Testimoni di giustizia: faccio mia la loro amarezza in Sicilia

(ANSA) ROMA, 25 FEB – E’ scontro tra i testimoni di giustizia siciliani e la Regione. Ieri l’Assemblea regionale siciliana, che approvato nel 2014 una legge che prevede l’assunzione dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione, ha previsto per quest’anno l’assunzione di altri 9 testimoni di giustizia, ha autorizzato per il 2017 la spesa di 510 mila euro per gli stipendi ai testimoni di giustizia e 290 mila euro per il triennio 2016-2018. Complessivamente la Regione Siciliana ha gia’ assunto 26 testimoni ma 16 di questi sono stati impiegati presso gli uffici di Roma della Regione Siciliana. Da tempo queste persone, e per loro l’Associazione nazionale testimoni di giustizia, chiedono di poter lavorare presso le Regioni in cui si trovano, spesso spostati per motivi di protezione. Tra l’altro qualcuno fa notare che l’arrivo di tanti nuovi dipendenti ha creato un forte “sovraffollamento” negli uffici della Regione Siciliana a Roma e timori per la sicurezza da parte di qualche ex dipendente. Un emendamento all’articolo della Finanziaria regionale in discussione in questi giorni all’Ars sul finanziamento della legge per il lavoro ai testimoni di giustizia, doveva assicurare questi distacchi, ma non e’ stato accolto. Di qui la protesta dei testimoni di giustizia. “Siamo confusi e gravemente amareggiati da questa vicenda e da come la si sta gestendo”, scrive oggi l’Associazione nazionale testimoni di giustizia, presieduta da Ignazio Cutro’. “Eravamo stati rassicurati sull’approvazione della norma che prevedeva il nostro distacco dalla sede assegnata per gravi motivi di sicurezza. Il governo e’ al corrente che non possiamo stare un giorno di piu’ nella sede romana della Regione a meno di non voler inaugurare una nuova forma di vittime di mafia con l’aggravante della perdurante inadempienza e incoscienza”. Il presidente dell’Associazione Cutro’ rinnova l’appello al presidente della Regione Crocetta e alle forze politiche siciliane ad assumersi tutta la responsabilita’ “basta alibi, basta politica fatta di pressapochismo. Gravi segnali giungono dagli ambienti mafiosi e temiamo seriamente per la nostra vita. Affidiamo alla piu’ alta carica dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, questo nostro disperato appello”. “Faccio mia l’amarezza dei testimoni di giustizia siciliani: il presidente Crocetta chiarisca al piu’ presto”, chiede anche il deputato Pd Davide MATTIELLO, che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia. MATTIELLO sottolinea come la situazione di questi testimoni e’ “pericolosa e dannosa”.

Testimoni di Giustizia: le parole dell’Associazione Nazionale TdG

L’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia ed il suo Presidente Ignazio Cutrò, esprime il proprio ringraziamento alla Commissione Antimafia  e alla Presidente Bindi per l’ottimo lavoro di inchiesta sui Testimoni di Giustizia, chiede ora che la proposta di legge frutto dell’eccellente lavoro svolto dal V Comitato coordinato dal deputato Mattiello sia al più presto calendarizzata in aula per ridare voce e speranza a quanti in nome della verità e della giustizia hanno offerto il proprio contributo di testimonianza nei processi contro le mafie. L’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia,  che  in più di una occasione ha pienamente offerto il  proprio contributo allo Stato, tanto nelle aule dei Tribunali quanto in Commissione Antimafia, non manca però di esprimere forti perplessità su l’individuazione di misure a sostegno di persone inserite in contesti familiari mafiosi senza  però che questi possano offrire contributi specifici alla autorità giudiziaria. Occorre piuttosto concentrare l’azione del Parlamento su quelle misure a sostegno di quegli imprenditori e commercianti onesti che chiudono le aziende per effetto dell’‘estorsione mafiosa o peggio per incapacità dello Stato a garantire loro pieno sostegno. Le vicende di imprenditori quali Bentivoglio, Conticello e Cutrò sono esempi di questa imcapacità e inadeguatezza dello Stato. Facciamo quindi appello al Governo e Parlamento a sostenere concretamente gli imprenditori con norme che la nostra Associazione ha già individuato e segnalato alla Commissione Antimafia e al Ministero dell’interno. Adesso tocca alle Istituzioni dare un segnale forte approvando, con quelle modifiche da noi segnalate, la proposta di legge intitolata a Rita Atria e Lea Garofalo.

