Normativa antimafia: è tempo di trovare una sintesi

(ANSA) ROMA, 18 Feb – Bisogna arrivare in tempi ragionevoli ad una sintesi dei progetti di legge per la riforma della legislazione vigente in materia di misure di prevenzione all’esame di Camera e Senato e soprattutto produrre una normativa che sia sostenibile nella pratica quotidiana: lo ha sostenuto il deputato Pd Davide Mattiello, relatore dei progetti di riforma del Codice antimafia, intervenuto al seminario organizzato dalla Commissione parlamentare antimafia sulla riforma del Codice antimafia sulle misure di prevenzione. “Non possiamo morire d’imbarazzo – ha detto Mattiello – e anche se non tutti siamo d’accordo, abbiamo il dovere di lavorare a questo florilegio di proposte e trovare una sintesi tra i testi che ci sono. Abbiamo la responsabilita’ della scelta e di arrivare ad un risultato in tempi ragionevoli. Inoltre, sarebbe una brutta politica quella che producesse una norma sapendo che non e’ sostenibile nella pratica: dobbiamo quindi arrivare ad una sintesi sostenibile nella pratica quotidiana, in relazione agli stumenti e alle risorse di cui si dispone”. Per il senatore Giuseppe Lumia, capogruppo Pd in Commissione Giustizia al Senato, serve “un salto di qualita’” da parte di giudici e amministratori giudiziari chiamati a intervenire in questo settore “anche alla luce dell’esperienza maturata in questi anni”. Il senatore, inoltre, si e’ detto “da sempre perplesso sull’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati organizzata come fosse un ministero: il centralismo ministeriale non le fa affrontare le sfide necessarie. Serve per l’Agenzia una struttura snella e moderna; deve esercitare funzioni di indirizzo e controllo, con poteri sostitutivi quando il territorio non riesce a camminare con le proprie gambe”

Sgomberato il Castello di Miasino

(ANSA) – ROMA, 17 FEB – Le forze dell’ordine – su impulso del direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, prefetto Umberto Postiglione – stanno procedendo alla “liberazione” del Castello di Miasino (Novara), bene ormai confiscato definitivamente dal 2009, ma ancora occupato e gestito da una societa’ riconducibile all’ex titolare del bene, Galasso, uno dei capi storici della camorra. A darne notizia sono il deputato Davide Mattiello, Pd, componente della Commissione parlamentare Antimafia e Domenico Rossi, Pd, consigliere regionale piemontese. “Il provvedimento di sgombero sana una situazione insostenibile, che avevamo ripetutamente denunciato”, sostengono Mattiello e Rossi. “Se vince la legalita’, vinciamo tutti”. (ANSA)

Davide Mattiello, PD, deputato -Domenico Rossi, PD, consigliere regionale piemontese: “Liberato il Castello di Miasino: se vince la legalità, vinciamo tutti. Apprendiamo che su impulso del direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, prefetto Umberto Postiglione, le forze dell’ordine stanno procedendo alla liberazione del Castello di Miasino, bene ormai confiscato definitivamente dal 2009, ma ancora occupato e gestito da una società riconducibile all’ex titolare del bene, Galasso, uno dei capi storici della camorra. Il bene, di grande valore e in ottima posizione, affacciato sul lago d’Orta in Piemonte, ha fruttato fino ad oggi guadagni considerevoli. Il provvedimento di sgombero sana una situazione insostenibile, che avevamo ripetutamente denunciato. Ora il nostro impegno deve continuare: a livello regionale dove il Consiglio regionale ha recentemente approvato all’unanimità, su iniziativa del consigliere Domenico Rossi, una mozione che impegna la Giunta ad attivarsi per promuovere un progetto adeguato di riutilizzo sociale del bene e a livello nazionale dove entra nel vivo il percorso di riforma delle misure di prevenzione patrimoniale e quindi dell’Agenzia, riforma della quale alla Camera è relatore per la maggioranza Davide Mattiello, che incontrerà oggi stesso il prefetto Postiglione sia per congratularsi per il risultato importante, sia per approfondire il confronto sul dettaglio normativo”

Spegni le discriminazioni, accendi i diritti!

