Il futuro? Un posto meraviglioso

Confronto sul tema

La sinistra è morta” FALSO! “Le ideologie sono finite” FALSO!

La Fondazione Benvenuti in Italia organizza un incontro dal titolo “Il futuro? Un posto meraviglioso” sul ruolo della sinistra e delle ideologie, dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo. L’incontro si terrà il 14 aprile alle ore 10,00 presso Binaria in via Sestriere 34 a Torino.

All’incontro parteciperanno:

Introduce, Davide MATTIELLO

Abderrahmane AMAJOU, Mimmo CARRETTA, Domenico CERABONA, Ludovica CIORIA, Silvia DE FRANCIA, Chara FOGLIETTA, Raffaele GALLO, Fabio MALAGNINO, Michele MIRAVALLE, Mimmo ROSSI, Andrea POLACCHI, Riccardo PORCELLANA, Francesca RISPOLI, Daniele VALLE

Conduce, Gianluca GOBBI

<<C’è chi dice che le ideologie non esistono più e che la sinistra sia morta, noi pensiamo che sia falso. Semplicemente e tristemente viviamo un tempo nel quale ha vinto l’ideologia del mercato, dell’edonismo, della competizione, un tempo nel quale le persone impaurite dalle proprie vulnerabilità cercano protezione e pensano di trovarla in chi illude col mito della segregazione, dello ‘stiamo tra di noi’. Insomma: viviamo il tempo della vittoria della destra. Tutto qui. Ma sconfitta e vittoria sono fasi di un percorso e noi, parafrasando Papa Francesco, non ci sentiamo ne’ sfiduciati, ne’ rassegnati, ne’ apatici: vogliamo prepararci a vincere di nuovo. Cioè a far vincere un modo di stare al Mondo fondato sulla uguale dignità e sulla uguale libertà di ogni essere umano. Per questo abbiamo proposto a molti nostri interlocutori impegnati in politica e nel sociale di incontrarsi e confrontarsi. Ma consapevoli che una marcia di mille miglia comincia col primo passo, ci concentreremo intanto sul futuro del Piemonte.>> Afferma Davide Mattiello, coordinatore della Scuola di Politica della Fondazione Benvenuti in Italia.

Intervista a Luciano Silvestri responsabile nazionale Legalità e Sicurezza CGIL

Durante questa legislatura il governo si è naturalmente occupato di diversi temi, tra cui quello della legalità e del contrasto alle mafie. Le chiediamo un commento su questo:

Io in particolare come responsabile Nazionale della CGIL per quanto riguarda i temi della legalità e della sicurezza sono stato molto coinvolto in alcune delle vicende importanti che hanno caratterizzato questa legislatura.

In primis la riforma del codice antimafia, che ha avuto una lunghissima gestazione iniziata nel 2012, ha origine proprio da una legge di iniziativa popolare che la CGIL nel 2012 ebbe modo di lanciare raccogliendo le firme per poter presentare questa proposta di legge insieme a un ampio schieramento di soggetti che vanno da LIBERA all’ARCI alle ACLI ad Avviso Pubblico e tanti altri ancora. Sentivamo allora la necessità di avere strumenti per poter affrontare il grande tema del riutilizzo dei beni confiscati. Fu allora che per la prima volta incrociai Davide Mattiello. Ci ricordiamo ogni tanto i primi caffè presi davanti al bar dell’ingresso della Camera dei Deputati quando iniziavamo a cercar di capire come sostenere questo obiettivo che anche Davide riteneva essere molto importante. Poi c’è stato tutto un lungo lavoro compiuto con le elaborazioni, con gli ordini del giorno che la Commissione Antimafia presentò all’epoca al Senato e alla Camera. Questo è un primo grande risultato, molto travagliato, che si poteva fare sicuramente meglio. Tutto si può fare sempre meglio, però alla fine ce l’abbiamo fatta e questo è un risultato importante di questa legislatura che nasce proprio da questa combinazione fra rapporto virtuoso tra la società civile e le istituzioni. Con Davide in modo particolare abbiamo trovato tante occasioni di sostegno reciproco affinché questa idea potesse arrivare in porto. Questo è un primo elemento che ci ha impegnato moltissimo, è un risultato straordinario perché effettivamente c’era bisogno di realizzare questa operazione di riforma.

