Di Matteo: “Conta solo fare piena luce sulle stragi”

(ANSA) – PESCARA, 15 FEB – “Non è importante sapere se ho paura, conta fare piena luce sulle stragi del 1992 e 1993, trovando la forza e il coraggio di indagare non soltanto sugli esecutori materiali, ma anche su chi ha voluto e ispirato gli accordi con la mafia, e su chi ha gradito l’eliminazione di certi bersagli”. Così il giudice Nino Di Matteo, in merito all’inchiesta sui rapporti Stato-mafia, a margine dell’iniziativa “Dalla parte della legalità” che si è tenuta questa mattina a Pescara.
“C’è l’esigenza di continuare a percorre la strada della verità – ha proseguito Di Matteo -. Lo dobbiamo anche alla memoria dei nostri morti”. (ANSA).

E’ stata presa qualche misura cautelare nei confronti di Aiello?

(ANSA) – ROMA, 11 DIC – Il deputato Pd Davide Mattiello torna a chiedere se Giovanni Aiello sia ancora a piede libero. “Le dichiarazioni del nuovo collaboratore Vito Galatolo, oltre ad informare sull’organizzazione dell’attentato a Di Matteo – osserva Mattiello – confermano le parole della sorella, Giovanna, che aveva individuato in Giovanni Aiello il famigerato "Faccia di Mostro”, coinvolto presumibilmente anche nell’omicidio di Nino Agostino e di sua moglie Ida. Gia’ allora avevo posto un interrogativo, consapevole che almeno quattro Procure stavano indagando su Aiello e oggi torno a porre lo stesso interrogativo: e’ stata presa qualche misura cautelare nei confronti di Aiello? Non vorrei scoprire, un domani, che, maturate le indagini nei suoi confronti, Aiello risultasse irreperibile", concludeMattiello. (ANSA)

Qui sotto riporto la mia dichiarazione dell’11 giugno in cui chiedevo conto del riconoscimento di Giovanni Aiello come il famigerato ‘Faccia di mostro’.

Non sopporto più la supponenza di chi ha la verità in tasca.

(ANSA) – ROMA, 18 NOV – “Ho ascoltato l’intervento di Sabina Guzzanti fatto venerdi’ a Roma al termine della proiezione del suo film presso la Camera dei Deputati. E’ sconcertante la modalita’ liquidatoria con la quale la Guzzanti fa riferimento al mio lavoro”. Lo sostiene il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione parlamentare Antimafia, il quale accusa Guzzanti innanzitutto di “una oggettiva falsita’: non ho mai fatto, come la regista invece dice, una interrogazione parlamentare sul suo film”. “Ho soltanto espresso – precisa Mattiello – un giudizio critico, del quale sono tuttora convinto: il simbolo della Repubblica appartiene a tutti, anche a quei cittadini che hanno pagato con la vita la propria opposizione alle mafie, offensivo quindi adoperarlo in quel modo nella locandina del film. Poi ricostruendo in maniera strumentale alla polemica la vicenda sulla riforma 416 ter. Sono abituato ad assumermi la responsabilita’ di quello che faccio e sul 416 ter l’ho fatto fino in fondo, senza nascondermi dietro a nessuno. Sono anche pronto a riconoscere gli errori, che ognuno di noi fa. Non sono piu’ disposto a sopportare la supponenza di chi sembra avere sempre la verita’ in tasca e trincia giudizi senza nemmeno dare la possibilita’ di un confronto”

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Qui di seguIto il COMUNICATO STAMPA [che NON è un’interrogazione parlamentare] in cui parlavo del film della Guzzanti.

Questa locandina è una offesa, proprio nel giorno in cui abbiamo ricordato l’omicidio del generale Dalla Chiesa. Perché è il simbolo della Repubblica e la Repubblica è il primo bene comune, appartiene a ciascuno di noi, appartiene a coloro che hanno perso la vita per la Repubblica. È un simbolo bestemmiato da chi fa mafia in questo Paese e da chi, dovendo rappresentare le Istituzioni, con la mafia ha convissuto. Sono convinto che politica abbia la responsabilità di esprimere un giudizio storico su quel periodo: non possiamo sottrarci. Perché la trattativa c’è stata e questo è già una verità processuale acquisita. Ha trattato Andreotti, hanno trattato i suoi in Sicilia, ha trattato Dell’Utri. Hanno trattato quelli che temevano di essere ammazzati, quelli che temevano di non poter fare diversamente. Hanno trattato quelli che hanno approfittato della forza della mafia per dirottare il destino della Repubblica. Io lo so, farò quello che devo fare. Lo sto già facendo. Ma quella immagine, no: è una offesa

(9Colonne) Roma, 19 mag – “Le parole di Grasso sulla ‘Trattativa Stato Mafia’ vanno nella direzione giusta: nel periodo delle stragi pezzi di Stato trattarono con la mafia. È già nelle evidenze di processi conclusi come quello di Firenze. È anche importante il riferimento che Grasso fa al processo in corso a Palermo, auspicando che in quella sede si faccia chiarezza sulla rilevanza penale di quei comportamenti. Le parole di Grasso confortano quanti, a cominciare dai magistrati palermitani, stanno chiedendo serenità e rispetto per il procedimento. Serenità e rispetto che negli ultimi mesi sono stati minati non soltanto dalle esternazioni minacciose di Riina, ma anche da autorevoli interventi che hanno criticato l’impianto accusatorio del processo, fino alla ormai nota ‘circolare 5 Marzo’ del CSM che potrebbe avere effetti gravi sulle nuove indagini partite all’indomani delle minacce di Riina. Ma non basta invocare il lavoro dei giudici palermitani. Oltre al piano penalmente rilevante, esiste un piano politico ingiustificabile e su questo deve intervenire la politica, assumendosi la responsabilità di giudicare i comportamenti di chi guidò allora lo Stato. I più recenti fatti, legati all’EXPO, dimostrano che quando la politica non ha la forza di fare chiarezza e pulizia, gli scheletri dagli armadi prima o poi saltano fuori”