiari delle vittime di mafia che hanno firmato una lettera aperta di sostegno al giornalista Rino Giacalone, recentemente querelato dalla signora Rosa Pace vedova del boss Mariano Agate. Giacalone e le famiglie vittime della violenza mafiosa hanno il coraggio della denuncia e questo e’ un bene prezioso per la collettivita’. Prima di rivendicare l’onorabilita’ di boss defunti, bisognerebbe almeno spendere una parola di comprensione e di condanna per le conseguenze della efferata brutalita’ dei comportamenti mafia. La giustizia ha bisogno di discernimento.