Ministro, torni in cattiva compagnia!

Ministro Alfano le auguro di tornare in cattiva compagnia dagli Emirati Arabi. Il Ministro dell’Interno Angelino Alfano sarà impegnato oggi e domani negli Emirati Arabi con una serie di incontri istituzionali che comprenderanno le più alte cariche emiratine, compreso il Ministro per la Cooperazione internazionale. Il Ministro Alfano non dimenticherà certo di far valere la simpatia tra i nostri due Paesi per chiedere l’immediata estradizione dei latitanti italiani che svernano comodamente negli Emirati: è una questione di dignità per l’Italia. Il Ministro Alfano usa spesso la definizione “Squadra Italia”, ecco: la “squadra” fatta di magistrati ed investigatori che con professionalità e caparbietà hanno individuato reati e colpevoli, come nei casi di Matacena, Imperiale, Cetti Serbelloni, Landi.. E’ una “squadra” mortificata e con essa tutti gli Italiani per bene, perché poi basta avere soldi e coperture e la fuga negli Emirati garantisce impunità. Non si dica, per decenza, che serve prima approvare il Trattato di Cooperazione Giudiziaria e di Estradizione! Il Trattato serve a normalizzare una procedura, che resta però sempre nella disponibilità negoziale bilaterale tra gli Stati, soprattutto quando i rapporti sono buoni. E tra Italia ed Emirati sono più che buoni.

Giustizia: ancora nessun Trattato con Emirati

(ANSA) ROMA, 15 SET – E’ passato un anno dall’accordo siglato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando con le autorita’ emiratine in materia di cooperazione giudiziaria e di estradizione, “ma del trattato non c’e’ traccia. La vacanza dei latitanti purtroppo non e’ finita”. A ricordarlo e’ il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Un anno fa – scrive Mattiello – sembrava che Italia ed Emirati avessero intrapreso un percorso risoluto, volto a sanare una insopportabile smagliatura nei rapporti tra i due Paesi, che sono ottimi partner commerciali soprattutto nei settori dell’energia e della difesa. Gli Emirati sono i primi importatori al mondo di armamenti italiani. Invece no: il 3 Marzo del 2016 l’accordo si e’ affacciato per un momento al Consiglio dei Ministri per ottenerne l’approvazione, un passaggio che sembrava una formalita’, essendo stato preceduto dal placet dei Ministeri interessati ma a sorpresa il punto venne fatto saltare e il Trattato rimandato per approfondimenti. Da allora e’ scomparso dai radar. Pare che il nodo sia legato alla pena di morte, presente nell’ordinamento emiratino. Francamente e’ difficile credere che sia questo il motivo, dal momento che l’Italia ha rapporti consolidati con altri Paesi con le stesse caratteristiche, a cominciare dagli Stati Uniti”. “Spiace d’avvero: le autorita’ giudiziarie italiane hanno – prosegue Mattiello – segnalato piu’ volte come gli Emirati siano un porto franco per latitanti italiani e riciclatori internazionali, non e’ quindi soltanto il caso dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, che pure resta il piu’ offensivo per la credibilita’ dell’Italia”.

‘Ndrangheta: si faccia chiarezza su morte Pace

(ANSA) – ROMA, 11 SEP – “Sono passati cinque mesi dalla morte del tenente colonnello della guardia di finanza Omar Pace: aspettiamo risposte”. A sostenerlo e’ il deputato pd della commissione Antimafia Davide Mattiello a proposito della morte, avvenuta a Roma, di Pace, trovato suicida nel suo ufficio. “Oggi il Mondo ricorda il terrorismo che ha abbattuto le Torri Gemelle a NY, noi ricordiamo il terrorismo quotidiano e domestico che troppo spesso dirotta la democrazia nel nostro Paese: quello prodotto dall’incontro tra mafia, potere politico ed economico. Il danno prodotto all’Italia da questi sistemi criminali e’ incalcolabile: generazioni intere mortificate nelle loro legittime aspettative di vivere libere e di lavorare onestamente o avvelenate da una perversa cultura del potere che fa del clientelismo violento il modo normale di stare al Mondo”, prosegue il deputato. “La morte di Omar Pace va chiarita, le Procure e gli investigatori che stanno lavorandoci devono sentire la vicinanza e l’incoraggiamento di tutti coloro che vogliono una Italia normale. Cosa c’e’ scritto nella lettera lasciata da Omar Pace? Davvero era pedinato nell’ultimo periodo? Chi e perche’ ne ha deciso il cambiamento di ruolo all’interno della DIA? Davvero gli era stato "consigliato” di non intervenire piu’ in pubblico? Esiste un legame tra la morte di Omar Pace e gli sviluppi dell’inchiesta Breakfast? La DDA di Reggio Calabria attraverso le inchieste Breakfast e Mammasantissima e quella di Roma con l’inchiesta Labirinto stanno illuminando un sistema di relazioni eversivo per la sua capacita’ di permeare le Istituzioni piegandole ai propri interessi: e’ nella forza di questo sistema che va cercato il motivo della morte di Omar Pace? Si rassegnino coloro che pensano che ci dimenticheremo presto di questa vicenda", conclude Mattiello.

