Parlamento e Governo forniscano gli strumenti a operatori di Giustizia

Ogni ‘professione’ ha il suo metro di valutazione: Parlamento e Governo hanno soprattutto il compito di fornire strumenti adeguati agli operatori della giustizia pechè non sia equivocabile l’impegno contro mafie e corruzione. Faccio due esempi: è possibile non ratificare il trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi? Paese che si è rivelato più volte base sicura per latitanti italiani di grosso calibro, da Matacena ad Imperiale. È possibile che la riforma del Codice Antimafia, votato alla Camera nel Novembre del 2015 sia da allora ferma in Senato. Eppure la crisi del sistema dei sequestri patrimoniali è evidente tanto quanto la sua importanza. Manca un mese all’anniversario dell’assassinio di Pio La Torre: sarebbe insopportabile arrivare al 30 di Aprile senza il voto del Senato

Che brutta figura con gli Emirati Arabi…

Gli Emirati Arabi hanno ratificato il trattato di cooperazione giudiziaria con l’Italia, noi no: che brutta figura. Nessuna delle spiegazioni che dal marzo 2016 il Governo in vari modi ha dato sulla questione della mancata ratifica dell’accordo di cooperazione giudiziaria e di estradizione tiene più: nemmeno le perplessità manifestate dal Quirinale sulla pena di morte, l’accordo firmato dal Ministro Orlando nel settembre del 2015 infatti è in tutto simile a quello che abbiamo con altri Paesi che contemplano la pena di morte, come gli USA. Si apprende ora che gli Emirati hanno proceduto sulla strada della ratifica di quell’accordo e quindi l’urgenza aumenta: che brutta figura rischia di fare l’Italia, con uno dei suoi principali partner economici! Vale la pena rammentare ancora una volta che esiste sempre e comunque il canale della così detta cortesia diplomatica per ottenere l’estradizione dei latitanti italiani e che in ogni caso diventa difficile persuadersi che il trattato, qualora dovesse essere ratificato anche dall’Italia, non varrebbe che per il futuro. Ancora la scorsa settimana sono intervenuto in Aula per sollecitare la risposta del Governo tanto alla interrogazione che ho a suo tempo presentato, quanto alla risoluzione votata a larga maggioranza in Comissione Giustizia nell’ottobre del 2016: ma dal Governo nessuna reazione. Peccato

Accordo di cooperazione giudiziaria con la Colombia

Gli accordi di cooperazione giudiziaria firmati con la Colombia ieri, soprattutto per gli aspetti relativi alle confische senza condanna, rappresentano un altro passo nella giusta direzione, che conferma la serietà del lavoro del Ministro Orlando, in sintonia con gli impegni espressi dal Presidente Gentiloni nel suo discorso alla Camera dei Deputati. Ma proprio questi risultati positivi rendono ancora più lampante l’assenza di qualunque progresso nel rapporto con gli Emirati Arabi Uniti rispetto alle note e più volte denunciate latitanze alla luce del sole di ricercati come Matacena, Imperiale, Nucera, Landi e di Vincenzo Speziali, che invece dovrebbe trovarsi in Libano. Lunedì presenterò una interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro dell’Interno, Minniti e al Ministro degli Esteri, Alfano, prima di tutto se risultino ancora negli Emirati e in Libano i ricercati cui ho fatto cenno, poi come intendano dare seguito alla risoluzione approvata a larga maggioranza in Commissione Giustizia poche settimane fa, che impegna il Governo ad agire senza ulteriori ritardi in via diplomatica per ottenere l’estradizione di questi ricercati, da Paesi che restano grandi partner dell’Italia. Non c’è un solo buon motivo per non farlo: tanto più che dal 19 Gennaio di aprirà a Roma il processo “Labirinto”, che riguarda un insieme di relazioni ed ipotesi di condotte delittuose, da mettere in relazione con quanto esplorato dall’inchiesta Breakfast