Depositata oggi la proposta di legge per la protezione dei Testimoni di Giustizia

(ANSA) – 
La prima firma è della Presidente della Commissione Antimafia, on. Bindi, che ringrazio per il sostegno sempre assicurato a questo percorso: questo significa che la proposta di legge è proposta dalla Commissione Antimafia in quanto tale, con il contributo di tutti i gruppi. E’ un fatto che rappresenta la volontà comune a tutto il Parlamento di mettersi a servizio di quei cittadini onesti che decidono di non girarsi dall’altra parte e di ribellarsi al ricatto mafioso.
La proposta di legge traduce un lavoro cominciato nel maggio del 2014 con l’inchiesta coordinata dal V Comitato della Commissione, che ha prodotto una relazione votata all’unanimità il 20 Ottobre 2014 e successive discussioni parlamentari che ne hanno confermato le indicazioni.
Tra le novità più significative, le misure molto attese a tutela di quelle persone inserite in famiglie mafiose, ma estranee alla commissione dei delitti, che maturano la scelta di rompere e ricominciare altrove una vita nuova. Come sempre più frequentemente capita con donne coraggiose e i loro figli. Lo Stato sarà al loro fianco con più strumenti.
La proposta di legge è dedicata alla memoria di Rita Atria e Lea Garofalo. Il Governo e in particolare il Vice Ministro Bubbico hanno seguito con attenzione il lavoro fatto fino a qui e già domani pomeriggio ci incontreremo per approfondire i contenuti della proposta: un altro bel segnale, che induce a sperare in un iter parlamentare veloce. E’ ora che l’Italia riconosca in modo pieno la scelta di questi cittadini, garantendo soprattutto la normalità di scelte del genere: perché la legalità non deve essere questione di eroi, ma di ordinaria civiltà democratica.

Testimoni di Giustizia: tutti i gruppi sottoscrivano la Proposta di Legge

(ANSA) – ROMA, 24 NOV – “Sarebbe davvero un bel segnale se oggi i gruppi parlamentari presenti in Commissione Antimafia sottoscrivessero la proposta di legge sui testimoni di giustizia. Oggi che ricorre l’anniversario della morte di Lea Garofalo”. A sottolinearlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, coordinatore, in Commissione Antimafia, del V gruppo che si occupa proprio di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia. “La proposta di legge – spiega il deputato – discende dalla relazione approvata all’unanimita’ sui testimoni di giustizia nell’ottobre del 2014 ed e’ all’attenzione dell’Ufficio di Presidenza da luglio 2015”. Il testo prevede una attenzione maggiore alla chiarezza del rapporto tra Stato e testimone, in linea con la Carta dei diritti e dei doveri presentata dal Ministero dell’Interno; prevede poi piu’ adeguati strumenti di accompagnamento psicologico e di tutela sociale ed economica, superando la distinzione tra speciali misure di protezione e speciale programma. Prevede il cambio di generalita’ allargato per favorire la scelta di chi decida di rompere con i propri contesti familiari criminali. “Si potrebbero aggiungere norme specifiche sui minori, come suggerito dalla magistratura calabrese. Non basta commuoversi, bisogna impegnarsi per cambiare le cose”, conclude il deputato Pd.

Testimoni di giustizia: è tempo per cambiare la Legge

(ANSA) – ROMA, 19 NOV – “Adesso che il racconto della storia di Lea e Denise ha aiutato tanti a riflettere sul bisogno di protezione che c’e’ in questo Paese, diamoci forza per cambiare la legge”. A chiederlo e’ Davide Mattiello Pd, coordinatore del quinto comitato della Commissione parlamentare Antimafia che si occupa di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia. “Perche’ una legge per i testimoni di giustizia non c’e’ – spigaMattiello – e permane la confusione con i collaboratori. Perche’ l’inserimento lavorativo di chi e’ uscito dal programma speciale di protezione non funziona ancora. Perche’ se la mafia uccide un magistrato i ruoli sono chiari e la legge per i familiari funziona, ma se la mafia sbrana chi si ribella all’interno del proprio stesso cerchio, la legge si inceppa. Perche’ chi vuole rompere con quei legami familiari, anche se non ha informazioni preziose per la giustizia, deve trovare lo Stato”. “Le proposte sono tutte sul tavolo: la Commissione Antimafia dopo aver approvato all’umanita’ una relazione nell’Ottobre del 2014, ha all’esame una proposta di legge di riforma, il Ministero dell’Interno ha presentato quasi un mese fa la Carta dei diritti e dei doveri per testimoni e collaboratori. Insomma ci vuole soltanto uno sforzo. Un altro, ma e’ semplicemente un dovere”, conclude il deputato.