Ieri sono intervenuto alla trasmissione I fatti in diretta: si parlava di ‘ndrangheta.
Ho parlato (DAL MIN. 60) , a proposito anche della vicenda matacena, della capacità delle organizzazioni criminali mafiose di prolungare le latitanze. La durata di una latitanza è uno dei metri della forza pervasiva dell’organizzazione criminale.
Il perdurare della latitanza di Matacena, nelle condizioni che voi tutti conoscete, è del tutto inaccettabile.
Se questa latitanza perdura nel tempo è soltanto per una responsabilità politca ed istituzionale, perchè investigatori e magistrati hanno fatto tutto quello che dovevano e potevano fare.

RIPETO: QUESTA LATITANZA DURA NEL TEMPO PER RESPONSABILITA’ POLITICHE ED ISTITUZIONALI

Troppi interrogatici sulla morte del colonnello Pace

“Sono passati 4 mesi dalla morte del tenente colonnello Omar Pace: ci sono troppi punti interrogativi”. A sottolinearlo è il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia.
“Il colonnello Pace della Guardia di Finanza, in forze alla DIA di Roma e inserito nel gruppo di investigatori a supporto della DDA di Reggio Calabria – afferma Mattiello – era uno dei principali collaboratori del magistrato Giuseppe Lombardo nel dipanare la matassa informatica generata dall’inchiesta Breakfast e dalla "costola” di questa: l’inchiesta sulla latitanza di Amedeo Matacena che coinvolge anche l’ex Ministro Scajola. Omar Pace si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola, due giorni prima di deporre come teste proprio a Reggio Calabria. Davvero Pace era pedinato? Davvero gli erano stati cambiati in modo irragionevole incarichi e ruoli? Davvero gli era stato impedito di intervenire in pubblici dibattiti? Da chi e perché? Domande per ora senza risposte, anche se la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda". “Intanto – prosegue il deputato – Amedeo Matacena compie proprio in questi giorni il suo terzo anno di latitanza negli Emirati Arabi: una vergogna.
Se le più recenti ipotesi di accusa della DDA di Reggio Calabria e di Roma, penso ad inchieste come Breakfast, Labirinto, Mamma Santissima, troveranno conferma in sentenza, emergerà un sistema criminale politico-mafioso inquietante, che non sarà esagerato definire eversivo dell’ordine democratico. Abbiamo tutti il dovere di sostenere la ricerca della verità, ognuno in relazione al proprio ruolo. Chiedo ancora una volta cosa il Governo intenda fare per porre fine alla latitanza di Matacena, visto che nessuna decisione è stata presa nemmeno nell’ultimo CdM, e auspico che alla ripresa dei lavori parlamentari la Commissione Antimafia recuperi senza indugio l’audizione del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria De Raho e del sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Lombardo, che si sarebbe dovuta tenere ai primi d’agosto”, conclude.

