È sconcertante la decisione sul PM Di Matteo da parte del DOG, meglio ripensarci. Ho provato a comprendere quanto appreso ieri dall’articolo di Palazzolo, ma francamente non ci sono riuscito: davvero il DOG avrebbe sospeso per sei mesi la immissione in possesso del nuovo ufficio di Di Matteo in ragione della assoluta eccezionalità della situazione del magistrato? Ma la eccezionalità della situazione non è forse relativa alle pesanti minacce per la vita del dott. Di Matteo, in forza delle quali il CSM mesi fa aveva proposto un trasferimento d’urgenza per motivi di sicurezza proprio alla DNA? Allora il dott. Di Matteo aveva rifiutato con grande dignità desiderando che il trasferimento avvenisse esclusivamente in ragione dei titoli per i quali aveva avanzato la propria candidatura. Cosa che in effetti avvenne. Ora che tutto potrebbe compiersi, il DOG decide di lasciarlo a Palermo altri sei mesi. In questo modo si evita che il PM Di Matteo possa sommare da subito il ruolo di PM della DNA con il ruolo di PM applicato al processo Trattativa: per qualcuno sarebbe stato troppo? E poi: cosa dovrebbe succedere da qui a sei mesi per rendere superabili le così dette eccezionali condizioni?
Stato-Mafia: sostegno a magistrati Palermo
(ANSA) – ROMA, 15 GIU – “Abbiamo il dovere di fare attenzione a quello che succede nel ‘processo Trattativa’. Oggi e domani la Corte d’Assise del Tribunale di Palermo titolare del processo ‘Trattativa’ svolge importanti udienze a Roma: una occasione per parteciparvi testimoniando ancora una volta rispetto per cio’ che sta avvenendo in questo dibattimento”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Proprio in un momento in cui varie voci si levano per fischiare la fine della partita, decretando che il processo- Trattativa starebbe ormai su un binario morto – sostiene il deputato – e’ importante ribadire il pieno sostegno ai magistrati del tribunale di Palermo, consapevoli che episodi come le assoluzioni di Mannino, di Mori, di Obinu non rappresentano affatto la fine della storia. Cio’ che e’ successo tra il 1989 e il 1994 non ha smesso di succedere e avvelena ancora il nostro presente democratico, altrimenti Messina Denaro, custode dei documenti portati via dal covo di Riina, non sarebbe latitante e forse avremmo il Trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi operativo”.
Stato/Mafia: la politica approfondisca le parole di De Gennaro
(ANSA) – ROMA, 10 OTT – “Le parole di De Gennaro non riguardano soltanto il passato, la politica dovrebbe approfondire”. Lo dice Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia e Giustizia, dopo la deposizione di ieri dell’ ex capo della Polizia Gianni De Gennaro come testimone al processo in corso a Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia. “L’analisi lucida ribadita da De Gennaro – osserva Mattiello- e’ nota da tempo: negli archivi della Commissione Antimafia c’e’ anche l’importante relazione della DIA del 1993. La magistratura penale deve verificare se e quali reati furono commessi allora, ma la politica dovrebbe approfondire l’attualita’ di quella analisi. Cosa resta oggi di quella alleanza tra poteri criminali non soltanto mafiosi? Quanto ha influenzato e influenza la vita istituzionale del Paese? C’e’ un nesso con la perdurante latitanza di Messina Denaro e con le parole della dott.ssa Principato sulle coperture ‘altolocate’?”. L’ esponente Pd elenca altre domande: “Perche’ il pentito La Barbera ha pensato di ricordare a tutti attraverso le pagine di Repubblica, che i documenti segreti di Riina li ha Messina Denaro? Qual e’ stato il ruolo del Senatore D’Ali’, attualmente sotto processo con l’accusa di aver favorito la mafia trapanese? Ci sono connessioni tra la relazione DIA del 1993 e la definitiva sentenza di condanna di Dell’Utri? E tra i ‘pali della luce’ di Messina Denaro e gli investimenti della ‘ndrangheta nel ponente ligure?”. Mattiello ricorda che “la magistratura reggina aspetta ancora di poter vedere Amedeo Matacena, latitante a Dubai dall’agosto del 2013, e Vincenzo Speziali, recentemente graziato dalla Cassazione libanese. Esiste o no una rete relazionale unitaria e altolocata che ha stretto il proprio patto negli anni delle stragi e che da allora non ha mai smesso di fare affari e proteggere i propri cari?”