Devo dire che, siccome son passati tanti anni, nel corso del tempo anche i processi reali sono andati mutando. C’è stata l’accortezza nella discussione parlamentare di introdurre anche elementi che originariamente non erano presenti nelle discussioni sulla proposta di riforma, come ad esempio estendere le misure di prevenzione previste per quanto riguarda l’associazione di stampo mafioso anche a coloro che si macchiano del reato di corruzione e sappiamo bene quanto difficile è stata questa discussione tra Senato e Camera. Questo è un elemento che non era previsto all’inizio, ma che è stato inserito in corso d’opera e che ritengo un passaggio anche questo altrettanto importante, perché sia i fatti giudiziari e anche quelli che la cronaca quotidiana registra, ci parlano di un asse pericolosissimo che rinsalda il rapporto tra corruzione e mafia. C’era bisogno anche di una norma importante che affrontasse anche dal punto di vista legislativo questa idea di mafia, di combattere contro questo elemento di novità negativo che purtroppo registriamo, sia nei fatti giudiziari che in quelli di cronaca. Adesso siamo al rush finale, ma proprio finale perché si parla che a giorni, dopo l’approvazione della legge di bilancio le camere si scioglieranno e c’è poco tempo ed io mi auguro davvero che anche un’altra norma per la quale ci siamo impegnati tantissimo, anche nel rapporto con Davide Mattiello, quella dei testimoni di giustizia, riesca finalmente ad arrivare all’approvazione definitiva (la legge è stata approvata il 21/12/2017, NdR).

C’è un aspetto che va evidenziato: sia per il codice antimafia che le norme di sostegno ai testimoni di giustizia c’è stata una discussione alla Camera molto impegnativa, con votazione addirittura unanime per alcuni aspetti e poi una volta al Senato o c’è una negazione di quello che la Camera ha fatto, oppure non si accelera una votazione come quella sui testimoni di giustizia. Quello che alla Camera ha avuto un voto unanime, non si capisce perché il Senato non faccia rapidamente altrettanto. Io mi auguro davvero che ce la possiamo fare, perché queste persone meritano un’attenzione particolare da parte dello Stato. Sono persone che si mettono in gioco, persone coraggiose, persone che subiscono per queste scelte fatte un trauma dal punto di vista personale, ma anche di uno svuotamento talvolta della loro personalità, diventano figure anonime. Lo Stato ha interesse, non solo ha la necessità di sostenerle, ma ha interesse perché questo aspetto dei testimoni di giustizia acquisti in maniera più diffusa possibile fiducia nello Stato e nella possibilità di denunciare e dichiarare ciò che si vede perché questo è uno strumento potente di lotta contro le mafie, contro la corruzione e noi sappiamo bene che questi fenomeni rappresentano nel nostro Paese un vero e proprio cappio al collo. Se non ci liberiamo di questo io trovo difficile pensare ad un futuro che affronti positivamente i temi dello sviluppo e del lavoro.

Qual è il provvedimento che affidiamo alla prossima legislatura?

Io vedrei da parte di chi assumerà l’incarico di Governo, un impegno ad implementare la riforma del codice antimafia. Non ci dobbiamo accontentare, la politica non deve accontentarsi del fatto che è approvata una norma: come sempre le norme approvate hanno bisogno di avere gambe per camminare. Già queste norme del codice antimafia delega il governo ad assumere una serie di atti e mi auguro prima che si vada al voto questi atti siano compiuti, ma c’è tutto un aspetto gestionale che riguarda gli strumenti della norma che vanno oltre questa legislatura e sui quali siamo assolutamente in ritardo. Penso al potenziamento dell’agenzia nazionale per i beni confiscati: la norma è stata approvata, ma non si intravede in che modo questa agenzia possa riorganizzare se stessa passando dagli 80, 90 dipendenti ai 200 previsti dalla norma, qui il Ministero dell’Interno in particolare, ma anche il Governo dovrebbe costruire un sistema di norme, di regole, il più velocemente possibile, perché quella norma che prevede quell’obiettivo nel giro di breve tempo possa essere realizzata. Quindi io l’impegno della prossima legislatura, il primo giorno in cui si insedia il governo penso che la prima preoccupazione è di rendere immediatamente operativa quella che è stata una bella riforma, perché altrimenti rischiamo di vanificare un obiettivo che abbiamo raggiunto.

 

Ci sono anche altre leggi, sempre nell’ambito della legalità e contrasto alle mafie, che la CGIL ha apprezzato in questo quinquennio?

