Giustizia: ancora nessun Trattato con Emirati

(ANSA) ROMA, 15 SET – E’ passato un anno dall’accordo siglato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando con le autorita’ emiratine in materia di cooperazione giudiziaria e di estradizione, “ma del trattato non c’e’ traccia. La vacanza dei latitanti purtroppo non e’ finita”. A ricordarlo e’ il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Un anno fa – scrive Mattiello – sembrava che Italia ed Emirati avessero intrapreso un percorso risoluto, volto a sanare una insopportabile smagliatura nei rapporti tra i due Paesi, che sono ottimi partner commerciali soprattutto nei settori dell’energia e della difesa. Gli Emirati sono i primi importatori al mondo di armamenti italiani. Invece no: il 3 Marzo del 2016 l’accordo si e’ affacciato per un momento al Consiglio dei Ministri per ottenerne l’approvazione, un passaggio che sembrava una formalita’, essendo stato preceduto dal placet dei Ministeri interessati ma a sorpresa il punto venne fatto saltare e il Trattato rimandato per approfondimenti. Da allora e’ scomparso dai radar. Pare che il nodo sia legato alla pena di morte, presente nell’ordinamento emiratino. Francamente e’ difficile credere che sia questo il motivo, dal momento che l’Italia ha rapporti consolidati con altri Paesi con le stesse caratteristiche, a cominciare dagli Stati Uniti”. “Spiace d’avvero: le autorita’ giudiziarie italiane hanno – prosegue Mattiello – segnalato piu’ volte come gli Emirati siano un porto franco per latitanti italiani e riciclatori internazionali, non e’ quindi soltanto il caso dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, che pure resta il piu’ offensivo per la credibilita’ dell’Italia”.

Il Governo si ricordi di Matacena

(ANSA) – ROMA, 2 AGO – “Mentre il Senato decide su Caridi, il Governo si ricordi di Matacena”. Lo afferma in una nota Davide MATTIELLO, deputato Pd, membro della Commissione Antimafia e della Commissione Giustizia. “Magistratura e politica – sottolinea MATTIELLO – operano in campi distinti, rappresentando poteri indipendenti di rango costituzionale, ma questo impone oltre al rispetto reciproco anche una grande complementarieta’. Detto altrimenti: la magistratura ha il compito di certificare la verita’ giudiziaria, la politica ha il dovere di mettere la magistratura nelle condizioni migliori per svolgere questo compito e ha poi l’autonoma responsabilita’ di elaborare un giudizio politico che non si esaurisce in quello penale”. “La DDA di Reggio Calabria, da alcuni anni a questa parte – continua il deputato – sta esplorando una delle evoluzioni piu’ pericolose della criminalita’ organizzata, quella che sta all’ incrocio tra la legge Anselmi, che vieta le associazioni segrete e il 416 bis che colpisce l’associazione mafiosa. Quella evoluzione che il dott. Scarpinato chiama ‘masso-mafie’: organizzazioni dannose per la democrazia quanto e piu’ delle mafie tradizionali, quanto e piu’ del terrorismo, perche’ occupano stabilmente il potere istituzionale, dirottandone risorse, nomine, finalita’. Figure come Caridi e Matacena, nelle ipotesi investigative tanto quanto nelle evidenze giudiziarie gia’ cristallizzate – afferma MATTIELLO – si pongono come tasselli di questa evoluzione criminale. In attesa della decisione del Senato sulla richiesta di arresto del Senatore Caridi, rammento al Governo che Amedeo Matacena ha iniziato la sua terza estate da latitante a Dubai. Tra Italia ed Emirati Arabi non esiste un trattato di cooperazione giudiziaria: la bozza del trattato e’ stata firmata il 15 Settembre dal Ministro Orlando e dalle autorita’ emiratine, successivamente il 3 marzo 2016 il pre-trattato, acquisiti i pareri favorevoli di Giustizia, Interni e MEF, era iscritto all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, ma venne rimandato indietro per approfondimenti, da allora e’ scomparso dai radar. Chiedo ancora con forza al Governo italiano – conclude il deputato del Pd – di fare quanto e’ necessario per dare tempestiva attuazione al Trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed emirati per porre fine a questa latitanza che ha il sapore di una beffa per investigatori, magistrati e cittadini onesti”