Aderisco anche io alla campagna promossa dall’UNAR, perché ci credo, perché va fatto, perché è giusto.

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L’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, lancia la campagna informativa “Spegni le discriminazioni, accendi i diritti” volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del contrasto alla discriminazione e a favorire la conoscenza da parte delle vittime e dei testimoni di discriminazioni degli strumenti di tutela esistenti. La campagna mira a divulgare il servizio offerto dal Contact Center Unar che, attraverso il numero verde 800901010 ed il sito www.unar.it, raccoglie denunce e segnalazioni da parte di vittime o testimoni di discriminazioni per origine etnica, età, credo religioso, disabilità, orientamento sessuale e/o identità di genere.
In un momento in cui si discute molto di dialogo interculturale e rispetto delle differenze, il messaggio chiave della campagna è che discriminare è vietato e che, per questo, il Contact center dell’ UNAR costituisce un presidio di garanzia ed uno strumento efficace per favorire l’emersione e la rimozione delle discriminazioni.

Il claim della campagna è “Contact Center UNAR, spegne le discriminazioni, accende i diritti”. La copertura mediatica sarà assicurata per tutto il mese di febbraio, sulle reti televisive e radiofoniche RAI, Italia 1, Mtv, radio RTL, radio e tv locali e diversi quotidiani come la Gazzetta dello Sport, Metro, Leggo, settimanali come Tv sorrisi e canzoni, oltre che sui siti come la Repubblica.it, Corriere.it e Studenti.it.

Capillare sarà la diffusione sul web anche in vista della XI edizione della Settimana contro il razzismo che si farà in tutte le scuole e i comuni di Italia dal 16 al 22 marzo.

La campagna sarà diffusa anche in diverse stazioni ferroviarie come quelle di Milano e Roma, sui mezzi pubblici di alcune città e vari centri commerciali.

Arance Frigie

La lotta al caporalato sbarca
anche al carnevale di Ivrea. A partire da quest’anno, ogni agrume che arrivera’
nel comune sabaudo per a celeberrima battaglia delle arance potra’ essere
utilizzato solo dietro certificazione che ne garantisca l’estraneita’ da
pratiche di sfruttamento e neo-schiavismo. 

Merito di un protocollo stilato
dalla fondazione Benvenuti in Italia, con la partecipazione di Libera Piemonte,
della fondazione Storico Carnevalle di Ivrea, del comune di Ivrea e delle
associazioni di arancieri che ogni anno partecipano all’evento. Il protocollo
prevede una mappatura dell’intera filiera degli agrumi che ogni anno vengono
acquistati dalle squadre in gara nel carnevale, che a partire da oggi
richiederanno alle aziende fornitrici una serie di documenti, tra i quali la
certificazione antimafia e il Bilancio aziendale relativo agli ultimi tre anni
di esercizio. Saranno le stesse associazioni a far presente alle aziende che,
in mancanza di tali requisiti, si troveranno escluse dall’elenco dei fornitori.
A farsi garante dell’intero processo sara’ la Prefettura di Torino, che si
occupera’ di studiare i documenti e trasferirli alle autorita’ competenti e
agli enti coinvolti nell’iniziativa. 

Un progetto nato sull’onda dell’esperienza
di Ivan Seignet, uno studente camerunese del Politecnico di Torino che,
nell’estate del 2011, per pagarsi gli studi, decise di andare a raccogliere
pomodori in Puglia, trovandosi cosi’ a guidare il piu’ grande sciopero dei
braccianti di Nardo’ (Lecce). “Quando Ivan torno’ a Torino – spiega Davide
Mattiello, eurodeputato Pd e presidente della
fondazione Benvenuti in Italia – ci incontrammo per iniziare a immaginare delle
azioni concrete perfarci carico di quella che ormai e’ una vera e propria
guerra”. E a questo proposito, Mattiello
tiene a sottolineare che l’arma scelta per combattere questa guerra “e’ la
trasparenza”. “Ci siamo impegnati – continua – a rendere trasparente
l’intera filiera di produzione e distribuzione delle arance che arrivano a
Ivrea: ogni azienda coinvolta sara’ tenuta a mettere le carte sul tavolo. Da
oggi, chi non lo fa, semplicemente, e’ fuori”. Firmato questa mattina
nella sede della Prefettura di Torino e denominato “Arance della
legalita’”, il protocollo avra’ una prima durata di tre anni. Tra i
firmatari, oltre a Mattiello, il sindaco di Ivrea Carlo
della Pepa e il prefetto Paola Basilone.

