Finanza etica

Per sconfiggere la mafia abbiamo bisogno di finanza etica: pieno sostegno al lavoro di Banca Etica che questa mattina ha presentato alla Camera il Primo Rapporto sulla Finanza Etica e Sostenibile in Europa. Dai dati riportati si capisce chiaramente che c’è una finanza attenta soltanto ad incamerare denaro e a remunerare gli azionisti, costi quello che costi e c’è invece una finanza, della quale Banca Etica è testimonianza, che non soltanto fa attenzione alla provenienza del denaro che raccoglie, ma seleziona con cura i soggetti economici cui fare credito, impiegando più del doppio della raccolta di risparmio per finanziare l’economia reale, rispetto alle così dette “banche di sistema”. La forza delle mafie dipende anche dal fatto che ci sono operatori finanziari che non annusano il denaro in entrata, rendendosi complici di riciclaggio del denaro sporco, o che non si occupano di sostenere le imprese piccole e medie che così hanno maggiori probabilità di finire nel giro del debito usurario di matrice criminale. Un certo sistema bancario è sempre stato il cardine delle strategie mafiose, non dimentichiamoci il delitto Notarbartolo, direttore del Banco di Sicilia, pugnalato a morte il primo Febbraio del 1893, su ordine di Cosa Nostra che non gradiva la sua intransigenza, da allora molte cose sono cambiate e abbiamo leggi più stringenti, ma non basta ancora e la differenza può farla anche scelta più consapevole da parte del risparmiatore.

Carceri: su 41 bis polemica M5s inutile

I deputati 5 Stelle insistono nella loro denuncia sui rischi di uno ‘smantellamento’ (addirittura!) del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi. Se fosse vero, il Pd sarebbe gia’ intervenuto per contrastarli. Ma la polemica e’ davvero inutile, abbiamo gia’ ascoltato il Dap sulla circolare del 2 ottobre 2017, intervenuta a regolamentare in modo omogeneo il circuito detentivo speciale per garantire uniformita’ nelle modalita’ esecutive di detenzione ed evitare disomogeneita’ e contestazioni strumentali, quelle si potenzialmente destabilizzanti. Su alcune questioni, ad esempio i rapporti legati all’affettivita’ con i figli minori degli anni 12, si tratta di affermare una corretta applicazione della norma che verra’ comunque attentamente monitorata, col preciso intento di salvaguardare il fondamentale diritto del minore a non essere utilizzato in attivita’ criminali. Cosi’ come saranno monitorate le questioni legate al rapporto con i legali e con il Garante nazionale per i detenuti. Il Ministro Orlando, d’altra parte, ha dato ampia prova di lavorare perche’ tutti gli organici siano adeguati alle esigenze reali e questo vale anche per il GOM. La lezione di Falcone ci e’ ben chiara: il 41 bis deve servire a cio’ per cui e’ stato pensato, ovvero impedire le comunicazioni con l’esterno dei boss mafiosi, non e’, e non si deve trasformare, in una pena aggiuntiva, inutilmente afflittiva”

Arresto Morabito: ottimo risultato (e a proposito di estradizione..)

L’arresto di Morabito è un ottimo risultato investigativo, che sarà coronato dalla estradizione, già annunciata come tempestiva dalle Autorità uruguaiane. Se non ci fosse l’estradizione, l’arresto stesso avrebbe il sapore amaro della beffa, perché la pena è giusto non soltanto scontarla, ma scontarla lì dove si è procurato il danno alla comunità e si è stati processati. Anche questo contribuisce a rendere la pena espiata una riparazione al dolore causato e possibilmente un motivo di pentimento e di cambiamento del delinquente, come auspicato dalla nostra Costituzione. Azzerrare il mito della impunità per i mafiosi in particolare è uno di quei risultati che fortificano la cultura della legalità e disinnescano quella minaccia democratica costante che è rappresentata dalla forza intimidatrice della criminalità organizzata, che purtroppo diventa cultura criminale diffusa: penso alla grave aggressione subita dall’Ispettore di Polizia municipale di Catania ieri sera, finito in prognosi riservata per aver fatto rispettare un divieto. Per tutto questo torno a rivolgermi al Presidente Gentiloni: basta impunità per i latitanti italiani negli Emirati. E’ uno schiaffo insopportabile, perché aggravato dalla spudoratezza di stare alla luce del sole, almeno Morabito ha dovuto fare lo sforzo di nascondersi per 23 anni. La latitanza di Matacena è arrivata a 4 anni, poi ci sono Imperiale, Schettino, Landi, Tulliani, soltanto per citare i primi. La Commissione bilaterale annunciata in Maggio dal Ministro Alfano che avrebbe dovuto rinegoziare il Trattato tra Italia ed EAU non si è mai riunita, il tempo passa e questa Legislatura rischia di chiudersi senza aver risolto il problema: sarebbe grottesco.

