pace europa

“Per fare un tavolo ci vuole un fiore”, ve la ricordate?

Ecco, parafrasando, dico: per fare la pace ci vuole un referendum pan-europeo.

Intanto: la pace, punto di partenza e di arrivo del ragionamento, come il “tavolo” di quella canzone. Una Unione Europea incapace di pace dentro e fuori i propri confini è semplicemente il fallimento dell’idea stessa di Europa generata dall’orrore delle grandi guerre del ‘900, con tutto il loro corredo di violenza, totalitarismo e collasso di tante pallide democrazie. Una Unione Europea che sdogani l’antico motto “Si vis pacem para bellum”, che si ri-abitui alla guerra come normale strumento di governo delle cose e corra senz’altro ad armarsi, tradisce l’enorme sforzo che fu compiuto da quei sopravvissuti per sotterrare con i morti anche il bisogno di vendetta, tanto da costruire convivenza con i propri acerrimi nemici. Uno sforzo del quale evidentemente non siamo più capaci perché non abbiamo vissuto sulla pelle simili tragedie (d’altra parte abbiamo un Ministro dell’Interno che accusa chi parte con i barconi alla volta dell’Europa di scarso senso di responsabilità).

Ma non potrà mai più esserci un’Europa capace di pace senza giustizia sociale, il “legno” della canzone. La giustizia sociale è quella cosa per la quale chi nasce in condizioni di svantaggio incontra, proprio grazie alle Istituzioni, opportunità di riscatto, di realizzazione personale e collettiva (scuola, casa, sanità, lavoro, ambiente, mobilità). Cosa c’entra la giustizia sociale con la pace? Se c’è giustizia sociale si allarga la platea dei cittadini consapevoli che possono dire la propria liberamente, organizzandosi efficacemente, invece se non c’è giustizia sociale ad allargarsi è il divario tra l’elite che sa, parla, decide e la massa di impoveriti che resta disorientata, muta, schiacciata dalla necessità. Alle elite la guerra è sempre piaciuta, perché la fanno fare ai poveri.

Ma non potrà esserci in Europa questa giustizia sociale senza giustizia fiscale, “l’albero” della canzone. La giustizia fiscale è quella cosa per la quale tutti i cittadini europei e tutti i soggetti economici che fanno affari in Europa contribuiscono secondo principi di equità e progressività alla spesa pubblica. Ma questa cosa non potrà mai succedere senza l’armonizzazione tra i sistemi fiscali europei, che oggi legalmente gareggiano l’uno contro l’altro per soffiarsi i “clienti” più facoltosi e senza un radicale contrasto ad ogni forma di elusione fiscale e di evasione fiscale.

Ma non potrà farsi questa giustizia fiscale in Europa senza una Costituzione federale, il “seme” della canzone. La Costituzione federale è quella cosa per la quale l’Unione europea smette di essere un condominio di Stati nazionali litigiosi e spesso in competizione e diventa un soggetto politico unitario ed indivisibile, fondato su uguali diritti ed uguali doveri, recuperando almeno un po’ del coraggio e della lungimiranza con cui si misero a fattor comune acciaio e carbone negli anni ’50 del secolo scorso.

Ma non avremo mai una Costituzione federale senza che il Parlamento europeo, forte della sua originaria legittimazione universale, derivata dalla diretta manifestazione di volontà politica da parte dei cittadini europei, decida di fare della X Legislatura una Legislatura COSTITUENTE, il “frutto” della canzone. Una Legislatura costituente è prima di tutto un atteggiamento politico: l’atteggiamento di chi rivendichi la centralità del Parlamento europeo nel processo di superamento della attuale configurazione istituzionale della Unione Europea, rispetto al ruolo di Consiglio e Commissione che fatalmente riflettono le volontà degli Stati membri.

Ma una Legislatura costituente che pure riuscisse con successo a guidare un simile processo, non potrebbe sperare di vedere “vivere” la nuova Europa federale, senza affrontare la sfida di un referendum pan-europeo, il “fiore” della canzone. Bisognerà infatti che il popolo europeo, che si manifesta nel momento in cui elegge a suffragio universale i propri rappresentanti parlamentari, venga nuovamente evocato nel momento in cui da questi ricevesse la proposta del nuovo patto di convivenza, evitando così che proprio questo apicale esercizio di democrazia sia risucchiato dalle dinamiche nazionali attraverso referendum confermativi organizzati Stato per Stato. Come avvenne nel 2005 con i risultati infausti che ricordiamo.