Quella sul caporalato guarda caso è una norma che ha un’origine: ci si dimentica sempre che le categorie sindacali dell’industria e degli edili, 5 o 6 anni fa si misero in cammino per raccogliere le firme ed introdurre il reato di caporalato che all’epoca non era nemmeno previsto nel nostro ordinamento e fu introdotto grazie a questa pressione dal Parlamento, però si fermò il reato soltanto al caporale e poi successivamente, il ministro Martina ha raccolto questo ulteriore grido di allarme che veniva dalle organizzazioni sindacali e dalla società civile perché era assurdo colpire il caporale e non il mandante del caporale, cioè l’imprenditore che si avvale dell’opera del caporale e così è stata la legge recente sul caporalato di cui si cominciano a vedere gli effetti perché le azioni condotte dalla Guardia di Finanza piuttosto che dai carabinieri e dalla magistratura mettono in luce questo legame pericolosissimo tra un’impresa che poi guarda caso è sempre collaterale al sistema mafioso. Un’impresa cattiva che poi finisce col cacciare l’impresa sana e impedisce al Paese quello sviluppo sano di cui invece abbiamo bisogno per essere competitivi con il resto del mondo e con l’Europa in particolare. Quindi questa è senz’altro un’altra un’operazione che noi abbiamo potuto apprezzare, però si sa che ci sono anche lacune o errori che a nostro modo di vedere sono stati commessi nel corso di questa legislatura, tutto il tema delle norme sul lavoro, il Jobs act, questo invece non lo apprezziamo: mi sembrano norme che contraddicono quest’altro passo. C’è un passo che va avanti nella direzione giusta e c’è un passo che si illude che abbassando il costo del lavoro e rendendolo precario si possa essere competitivi, ma in realtà non realizziamo questo obiettivo e rendiamo le persone, soprattutto i giovani, molto più deboli.

Le parole di Marco Omizzolo, Presidente di In Migrazione e di Tempi Moderni

Sui temi di cui lei si occupa, come reputa il mandato del Parlamento degli ultimi cinque anni?

In generale il Parlamento italiano ha saputo, sebbene sulla fondamentale spinta di organizzazioni sociali (associazioni, sindacati, organizzazioni di base), affrontare alcuni dei temi sociali e lavorativi di cui mi occupo. In primis ciò riguarda il tema del contrasto allo sfruttamento lavorativo, al caporalato e alla tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo. Una nuova impostazione, evidente con la promulgazione della nuova legge contro il caporalato (lex 199/2016), sebbene prevalentemente securitaria, ha consentito una vera svolta in alcuni dei territori in cui il fenomeno è più organizzato, rodato, diffuso. Tra questi si citano in particolare il Sud Pontino e l’area garganica. Il Parlamento ha dimostrato anche un’apertura nei confronti di quanti si occupano da anni del tema accogliendo loro spunti di riflessione, esperienze di ricerca, analisi e suggerimenti anche normativi. Restano ancora molti temi, intimamente legati a quelli sopra menzionati, gravemente sottovalutati o per nulla affrontati. Una riforma, ad esempio, degli strumenti di welfare locale costituisce un elemento cardine per il contrasto alle varie forme di sfruttamento lavorativo. Si tratta di un impegno disatteso, sottovalutato e che richiederebbe, invece, uno sforzo di elaborazione concettuale e normativo urgente. Le stesse politiche del lavoro sono state spesso contraddittorie e, in alcuni casi, volte a cancellare, rimodulare in negativo, indebolire diritti affermati e riconosciuti soprattutto in capo ai lavoratori e lavoratrici. Il mancato impegno nella riforma e cancellazione invece di leggi evidentemente inefficienti e profondamente problematiche come la Bossi-Fini e la legge sulla cittadinanza, costituiscono un vulnus politico straordinario nell’azione parlamentare che ne mortifica lo slancio e l’impegno. Lo stesso Jobs Act è in sé una grave breccia nel complesso dei diritti formalmente riconosciuti a tutti i lavoratori, esponendoli, drammaticamente, ad ulteriori e, in alcuni casi, anche nuove forme di sfruttamento lavorativo, con riferimento in particolare ai lavoratori migranti impiegati in attività particolarmente difficili, poco prestigiose dal punto di vista sociale e poco retribuite (braccianti, lavoratori e lavoratrici di cura, autotrasportatori, lavoratori della logistica e dei servizi…). In definitiva si è trattato di un mandato in chiaro-scuro e a volte contraddittorio, senza alcun dubbio sensibile ai temi trattati ma incline ad un compromesso legato in primis al mantenimento degli equilibri di governo e poco in sintonia con le esigenze sociali e dunque reali del Paese. Restano però punti di indubbio valore, insieme alla norma sul caporalato, la riforma del codice antimafia, della legislazione sui testimoni di giustizia, l’impegno, in particolare della Commissione Antimafia, sul fronte di una lettura più aggiornata, anche in termini politici, del concetto stesso di mafia e della sua intima relazione con la corruzione, insieme a nuove declinazioni della stessa a partire dall’eccellente lavoro condotto sulle masso-mafie. Le politiche estere del Governi italiano, avallate direttamente o indirettamente dal parlamento, soprattutto in materia di migrazioni, costituiscono, a mio parere, una delle ragioni di maggiore criticità della legislatura appena trascorsa e di più grave compromissione del quadro normativo internazionale a partire dalla Convenzione di Ginevra del 1953. Si configura una sorta di deriva securitaria che rischia di riformulare gli elementi di base dello Stato di diritto, peraltro negando la storia del Paese e dell’Unione europea. In definitiva mi pare di poter affermare che il mandato parlamentare ha espresso volontà contraddittorie, messo in evidenza limiti impliciti legati alle forze partitiche rappresentative, ottenuto in alcuni ambiti risultati di grande prestigio invece contraddetti da altre azioni parlamentari che in altri ambiti hanno agito in direzione contraria evidenziando approcci machisti e securitari.