La latitanza di Matacena compie 4 anni (vergognosi)

(ANSA) – ROMA, 28 AGO – “Quattro anni fa cominciava la latitanza di Amedeo Matacena a Dubai. Quattro anni vergognosi: Presidente Gentiloni, bisogna risolvere questa situazione ingiusta e grottesca”. Lo chiede in una nota il parlamentare Pd e componente delle commissioni Antimafia e Giustizia Davide Mattiello. “Condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa a causa della sua alleanza con la ‘ndrangheta reggina – ricorda Mattiello – scampato grazie alla prescrizione a una probabile ulteriore condanna per corruzione in atti giudiziari, imputato insieme al già ministro dell’Interno Scajola e a Chiara Rizzo nel processo ‘Breakfast’, oggetto di recenti sequestri di prevenzione, sverna serenamente in barba alla giustizia italiana, come quell’altro suo sodale, Vincenzo Speziali jr, che invece dovrebbe stare ancora a Beirut. Negli Emirati Arabi, lo sappiamo, sta in pessima compagnia, perché sono parecchi i latitanti italiani ricercati dalla legge che soggiornano in quella ‘zona franca’, tanto preziosa – sottolinea il parlamentare dem – per gli scambi commerciali bilaterali, gli Emirati restano infatti il primo importatore al Mondo di armamenti italiani, quanto impermeabile alla cooperazione giudiziaria. E francamente la questione della ‘pena di morte’ non regge più, tanto più scoprendo che la annunciata, dal ministro degli Esteri Alfano, Commissione diplomatica bilaterale non si è mai riunita”. “Non starò a ricapitolare gli ormai innumerevoli atti parlamentari di sindacato e di indirizzo che sono stati prodotti in questi anni, mi limito Presidente – afferma ancora Mattiello – ad attirare la sua attenzione su un dato che emerge dalla recentissima Ordinanza di Custodia Cautelare ”ndrangheta stragista’ ottenuta dalla DDA di Reggio Calabria, che sta meritoriamente lavorando su quel passato tragico, che in verità non vuole proprio passare, che sta tra il 1989 e il 1994″. “Ebbene a pagina 312 si riporta un passaggio delle dichiarazioni del collaboratore Pasquale Nucera, legato alla cosca Iamonte di Reggio Calabria, nel quale viene descritta una riunione svoltasi al santuario della Madonna di Polsi il 28 Settembre 1991, presenti rappresentanti delle mafie e anche di altre organizzazioni, dove si discusse della necessità di azzerare la classe politica italiana che non dava più affidamento”.

I fratelli Luciani e i nostri ‘eretici civili’

C’è chi vuole che questo resti il Paese del ‘fatti i cazzi tuoi che campi 100 anni’. Non mi tolgo dalla testa l’assassinio dei fratelli Luciani, perché pare legarsi con un filo maledetto alla storia di Giuseppe Letizia, ucciso a 12 anni nel 1948 dai mafiosi che avevano ammazzato Placido Rizzotto, a quella di Graziella Campagna, uccisa a Villa Franca a 17 anni nel 1985 perché poteva aver riconosciuto un latitante, a quella di Umberto Mormile, educatore nel carcere di Opera, ammazzato nel 1990 perché aveva capito dei contatti in carcere tra ‘ndranghetisti e uomini dei servizi, tanto da meritare la prima rivendicazione della Falange Armata. C’è chi ci ricorda che mafie e mafiosità sono il nostro terrorismo continuo, il nostro fallimento più grande, la guerra irrisolta tra branchi e cittadini, tra assoggettamento e sovranità. C’è anche ‘chi no’ come sempre e guai a dimenticarlo perché si farebbe un torto a chi prova a cambiare le cose e si aggiungerebbe disperazione al dolore dei famigliari delle vittime. Sono i Testimoni di Giustizia che fanno nomi e cognomi, non per convenienza, ma per convinzione. Sono pochi, certo e spesso vivono male. Ma sono i nostri ‘eretici civili’ e sono il posto da cui ripartire. Ancora