Caporalato: ottima la notizia dell’approvazione del ddl in Senato

L’approvazione da parte del Senato è una ottima notizia che rafforza gli strumenti di repressione del caporalato, ma anche di prevenzione e di promozione delle aziende agricole per bene. In questi ultimi anni, insieme al Governo e alla Commissione Antimafia, ci siamo battuti perchè il fenomeno non fosse visto soltanto attraverso lo specifico ruolo del “caporale” ma all’interno di un sistema criminale più complesso, che chiama senz’altro in causa la responsabilità di quegli imprenditori che consapevolmente si avvalgono di manodopera sfruttata. Alcune norme coerenti a questa impostazione stanno anche nel testo che riforma il Codice Antimafia attualmente all’attenzione della Com Giustizia del Senato: auspico che il Senato licenzi al più presto anche questo articolato.

La memoria di Rita Atria va onorata con scelte concrete

(ANSA) – ROMA, 26 JUL – “La memoria di Rita Atria va onorata con scelte concrete di Governo e Parlamento. Rita si tolse la vita il 26 luglio del 1992, sette giorni dopo la strage di Via D’Amelio, non sopportando di perdere anche Paolo Bosellino, lo ‘zio’ Paolo, nelle mani del quale aveva messo la vita”. A ricordarlo è il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia. “In questi tre anni – dice – sono stati fatti passi in avanti importanti per tutelare al meglio la qualità della vita dei Testimoni e ridurne l’isolamento sociale, anche organizzando un programma di inserimento lavorativo nella PA per coloro che, terminata la fase più delicata della protezione, non possano altrimenti tornare ad una vita libera e dignitosa. Sono state approvate sia norme nazionali che regionali (in particolare la Regione Siciliana). Oggi si impone una verifica del l’attuazione di queste norme e ho per questo proposto alla Presidente Bindi di invitare in Commissione Antimafia il Vice Ministro Bubbico, che presiede la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno. Ma molto resta da fare: la proposta di legge di riforma organica del sistema di protezione, la PDL 3500, è assegnata alla Commissione Giustizia Camera e auspico che presto si realizzino le condizioni per avviare l’iter parlamentare. La PDL 3500, a prima firma Bindi, è il frutto del lavoro che ho coordinato col V Comitato della Commissione Antimafia, sostenuta da tutti i gruppi parlamentari. La proposta prevede tra l’altro il superamento della distinzione tra speciali misure di protezione e il programma speciale di protezione, relativamente agli strumenti di sostegno economico e prevede l’inserimento della figura del ‘referente’ del protetto, per molti versi coincidente con quella del ‘tutor’ elaborata e proposta dal gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell’Interno. La proposta di riforma riconosce per la prima volta una tutela speciale a quelle donne che decidano di rompere con la propria famiglia di mafia, a prescindere dalle informazioni che possano avere da dare all’autorità giudiziaria. Sostenere adeguatamente la scelta di chi decide di denunciare per mettersi dalla parte della legalità deve essere una priorità per lo Stato, così come la sicurezza di investigatori e magistrati: non dimentichiamo che il profondo sconforto in cui cadde Rita, derivò anche dagli attentati di Capaci e Via D’Amelio e dalla sensazione di impotenza che essi generarono”, conclude il deputato.

Giustizia – Mattiello: ‘Il Governo raccolga le parole del Procuratore De Raho’

Mattiello: ‘Il Governo raccolga le parole del Procuratore De Raho: il Trattato tra Italia ed Emirati è una responsabilità della politica. La Provincia di Reggio Calabria è il cuore mondiale di una delle più potenti organizzazioni criminali esistenti la ‘ndrangheta, primo dovere della politica è mettere magistrati e investigatori nelle migliori condizioni per operare. Ecco perché il Trattato, così come la riforma delle misure di prevenzione patrimoniali, devono essere priorità’

Non con il mio voto (#acquabenecomune)

Non con il mio voto.
Avevo tolto la firma dalla proposta di legge e ieri non ho votato il testo.
Nel corso delle votazioni ho fatto altre due scelte in dissenso dal gruppo con il quale lavoro, perché mi è sembrato il modo simbolico con il quale rappresentare la mia posizione: votare a favore degli emendamenti 2.53 e 4.52.