Insomma: per fare la Pace, ci vuole un referendum pan-europeo!

Diversamente il rischio sempre più evidente è quello di assistere all’implosione della casa comune europea a colpi di Qatar-gate, Mosca-gate, Pfizer-gate tanto utili a coloro che scommettendo sulla perdita di credibilità delle istituzioni comunitarie, affilano gli artigli arrugginiti delle identità nazionalistiche, che portano non fiori, frutti, semi, alberi e tavoli ma guerra, guerra ed ancora guerra.

 

 

Natalonga per l’Europa: siamo arrivati a Ventotene

Foro di Davide Mattiello accanto al cartello ONEurope

Foro di Davide Mattiello accanto al cartello ONEurope

Siamo appena sbarcati sull’isola di Ventotene per la quarta edizione della Natalonga per l’Europa, organizzata da EuropaNow! in collaborazione con ACMOS e Benvenuti in Italia, dedicata quest’anno alla memoria di David Sassoli.

Arrivare qui dove gli anti fascisti hanno sofferto e resistito, dove hanno sognato la liberazione e preparato un futuro di democrazia e libertà, è sempre emozionante.

Arrivare qui nell’anniversario della strage di Utoya (22 Luglio 2011) lo è ancora di più: soltanto 11 anni fa un criminale neo-nazista massacrava a sangue freddo 69 ragazzi che avevano la sola “colpa” di appartenere alla gioventù socialista norvegese e di aver dedicato la loro estate a confrontarsi sui temi del pluralismo, della laicità e della democrazia in Europa.

Abbiamo un debito tanto grande nei confronti di quegli anti fascisti, quanto ce l’abbiamo nei confronti dei ragazzi di Utoya a cui il futuro è stato brutalmente negato e questo debito si salda in un modo soltanto: continuando a lottare contro ogni forma di dispotismo e di segregazione, difendendo l’Italia e l’Europa da ogni progetto autoritario e liberticida.

Anche per questo, dal 2019, lavoriamo perché l’UE diventi una Repubblica federale e siamo felici che siano sempre di più le città che adottano questo simbolo. A cosa serve nuotare per quasi due Km in mare aperto tra l’ergastolo di Santo Stefano e Ventotene, sfidando onde, correnti, meduse e smarrimento? A ricordarci che siamo fatti di pane, ma anche di rose.

Contro la guerra. Solidarietà con il popolo ucraino

L’escalation di violenza al confine tra Russia e Ucraina è infine sfociata in ciò che non avremmo mai voluto: una guerra nel cuore dell’Europa.

All’alba del 24 febbraio il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina, dopo il riconoscimento ufficiale delle repubbliche separatiste del Donbass: Donetsk e Lugansk.

Come in ogni guerra, sono i civili a subire le conseguenze peggiori. Secondo L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, sono già migliaia i cittadini ucraini in fuga dal Paese, e per questo si sono formati chilometri di code ai valichi di frontiera con la Polonia, la Moldavia, l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia.

In tutta Europa si stanno moltiplicando le iniziative di solidarietà per inviare aiuti ai profughi ucraini in gravissima difficoltà ed al contempo per sostenere la resistenza civile ucraina. Non è la prima volta che il nostro movimento  si mobilita partecipando ai travagli di questa porzione di umanità: nel 2004 l’attentato in una scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord, spinse alcuni di noi a organizzare la carovana “Oltre La Fortezza”, in collaborazione con l’associazione Terra del Fuoco, un viaggio ai confini tra la fine dell’Unione Europea e l’inizio della Russia post-sovietica, che ci portò anche a contribuire al presidio di piazza Maidan a Kiev insieme a migliaia di giovani Ucraini che si battevano per la democrazia e contro la corruzione del potere politico. A partire dal 2016, colpiti dal cosiddetto Euromaidan del 2013-2014, la “Rivoluzione della dignità” con cui milioni di Ucraini chiedevano di avvicinarsi all’Unione Europea, cui la Russia ha reagito con l’invasione della Crimea e il sostegno ai separatismi di Donetsk e Lugansk, molti di noi (in collaborazione con RetròScena e il suo progetto “SulConfine”) hanno deciso di viaggiare esplorando l’Ucraina in lungo e in largo, svolgendo 6 viaggi in quei territori, tra carovane spontanee e scambi di giovani Erasmus+, per conoscere la generazione emersa da quel 2014, considerato da molti Ucraini come l’anno d’origine della vera indipendenza ucraina.