Passo avanti delibera Interno su testimoni giustizia.

La Commissione Centrale presieduta dal Vice Ministro Bubbico con la deliberazione assunta ieri ha fatto un altro passo avanti nella direzione giusta. E’ stata definita infatti la documentazione necessaria per l’assunzione nella Pubblica Amministrazione dei Testimoni di Giustizia siciliani, nell’ambito della più ampia regolamentazione nazionale. La possibilità per i testimoni di giustizia di essere assunti nella PA è prevista da una nuova normativa dell’Ottobre del 2013, che è stata regolamentata attraverso un decreto attuativo firmato dai Ministri Alfano e Madia e pubblicato in Gazzetta la scorsa settimana, il 6 Febbraio. La Regione Sicilia aveva approntato una legge regionale con le stesse finalità, ma con uno strumento specifico: una voce di spesa in bilancio dedicata, per assumere i Testimoni di origine siciliana anche in esubero. Per consentire alla Regione Sicilia di procedere alle assunzioni dirette, nominative, era necessario che la Commissione Centrale presso il Viminale, definisse e trasmettesse la documentazione riservata relativa ai testimoni siciliani: cosa che sta avvenendo in queste ore.

“Questo risultato è un grande sollievo per tutti”.  Affermano  la Presidente della Commissione Antimafia, on. Rosy Bindi, e il Coordinatore del V Comitato, on. Davide Mattiello, che nella giornata di martedì avevano incontrato una delegazione dell’Associazione nazionale Testimoni di Giustizia composta da Ignazio Cutrò, Giuseppe Carini e Piera Aiello, che tanto si sono spesi per questo risultato e ai quali hanno assicurato il sostegno della Commissione Antimafia.
“Ora si tratta di procedere:  auspichiamo che i contratti con la Regione Sicilia vengano firmati entro la prossima settimana e che la ricognizione dei posti disponibili su base nazionale per i testimoni non siciliani, venga conclusa al più presto dal Servizio Centrale.
Da parte della Commissione Antimafia l’impegno è quello di presentare al più presto la proposta di legge di riforma complessiva della materia, alla quale stiamo lavorando da settimane, sulla scorta della relazione approvata all’unanimità in ottobre”

