ANSA) – ROMA, 26 MAR – “Sbirri siete voi, don Ciotti secondino”. Un’altra scritta contro il sacerdote fondatore dell’associazione Libera e’ apparsa stamane a Palermo, dopo quelle della scorsa settimana a Locri, dove il 21 marzo si e’ svolta la manifestazione nazionale in ricordo di tutte le vittime della mafia. Il messaggio intimidatorio e’ stato scritto con la vernice nera nel quartiere Noce, su un muro all’ingresso di una villetta pubblica intitolata a Rosario Di Salvo, l’autista di Pio La Torre ucciso con il segretario regionale del Pci il 30 aprile del 1982. A poca distanza un’altra “dedica”: “Dalla Chiesa assassino”, con il disegno di una falce e martello e la firma Br. Entrambe le scritte sono state gia’ cancellate. Il Comune di Palermo ha inviato una squadra della Coime, che si occupa dei servizi di manutenzione, per eliminare le iscrizioni ma gia’ qualche cittadino le aveva parzialmente coperte. Solidarieta’ a Don Luigi Ciotti, anche in questa occasione, e’ arrivata da piu’ parti. A cominciare dal sindaco di Palermo: “A nome mio, dell’intera amministrazione e di tutta la citta’, condanno – ha dichiarato – il gesto di qualche incivile che oggi ha infangato la memoria del generale Dalla Chiesa e la figura di Don Ciotti”. Il Centro Studi Pio La Torre ha sottolineato, in una nota, che “le mafie nel momento in cui hanno raggiunto il punto piu’ basso della loro storia sanguinaria si sono ridotte a scritte notturne che non fanno spaventare piu’ nessuno. La coscienza antimafiosa della gente e’ piu’ forte e diffusa che mai”. “La lotta alla mafia e’ un patrimonio di tutti, lo dimostra il fatto che queste scritte sono state cancellate da qualche cittadino, segno che le battaglie, di chi ha deciso di dedicare il proprio impegno a favore della legalita’, sono un punto di riferimento di una comunita’ che non si lascia intimidire” ha dichiarato Anna Rossomando, parlamentare Pd. Solidarieta’ a Don Ciotti e alle Forze dell’Ordine anche da Davide Mattiello, componente della commissione Antimafia, secondo il quale “le scritte meschine sui muri di Palermo sono uno sprone ad andare avanti nella lotta a tutte le mafie”. E il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha aperto alla possibilita’ di riempire le maglie del club capitolino con una scritta in onore dell’associazione di Don Luigi Ciotti, con il quale il patron laziale ha avuto modo di confrontarsi in occasione del XV Congresso nazionale Us Acli in corso a Roma in questi giorni. “Quando prendo un impegno l’ho sempre mantenuto: ho gia’ messo il fiocco giallo per i maro’ e la scritta per i terremotati. Ne parlero’ con gli uffici del marketing”, ha detto Lotito. E restando in ambito calcistico, don Ciotti, ha difeso il lavoro della commissione Antimafia la cui inchiesta su presunti rapporti tra alcuni dirigenti della Juventus ed esponenti della ‘Ndrangheta, era stata etichettata come “processo mediatico” dal dg della Federcalcio, Michele Uva, salvo poi rettificare. “Se una commissione Antimafia chiede, si risponde a testa alta. Perche’ lo si vuole nascondere? Grazie a Dio qualcuno ci ha messo la testa e cerca di fare chiarezza ben venga. Non dobbiamo temere la verita’”, ha commentato il fondatore di Libera.
Stato-Mafia: sostegno a magistrati Palermo
(ANSA) – ROMA, 15 GIU – “Abbiamo il dovere di fare attenzione a quello che succede nel ‘processo Trattativa’. Oggi e domani la Corte d’Assise del Tribunale di Palermo titolare del processo ‘Trattativa’ svolge importanti udienze a Roma: una occasione per parteciparvi testimoniando ancora una volta rispetto per cio’ che sta avvenendo in questo dibattimento”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Proprio in un momento in cui varie voci si levano per fischiare la fine della partita, decretando che il processo- Trattativa starebbe ormai su un binario morto – sostiene il deputato – e’ importante ribadire il pieno sostegno ai magistrati del tribunale di Palermo, consapevoli che episodi come le assoluzioni di Mannino, di Mori, di Obinu non rappresentano affatto la fine della storia. Cio’ che e’ successo tra il 1989 e il 1994 non ha smesso di succedere e avvelena ancora il nostro presente democratico, altrimenti Messina Denaro, custode dei documenti portati via dal covo di Riina, non sarebbe latitante e forse avremmo il Trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi operativo”.
La politica ascolti le parole del procuratore Lo Voi
(ANSA) – ROMA, 16 MAR – “Bisogna che la politica ragioni sulle parole del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. Ma intanto facciamo tutto quello che e’ gia’ possibile”. Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia e relatore alla Camera della riforma del voto di scambio politico-mafioso (il cosiddetto 416 ter) nel 2014, che interviene sulle parole del procuratore Lo Voi che suggerisce di elaborare nuove fattispecie che fotografino meglio il rapporto di scambio tra mafiosi e imprenditori. “Qualche giorno fa il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti proponeva di considerare la corruzione una aggravante del 416 bis e il procuratore generale Scarpinato ha riproposto qualche settimana fa di rivedere le fattispecie di concorso esterno e anche lo stesso schema associativo del 416 bis. Io aggiungo che anche lo schema del 416 ter (il reato di voto di scambio-politico mafioso, ndr) appare sempre piu’ residuale: tutti questi elementi segnalano una riflessione critica importante”, prosegue Mattiello. “Le mafie – dice l’esponente dem – sono cambiate nei fatti ed e’ senz’altro opportuna una rivisitazione di alcune norme per verificarne fino in fondo l’adeguatezza a "mordere” la realta’. Ma intanto a certi imprenditori, che non vanno confusi con quelli che in stato di assoggettamento ubbidiscono a richieste variamente estorsive, che si siedono a tavola con i mafiosi in uno scambio di convenienze, forse piu’ che il concorso esterno, andrebbe contestato direttamente il 416 bis" (ovvero il reato di associazione di tipo mafioso). “La mafia, oggi – ragiona il deputato – e’ sempre piu’ sistema criminale che usa prioritariamente l’economia legale e subordinatamente quella illegale. Anche per questo la vicenda Scajola-Matacena e’ cosi’ interessante e paradigmatica: chissa’ che la grande operazione che ha portato in carcere proprio ieri Giorgio De Stefano non preluda a nuovi sviluppi”