ACMOS, Borders-SulConfine, la Fondazione Benvenuti in Italia e Generazione Ponte si stanno mobilitando in queste ore per inviare aiuti agli Ucraini a ridosso del confine con la Romania. Le organizzazioni si stanno inoltre adoperando per accogliere i cittadini ucrainifuggiti dalla guerra a Torino e provincia, aprendo le porte di CASA ACMOS, sede dell’associazione ACMOS a Torino, e di Cascina Caccia, bene confiscato alla ‘ndrangheta a San Sebastiano da Po (TO). L’accoglienza è aperta anche alla cittadinanza che vorrà mettere a disposizione le proprie case, sotto il coordinamento della rete di associazioni che organizza l’iniziativa umanitaria, in dialogo col coordinamento della Regione Piemonte.

È attiva, inoltre, una raccolta fondi e beni di prima necessità che saranno recapitati alle amministrazioni regionali transfrontaliere dai giovani delle organizzazioni promotrici, nel mese di marzo.
Il punto di raccolta dei generi di prima necessità è casa ACMOS in Via Leoncavallo 27, a Torino. Cibo, vestiti e medicinali, richiesti dall’amministrazione di Chernivtsi, regione dell’Ucraina sud-occidentale, saranno raccolti anche nelle scuole del territorio in cui operano gli educatori di ACMOS. Un’azione concreta per coinvolgere i giovani e stimolare la discussione sulla delicata situazione in Ucraina, rendendoli protagonisti.

I dettagli dell’iniziativa di solidarietà:

Raccolta di beni di prima necessità
Medicinali, cibo a lunga conservazione, vestiti e altri materiali. Il punto di raccolta è presso Casa ACMOS, Via Leoncavallo 27 (TO).
Clicca qui per l’elenco completo dei materiali

Accoglienza e ospitalità
I cittadini di Torino e provincia possono contattare le organizzazioni promotrici per dare la propria disponibilità ad accogliere le persone che scappano dai territori colpiti dalla guerra. Contatto: Simone Potè 3486094812 / simone_pote@hotmail.it
L’intero processo di accoglienza sarà coordinato dalle organizzazioni promotrici dell’iniziativa, in dialogo col coordinamento della Regione Piemonte. I cittadini possono comunicare la propria disponibilità e presto saranno contattati per definire i dettagli.

Raccolta fondi
Per finanziare il viaggio verso la Romania al fine di recapitare gli aiuti e per acquistare più medicinali, di cui c’è particolare bisogno, è possibile fare una donazione:
IBAN IT29Q0501801000000011111119 – intestato ad Associazione ACMOS.
Causale “Solidarietà per gli Ucraini”.

Il futuro dell’Unione Europea non è mai stato così in pericolo

Il futuro della Unione Europea non è mai stato così in pericolo, ma c’è una mossa che può riaprire le porte del futuro: usare la Conferenza sul futuro dell’Europa per trasformare il Parlamento europeo in Assemblea Costituente. Obiettivo: la nascita della Repubblica d’Europa cioè una Repubblica federale fondata su uguali diritti ed uguali doveri, che faccia finalmente del nostro consorzio umano un attore culturale e politico, non più subalterno ad interessi e strategie altrui.

L’Unione Europea figlia della guerra di liberazione dal totalitarismo nazi-fascista resta, pur con tutte le sue contraddizioni, la destinazione per la quale si è pronti a morire: rischiavano la morte i tedeschi dell’est che scavalcavano il muro a Berlino, la rischiano i migranti del Mondo che attraversano il Mediterraneo.

