Senato: ritirare emendamenti a Codice Antimafia

(ANSA) – ROMA, 8 MAG – “Ritirare gli emendamenti in Senato è l’unica via per non far saltare la riforma del codice Antimafia: a sostenerlo è il deputato del Pd Davide Mattiello, relatore del provvedimento alla Camera. "Dopo oltre un anno e mezzo di stop, il Senato – afferma Mattiello – ha calendarizzato per il 16 Maggio l’arrivo in Aula della riforma, ma con la clausola ‘ove concluso’ dalla Commissione Giustizia. La Commissione Giustizia, qualora continuasse la discussione sul punto più problematico, quello delle competenze della Agenzia, rischierebbe di non concludere in tempo, con ciò perdendo l’appuntamento col l’Assemblea”. Mattiello evidenzia che se si volesse estendere la competenza della Agenzia anche ai sequestri, il lavoro della Agenzia aumenterebbe esponenzialmente e si dovrebbero trovare coperture impossibili per potenziarla, “facendola diventare una specie di nuova Iri. Diversamente il sistema collasserebbe.
L’equilibrio a suo tempo trovato alla Camera, d’intesa col Governo, è efficiente e tiene conto del bisogno rappresentato dalla magistratura di essere coadiuvata nella gestione dei sequestri e delle confische non definitive: infatti il testo approvato nel 2015 prevede la possibilità di farsi assistere dalla Agenzia. Con la Legislatura che volge al termine, l’atto politico più responsabile sarebbe ritirare gli emendamenti su questo punto e portare il testo in Aula il 16 maggio”

Agenzia Beni Confiscati: NO a una nuova Iri

Nel giorno dell’avvicendamento al vertice dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, rinnovo l’appello ai Ministri dell’Interno e della Giustizia: sarebbe un errore grave trasformare l’Agenzia in una nuova ‘IRI’. Immaginare, come pare stiano facendo i Senatori in Commissione Giustizia, di estendere la competenza dell’Agenzia alla gestione dei beni beni fin dalla fase del sequestro significa o far esplodere definitivamente l’Agenzia medesima o trasformarla in una super struttura come risorse paragonabili a quelle di un ministero. Davvero si vuole questo? E dove sono le coperture necessarie? Noi alla Camera abbiamo trovato un equilibrio utile, concentrando le funzioni dell’Agenzia sulla fase della destinazione e del controllo di ciò che avviene dopo la destinazione: ad oggi non si fa praticamente mai e invece non è cosa meno importante che destinare rapidamente i beni definitivamente confiscati. Intanto un pensiero di gratitudine al Prefetto Postiglione che va in pensione dopo aver guidato con energia l’Agenzia in questi anni, intensificando significativamente le destinazioni dei beni e moltiplicando i protocolli a sostegno dei progetti di riutilizzo: auguri di buon lavoro al Prefetto Sodano, che lo sostituisce

Riforma codice antimafia: rischiamo di buttare via tutto!

(ANSA) – ROMA – “Chiedo al Ministro Orlando di promuovere una riunione urgente sulla riforma del Codice Antimafia”. A dirlo è il deputato Pd Davide Mattiello. “Ho partecipato oggi – spiega – alla manifestazione nazionale convocata dai sindacati a Portella della Ginestra a 70 anni dalla strage di lavoratori, lavoratrici e bambini che segnò il debutto in epoca repubblicana della convergenza di interessi tra criminalità organizzata e pezzi di Stato: la liberazione del lavoro da ogni forma di mafia era allora ed è ancora oggi cartina di tornasole per capire la qualità democratica del nostro Paese. Lo sapeva bene Pio La Torre, padre del sistema di prevenzione patrimoniale che consente l’aggressione dei capitali illeciti e lo sa bene questo Parlamento che da quattro anni lavora al potenziamento del Codice Antimafia. Il Senato, che ha tenuto fermo il testo per oltre un anno e mezzo, adesso, con la Legislatura che volge al termine, non soltanto lo sta modificando, ma rischia di farlo stravolgendo l’impianto votato dalla Camera, che è coerente con la proposta uscita dalla Commissione Antimafia nel 2014”. “Ora – conclude il deputato che è stato relatore alla Camera del provvedimento – visto che la Commissione Antimafia è composta anche da 25 Senatori, alcuni dei quali fanno anche parte della Commissione Giustizia del Senato, vorrei proprio capire cosa è cambiato. In questo modo l’esito probabile del percorso è quello di buttare via tutto e credo che nessuno se lo possa permettere”

