(ANSA) – ROMA, 11 FEB – Il patrimonio edilizio carcerario in forte deterioramento, la mancanza di spazi, che finora ha costretto l’amministrazione penitenziaria a tenere alcuni detenuti in 3 metri quadri, l’eccessiva vicinanza di alcuni carcerati in regime di 41 bis (carcere duro) che potrebbero avere la possibilita’ di comunicare e il rischio back out nel supercarcere di Parma, dove sono reclusi detenuti del calibro di Massimo Carminati e Toto’ Riina. Su tutti questi e su altri aspetti si e’ soffermato oggi il nuovo capo del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nominato il 19 dicembre ed ascoltato oggi dalla Commissione parlamentare Antimafia, dove presto sara’ riascoltato, presieduta da Rosy Bindi. La questione piu’ scottante riguarda i detenuti in regime di 41 bis che a causa di alcune situazioni architettoniche in qualche caso alloggiano di fatto in celle troppo vicine. “Nelle strutture carcerarie attuali abbiamo situazioni di sofferenza: si potrebbe scoprire che due celle si fronteggiano o c’e’ la possibilita’ di comunicare da un piano all’altro o da pareti contigue, cosa che non giova ne’ alla sicurezza ne’ alla giustizia”, ha detto Consolo, riferendosi ai detenuti in regime di carcere duro. La conseguenza, e’ il rischio, nell’attuale sistema, che si scopra che c’e’ “la possibilita’ di comunicare”. Ma se una persona al 41bis puo’ comunicare, “puo’ acquisire notizie che poi, trasfuse in un processo, costituiscono prove di innocenza difficilmente smontabili dall’accusa”. Consolo ha ricordato l’attuale inagibilita’ dei due istituti di Cagliari e Sassari, dove “ci sono strutture a isola”, ognuna delle quali destinata ad ospitare 4 detenuti al 41bis, “con l’impossibilita’ di comunicare con gli altri detenuti in regime ‘normale’”, ed ha auspicato di riuscire in tempi rapidi a trasferire li’ nel prossimo futuro “quasi 200 detenuti” sottoposti al regime di carcere duro. Altro tema al centro dell’audizione, la situazione del carcere di Parma il cui sistema di video sorveglianza e videoregistrazione e’ a rischio black out, come hanno denunciato i deputati dell’Antimafia Davide Mattiello (Pd) e Giulia Sarti (M5S). “Effettivamente al carcere di Parma ci sono state delle difficolta’ di tipo tecnico – ha ammesso Consolo – che hanno creato interruzioni di corrente in passato. Ieri ho incontrato il provveditore competente, dottor Buffo, abbiamo affrontato il problema e le attivita’ sono in corso per risolvere del tutto la questione”. Mattiello, che il 30 dicembre scorso a Parma incontro’ il capo di Mafia Capitale Massimo Carminati, ha chiesto se vi sia una procedura d’urgenza per intervenire, ed ha proposto di acquisire agli atti della Commissione il censimento dei black out capitati nel carcere, “per capire quanti ce ne siano stati, quando, quanto lunghi e chi fossero i comandanti in servizio in quei momenti”. Consolo ha poi denunciato che il patrimonio edilizio carcerario si sta “completamente deteriorando per assenza di una manutenzione ordinaria”. “Negli istituti di pena si tralascia di riparare, per esempio, una infiltrazione d’acqua che potrebbe essere riparata con il lavoro dei detenuti e per effetto di questo bisogna intervenire poi con gare per milioni”, ha detto. Quanto infine al sovraffollamento carcerario, ha invitato i direttori delle carceri a presentare progetti per la manutenzione e il recupero di tutti gli spazi detentivi in tutti gli istituti ed ha ottenuto lo spostamento di 69 detenuti ristretti in spazi inferiori ai 3 mq. In Italia i detenuti sono 54 mila, piu’ 34 mila in esecuzione penale esterna, 202 sono le carceri per oltre 400 mila mq, 40 mila i poliziotti penitenziari.