Per mettere da parte ogni dubbio sulla direzione da perseguire basta immaginare l’esaltazione che in questo momento gonfia il petto dei nazionalisti incistati in ogni angolo di Europa. Pensiamo al maledetto Breivik che, chiuso nella sua civilissima cella norvegese, sente più vicino il coronamento glorioso della mattanza dei giovani socialisti perpetrato a sangue freddo a Utoya nel 2011. Pensiamo all’odio mai sopito nei Balcani, che sta trovando le conferme che cerca nella altrui prepotenza come nella altrettanto grave altrui imbecillità. Pensiamo al sorriso a stento trattenuto che increspa le labbra dei fascisti nostrani, come quelli che a Torino da anni sostengono le autoproclamate repubbliche del Donbass, scommettendo sulla palingenesi autoritaria del Mondo.

La Corte di Giustizia Europea con le sentenze del 16 Febbraio del 2022, che hanno confermato la piena legittimità del rapporto vincolante tra fondi europei e rispetto dello Stato di diritto, ha senz’altro illuminato questo percorso, accendendo un faro potente per tutti coloro che stanno navigando in questo mare agitato e buio. Forza! Diamo una speranza alla pace.

Sottoscrivi anche tu questa lettera, scrivi a ufficio.stampa@benvenutiinitalia.it

Da anni ci impegniamo per costruire un’Europa fondata su uguali diritti e doveri tra tutti i cittadini. Per saperne di più sulla nostra azione: www.onedemos.eu

 

Firmatari della lettera “Il futuro della Unione Europea non è mai stato così in pericolo”:

Davide MattielloBenvenuti in Italia

Diego Montemagno, ACMOS

Virgilio Dastoli, Movimento Europeo

Domenico Rossi, Consigliere Regionale del Piemonte

Diego Sarno, Consigliere Regionale del Piemonte

Marco Grimaldi, Consigliere Regionale del Piemonte

Ludovica Cioria, Consigliera Comunale Torino

Davide Boosta Di Leo, musicista

Leonardo Palmisano, scrittore

Sandro Fallani, Sindaco di Scandicci

Eric Jozsef, Europa Now

Marco Omizzolo, sociologo

Maria Josè Fava, Referente regionale di Libera Piemonte

Andrea Sacco, Cooperativa Nanà

Luca Sardo, Fridays For Future Torino

Raffaele Palumbo, Giornalista

Helen Esther Nevola, Progetto Artistico CaleidoScoppio

Andrea Gaudino, ZAC Ivrea

Enrico Vitolo, Psicologo

Anne ParrySegretaria MFE Valpolicella

Simone Marchiori

Simone Potè

Graziella Lavanga

Giacomo Molinari

Gabriele Gandolfo

Giulia Toffanin

Andrea Turturro

Daniele Vico

Nicoletta Piecenza

Chiara Andena

Marina Baldisserri

Beatrice Nuti

Andrea Balestra

Stefania Formato

Davide Romanelli

Lorenzo Guglielmetto-Mugion

Admir Alili

Giancarlo Palazzo

Cinzia Alluvion

Ramona Boglino

Martina Fang Lu

Emanuele Graneri

Emanuele Francesetti

Lucrezia Vaccaro 

Federico Maggiora 

Marco Bovolenta

Stefania Mason

Massimo Mairate

Marina Formento

Eppure il vento soffia ancora

Il mio contributo alle Agorà democratiche organizzate da Andrea Giorgis, sabato 11 dicembre 2021

Condivido il quadro tracciato da Andrea Giorgis nell’invitarci a riflettere insieme su quali possano essere le mosse utili a salvaguardare la democrazia e quindi posso rimandare a quello e fare sintesi delle mie idee.

Se è vero che il capitalismo globale ha ormai compreso di poter fare a meno della democrazia per funzionare, trovando una infausta convergenza con tutte quelle altre forze che mai hanno sopportato la democrazia, non è vero che almeno una parte significativa di cittadini abbia smesso di preferire la democrazia come esperienza di partecipazione individuale e collettiva alla costruzione del comune destino. 

Lo dicono le recenti mobilitazioni popolari per l’eutanasia, per lo ius soli, per la legalizzazione della cannabis, per Giulio Regeni, per Patrick Zaki, per la salvaguardia della Terra, contro la violenza sulle donne, per la legge Zan… Nonostante tutto è radicata in tanti l’idea di essere individui liberi e liberi perché partecipi. 

Certo le frustrazioni generano sconforto e questo a sua volta genera disperazione e lo svuotamento progressivo delle pratiche democratiche. 

Che fare?

Rompere il ricatto governabilità-rappresentatività.