“A tutela dei principi del diritto umano all’acqua e dei principi di precauzione e sostenibilità a tutela dell’acqua come bene comune pubblico, non è possibile sottoscrivere accordi di liberalizzazione nel settore dei servizi idrici che inibiscano la piena realizzazione di tale diritto e della sua tutela”

“La gestione del servizio idrico integrato è sottratta al principio della libera concorrenza, è realizzata senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale, ed è finanziata attraverso meccanismi di fiscalità generale e specifica nonché meccanismi tariffari. Il Governo provvede a conformarsi a quanto disposto dal presente articolo anche in sede di sottoscrizione di trattati o accordi internazionali”.

Peccato, perché la legge, alla quale hanno lavorato con competenza e pazienza tanti colleghi, contiene diversi elementi importanti (il riconoscimento del diritto all’acqua come diritto umano fondamentale, la proprietà pubblica ribadita tanto dell’acqua quanto degli impianti fondamentali per la sua gestione, la trasparenza sui costi).
La mia decisione è maturata anche in ragione di due fatti: la Commissione Bilancio ha condizionato il proprio parere favorevole all’abrogazione di quel “prioritariamente” che resisteva nel testo a sostegno della gestione pubblica del servizio idrico e parallelamente nessun segnale di disponibilità è arrivato dalla Ministra Madia rispetto al decreto legislativo sulla PA, nella parte che riguarda la gestione dei servizi. Insomma: la direzione è chiara. Progressivamente, magari lentamente, ma inesorabilmente la gestione del servizio idrico sarà assorbita nella logica del mercato globale. Le resistenze a vendere capitale ai privati delle società attualmente in tutto o in gran parte a capitale pubblico saranno a poco a poco vinte con le consuete apparentemente ragionevoli argomentazioni.

Ed è proprio questa “apparente ragionevolezza” che considero un errore politico grave. Sull’acqua, almeno sull’acqua, la politica dovrebbe fare esercizio di profezia e di poesia, che non sono categorie ridicole, da “anime belle” che non capiscono niente della gestione del potere. Sono categorie profondamente politiche: profezia e poesia c’erano nelle parole dei giovani imprigionati a Ventotene che nel momento di maggior forza del nazi-fascismo seppero dire pace ed Europa. Profezia e poesia c’erano nelle donne e negli uomini del 1946 che seppero dire Repubblica, abbandonando la Monarchia. Noi oggi viviamo un Mondo nel quale il mercato ha vinto e ha preteso, come sempre fa chi vince, di diventare misura di ogni cosa. Ma nessuna vittoria è per sempre e il Mondo di domani è quello che già germoglia nelle pratiche di economia del dono e della condivisione, dell’accesso e non della proprietà, del riuso, del riciclo, della accoglienza e della nonviolenza. E’ il Mondo che anche noi stiamo contribuendo a realizzare e Casa ACMOS, fondata nel 2001, resta tra le testimonianze più chiare di questo sforzo. Noi ci stiamo facendo carico del difficile esercizio di cerniera tra il Mondo di oggi e il Mondo di domani, cercando di non fare soltanto politica di profezia e poesia, ma anche politica di responsabilità e gestione delle Istituzioni. E’ un esercizio spesso lacerante, ma è il nostro compito.

Se nel nome di Regeni si compisse una rivoluzione?