Gaetano D’Ambra, Santo Parisi e Cristian Micalizzi: fare PIENA luce

Mattiello: invierò al più presto alla Procura di Messina e all’avv. di parte civile copia della mia interrogazione parlamentare con relativi allegati, per ogni eventuale utile approfondimento. Sono rimasto molto turbato dalla morte di Gaetano D’Ambra, Santo Parisi e Cristian Micalizzi il 29 Novembre sulla Sansovino e voglio mettere a disposizione quello che posso per contribuire a fare piena luce su questa drammatica vicenda. Mi sono occupato della Società di navigazione Siciliana (SNS), cui è riconducibile la Caronte&Tourist, per altro e cioè per i passaggi di proprietà della SIREMAR, che la Compagnia delle Isole vendette a SNS. Questi passaggi di proprietà hanno portato a quello che di fatto è oggi una sorta di monopolio della navigazione nelle acque siciliane riferibile ad uno stretto gruppo di famiglie: infatti la Società di Navigazione Siciliana è una nuova compagine societaria di cui fa parte la “Caronte&Tourist” al 50 per cento, e l’altra metà è della “Ustica Lines. Dai certificati camerali delle seguenti società: USTICA LINES S.p.a. (o anche UL), NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA S.p.a. (o anche NGI), CARONTE & TOURIST S.p.a. ( o anche C&T), SOCIETA’ NAVIGAZIONE SICILIANA risulta chiaramente che trattasi di una “identità economica commerciale finanziaria” unica riconducibile totalmente alle famiglie Franza, Morace, Matacena, La Cava, Genovese di Francantonio. Avevo allora interrogato il Ministro delle Infrastrutture Del Rio sulla opportunità di questa operazione e avevo rivolto la medesima questione in Commissione Antimafia al Presidente della Regione Crocetta. L’interrogazione è ancora in attesa di risposta, ma credo che il testo corredato dagli allegati possa offrire qualche spunto a chi sta oggi indagando.

Governo: voto la fiducia se impegno su latitanze

(ANSA) – ROMA, 12 DIC – “Se Gentiloni ci presenta una squadra di Governo con Alfano agli Esteri, io subordinerò il mio voto di fiducia ad un esplicito e chiaro impegno dal parte di Gentiloni stesso nel suo discorso alla Camera a chiudere entro il 2016 il dossier vergognoso delle latitanze alla luce del sole di Matacena, Speziali, Imperiale, Nucera, Landi”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Credo che in questa Legislatura – spiega il deputato dem – si debba fare soltanto ciò che risulti estremamente urgente, come per esempio definire gli interventi per le aree terremotate, ridando al più presto la parola ai cittadini con una nuova legge elettorale, perché venga eletto un nuovo Parlamento: ecco, tra le cose urgenti c’è la questione delle latitanze internazionali. Non parlo di quelle latitanze complicate dal particolare di non sapere dove stia il delinquente ricercato, come nel caso di Messina Denaro, del quale Maria Teresa Principato, procuratore aggiunto di Palermo, tornerà a riferire in Commissione Antimafia dopodomani. Parlo di quelle latitanze spudorate che riguardano ricercati di cui è noto il "domicilio”, perché stanno in Paesi terzi con i quali però i rapporti diplomatici sono tali da permettere eccome l’estradizione: Libano ed Emirati Arabi Uniti". “Il perdurare di queste latitanze è una chiara responsabilità della politica, perché magistrati ed investigatori hanno fatto quello che era in loro potere, che queste latitanze si protraggano ancora è una ferita alla credibilità delle Istituzioni italiane, insopportabile”, conclude Mattiello

Tana per gli Emirati!

Il Governo si impegni a non vanificare il lavoro straordinario dei nostri investigatori: basta mettere un piede a Dubai per essere salvi. Nelle ultime 24 ore le FFOO e la magistratura hanno assestato colpi duri alla criminalità organizzata: ieri a Napoli contro il clan Mallardo, questa notte a Rosarno con l’arresto di Marcello Pesce dopo 6 anni di latitanza, infine a Palermo con l’arresto di Matteo Cracolici già prestanome di Messina Denaro. Insomma: la mafia c’è, ma anche lo Stato, quando vuole. Peccato che poi, nonostante tutte le sollecitazioni possibili in sede parlamentare, fino al punto di votare una risoluzione in Commissione Giustizia insieme PD e 5Stelle, basti mettere un piede per esempio negli Emirati per essere salvi, come quando da bambini si giocava a nascondino toccando “tana!”. Una condizione mortificante e pericolosa per gli operatori della giustizia e per tutti i cittadini italiani. Le estradizioni da Paesi amici, per fatti di reato riconosciuti reciprocamente, dipende soltanto dalla volontà politica: i Trattati di cooperazione giudiziaria, quando ci sono, snelliscono le procedure, ma non sono mai condizioni necessarie. Non è soltanto la latitanza di Matacena a Dubai o di Vincezo Speziali in Libano a colpire negativamente, ora si aggiunge anche la vicenda di Krekar, anch’essa tutta da chiarire, se è vero che solo il 29 ottobre, sei dei presunti jihadisti della cellula meratese sono stati rinviati a giudizio per il processo d’Appello, previsto per il 13 marzo del prossimo anno. Tra questi appunto, anche Krekar, per il quale non si comprendono le reali motivazioni del ritiro della richiesta di estradizione dalla Norvegia. Sarebbe vergognoso che anche il 2016 di chiudesse con un nulla di fatto.