L’intermittenza (almeno formale!) dei Governi italiani e quindi delle Legislature è una delle fragilità della democrazia italiana alla quale si è cercato di rimediare “convincendo” progressivamente i partiti che bisognasse salvaguardare la continuità di governo, accettando un responsabile appiattimento delle proprie posizioni pur di non far saltare anzi tempo le Legislature, sostenendo volta, volta, Governi sempre meno identificabili. Anche la XVIII Legislatura da questo punto di vista non sta facendo eccezione, anzi! In nome della “non-divisività” i partiti e tra questi soprattutto il PD che eccelle in senso di responsabilità (al contrario di altre forze molto più spregiudicate), si sono resi sempre più incomprensibili al proprio elettorato. Che sia venuto il momento di immaginare una riforma costituzionale che svincoli almeno in parte la legittimazione dell’esecutivo dal consenso parlamentare, in modo da lasciare la dinamica parlamentare e quindi legislativa più libera nel rappresentare i punti di vista dell’elettorato? I partiti potrebbero trovare nuovo vigore e con esso rifiorirebbe il dibattito sulle idee, oggi davvero mortificato.

La Costituente della Repubblica d’Europa.

Ogni partito ha nel proprio cuore una promessa ed è la promessa che mobilita la partecipazione. Ogni partito muore o è destinato a diventare un comitato d’affari, quando smarrisce la promessa o quando la tradisce. 

Qual è la promessa del Partito Democratico?

Tutto considerato, credo che oggi la promessa più alta, appassionante e coerente alle grandi sfide globali nelle quali stiamo immersi, che il PD potrebbe rappresentare sia fare dell’Unione Europea una Repubblica federale fondata su uguali diritti ed uguali doveri! 

La COFE da questo punto di vista è una opportunità storica che rischia di passare senza lasciare il segno, invece abbiamo bisogno che la COFE termini con il varo di una nuova fase costituente, che veda nel Parlamento europeo il cardine e che metta mano a questa grande riforma. Diversamente bisognerebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di cominciare a federare le repubbliche democratiche che lo vogliano, lavorando quindi sul modello del “doppio binario”. 

La questione morale non è storia.

Evasione fiscale, corruzione, reati ambientali, mafie sono la punta dell’iceberg di una montagna di clientelismo amorale che svuota il senso stesso dell’uguaglianza di fronte alla legge. I partiti in questo hanno una grande responsabilità non soltanto nel fare buone leggi, nel dare a queste piena applicabilità, nel governare con costante consapevolezza, ma anche nel dare l’esempio sul piano della selezione dei gruppi dirigenti, della organizzazione del tesseramento, della raccolta dei finanziamenti ed in quella, ancora più decisiva, della raccolta del consenso. Prima di rimettere in agenda il finanziamento pubblico dei partiti, quindi, suggerirei di lavorare sia sul piano normativo che su quello dell’autonomia organizzativa per assicurare la trasparenza delle condotte, nel fare, nel dare, nel dire e nel ricevere.

Solidarietà alle vittime di Utøya

Il pesce puzza sempre dalla testa e Breivik è soltanto una delle “teste” emerse del sotterraneo, schifoso, Mondo nero.
Il Mondo mafioso-fascista-nazista di chi è convinto che l’umanità sia divisa in uomini degni di onore e in uomini disprezzabili, che i primi possano fare ciò che vogliono, mentre i secondi debbano ubbidire e farsi da parte o essere tolti di mezzo.
Il Fatto Quotidiano racconta che dalla cella in cui è recluso dopo la strage di Utøya, continua a scrivere alle famiglie delle sue stesse vittime, rivendicando la nobiltà del suo gesto: una violenza reiterata!
È un virus più pestilenziale del Covid, che alimenta clientelismo e nazionalismo, autoritarismo e corruzione. Violenza e guerra.
Quello che sta capitando nella Repubblica serba di Bosnia dovrebbe far riflettere tutti.
Non si può smettere di pensare la Storia assumendo il punto di vista delle vittime, anche quando in ballo ci sono le regole carcerarie.
La Norvegia non è Unione Europea, ma non lo è nemmeno la Bielorussia: mi aspetto che la UE intervenga su questa vicenda a sostegno della posizione espressa dai famigliari delle vittime di Utøya!