Testimoni di Giustizia: importante approvare la nuova Legge

(ANSA) – ROMA, 28 OTT – “E’ importante approvare una nuova legge sui testimoni di giustizia, anche dal punto di vista culturale: in Italia chi non si fa i fatti propri viene visto male. Il Parlamento deve ribaltare questo principio: chi non si fa i fatti propri e’ un valore”. A dirlo, nel corso di un convegno a Roma, e’ stato il deputato Pd DavideMattiello, coordinatore del gruppo di lavoro in Commissione Antimafia che si occupa dei testimoni di giustizia e dei collaboratori. La proposta di legge messa a punto dalla Commissione Antimafia sui testimoni di giustizia prevede tra l’altro un istituto nuovo: il cambio di generalita’ allargato. “E’ previsto che membri di una famiglia mafiosa o ‘ndranghetista – ha spiegato Mattiello – che decidano di rompere con il nucleo originario di appartenenza, anche quando non abbiano informazioni da riferire agli inquirenti, possano essere tutelati dallo Stato che garantisce il loro cambio di generalita’. E’ una novita’ importante, che tiene conto soprattutto delle madri con figli minori o dei giovanissimi che intendono scappare da un contesto violento e che sono meritevoli di tutela, anche se non in possesso di informazioni fondamentali per le indagini”. Mattiello ha anche chiesto che le misure speciali di protezione siano sempre piu’ una “decisione residuale: vanno potenziati gli strumenti investigativi”, ha spiegato, per dipendere sempre meno dalle vittime, i testimoni di giustizia, con il rischio di sovraesporre le loro esistenze.

Testimoni di Giustizia: oggi la Carta dei Diritti

(ANSA) – ROMA, 27 OTT – Domani il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico presenta la Carta dei diritti e dei doveri per la protezione a favore dei testimoni e dei collaboratori di giustizia frutto del Rapporto dei gruppo di lavoro istituito al Viminale circa un anno fa. “Spero che finalmente si faccia qualcosa per i testimoni di giustizia, non solo chiacchiere e passerelle, spero che ci venga riconosciuto che siamo persone che hanno creduto nelle istituzioni e che ai testimoni di giustizia vengano riconosciuti i danni che hanno subito, passando ai fatti”, commenta Ignazio Cutro’, siciliano, presidente dell’Associazione testimoni di giustizia, che lamenta di continuare a ricevere cartelle esattoriali, per quasi 40 mila euro solo ultimi tre mesi, nonostante, a causa delle denunce che ha fatto, la sua impresa sia fallita. “Finalmente arriva la Carta dei diritti, ma serve la legge”, osserva il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia. “Il fatto che il viceministro Bubbico presenti la Carta dei diritti e dei doveri e’ gia’ di per se’ una buona notizia: ma il prossimo passo deve essere la nuova legge, perche’ non tutto puo’ essere raddrizzato attraverso la prassi applicativa. A cominciare dal punto di partenza: ancora oggi infatti gli articoli che si occupano dei testimoni di giustizia sono soltanto una costola della normativa del ‘92 dedicata ai collaboratori. La proposta di legge sulla quale ha lavorato la Commissione Antimafia, attraverso il V Comitato che ho coordinato, punta ad una normativa dedicata ai testimoni, e’ il primo passo per sottolineare il valore della scelta di chi avendo subito o avendo visto commettere un crimine, decide di fare nomi e cognomi”. “Nel nostro Paese esiste ancora un grave problema culturale: chi non si fa i fatti propri e’ troppo spesso considerato un infame, anche fuori dagli ambienti mafiosi. Nella proposta di legge c’e’ poi un articolo al quale tengo molto: il 21 che prevede il cambio di generalita’ allargato”, conclude Mattiello. In Italia la popolazione sotto protezione ammonta a poco piu’ di 6 mila persone: i testimoni di giustizia, ovvero coloro che denunciano crimini e racket sono un’ottantina a cui si devono aggiungere circa 300 loro familiari. Poi ci sono circa 1200 collaboratori con oltre 4 mila familiari. Domani alla presentazione della Carta dei diritti e’ prevista la presenza dei ministri Orlando e Alfano, del presidente dell’Antimafia Bindi e del procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti.