Su antimafia e credibilità

La lotta alle mafie e alla corruzione ha bisogno di credibilità, invece viviamo ancora troppi paradossi e i cittadini italiani si allontanano dalla politica.
Per esempi: domani ricorderemo l’assassinio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, uccisi 35 anni fa, soprattutto a causa dell’impegno di La Torre sul fronte innovativo e fondamentale dell’aggressione ai patrimoni mafiosi. Ma con che faccia ne parleremo visto che la riforma del Codice Antimafia, che serve proprio a potenziare il sistema delle confische, dopo essere stata approvata dalla Camera a Novembre del 2015 è ferma in Senato? Con che faccia ne parleremo, sapendo che in Senato qualcuno prepara emendamenti per stravolgere il testo licenziato dalla Camera, con il probabile esito di lasciare tutto come è? Eppure allo scoppio del “caso Saguto” tutti a chiedere, giustamente, norme più rigorose nella gestione dei beni sequestrati e confiscati: ecco, quelle norme sono nel testo della Camera e rischiamo di buttare via tutto. Dopo domani saranno 70 anni dalla strage di Portella della Ginestra che segna simbolicamente l’inizio in epoca repubblicana della ininterrotta convivenza tra pezzi di Stato e mafia. Con che faccia ne parleremo se ad oggi, pur sapendo quanti pericolosi latitanti italiani fuggono alla giustizia rifugiandosi a Dubai, non siamo ancora riusciti ad approvare il Trattato di cooperazione giudiziaria e di estradizione con gli Emirati Arabi, nonostante che nel Settembre del 2015 il Ministro Orlando abbia firmato con il suo omologo emiratino l’accordo di cooperazione? Non rischia questa situazione vergognosa di suonare come una conferma della attualità e resilienza di rapporti altolocati tra mafie e pezzi di Istituzioni? Ultimo esempio: le parole del procuratore di Catania Zuccaro sulle ONG. Se la preoccupazione del procuratore è quella di segnalare il pericolo di una possibile convergenza criminale tra gli interessi degli scafisti e gli interessi di certa cooperazione non governativa, vorrei tranquillizzare il Procuratore: la sveglia è suonata per tutti, anche per i più pigri, il 2 dicembre del 2014 con gli arresti di Mafia Capitale. Da allora in tanti abbiamo fatto quello che abbiamo potuto per alzare le difese, anche con l’approvazione in Parlamento di norme più stringenti sul sistema di accoglienza. Piuttosto vorrei segnalare al procuratore Zuccaro, che ha una grande esperienza sul fronte dell’antimafia, che frasi del genere posso servire a coloro che intendono distruggere un intero sistema, esattamente come accadde con i collaboratori di giustizia.

«Caro Andrea, l’uguaglianza al centro del tuo discorso politico mi convince»: la lettera di Davide Mattiello ~ Andrea Orlando, candidato alla segreteria del Partito Democratico

«Caro Andrea, l’uguaglianza al centro del tuo discorso politico mi convince»: la lettera di Davide Mattiello ~ Andrea Orlando, candidato alla segreteria del Partito Democratico

Consip: sull’intervento del Presidente Albamonte..

Forse è un lapsus quello del Presidente Albamonte, da prendere comunque molto sul serio. Nella intervista rilasciata a Repubblica il dott. Albamonte, PM della Procura di Roma, da poco nuovo presidente dell’ANM, intervenendo con grande equilibrio sulla vicenda CONSIP, mette in guardia da un altro rischio: quello della violazione del segreto istruttorio, un rischio che sarebbe aumentato da quando il Legislatore nell’agosto del 2016 ha introdotto l’obbligo di informazione gerarchica in capo alla Polizia Giudiziaria. Ma nella vicenda CONSIP la delega di Polizia Giudiziaria, fino a che l’inchiesta è stata fatta dalla Procura di Napoli, l’ha avuta il NOE dei Carabinieri, per i quali l’obbligo di informare la linea gerarchica è sancito dal 2010. Forse il dott. Albamonte nel sottolineare la problematicità di queste norme, problematicità che io condivido, aveva in mente un’altra vicenda: quella dello spione-massone Giulio Occhionero, che è costata il posto al dott. Di Legami, allora capo della Polizia Postale, con delega di PG. Il titolare dell’inchiesta è proprio il dott. Albamonte, che ha chiesto il giudizio immediato sulla vicenda Occhionero. Una inchiesta che merita la massima attenzione perché è un’altra di quelle storie che rimanda ai sistemi di potere, così determinanti nel nostro Paese. Dovremo pure capire per chi lavorassero da anni i fratelli Occhionero, archiviando quintali di informazioni sensibili, a meno di considerare GIULIO Occhionero un curioso collezionista. Per questo auspico che il giudizio sia tanto immediato quanto profondo