Confische, riconoscimento reciproco in Europa, ma resta un equivoco di fondo

Il Regolamento UE 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 novembre 2018 relativo al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca è senz’altro una buona notizia.

Bene, ma la strada è lunga ed in salita.

Per tutti coloro che vogliono una Unione Europea più capace di stare al Mondo, più capace di difendere e promuovere questo spazio di libertà e giustizia che non ha precedenti nella storia. Una buona notizia per tutti coloro che ritengono prioritario il contrasto a quelle forme di criminalità che offendono la dignità delle persone e la legittima speranza di vivere in una società aperta e al contempo sicura. Una buona notizia per chi ha compreso la lezione di Giovanni Falcone sulla centralità del denaro nelle strategie delle organizzazioni criminali e di conseguenza sulla necessità di prosciugare la fonte della loro ricchezza per evitare che sopravvivano all’arresto dei loro componenti.

Dietro ad un regolamento come questo ci sono anni di negoziazioni, il lavoro certosino di centinaia di persone, tanta pazienza ed altrettanto coraggio. Per tutto questo il regolamento è una buona notizia che va in scia con la crescente integrazione dei sistemi di prevenzione e repressione in Europa, con buona pace di chi invece lavora nella direzione contraria, per sfasciare l’Unione Europea.

Le riflessioni esposte si basano soprattutto sulle seguenti due considerazioni inserite nel testo ufficiale del regolamento:

1) Il presente regolamento dovrebbe applicarsi a tutti i provvedimenti di congelamento e tutti i provvedimenti di confisca emessi nel quadro di un procedimento in materia penale. «Procedimento in materia penale» è un concetto autonomo del diritto dell’Unione interpretato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, ferma restando la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Tale termine contempla pertanto tutti i tipi di provvedimenti di congelamento e provvedimenti di confisca emessi in seguito a procedimenti connessi ad un reato e non solo i provvedimenti che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 2014/42/UE. Esso contempla inoltre altri tipi di provvedimenti emessi in assenza di una condanna definitiva. Benché tali provve­dimenti possano non esistere nell’ordinamento giuridico di uno Stato membro, lo Stato membro interessato dovrebbe essere in grado di riconoscere ed eseguire tali provvedimenti emessi da un altro Stato membro. Il procedimento in materia penale può comprendere anche indagini penali svolte dalla polizia e da altri servizi di contrasto. I provvedimenti di congelamento e i provvedimenti di confisca emessi nel quadro di procedimenti in materia civile o amministrativa dovrebbero essere esclusi dall’ambito di applicazione del presente regolamento.

2) Nel valutare la doppia incriminabilità, l’autorità competente dello Stato di esecuzione dovrebbe verificare se gli elementi di fatto alla base del reato in questione, quali risultano dal certificato di congelamento o dal certificato di confisca trasmesso dall’autorità competente dello Stato di emissione, sarebbero di per sé, nell’ipotesi in cui si fossero verificati nello Stato di esecuzione al momento della decisione sul riconoscimento, penalmente perseguibili anche nel territorio di quest’ultimo.

C’è, mi pare, un solo problema, non nuovo, ma sintomatico.

I “congelamenti” (sequestri) e le “confische” di cui si parla sono appunto quelli che vengono decisi nell’ambito di un procedimento in materia penale.

Questo perimetro esclude la rivoluzione voluta da Pio La Torre e considerata da tutta l’anti mafia una pietra miliare, una rivoluzione irrinunciabile: cioè i sequestri e le confische di prevenzione (che nulla hanno a che fare con i sequestri e le confische preventivi).

Quella di Pio La Torre fu una rivoluzione perché previde il sequestro dei beni al di fuori del procedimento in ambito penale. Detto altrimenti: la confisca senza reato. Di più: l’inversione dell’onore della prova. Lo Stato quando ha il fondato (!) sospetto che un bene sia funzionale al potere criminale (mafioso ma non soltanto) lo sequestra (congela) e domanda al detentore del bene di dimostrare la lecita provenienza del bene sequestrato (inversione dell’onere della prova), qualora il detentore del bene non riesca nell’intento, il sequestro si trasforma in confisca definitiva.

Al reciproco riconoscimento di questo tipo di provvedimento il regolamento pare non arrivare.

Perché?