Il Governo si ricordi di Matacena

(ANSA) – ROMA, 2 AGO – “Mentre il Senato decide su Caridi, il Governo si ricordi di Matacena”. Lo afferma in una nota Davide MATTIELLO, deputato Pd, membro della Commissione Antimafia e della Commissione Giustizia. “Magistratura e politica – sottolinea MATTIELLO – operano in campi distinti, rappresentando poteri indipendenti di rango costituzionale, ma questo impone oltre al rispetto reciproco anche una grande complementarieta’. Detto altrimenti: la magistratura ha il compito di certificare la verita’ giudiziaria, la politica ha il dovere di mettere la magistratura nelle condizioni migliori per svolgere questo compito e ha poi l’autonoma responsabilita’ di elaborare un giudizio politico che non si esaurisce in quello penale”. “La DDA di Reggio Calabria, da alcuni anni a questa parte – continua il deputato – sta esplorando una delle evoluzioni piu’ pericolose della criminalita’ organizzata, quella che sta all’ incrocio tra la legge Anselmi, che vieta le associazioni segrete e il 416 bis che colpisce l’associazione mafiosa. Quella evoluzione che il dott. Scarpinato chiama ‘masso-mafie’: organizzazioni dannose per la democrazia quanto e piu’ delle mafie tradizionali, quanto e piu’ del terrorismo, perche’ occupano stabilmente il potere istituzionale, dirottandone risorse, nomine, finalita’. Figure come Caridi e Matacena, nelle ipotesi investigative tanto quanto nelle evidenze giudiziarie gia’ cristallizzate – afferma MATTIELLO – si pongono come tasselli di questa evoluzione criminale. In attesa della decisione del Senato sulla richiesta di arresto del Senatore Caridi, rammento al Governo che Amedeo Matacena ha iniziato la sua terza estate da latitante a Dubai. Tra Italia ed Emirati Arabi non esiste un trattato di cooperazione giudiziaria: la bozza del trattato e’ stata firmata il 15 Settembre dal Ministro Orlando e dalle autorita’ emiratine, successivamente il 3 marzo 2016 il pre-trattato, acquisiti i pareri favorevoli di Giustizia, Interni e MEF, era iscritto all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, ma venne rimandato indietro per approfondimenti, da allora e’ scomparso dai radar. Chiedo ancora con forza al Governo italiano – conclude il deputato del Pd – di fare quanto e’ necessario per dare tempestiva attuazione al Trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed emirati per porre fine a questa latitanza che ha il sapore di una beffa per investigatori, magistrati e cittadini onesti”

Brutte notizie per Matacena..

(ANSA) – ROMA, 7 LUG – “Oggi un’altra brutta notizia per il latitante Amedeo Matacena: la Cassazione ha detto di no al ricorso di Contrada, che ha sperato nella riapertura del processo dopo che la Corte di Strasburgo gli aveva dato ragione sul concorso esterno”. A scriverlo e’ il deputato Pd DavideMattiello che da tempo chiede che il Parlamento dia il via libera al trattato di Cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi, dove Matacena e’ fuggito dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. “Al verminaio scoperchiato dall’inchiesta Labirinto il Governo e noi dovremmo rispondere apparecchiando con urgenza quegli strumenti che servono a fare giustizia piu’ e meglio, non penso soltanto al Trattato di cooperazione giudiziaria che non c’e’, penso anche all’interrogazione che ho fatto ed e’ rimasta senza risposta che riguarda il monopolio del trasporto nel mare siciliano e calabrese. Ma penso anche alla riforma del Codice Antimafia e alla riforma della normativa sui Testimoni di Giustizia”, prosegue Mattiello. “Dietro le fortune imprenditoriali e politiche di alcuni dei protagonisti di queste vicende c’e’ ancora tanta, ingombrante, intramontata DC: quella che democristiani siciliani coraggiosi come Reina e Mattarella provarono ad arginare, quella con la quale Andreotti si faceva piedistallo. Il lavoro della magistratura disegna instancabilmente una rete di relazioni, fatta di gente che spara e spaccia, gente che ricicla e investe, gente che fa politica: questa rete e’ forte, fa paura a chi la conosce e la subisce e fa paura anche a chi decide di conviverci e cercarci della convenienza. Questa rete e’ mafia. Quella di cui parlava la dott.ssa Principato, alludendo alle coperture altolocate che favoriscono la latitanza di Messina Denaro. Coperture che si preoccupano degli amici in difficolta’, procurando vie d’uscita e ostacolando il lavoro della giustizia”, conclude il deputato dem.