Se nel nome di Regeni si compisse una rivoluzione?

(ANSA) – ROMA, 5 APR – “Se nel nome di Giulio si compisse una rivoluzione? Il Ministro Gentiloni ha appena terminato l’intervento in Aula sul rapimento e l’assassino di Giulio Regeni e ha ribaltato la prospettiva della ragion di stato, brandita da qualcuno per giustificare la sordina sulla vicenda. Gentiloni ha detto senza incertezze che l’unica ragion di Stato e’ trovare la verita’ per Giulio. La ragion di Stato sta nella verita’ e quindi nella dignita’ della persona, nei confronti di chiunque. Parole da non dimenticare, parole che valgono una rivoluzione, se fatte storia: di questa ragion di Stato questo nostro Stato ha ancora tanto, tanto bisogno… Basta depistaggi, approviamo la legge!”. A scriverlo su Fb e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, dopo l’informativa del ministro degli Esteri Gentiloni sulla vicenda Regeni.

Basta depistaggi: Parlamento approvi legge anche per Regeni, Alpi, Rostagno

(ANSA) – ROMA, 2 APR – Ricorrono oggi i 31 anni dalla strage di Pizzolungo, nel trapanese, l’attentato dinamitardo in cui Cosa Nostra intendeva uccidere il magistrato Carlo Palermo e che invece provoco’ la morte di una donna, Barbara Rizzo, 30 anni, e dei suoi due bambini, Giuseppe e Salvatore, di 6 anni, che casualmente passavano in auto in quel tratto di strada diretti verso la scuola. L’esplosione dell’autobomba si udi’ a chilometri di distanza. “Dalla strage di Pizzolungo all’assassinio di Giulio Regeni, basta ad ogni depistaggio”, dice il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, il quale chiede che il Parlamento approvi la legge sul depistaggio ferma la Senato. “Oggi ricordiamo la strage del 2 aprile 1985: doveva morire il giudice Carlo Palermo con la sua scorta, invece morirono una mamma e i suoi due bambini che, con la loro auto, fecero casualmente da scudo alla macchina del giudice. Perche’ Cosa nostra si diede da fare per uccidere un magistrato che era arrivato a Trapani da poche settimane? Quanto hanno pesato le indagini che Palermo aveva cominciato a Trento e che riguardavano il traffico internazionale di armi e droga? Quanto quelle indagini avevano messo in allarme un certo mondo politico che benedicendo quei traffici traeva illecito sostentamento per i partiti?”. “Quanto quelle indagini incrociarono le piste battute da altri due morti ammazzati, Mauro Rostagno e Ilaria Alpi? A queste domande la giustizia non ha mai risposto”, ragiona il deputato, secondo il quale “ora l’Italia fa bene a pretendere verita’ e giustizia per Regeni, fa bene a ipotizzare depistaggi ma si guardi anche in casa. Punire e prevenire i cosiddetti depistaggi significa battersi per un potere che sia democratico e non oligarghico, dominato da consorterie potenti quando non criminali”.

Nel nome di Giulio Regeni: BASTA a tutti i depistaggi

image

(ANSA) – ROMA, 29 MAR – “Nel nome di Giulio, basta a tutti i depistaggi”. A chiederlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. “Ho  ascoltato con commozione e gratitudine le parole della mamma di Giulio Regeni: ancora una volta una mamma a chiedere verita’ e giustizia, ancora una volta – dice il deputato – con la necessita’ di denunciare gli evidenti depistaggi nelle indagini in corso. Vorrei che i genitori di Giulio incontrassero i tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie o del terrorismo italiane, troverebbero la stessa dignita’, il medesimo bisogno di verita’ e in molti casi, la medesima denuncia dei depistaggi. Denuncia che, in vero, il Governo italiano ha fatto propria in maniera netta nel caso Regeni”. “Bene ha fatto il Governo e altrettanto bene farebbe nel prendere uguale, netta posizione nei confronti dei troppi depistaggi che ancora avvelenano la democrazia in Italia. I piu’ clamorosi dei quali riguardano i fatti compresi tra il 1989 e il 1994. Nel nome di Giulio Regeni e di tutte queste altre vittime potremmo approvare definitivamente la legge che punisce proprio il depistaggio, licenziata dalla Camera e ferma in Senato, almeno da agosto 2015. Da quando si commemoro’, ancora una volta, la strage di Bologna!”, conclude Mattiello.