Iniziata l’interlocuzione con il nuovo capo del DAP

(ANSA) – ROMA, 11 FEB – Il patrimonio edilizio carcerario in forte deterioramento, la mancanza di spazi, che finora ha costretto l’amministrazione penitenziaria a tenere alcuni detenuti in 3 metri quadri, l’eccessiva vicinanza di alcuni carcerati in regime di 41 bis (carcere duro) che potrebbero avere la possibilita’ di comunicare e il rischio back out nel supercarcere di Parma, dove sono reclusi detenuti del calibro di Massimo Carminati e Toto’ Riina. Su tutti questi e su altri aspetti si e’ soffermato oggi il nuovo capo del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nominato il 19 dicembre ed ascoltato oggi dalla Commissione parlamentare Antimafia, dove presto sara’ riascoltato, presieduta da Rosy Bindi. La questione piu’ scottante riguarda i detenuti in regime di 41 bis che a causa di alcune situazioni architettoniche in qualche caso alloggiano di fatto in celle troppo vicine. “Nelle strutture carcerarie attuali abbiamo situazioni di sofferenza: si potrebbe scoprire che due celle si fronteggiano o c’e’ la possibilita’ di comunicare da un piano all’altro o da pareti contigue, cosa che non giova ne’ alla sicurezza ne’ alla giustizia”, ha detto Consolo, riferendosi ai detenuti in regime di carcere duro. La conseguenza, e’ il rischio, nell’attuale sistema, che si scopra che c’e’ “la possibilita’ di comunicare”. Ma se una persona al 41bis puo’ comunicare, “puo’ acquisire notizie che poi, trasfuse in un processo, costituiscono prove di innocenza difficilmente smontabili dall’accusa”. Consolo ha ricordato l’attuale inagibilita’ dei due istituti di Cagliari e Sassari, dove “ci sono strutture a isola”, ognuna delle quali destinata ad ospitare 4 detenuti al 41bis, “con l’impossibilita’ di comunicare con gli altri detenuti in regime ‘normale’”, ed ha auspicato di riuscire in tempi rapidi a trasferire li’ nel prossimo futuro “quasi 200 detenuti” sottoposti al regime di carcere duro. Altro tema al centro dell’audizione, la situazione del carcere di Parma il cui sistema di video sorveglianza e videoregistrazione e’ a rischio black out, come hanno denunciato i deputati dell’Antimafia Davide Mattiello (Pd) e Giulia Sarti (M5S). “Effettivamente al carcere di Parma ci sono state delle difficolta’ di tipo tecnico – ha ammesso Consolo – che hanno creato interruzioni di corrente in passato. Ieri ho incontrato il provveditore competente, dottor Buffo, abbiamo affrontato il problema e le attivita’ sono in corso per risolvere del tutto la questione”. Mattiello, che il 30 dicembre scorso a Parma incontro’ il capo di Mafia Capitale Massimo Carminati, ha chiesto se vi sia una procedura d’urgenza per intervenire, ed ha proposto di acquisire agli atti della Commissione il censimento dei black out capitati nel carcere, “per capire quanti ce ne siano stati, quando, quanto lunghi e chi fossero i comandanti in servizio in quei momenti”. Consolo ha poi denunciato che il patrimonio edilizio carcerario si sta “completamente deteriorando per assenza di una manutenzione ordinaria”. “Negli istituti di pena si tralascia di riparare, per esempio, una infiltrazione d’acqua che potrebbe essere riparata con il lavoro dei detenuti e per effetto di questo bisogna intervenire poi con gare per milioni”, ha detto. Quanto infine al sovraffollamento carcerario, ha invitato i direttori delle carceri a presentare progetti per la manutenzione e il recupero di tutti gli spazi detentivi in tutti gli istituti ed ha ottenuto lo spostamento di 69 detenuti ristretti in spazi inferiori ai 3 mq. In Italia i detenuti sono 54 mila, piu’ 34 mila in esecuzione penale esterna, 202 sono le carceri per oltre 400 mila mq, 40 mila i poliziotti penitenziari.

Sui poteri di intrusione carceraria

(ANSA) – ROMA, 11 FEB – “Nuovi poteri di intrusione carceraria dei Servizi e Istituzione della Procura nazionale anti terrorismo sono passi importanti, a patto di tenere insieme efficacia e garanzia democratica. Nel pacchetto anti terrorismo annunciato oggi dal Governo c’e’ un maggior potere dei Servizi Segreti di operare all’interno delle carceri: sappiamo che e’ una delle attivita’ piu’ delicate in assoluto. Bene che venga ancorata a monte, con l’obbligo di informare la magistratura e a valle con l’obbligo di informare il Copasir e che sia una sperimentazione a termine”. A chiederlo e’ il deputato dem Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. Mattiello annuncia che chiedera’ al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, che alle ore 14 di oggi verra’ ascoltato in audizione in Commissione Antimafia, cosa ne pensa. “Nel pacchetto – sottolinea il deputato Pd – c’e’ anche l’ istituzione della Procura nazionale anti terrorismo che sara’ incardinata all’interno della Procura nazionale Antimafia. In Commissione Giustizia Camera avevamo gia’ cominciato a lavorare su questo strumento a partire dalla proposta dell’on. Dambruoso. L’Italia gia’ ha una struttura di coordinamento nazionale anti terrorismo, che pero’ riguarda le forze di polizia, quindi il Viminale e il Governo; l’istituzione della Procura nazionale mettera’ anche la Magistratura nelle condizioni di lavorare con le proprie prerogative alla stregua di quanto fanno gia’ le forze di polizia e questo non puo’ che aumentare complessivamente la capacita’ di risposta democratica ad un fenomeno di gravita’ pari a quella delle mafie”. “In fondo oggi – ragiona Mattiello – si chiude un cerchio cominciato negli anni 70 quando la magistratura, impegnata sul fronte del contrasto al terrorismo interno, comprese l’importanza di strutture di coordinamento che permettessero centralizzazione e specializzazione. Questa svolta divenne poi patrimonio dei magistrati impegnati contro la mafia: la nascita del "pool antimafia di Palermo” fu la premessa alla riforma fortemente voluta da Falcone, che portera’ alla creazione della Dna e della Dia. Oggi, con l’istituzione della Procura nazionale anti terrorismo proprio all’interno della Dna, dimostriamo che dalla nostra storia sappiamo anche imparare il meglio".

