(ANSA) – ROMA, 9 LUG – “Ecco, appunto: mentre voci autorevoli si alzano per difendere il presunto diritto di Cuffaro a parlare nella sala ‘Mattarella’ dell’ARS, quali voci si alzano per porre la questione della legittima aspettativa di Di Matteo di sedere nella Dna? E, per favore, nessuno faccia di nuovo esercizio stucchevole di forme e procedure: sappiamo che le nomine fatte dal Csm rispondono anche a logiche di opportunità politica, nel bene e nel male(!)”. Lo afferma in una nota il deputato Pd componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, Davide Mattiello, sull’esclusione del sostituto procuratore di Palermo Antonino Di Matteo dalla Direzione Nazionale Antimafia, confermata dal Tar del Lazio. “Questo non deve scandalizzare di per sé: rientra nel principio costituzionalmente garantito di indipendenza della magistratura – osserva il deputato dem – che fa del Csm non una semplice ‘commissione esaminatrice’ ma un vero e proprio organo di autogoverno di rango costituzionale. Quindi le valutazioni politiche hanno piena legittimità e accompagnano da sempre quelle squisitamente professionali. Fu così anche ai tempi di Falcone. C’è da chiedersi quindi – conclude Mattiello – a parità di qualità professionali, se e quali siano le ragioni politiche che rendano Di Matteo incompatibile con la DNA. Con questa DNA?”