Governo: voto la fiducia se impegno su latitanze

(ANSA) – ROMA, 12 DIC – “Se Gentiloni ci presenta una squadra di Governo con Alfano agli Esteri, io subordinerò il mio voto di fiducia ad un esplicito e chiaro impegno dal parte di Gentiloni stesso nel suo discorso alla Camera a chiudere entro il 2016 il dossier vergognoso delle latitanze alla luce del sole di Matacena, Speziali, Imperiale, Nucera, Landi”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Credo che in questa Legislatura – spiega il deputato dem – si debba fare soltanto ciò che risulti estremamente urgente, come per esempio definire gli interventi per le aree terremotate, ridando al più presto la parola ai cittadini con una nuova legge elettorale, perché venga eletto un nuovo Parlamento: ecco, tra le cose urgenti c’è la questione delle latitanze internazionali. Non parlo di quelle latitanze complicate dal particolare di non sapere dove stia il delinquente ricercato, come nel caso di Messina Denaro, del quale Maria Teresa Principato, procuratore aggiunto di Palermo, tornerà a riferire in Commissione Antimafia dopodomani. Parlo di quelle latitanze spudorate che riguardano ricercati di cui è noto il "domicilio”, perché stanno in Paesi terzi con i quali però i rapporti diplomatici sono tali da permettere eccome l’estradizione: Libano ed Emirati Arabi Uniti". “Il perdurare di queste latitanze è una chiara responsabilità della politica, perché magistrati ed investigatori hanno fatto quello che era in loro potere, che queste latitanze si protraggano ancora è una ferita alla credibilità delle Istituzioni italiane, insopportabile”, conclude Mattiello

Omar Pace: si indaga per capire o si aspetta per archiviare??

(ANSA) – ROMA, 11 DIC – “Sono trascorsi otto mesi dalla morte del colonnello Omar Pace: dalla Procura di Roma ancora nessuna notizia; si indaga per capire o si aspetta per archiviare?”. A scriverlo è il deputato Pd Davide Mattiello, della Commissione parlamentare Antimafia. “Era l’11 aprile, quando Pace si è sparato nel suo ufficio alla Dia di Roma. Da lì a due giorni – ricorda Mattiello – sarebbe dovuto essere a Reggio Calabria per testimoniare al processo che vede imputati tra gli altri l’ex ministro dell’Interno Scajola e i latitanti Matacena e Speziali. Dicono che fosse depresso. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo. Mi rivolgo al Procuratore Pignatone: abbiamo bisogno di sapere. Anche per poter fare la nostra parte, che per ora si risolve nel continuare a chiedere e nel tenere il conto dei mesi”. “Ringrazio l’ onorevole Davide Mattiello per la sua attenzione alla tragica e oscura morte del colonnello Pace. In qualità di difensore della vedova Pace e dei figli, darò il mio contributo per sollecitare la Procura di Roma affinché non faccia passare altro tempo per dare una risposta concreta ai dubbi che il caso impone” risponde l’avvocato della famiglia, Pablo De Luca

Mafia: Dell’Utri a suo modo dice la verità..

(ANSA) ROMA, 9 DIC – “La Commissione parlamentare antimafia, all’inizio del suo mandato, forse con un eccesso di entusiasmo, si era affacciata alla questione carceri, 41 bis, collaboratori, "protocollo farfalla”: non è mai troppo tardi per andare fino in fondo". A spronare al lavoro l’Antimafia è il deputato Pd Davide Mattiello, che ne fa parte e che commenta l’intervista rilasciata oggi da Marcello Dell’Utri a Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera. “Dell’Utri a suo modo – afferma Mattiello – dice la verità, una verità che oggi va bene ai più. La "pacificazione nazionale” come spudoratamente la si definisce e la si invoca da almeno 4 anni, ha nella vicenda Berlusconi un ingrediente fondamentale, ma non vi si esaurisce. L’ingrediente si riverbera nel ruolo cardinale e attuale di persone come Alfano e Verdini, negli “onori alle armi” tributati al ‘patriarca’ per i suoi 80 anni anche da molti storici avversari politici, nella strisciante “beatificazione” dei ‘soldati’ che hanno pagato per tutti, Cuffaro e Dell’Utri appunto, nelle vergognose latitanze politiche di Matacena e Speziali. Ma la “pacificazione nazionale” – prosegue il deputato – ha una portata più vasta: tra la metà degli anni 70 e il 1994 la violenza politica e quella mafiosa hanno provocato centinaia di morti ammazzati. Qualcuno si incaricò allora di fare il lavoro sporco, ovvero finire quella violenza e sedare gli animi. Quelle persone oggi reclamano una tregua, se non proprio pubblici onori. E questa soluzione probabilmente va bene a tanti, anche a qualcuno che pure continua a impegnarsi per la giustizia ma che forse si è persuaso che sarebbero insostenibili certe verità"