Quale pensa che sia la norma più importante approvata in questi anni?

In chiave positiva penso ad almeno tre grandi risultati: la riforma del codice antimafia, la nuova legge sul caporalato e la riforma sui testimoni di giustizia. Queste norme sono tra loro intimamente legate e attese da molti anni dal Paese. Esse vanno nella direzione di una riforma del sistema riconoscendo la centralità del principio di giustizia sociale. Sebbene con alcuni impliciti limiti, esse sono l’eredità migliore dell’azione dell’ultima legislatura.

A questi aggiungerei la riforma, anch’essa attesa da anni, dei delitti ambientali, il voto di scambio e l’autoriciclaggio. Tutte norme che derivano dall’azione non solo parlamentare ma anche dalla spinta fondamentale, peraltro ascoltata dal parlamento, di associazioni, sindacati, organizzazioni del Terzo Settore, parenti di vittime di mafie e testimoni di giustizia. In questo caso si tratta di risultati importanti che contribuiranno a riformare il Paese nel prossimo futuro.

Quale la norma da approvare nei prossimi cinque?

Penso alla riformulazione della legge sulla cittadinanza che riconosca la legittima e piena rappresentanza ai migranti (e loro figli nati in territorio nazionale) residenti nel Paese, espressione centrale di modernità dell’Italia. A questo si deve aggiungere una riforma dei servizi sociali volti ad intercettare il disagio sociale insieme alle vittime di sfruttamento lavorativo, garantendolo loro percorsi di formazione volti all’emancipazione e autonomia individuale e collettiva. A questa aggiungerei una riforma del sistema giudiziario italiano con particolare riferimento ai tribunali del lavoro e penali, gravemente compromessi per l’esiguo numero di magistrati presenti e impegnati, di mezzi e strumenti a loro disposizione e per i tempi e le procedure necessarie per l’ottenimento di una giustizia riparativa.

Davide Mattiello per la prima volta è stato eletto alla Camera dei Deputati. Come valuta il suo operato?

Considero il contributo fornito da Davide Mattiello di grande valore. Molti degli obiettivi raggiunti e sopra descritti si devono alla sua tenacia, competenza e metodologia politica la quale ha sempre considerato la relazione con il territorio, come fondamentale per qualificare la proposta politica e spingerla nella direzione dell’approvazione. Ricordo per esempio la mia convocazione in Commissione Antimafia e le molte iniziative condotte insieme (la marcia contro il caporalato nel giorno di Pasquetta del 2017, dibattiti e convegni pubblici, incontri istituzionali, …), importanti passi verso azioni politiche in grado di condizionare il dibattito e migliorarlo ove possibile.

Per questa ragione, sebbene all’interno di uno schieramento governativo che, come specificato, presenta, dal mio punto di vista, profonde contraddizioni, il saldo finale della sua legislatura è assolutamente positivo. Ricordo il suo impegno, testato personalmente passo dopo posso, in favore della nuova legge sul caporalato, che ha avuto un’accelerazione politica e nei contenuti in seguito al suo impegno e relazione coi diversi territori. Davide Mattiello ha rappresentato un punto di riferimento per chi ha condotto queste battaglie ed esempio di un politico attento, in costante relazione, desideroso di portare nelle sedi opportune le migliori esperienze di analisi e lotta nei territori. Mai percepito come soggetto istituzionale pur non avendo mai abdicato a questo ruolo, ha saputo per mio conto interpretare la figura del politico impegnato, attento e determinato. A lui devo riconoscenza e stima, due doti che fanno di un politico un uomo vero.