Marittimi morti: interrogazione su monopolio

(ANSA) – ROMA, 30 NOV – “Alle tragiche fatalità abbiamo smesso di credere da un pezzo, per quanto mi riguarda dal 22 novembre del 2008, quando Vito Scafidi perse la vita nel crollo all’istituto Darwin di Rivoli. I morti di Messina, Gaetano D’Ambra, Christian Micalizzi e Santo Parisi, pretendono giustizia oltre al conforto giustamente espresso dalle parole del Presidente della Repubblica Mattarella e del Presidente Renzi”. Così il deputato Pd Davide Mattiello. “A loro e al Ministro Delrio – prosegue – ricordo che da mesi ho presentato una interrogazione parlamentare proprio sulla vicenda della vendita di Siremar a SNS, per capire se la costituzione di questo monopolio di fatto della navigazione civile siciliana sia stata la cosa migliore che potesse accadere, valutando gli interessi dei cittadini siciliani, dei lavoratori, dello Stato.
Anche questa risposta è una risposta dovuta”

Approvata la risoluzione che impegna il Governo sull’estradizione dagli Emirati

Mattiello: Sul trattato di estradizione e di
mutua assistenza giudiziaria tra l’Italia e gli Emirati arabi uniti, sottoscritto il 16 settembre 2016.

 

TESTO APPROVATO

La II Commissione,

premesso
che:

è
passato poco più di un anno dall’accordo siglato dal Ministro Orlando con le
autorità degli Emirati Arabi in materia di cooperazione giudiziaria e di
estradizione, consistente in un trattato di estradizione e di mutua assistenza
giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il
Governo degli Emirati Arabi Uniti, ed un accordo di cooperazione giudiziaria in
materia penale fra i due Paesi, con l’intento di migliorare e intensificare la
collaborazione fra Italia ed Emirati Arabi Uniti in materia di giustizia, alla
luce, da un lato, della crescita dei rapporti economici, finanziari e
commerciali e dell’aumento esponenziale del numero di connazionali residenti
negli EAU e, dall’altro, dell’aumento delle richieste di estradizione e di
assistenza giudiziaria formulate da parte italiana;

in
particolare, con il Trattato di estradizione i due Pesi si sono impegnati
reciprocamente a consegnare persone ricercate che si trovano sul proprio
territorio, per dare corso ad un procedimento penale o consentire l’esecuzione
di una condanna definitiva, mentre l’Accordo di mutua assistenza giudiziaria
impegna invece Italia ed Emirati Arabi Uniti a collaborare in materia di
ricerca e identificazione di persone, notificazione di atti e documenti,
citazione di soggetti coinvolti a vario titolo in procedimenti penali,
acquisizione e trasmissione di atti, documenti ed elementi di prova,
informazioni relative a conti presso istituti bancari e finanziari, assunzione
di testimonianze o di dichiarazioni (ivi inclusi gli interrogatori di indagati
ed imputati), espletamento e trasmissione di perizie, esecuzione di attività di
indagine, effettuazione di perquisizioni e sequestri, nonché sequestro,
pignoramento e confisca dei proventi del reato e delle cose pertinenti al
reato. L’accordo prevede inoltre che l’assistenza possa essere accordata anche
in relazione a reati tributari e fiscali;

ad
oggi l’Italia non ha ancora concluso questo percorso, ratificando il trattato,
percorso così positivamente intrapreso dal Governo al fine di sanare una
negativa smagliatura nei rapporti tra i due Paesi, che sono per altro ottimi partner
commerciali soprattutto nei settori dell’energia e della difesa. Gli Emirati,
per esempio, sono i primi importatori al mondo di sistema di difesa e armamenti
italiani;

il
3 marzo 2016 la ratifica dell’accordo è stata presentata in Consiglio dei
ministri per ottenerne l’approvazione, passaggio che sembrava una pura
formalità, essendo stato preceduto dal placet dei Ministeri interessati,
interno, giustizia, economia e finanze, ma punto all’ordine del giorno venne
rinviato e il trattato rimandato per ulteriori approfondimenti. Pare che il
nodo fosse legato alla pena di morte, presente nell’ordinamento emiratino, che
farebbe sorgere riserve circa la possibilità di ratificare un accordo di questo
tipo;

in
merito al ritardo nella ratifica dell’accordo è stata presentata
un’interrogazione a risposta in Commissione, la n. 5-09675;

il
Ministro Orlando, sin da subito, aveva reso noto l’interesse del Governo
italiano in merito ad una pronta operatività dei due accordi;

va
considerata in questo quadro, inoltre, positivamente la grande quantità di
trattati che, opportunamente, il Parlamento sta approvando in questo periodo su
materie analoghe. Per fare soltanto qualche esempio tra i più recenti votati
alla Camera ci sono quelli con Austria, Vietnam, Andorra, Stati Uniti
Messicani, Armeni, Iraq, Filippine;