Testimoni di Giustizia: da 20 anni si aspetta lo Statuto

Da 20 anni si aspetta lo Statuto del Testimone di Giustizia, la riforma è a portata di mano, servono azioni come quella del Presidio di Libera di Bologna perché aiutano la politica a concentrarsi su questo obiettivo. Le oltre 3200 firme raccolte da questo singolo Presidio in mesi di mobilitazione nel bolognese, riflettono una attesa condivisa e trasversale tra forze sociali e politiche: infatti la PDL 3500 è stata sottoscritta da tutti i partiti presenti in Antimafia e concertata col Governo. La Commissione Giustizia della Camera potrebbe terminare la fase emendativa la prossima settimana e il provvedimento potrebbe essere in Aula già il 19 Dicembre a coronamento di due anni e mezzo di lavoro. Lo Statuto del Testimone di Giustizia garantirà a quei cittadini per bene, che in ragione della denuncia che fanno si espongono ad un rischio tale da rendere inadeguate le misure ordinarie di tutela, forme di sostegno sociale ed economico più adeguate, in modo tale che mai più ci si debba pentire di aver denunciato e mai più il testimone possa venire confuso con i collaboratori. Le firme sono state consegnate a Davide Mattiello (relatore della legge insieme a Stefano Dambruoso), Sandra Zampa, Sergio Lo Giudice, Andrea De Maria.

Tana per gli Emirati!

Il Governo si impegni a non vanificare il lavoro straordinario dei nostri investigatori: basta mettere un piede a Dubai per essere salvi. Nelle ultime 24 ore le FFOO e la magistratura hanno assestato colpi duri alla criminalità organizzata: ieri a Napoli contro il clan Mallardo, questa notte a Rosarno con l’arresto di Marcello Pesce dopo 6 anni di latitanza, infine a Palermo con l’arresto di Matteo Cracolici già prestanome di Messina Denaro. Insomma: la mafia c’è, ma anche lo Stato, quando vuole. Peccato che poi, nonostante tutte le sollecitazioni possibili in sede parlamentare, fino al punto di votare una risoluzione in Commissione Giustizia insieme PD e 5Stelle, basti mettere un piede per esempio negli Emirati per essere salvi, come quando da bambini si giocava a nascondino toccando “tana!”. Una condizione mortificante e pericolosa per gli operatori della giustizia e per tutti i cittadini italiani. Le estradizioni da Paesi amici, per fatti di reato riconosciuti reciprocamente, dipende soltanto dalla volontà politica: i Trattati di cooperazione giudiziaria, quando ci sono, snelliscono le procedure, ma non sono mai condizioni necessarie. Non è soltanto la latitanza di Matacena a Dubai o di Vincezo Speziali in Libano a colpire negativamente, ora si aggiunge anche la vicenda di Krekar, anch’essa tutta da chiarire, se è vero che solo il 29 ottobre, sei dei presunti jihadisti della cellula meratese sono stati rinviati a giudizio per il processo d’Appello, previsto per il 13 marzo del prossimo anno. Tra questi appunto, anche Krekar, per il quale non si comprendono le reali motivazioni del ritiro della richiesta di estradizione dalla Norvegia. Sarebbe vergognoso che anche il 2016 di chiudesse con un nulla di fatto.

Marittimi morti: interrogazione su monopolio

(ANSA) – ROMA, 30 NOV – “Alle tragiche fatalità abbiamo smesso di credere da un pezzo, per quanto mi riguarda dal 22 novembre del 2008, quando Vito Scafidi perse la vita nel crollo all’istituto Darwin di Rivoli. I morti di Messina, Gaetano D’Ambra, Christian Micalizzi e Santo Parisi, pretendono giustizia oltre al conforto giustamente espresso dalle parole del Presidente della Repubblica Mattarella e del Presidente Renzi”. Così il deputato Pd Davide Mattiello. “A loro e al Ministro Delrio – prosegue – ricordo che da mesi ho presentato una interrogazione parlamentare proprio sulla vicenda della vendita di Siremar a SNS, per capire se la costituzione di questo monopolio di fatto della navigazione civile siciliana sia stata la cosa migliore che potesse accadere, valutando gli interessi dei cittadini siciliani, dei lavoratori, dello Stato.
Anche questa risposta è una risposta dovuta”