Forse perché resta nell’ambito delle Istituzioni europee il pregiudizio negativo su questo strumento? Uno strumento che, proprio perché agito al di fuori di un processo penale, è stato spesso sospettato di essere incapace di tutelare adeguatamente i diritti del così detto “proposto” e dei terzi di buona fede. Se fosse questo il motivo inviterei gli attori europei a valutare le modifiche introdotte dal Parlamento italiano al Codice anti mafia con la riforma diventata legge nel 2017. Gran parte delle modifiche introdotte hanno avuto proprio l’obiettivo di “giurisidizionalizzare” maggiormente la procedura di sequestro e confisca di prevenzione, tutelando maggiormente sia i diritti dei “proposti” sia quelli dei “terzi di buona fede”, rendendo di fatto l’intera procedura molto più equilibrata e trasparente.

Se queste modifiche fossero poco o per nulla conosciute in Europa non mi stupirei: nemmeno in Italia lo sono. La riforma del 2017 attirò focose polemiche su alcuni aspetti puntuali, mentre rimase in ombra (non so se per sbaglio o per malizia) la parte più consistente della riforma che riguardava proprio il miglioramento della procedura.

Non voglio nemmeno pensare che invece l’esclusione dei sequestri e delle confische di prevenzioni dipenda da una sottovalutazione della funzione stessa dello strumento, perché in questo caso saremmo di nuovo di fronte ad un equivoco grave sulla radice della forza delle organizzazioni criminali. Soprattutto di quelle più pericolose, che sono quelle mafiose.

Leggi il mio articolo anche su Liberainformazione (clicca qui).

#ONEurope: al via a Scandicci

Il 15 febbraio a Scandicci (FI) abbiamo aperto la via rivoluzionaria dell’agitazione popolare per la Repubblica d’Europa: abbiamo lanciato la nostra campagna #ONEurope. Same rights, one Republic. Unisciti a noi! Firma la petizione per chiedere al Parlamento Europeo di aprire una fase costituente e fare dell’Europa quella casa comune di cui abbiamo bisogno. Scarica la mozione per i Comuni affinchè si proclamino “Città per la Repubblica d’Europa”.

www.onedemos.eu

ONEurope: firma la petizione!

Siamo preoccupati della distanza con la quale le Istituzioni europee vengono percepite dai cittadini, come se la loro azione non avesse a che fare con la soluzione concreta dei problemi quotidiani, dal lavoro alla protezione sociale, dalla salubrità dell’ambiente alla domanda di giustizia.
Crediamo che questa impressione sia talvolta causata anche dalle Istituzioni europee stesse. Per esempio, importanti tentativi di riforma rimangono bloccati dal Consiglio Europeo, mentre l’UE non sempre ha una voce chiara e comune in politica estera.
Non sopportiamo l’idea di assistere impotenti a questa situazione che ha già creato il terreno per la nuova ondata nazionalista e per ostili pressioni esterne.
Per questo chiediamo che il Parlamento Europeo si pronunci sulla necessità di aprire una nuova fase costituente che metta al centro il Parlamento e i cittadini europei. Noi auspichiamo la trasformazione dell’Unione Europea in Repubblica d’Europa, una, federale, e democratica, capace di garantire uguali diritti ed uguali doveri a tutti i cittadini.
Crediamo che il momento sia propizio anche per la imminente apertura della Conferenza sul futuro della Unione Europea che si troverà ad affrontare anche la questione dell’assetto istituzionale
Chiediamo che su questa proposta il Parlamento possa esprimersi con una risoluzione.

ONEurope, Same Rights, One Republic

 

Parte il 15 febbraio a Scandicci (FI), la campagna “ONEurope. Same Rights, One Republic”, promossa da una rete europea di associazioni e di amministrazioni locali per trasformare l’Unione Europea in una Repubblica federale, fondata sull’uguaglianza dei diritti e dei doveri delle cittadine e dei cittadini europei.

Convinti che – nonostante il dilagare dei nazionalismi – un “demos” europeo esista già, i promotori della campagna considerano urgente aprire una fase costituente, per dotare l’UE di nuove istituzioni, basate sui principi repubblicani di uguaglianza e solidarietà.