(ANSA) – ROMA, 5 APR – “Se nel nome di Giulio si compisse una rivoluzione? Il Ministro Gentiloni ha appena terminato l’intervento in Aula sul rapimento e l’assassino di Giulio Regeni e ha ribaltato la prospettiva della ragion di stato, brandita da qualcuno per giustificare la sordina sulla vicenda. Gentiloni ha detto senza incertezze che l’unica ragion di Stato e’ trovare la verita’ per Giulio. La ragion di Stato sta nella verita’ e quindi nella dignita’ della persona, nei confronti di chiunque. Parole da non dimenticare, parole che valgono una rivoluzione, se fatte storia: di questa ragion di Stato questo nostro Stato ha ancora tanto, tanto bisogno… Basta depistaggi, approviamo la legge!”. A scriverlo su Fb e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, dopo l’informativa del ministro degli Esteri Gentiloni sulla vicenda Regeni.

Migranti: Renzi si faccia garante della trasparenza del sistema di accoglienza

(ANSA) – ROMA, 10 DIC – “Il Presidente Renzi si faccia garante della trasparenza del sistema di accoglienza. Dal 30 di giugno, come previsto dalla legge approvata ad Ottobre 2014, aspettiamo che il Ministero dell’Interno produca la relazione dettagliata sul sistema di accoglienza primario: quanti soldi spendiamo, a chi li diamo, per fare cosa e come avvengono le verifiche. Della relazione ancora non c’e’ traccia”. A sottolinearlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. “La solidarieta’ e’ un dovere e fa bene Renzi a ribadire l’impegno dell’Italia su questo versante e ha fatto bene a dire che se l’Europa non cambia passo diventa il principale alleato dell’estremismo di destra. Ma dobbiamo anche evitare di diventare alleati di chi specula senza scrupoli sulla pelle dei migranti: tanto organizzando in un certo modo la cosi’ detta accoglienza primaria, quanto sfruttando la manodopera nelle nostre campagne”, prosegue il deputato. “La trasparenza e’ la prima alleata della legalita’: non devono esserci zone d’ombra. La reticenza del Ministero dell’Interno e’ un brutto segnale: siamo purtroppo sicuri che quanto emerso con Mafia Capitale sia soltanto un fotogramma di un film fatto di corruzioni e connivenze. E anche di coperture”, concludeMattiello.

Italicum: le ragioni del mio voto di fiducia

L’ordine
degli addendi cambia il risultato, pertanto cercherò di procedere dagli
argomenti generali a quelli particolari.

1.
La sfida storica della nostra generazione è la costituzione degli Stati Uniti
d’Europa: la possibilità (!) di apparecchiare un futuro di libertà, di pace e
di giustizia sociale passa anche dalla trasformazione dell’Unione Europea in un
vero soggetto politico continentale, capace di contribuire al governo del
Mondo. Questo risultato presuppone almeno due sforzi: lo spostamento dell’oggetto
del desiderio politico dalla dimensione nazionale, alla dimensione europea, la
semplificazione dei processi decisionali a livello nazionale. Diversamente il
nostro sguardo resterà strabico e la vista miope. Basta fare un test: quanti
sanno dire cosa sta succedendo nel Parlamento italiano e quanti sanno dire cosa
sta facendo quello europeo? E’ con questo approccio che valuto le proposte di
riforma delle regole del voto e dell’organizzazione dello Stato: in linea di
massima, la direzione imboccata è questa e per questo penso che vada sostenuta.

2.
Viviamo un tempo di compressione della partecipazione democratica e della
sovranità popolare? Sì, anche. Ma non credo che questo dipenda da riforme
legislative liberticide. Credo che dipenda soprattutto dall’ordine mondiale
uscito vittorioso nell’89 e consolidatosi a partire dal 1995. Concetti come
“sovranità” e “partecipazione” sono già profondamente mutati nei fatti (non
soltanto in senso negativo!), da vent’anni di web, di multinazionali
finanziarie e dall’irrompere sulla scena di nuovi player globali (la Cina,
l’India…). La nostra libertà individuale è molto più ipotecata dai big data,
cui consegniamo volontariamente, gratuitamente e inconsapevolmente le nostre
esistenze, che dalla riforma delle istituzioni nazionali. Che fare? Non
possiamo tornare al 1970, dobbiamo immaginare il 2070: quindi vedi punto 1