Procura nazionale anti terrorismo: un passo importante

(ANSA) – ROMA, 10 FEB – “L’istituzione della Procura nazionale anti-terrorismo e’ un passo importante che coniuga efficacia e garanzia democratica. Nel pacchetto antiterrorismo annunciato oggi dal Governo c’e’ anche la istituzione della Procura nazionale anti terrorismo che sara’ incardinata all’interno della Procura nazionale Antimafia”. E’ quanto afferma Davide Mattiello del Pd componente della Commissione parlamentare Antimafia. “In Commissione Giustizia Camera avevamo gia’ cominciato a lavorare su questo strumento a partire dalla proposta dell’on. Dambruoso. L’Italia – precisa Mattiello- gia’ ha una struttura di coordinamento nazionale antiterrorismo, che pero’ riguarda le forze di polizia, quindi il Viminale e il Governo, l’istituzione della Procura nazionale mettera’ anche la Magistratura nelle condizioni di lavorare con le proprie prerogative alla stregua di quanto fanno gia’ le forze di polizia e questo non puo’ che aumentare complessivamente la capacita’ di risposta democratica ad un fenomeno di gravita’ pari a quella delle mafie. In fondo oggi si chiude un cerchio cominciato negli anni 70 quando, la magistratura impegnata sul fronte del contrasto al terrorismo interno comprese l’importanza di strutture di coordinamento che permettessero centralizzazione e specializzazione, questa svolta divenne poi patrimonio dei magistrati impegnati contro la mafia: la nascita del "pool antimafia di Palermo” fu la premessa alla riforma fortemente voluta da Falcone, che portera’ alla creazione della DNA e della DIA, oggi con l’istituzione della Procura nazionale anti terrorismo proprio all’interno della DNA, dimostriamo che dalla nostra storia sappiamo anche imparare il meglio".

Finalmente il decreto per i Testimoni di Giustizia

(ANSA) – ROMA, 7 FEB – “La pubblicazione del decreto attuativo per l’assunzione dei Testimoni di Giustizia nella Pubblica Amministrazione e’ un atto di serieta’ che incoraggia a proseguire sulla strada della denuncia e del rapporto con lo Stato”. Lo afferma Davide Mattiello (Pd), componente della Commissione Antimafia dopo la pubblicazione in Gazzetta del regolamento firmato dal ministro Alfano a dicembre. “La definizione del diritto di assunzione e delle procedure collegate sono chiare ed ispirate ad equita’ e ragionevolezza” prosegue Mattiello sottolineando che restano pero’ “alcune preoccupazioni: il carico di lavoro per il Servizio Centrale aumenta, ma le risorse sono diminuite e dunque bisogna pensare ad un suo potenziamento”. Inoltre, si registano “situazioni preoccupanti relative alla diffusione dei dati sensibili”, nonostante la “procedura esiga la capacita’ di garantire la riservatezza del trattamento dei dati degli aventi diritto”. Secondo Mattiello, infine, il legislatore dovra’ “modificare la norma primaria del 2013, introducendo la possibilita’ del titolare del diritto di assunzione di rinunciarvi in favore di un figlio o del coniuge”.