Testimoni di Giustizia: la normativa non funziona

(ANSA) – ROMA, 25 OTT – Da luglio e’ pronta una proposta di legge per riformare il sistema di protezione e la qualita’ della vita dei testimoni di giustizia, coloro che hanno subito racket, estorsioni, intimidazioni o hanno assistito a crimini e delitti decidendo di denunciare. “Non c’e’ piu’ alcun motivo per non riformare una materia che, nonostante la dedizione e la professionalita’ di molti, non funziona. Perche’ non basta che i testimoni di giustizia sopravvivano alla violenza mafiosa, bisogna che vivano da persone libere”, sostiene il deputato Pd DavideMattiello, che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro che si occupa di collaboratori, testimoni di giustizia e vittime di mafia. Intanto mercoledi’ prossimo, 28 ottobre, il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ha annunciato un seminario nel quale saranno presentate le conclusioni del tavolo tecnico istituito presso il Viminale nel Maggio del 2014, per rivedere il sistema tutorio. “Ci chiediamo se a questo seminario e’ stata prevista o meno la presenza di noi testimoni di giustizia – scrive Luigi Coppola, che coordina i testimoni di giustizia campani – e stiamo valutando di presentarci sperando di non essere lasciati fuori. Crediamo di avere tutto il diritto di ascoltare dal vivo cosa verra’ tirato fuori dal cilindro visto che ad oggi lo Stato non e’stato capace di assicurare un solo posto di lavoro ai testimoni di giustizia e continua spesso a lasciarli senza sicurezza al termine dei processi”. Intanto i testimoni di giustizia siciliani, assunti grazie ad una legge varata appositamente dalla Regione Siciliana e assegnati in servizio presso la sede romana della Regione, lanciano un appello per essere con urgenza trasferiti in distacco presso le prefetture delle citta’ italiane in cui vivono con le proprie famiglie, spesso sotto protezione. “E’ urgente provvedere al trasferimento dei testimoni di giustizia assunti presso quelle sedi dove essi hanno ricostruito, con fatica, le loro vite, garantendo la massima riservatezza, tutela e esigibilita’ dei propri diritti di lavoratore”, scrivono il presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia, Ignazio Cutro’ il segretario, Giuseppe Carini. Due sono i problemi per i testimoni di giustizia siciliani che lavorano a Roma: da un lato rischi per la propria incolumita’ (anche i colleghi di lavoro hanno mostrato qualche preoccupazione), dall’altro il fatto che sono costretti a vivere lontani dalle proprie famiglie. Di qui l’appello al Viminale e alla Regione per facilitare i trasferimenti presso le prefetture. In Italia i testimoni di giustizia e i loro familiari sono un migliaio, i collaboratori e i loro familiari sono circa cinquemila.

Due buone notizie per i testimoni di giustizia

(ANSA) – ROMA, 8 OTT – “Dal viceministro all’Interno Filippo Bubbico arrivano due buone notizie per i testimoni e per il Paese, e noi siamo pronti a collaborare”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro che si occupa di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia. “La prima buona notizia – spiega il parlamentare – e’ che la commissione tecnica istituita nel Maggio 2014 dal viceministro Bubbico e’ pronta a presentare il frutto del suo lavoro. La seconda e’ che quanto fino a qui si apprende del contenuto della relazione che verra’ presentata il 28 ottobre, appare in sintonia con quanto elaborato dalla Commissione Antimafia. Un anno fa la Commissione approvava all’unanimita’ la relazione proposta dal V Comitato, che ha poi generato una bozza di proposta di legge, portata all’attenzione della Presidente Bindi. In questa legislatura sono stati fatti gia’ alcuni significativi passi avanti sulla materia dei testimoni di giustizia, restano delle criticita’, anche relative all’inserimento lavorativo di chi ne ha diritto secondo le leggi vigenti, ma mi sembra evidente lo sforzo positivo di Governo e Parlamento. Andiamo avanti!”, conclude Mattiello.