Voto di scambio: missione compiuta

Voto di scambio politico mafioso: missione compiuta.Con la definitiva approvazione dell’AC 4368 le pene previste per il 416 ter passano nel minimo a 6 anni e nel massimo a 12 (ora il minimo è 4, il massimo è 6), in coerenza e proporzione alle già innalzate pene per il 416 bis.Abbiamo così rispettato l’impegno che ci eravamo presi, ma anche le indicazioni della Corte Costituzionale. Così abbiamo compiuto il percorso iniziato nel 2013.Il vecchio 416 ter, introdotto nel 1992, per oltre 20 anni non era servito quasi a niente. Il nuovo 416 ter anticipa il momento della commissione del reato allo scambio delle le promesse e amplia le condotte perseguibili alle “altre utilità”. Punisce quindi duramente il politico che cerchi il sostegno della mafia in campagna elettorale, ma punisce autonomamente il mafioso che si presta allo scambio. Una pena grave, ma necessaria a rimarcare che la mafia non avrebbe la forza che ha senza l’interlocuzione con la politica e quindi il politico che cerchi il suo sostegno, contribuendo a legittimarla socialmente, ne perpetra la sopravvivenza.Rispetto alle parole “mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416 bis” che hanno creato qualche incertezza, sono state di conforto le più recenti parole del PNAA, Franco Roberti: “Dopo un iniziale periodo di rodaggio della nuova versione dell’articolo 416 ter, la nuova giurisprudenza della Cassazione si è assestata su una interpretazione che secondo me rende questa norma applicabile, agibile, e quindi c’è uno strumento in più per contrastare le connessioni politico-mafiose che sono come sappiamo tutti la vera forza delle mafie”

Mafia e calcio: bisogna essere TUTTI d’accordo?

Considerate le finalità della Commissione Antimafia, che non è una Corte Penale, il passaggio più drammatico della audizione dell’avvocato Chiappero per me è stato quello nel quale l’avvocato ha detto e ribadito con forza che per liberarsi dal ruolo di certi personaggi nel mantenimento dell’ordine pubblico dentro e fuori dallo Stadio bisognerebbe essere TUTTI d’accordo. Cosa intende l’avvocato? Sembrerebbe alludere ad un tacito patto trasversale che riguarderebbe anche le Autorità preposte alla gestione dell’ordine pubblico a tollerare la mediazione di personaggi di fatto influenti, più o meno legati alla criminalità organizzata. Una specie di ‘riduzione del danno’ come a dire che controllare è meglio che reprimere? Eppure gli strumenti esistono, a cominciare dalla denuncia di condotte più o meno larvatamente intimidatorie e ricattatorie

Mafia: Giornata Memoria per non dimenticare

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L’istituzione della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno e’ un promemoria ortopedico, non un atto di pacificazione. Non puo’ esserci pace senza verita’ e quando parliamo delle vittime delle mafie, parliamo di oltre il 70% di delitti senza colpevoli. Questa legge e’ un atto dovuto alla memoria di chi ha perso la vita a causa della violenza delle mafie, tanto che si tratti di magistrati in prima linea, quanto si tratti di bambini impegnati semplicemente a vivere e crescere. Scegliere attraverso una legge cosa valga la pena ricordare e’ un atto di alta politica che contribuisce ad edificare la coscienza di un popolo, l’identita’ di un Paese: il Parlamento oggi prende un impegno con se’ stesso. Questa memoria che e’ diventata legge sara’ di sprone ad andare fino in fondo nella ricerca di quella verita’, costi quel che costi 

Ieri a Montecitorio si è svolto il convegno intitolato ‘La mafia non è più quella di una volta (ma resta quella di sempre)’, una riflessione, a 25 anni dalle stragi di Palermo, su come sia cambiato il fenomeno mafioso e sull’adeguatezza dell’attuale quadro normativo, dal 416 bis alla legge Anselmi.
Sono intervenuti il professor Isaia Sales, storico di mafia, il procuratore Giuseppe Lombardo, titolare delle maggiori inchieste in corso a Reggio Calabria contro la ‘ndrangheta, la giornalista di Repubblica e del Corriere della Calabria Alessia Candito, l’avvocato Fabio Repici, legale in alcuni dei maggiori processi di mafia in corso e il vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia Claudio Fava.