(ANSA) – ROMA, 26 JUL – “La memoria di Rita Atria va onorata con scelte concrete di Governo e Parlamento. Rita si tolse la vita il 26 luglio del 1992, sette giorni dopo la strage di Via D’Amelio, non sopportando di perdere anche Paolo Bosellino, lo ‘zio’ Paolo, nelle mani del quale aveva messo la vita”. A ricordarlo è il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia. “In questi tre anni – dice – sono stati fatti passi in avanti importanti per tutelare al meglio la qualità della vita dei Testimoni e ridurne l’isolamento sociale, anche organizzando un programma di inserimento lavorativo nella PA per coloro che, terminata la fase più delicata della protezione, non possano altrimenti tornare ad una vita libera e dignitosa. Sono state approvate sia norme nazionali che regionali (in particolare la Regione Siciliana). Oggi si impone una verifica del l’attuazione di queste norme e ho per questo proposto alla Presidente Bindi di invitare in Commissione Antimafia il Vice Ministro Bubbico, che presiede la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno. Ma molto resta da fare: la proposta di legge di riforma organica del sistema di protezione, la PDL 3500, è assegnata alla Commissione Giustizia Camera e auspico che presto si realizzino le condizioni per avviare l’iter parlamentare. La PDL 3500, a prima firma Bindi, è il frutto del lavoro che ho coordinato col V Comitato della Commissione Antimafia, sostenuta da tutti i gruppi parlamentari. La proposta prevede tra l’altro il superamento della distinzione tra speciali misure di protezione e il programma speciale di protezione, relativamente agli strumenti di sostegno economico e prevede l’inserimento della figura del ‘referente’ del protetto, per molti versi coincidente con quella del ‘tutor’ elaborata e proposta dal gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell’Interno. La proposta di riforma riconosce per la prima volta una tutela speciale a quelle donne che decidano di rompere con la propria famiglia di mafia, a prescindere dalle informazioni che possano avere da dare all’autorità giudiziaria. Sostenere adeguatamente la scelta di chi decide di denunciare per mettersi dalla parte della legalità deve essere una priorità per lo Stato, così come la sicurezza di investigatori e magistrati: non dimentichiamo che il profondo sconforto in cui cadde Rita, derivò anche dagli attentati di Capaci e Via D’Amelio e dalla sensazione di impotenza che essi generarono”, conclude il deputato.