Sfruttamento: la marcia di Borgo Mezzanone

Centinaia di persone marciano da Borgo Mezzanone attraverso la capitanata per dire basta allo sfruttamento bracciantile. Una manifestazione coraggiosa, che mi ha ricordato certe azioni nonviolente di Danilo Dolci. Siamo consapevoli che il contrasto al caporalato, oggi rafforzato dal nuovo articolo 603 bis del codice penale che riconosce finalmente la corresponsabilità di caporale e imprenditore, da solo NON basta a liberare il lavoro in agricoltura. Ci sono almeno altri due fronti aperti: la formazione del prezzo del prodotto, nel rapporto tra agricoltori e grande distribuzione e la concorrenza globalizzata che spesso penalizza ingiustamente le imprese italiane. Abbiamo camminato con una gerbera rossa in mano per ricordare l’impegno di Stefano Fumarulo improvvisamente scomparso pochi giorni fa.

Usura e racket: importante iniziativa del Prefetto Cuttaia

Importante iniziativa del Commissario straordinario del Governo per le vittime di usura e racket, Prefetto Cuttaia, che oggi ha riunito il Comitato di Solidarietà a Reggio Calabria: un segnale di attenzione che incoraggerà le vittime a reagire. Auspico che questa scelta oltre ad avere un alto valore simbolico, concorra anche concretamente a risolvere alcune situazioni sospese da troppo tempo in un territorio nel quale il grande sforzo delle Istituzioni nel contrasto alla criminalità organizzata è evidente, basti pensare al processo Gotha, che ha riunito diversi filoni di inchiesta che riguardano in ipotesi il dirottamento sistematico della funzione pubblica, che poi è la più grave forma di estorsione. Mi impegno, come coordinatore del V comitato della Commissione Parlamentare anti mafia a raccogliere i suggerimenti che il Comitato intende avanzare per migliorare le norme a sostegno delle vittime di racket e usura. A cominciare da questo punto: non è possibile considerare come soggetti degni di tutela soltanto i soggetti economici e non, per esempio, i lavoratori che denuncino i caporali e i datori che li sfruttano. Sfruttare un lavoratore non equivale forse ad estorcergli il dovuto?

Di Matteo: sconcertante la decisione del DOG

È sconcertante la decisione sul PM Di Matteo da parte del DOG, meglio ripensarci. Ho provato a comprendere quanto appreso ieri dall’articolo di Palazzolo, ma francamente non ci sono riuscito: davvero il DOG avrebbe sospeso per sei mesi la immissione in possesso del nuovo ufficio di Di Matteo in ragione della assoluta eccezionalità della situazione del magistrato? Ma la eccezionalità della situazione non è forse relativa alle pesanti minacce per la vita del dott. Di Matteo, in forza delle quali il CSM mesi fa aveva proposto un trasferimento d’urgenza per motivi di sicurezza proprio alla DNA? Allora il dott. Di Matteo aveva rifiutato con grande dignità desiderando che il trasferimento avvenisse esclusivamente in ragione dei titoli per i quali aveva avanzato la propria candidatura. Cosa che in effetti avvenne. Ora che tutto potrebbe compiersi, il DOG decide di lasciarlo a Palermo altri sei mesi. In questo modo si evita che il PM Di Matteo possa sommare da subito il ruolo di PM della DNA con il ruolo di PM applicato al processo Trattativa: per qualcuno sarebbe stato troppo? E poi: cosa dovrebbe succedere da qui a sei mesi per rendere superabili le così dette eccezionali condizioni?