3.
Il mio arrivo in Parlamento è stato traumatico: la “non vittoria” ha
aperto alla “necessità ineluttabile” delle larghe intese con
Berlusconi, la coalizione PD-SEL è durata lo spazio di una drammatica assemblea
al Capranica, la Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità della
legge elettorale. In quei mesi dolorosi (per me e per altri. Io allora non
votai la fiducia al Governo Letta-Alfano) una delle proposte più ragionevoli
diceva: cambiamo la legge elettorale al più presto e torniamo a votare, non
possiamo stare qui da “abusivi” a governare con Berlusconi! Ecco,
appunto: l’approvazione della legge elettorale avvera una parte di quella volontà
e prevede la sua entrata in vigore nel Luglio del 2016. Credo che questo lasso
di tempo sarà utile a fare quel che c’è di più urgente, per poi valutare se
rimettere il mandato nelle mani del popolo.

4.
Berlusconi: fino al 1° Agosto del 2013 era pienamente in sella, il PDL era ben
piazzato e il PD ci governava insieme, poi una sentenza della Cassazione l’ha
trasformato in un pregiudicato e la storia ha preso un’altra piega. Ma c’è
voluto un giudice. Ora Forza Italia rovescia il tavolo del Nazareno perché
colpita da una scelta politica (non da una sentenza), scelta di rottura
rispetto a quanto avvenne nel 2013: l’elezione del Presidente della Repubblica
nella persona di Sergio Mattarella, non ha pagato pegno all’ex Cavaliere. Per
me una bella storia, da valorizzare e tutelare dalle incursioni di Brunetta e
compagni (che probabilmente hanno masticato amaro anche per altro). Mettere la
fiducia da un lato e chiedere il voto segreto dall’altro, mi sembrano due
sequenze dello stesso film. Genere “tattica”, non “apocalittica”.

5.
Nel merito dell’Italicum: da un lato ci sono cose che convincono e diversi
punti critici che sono stati effettivamente corretti in Senato (lo sbarramento
è sceso al 3%, la soglia per il premio di maggioranza è salita al 40%, ci sono
preferenze e alternanza di genere, c’è il voto per chi è temporaneamente fuori
dall’Italia, c’è il doppio turno e ci sono collegi più piccoli), dall’altro
restano delle perplessità (i capi lista bloccati e il premio dato alla lista,
piuttosto che alla coalizione, con divieto di apparentamento tra il primo e il
secondo turno), che però potranno essere in gran parte superate dalle condotte
concrete che adotteranno i singoli partiti (sulla spinta della propria base):
ad esempio, si potranno usare le primarie anche per l’individuazione di tutti o
di parte dei capi lista; si potranno creare liste ad hoc per partecipare ad una
certa competizione elettorale che includendo più partiti, risolvano a monte la
convivenza plurale tipica di una coalizione, garantendo però un esito maggiormente
resistente (se “Italia bene comune” fosse stata una lista unitaria composta da
personale di Pd e SEL…).

6.
Grandi sfide restano sul tavolo per migliorare sostanzialmente il sistema che
porta alla selezione dei rappresentanti. Ne cito due che mi stanno
particolarmente a cuore: la regolamentazione per legge delle primarie e la
regolamentazione per legge di partiti e fondazioni. La prima questione rimanda
tra l’altro alla perseguibilità giudiziaria dello scambio elettorale
politico-mafioso (416 ter), attualmente impossibile. La seconda questione
rimanda tra l’altro alla trasparenza con la quale si attraggono finanziamenti
privati, si fanno le tessere e si distribuiscono incarichi…

Per
almeno questi 6 argomenti ho deciso di sostenere col mio voto questo passaggio,
in coerenza a quanto deciso dal gruppo parlamentare del quale faccio parte.

Per
uno come me sarebbe stato molto più facile e gratificante fare il contrario,
conformandomi al dissenso, anche perché alcune delle persone che più stimo e a
cui voglio bene hanno deciso di comportarsi altrimenti: io ne rispetto il
travaglio, spero che loro e quanti non si riconoscano nelle decisioni che ho
preso, possano fare altrettanto con me.

Davide Mattiello

Deputato

Primo Maggio 2015