«L’Unione Europea se non cambia muore: le troppe diseguaglianze interne, la possibilità di farsi concorrenza sleale tra Paesi membri, gli strappi continui ai principi fondamentali dello Stato di diritto da parte di alcuni, l’impotenza generale di fronte alla crisi ambientale, l’hanno minata alle fondamenta. Soltanto se faremo dell’UE una Repubblica federale fondata sull’uguaglianza di diritti e doveri, avremo la possibilità di vivere in pace e benessere, evitando il collasso» sottolinea Davide Mattiello, presidente della Fondazione Benvenuti in Italia, fra i promotori della campagna, insieme ad ACMOS, EuropaNow!, European Democracy Lab e Consiglio italiano del Movimento Europeo, oltre alle Città di Scandicci e Ventotene.

La campagna “ONEurope. Same Rights, One Republic” si articola in due azioni:

– Una petizione dei cittadini indirizzata al Parlamento Europeo affinché esprima, con una risoluzione, la necessità di aprire al più presto una fase costituente. Nell’auspicio di trasformare l’Unione Europea in Repubblica d’Europa, una, federale, e democratica, capace di garantire uguali diritti (politici, economici, sociali, fiscali, culturali…) a tutti i cittadini.

Il momento è opportuno anche in considerazione dell’imminente apertura della Conferenza sul futuro della Unione Europea, che si troverà ad affrontare tra l’altro la questione dell’assetto istituzionale.

L’adesione simbolica di varie municipalità alla Repubblica d’Europa attraverso cartelli stradali posti sui propri confini territoriali con la dicitura “Città per la Repubblica d’Europa”. Tutti i Comuni europei interessati a partecipare all’iniziativa, potranno scaricare una versione della mozione elaborata dai promotori dal sito www.onedemos.eu, che sarà online a partire dal 15 febbraio.

«Scandicci sarà tra i primi Comuni per la Repubblica d’Europa, la proposta è stata presentata dalla maggioranza ed è già all’ordine del giorno del Consiglio Comunale» annuncia il Sindaco, Sandro Fallani. «Non è un semplice passaggio formale: il processo costitutivo di un’Europa dei diritti che sia identità vera per i propri cittadini non può che nascere dalle comunità locali, da un sentimento comune dei popoli. Siamo orgogliosi di promuovere per primi la fondazione di una Repubblica federale d’Europa, che rappresenti con voce forte e autorevole i valori fondativi di pace, libertà, dignità delle persone, giustizia, equità nel lavoro e democrazia. La mozione del Consiglio Comunale, assieme all’appuntamento del 15 febbraio, sono primi passi concreti e fondamentali di questo processo costitutivo.»

Il 15 febbraio a partire dalle 15,00, i promotori dell’iniziativa si ritroveranno nell’Auditorium di Scandicci per dare avvio alla campagna “ONEurope. Same Rights, One Republic”. A partire da quella data sarà possibile scaricare la mozione e firmare la petizione dal sito www.onedemos.eu.

«Non sarebbe stato possibile realizzare e sviluppare l’Unione Europea senza l’instancabile lavoro e l’impegno di cittadini entusiasti e determinati, che hanno perseguito e realizzato una visione comune» ha dichiarato per l’occasione, il presidente David Sassoli che ha concesso l’alto patrocinio del Parlamento Europeo. «Sono fermamente convinto della necessità di concentrarci su tale visione, specialmente in un’epoca in cui il populismo e le divisioni sembrano fare notizia ogni giorno. Ritengo che questo sia un importante avvenimento: l’Unione Europea non deve essere data per scontata.» Conclude Sassoli.

Interventi

Soggetti promotori:

Davide Mattiello, presidente della Fondazione Benvenuti in Italia

Eric Jozsef, presidente di EuropaNow!

Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo

Diego Montemagno, presidente di ACMOS

Ulrike Guérot, direttrice di European Democracy Lab (in collegamento video)

Sandro Fallani, Sindaco di Scandicci (FI)

Gerardo Santomauro, Sindaco di Ventotene (LT)

Altri sostenitori dell’iniziativa:

Matteo Biffoni, presidente ANCI Toscana, Sindaco di Prato 

Simona Bonafè, deputata europea

Roger Casale, ex parlamentare laburista, fondatore di New Europeans

Abdullhai Ahmed, presidente di Generazione Ponte

Jorgen Fryednes, responsabile dell’isola di Utøya (Norvegia)

Simohamed Kaabour, presidente del CoNNGI

Modera

Raffaele Palumbo, giornalista

 

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