L’Italia siamo già noi!

L’Italia siamo già noi!
Per l’approvazione immediata dello “IUS SOLI”
Manifestazione piemontese: Venerdì 20 ottobre, ore 10.00
Piazza Castello, Torino
PRESIDIO PERMANENTE FINO A VENERDÌ 3 NOVEMBRE

 

Una mobilitazione per approvare una legge di civiltà e per mettere fine ai colpevoli ritardi del Parlamento Italiano.

Da due anni ormai, la Camera dei Deputati ha approvato il testo unificato in materia di cittadinanza che consentirebbe ai figli di immigrati, nati o cresciuti nel nostro Paese, di diventare italiani accedendo al cosiddetto “Ius soli” e “ius culturae”. Da quella data, però, il testo è rimasto bloccato in Senato e, ancora oggi, non è stata prevista la calendarizzazione per la discussione.

Noi uomini e donne della società civile piemontese – associazioni, sindacati, gruppi informali – abbiamo deciso di mobilitarci al fine di non far calare l’attenzione sulle modifiche della legge sulla cittadinanza n.91/1992 che mirano ad introdurre significativi miglioramenti per l’accesso alla cittadinanza dei minori di origine straniera, attualmente italiani di fatto ma non di diritto.

Abbiamo aderito all’appello  INSEGNANTI PER LA CITTADINANZA, lanciato da docenti ed educatori, per mobilitarsi al fine di approvare una legge fondamentale e di civiltà.

Venerdì 20 ottobre, alle ore 10.00, in Piazza Castello, insieme alle Scuole e alla cittadinanza organizzeremo un’azione simbolica: leggeremo la Costituzione, canteremo l’Inno Italiano e daremo voce a coloro che pagano gli effetti dei gravi ritardi del Senato della Repubblica.

Conclusa la manifestazione, presidieremo la Piazza fino al 3 novembre. Un’azione simbolica che la società civile tutta, italiani con e senza cittadinanza, organizza per manifestare la centralità e l’importanza di una legge che riconosca, a chi è nato e studia in questo paese, di essere cittadino italiano.

Durante la presenza in piazza sarà allestita un’aula studio per i ragazzi, verranno coinvolti i cittadini informandoli sul contenuto della legge, suoneranno gruppi musicali torinesi e saranno organizzati momenti di live pianting e writing.

Il presidio si concluderà con una grande manifestazione, organizzata per venerdì 3 ottobre alle ore 17.30, aperta a tutta la cittadinanza, dove informare, cantare, ballare e danzare in favore dello ius soli e ius culturae.

L’Italia siamo già noi e chiediamo di essere riconosciuti come cittadini dal Parlamento.

 

ASSOCIAZIONI ADERENTI

Singoli Cittadini e Cittadine
Italiani senza Cittadinanza Piemonte
ACMOS
Convergenza delle culture
Arci Torino
Associazione per la Pace – Rivoli
Associazione donne dell’africa Subsahariana e seconde generazioni
LVIA
Associazione Radicale Adelaide Aglietta
Giovani democratici
Associazione Inti Llaqta
CISL
CGIL
ANOLF
Donne per la difesa della società civile
Hiroshima Mon amour
Agenzia per lo Sviluppo Locale di San Salvario Onlus
Coordinamento Non Solo Asilo
Consorzio delle ONG piemontesi
Rainbow4Africa
A.I.C.S. (associazione italiana cultura e sport)
CCM Comitato collaborazione medica
RE.TE. Ong
Architetti Migranti
Rete Senza Asilo
CISV
Fondazione Benvenuti in Italia
Associacion Kinto Suyo
Libera Piemonte
M.A.I.S. Ong
UIL Torino
Zonafranca Spazi Interculturali onlus
MCE (movimento di cooperazione educativa di Torino )
Associazione AlmaTerra
Forum regionale per l’Educazione e la Scuola
Rainbow4Africa Onlus
Alleanza Popolare per la Democrazia – Torino
Associazione Manzoni People
ANPI Torino
ReteDem
CIDI Torino

Per maggiori informazioni e adesioni
Mail:
torinomanonellamano@gmail.com

Mimì capatosta – la presentazione alla Camera

«Le case erano vuote e l’economia locale era paralizzata. Con un gruppo di amici, compagni di molte attività politiche e sociali, abbiamo fondato l’associazione “Città Futura” e formato una giunta per trasformare Riace nella città dell’accoglienza. Sognavamo una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità, che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri.»

Mimmo Lucano