la
presenza di latitanti in quei territori, purtroppo ad oggi, non è affatto
diminuita, e gli ultimi clamorosi fatti di cronaca accrescono la necessità e
l’urgenza di una piena e completa operatività dell’accordo: il riferimento è,
in ordine di tempo, prima all’individuazione negli Emirati di Cetti Serbelloni,
che deve scontare una condanna definitiva per aver evaso tasse in Italia per
circa un miliardo di euro, poi al ritrovamento di due opere di Van Gogh rubate
ad Amsterdam nel 2002, riconducibili ad attività di riciclaggio del
narcotrafficante Imperiale, lui pure individuato negli Emirati: si tratta di
fatti che si aggiungono all’ormai da tempo noto caso dell’ex-parlamentare
Matacena, condannato in via definitiva a tre anni di reclusione per concorso
esterno in associazione mafiosa nella fattispecie di ’ndrangheta e delinquenti
dediti al riciclaggio internazionale come messo recentemente in evidenza dalle
inchieste napoletane contro la camorra;

le
autorità giudiziarie italiane, che si occupano di casi legati alle richieste di
estradizione da quel Paese, hanno più volte segnalato come gli Emirati rischino
di diventare una sorta di porto franco per latitanti italiani e riciclatori
internazionali: diverse associazioni e personalità che si battono per la
legalità e gli organi di informazione più volte si sono occupati della vicenda,
con prese di posizione, servizi, inchieste, reportage e campagne, come
per esempio quella del giornale online Ytali,

impegna il Governo:

a
presentare con urgenza, il disegno di legge per l’autorizzazione alla ratifica
dei trattati di estradizione e di mutua assistenza giudiziaria tra l’Italia e
gli Emirati Arabi Uniti, sottoscritti dalle parti il 16 settembre 2015,  ricercando le soluzione maggiormente
compatibili con la tutela dei principi costituzionali;

nelle
more della ratifica del trattato, a agire in via diplomatica al fine di
ottenere l’estradizione di Amedeo Matacena.

«Mattiello, Verini».

Matacena: il Governo conferma l’impegno per l’estradizione

Il Governo conferma impegno per tempestiva estradizione di Amedeo Matacena. Un segnale dovuto a magistrati, investigatori e italiani per bene. In Commissione Giustizia Camera stiamo discutendo due risoluzioni, una presentata da me insieme all’on Verini e una dal collega Ferraresi del M5S, che impegnano il Governo sia sulla definitiva ratifica dei trattati di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi Uniti, sia sul tempestivo perfezionamento della estradizione di Amedeo Matacena, tra l’altro condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Governo nell’esprimere i propri pareri sui due testi ha comunque annunciato di avere ribadito la richiesta di estradizione del Matacena sulla base dei Trattati già storicamente sottoscritti dai due Paesi, a cominciare dalla Convenzione contro il crimine transazionale del 2000. Sono soddisfatto anche perché questa strada è quella che io stesso avevo auspicato e suggerito fin dal 2014. Le risoluzioni saranno comunque votare nei prossimi giorni’

Sei mesi son passati..

(ANSA) – ROMA, 11 OTT – “Sono passati sei mesi dalla morte del colonnello Omar Pace, ancora nessuna notizia dalle indagini aperte”. A sottolinearlo è il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, che si chiede: “Cosa sappiamo? Il finanziere, in forza alla DIA, lavorava per la DDA di Reggio Calabria ed era uno dei massimi esperti di informatica; aveva seguito il sequestro dei pc di Scajola ed era teste per il Pubblico Ministero; doveva testimoniare a Reggio Calabria nell’ambito del processo che vede imputati, tra gli altri, Scajola, Rizzo, Speziali, ma si è tolto la vita; aveva una moglie e due figli piccoli; aveva una crociera prenotata e la cresima del figlio di li a poco; aveva perso il padre, ma diversi anni prima e la sorella dopo una lunga malattia; era preoccupato perché temeva di essere pedinato; era amareggiato perché lo avevano cambiato di ruolo; era frustrato perché non lo avevano autorizzato più ad intervenire in pubblico come docente”. “Cosa non sappiamo: se la storia di Omar Pace sia la storia di un uomo cui ad un certo punto si è rotto qualcosa dentro o se sia la storia di un uomo cui abbiano rotto qualcosa dentro, per evitare che si rompesse qualcos’altro fuori. Non sappiamo a che punto siano le indagini in corso. Di certo non smetteremo di fare attenzione su tutto ciò che sta succedendo tra Reggio Calabria, Roma, Milano, Genova e Dubai”, conclude il deputato