Il vero banco di prova per la Mogherini e per l’Italia sono i Marò. Latorre e Girone devono tornare in Italia perché è giusto così e l’Europa deve fare la propria parte. La credibilità e l’autorevolezza della Mogherini come nuova Rappresentante della politica estera europea e di riflesso la credibilità e l’autorevolezza dell’Italia passano soprattutto dal ritorno in patria dei Marò. Qualora fosse accertato che i Marò abbiamo abusato della propria autorità, dovranno essere sanzionati da un tribunale italiano. Dobbiamo sostenere l’azione della Mogherini in tal senso, perché abbiamo bisogno di una Europa riconosciuta e rispettata proprio in questa fase di grande tensione internazionale. Perché abbiamo bisogno di un’Italia rispettata proprio quando cerchiamo di uscire dal mito dell’austerità uber alles. Dobbiamo riportare in Italia i Marò perché chi si occupa della sicurezza pubblica per conto dello Stato italiano è un bene repubblicano fondamentale, in un mondo in cui l’uso della forza è sempre più privatizzato e sottratto al controllo democratico. Nessuno deve sentirsi lasciato al proprio destino

Questa locandina è una offesa, proprio nel giorno in cui abbiamo ricordato l’omicidio del generale Dalla Chiesa. Perché è il simbolo della Repubblica e la Repubblica è il primo bene comune, appartiene a ciascuno di noi, appartiene a coloro che hanno perso la vita per la Repubblica. È un simbolo bestemmiato da chi fa mafia in questo Paese e da chi, dovendo rappresentare le Istituzioni, con la mafia ha convissuto. Sono convinto che politica abbia la responsabilità di esprimere un giudizio storico su quel periodo: non possiamo sottrarci. Perché la trattativa c’è stata e questo è già una verità processuale acquisita. Ha trattato Andreotti, hanno trattato i suoi in Sicilia, ha trattato Dell’Utri. Hanno trattato quelli che temevano di essere ammazzati, quelli che temevano di non poter fare diversamente. Hanno trattato quelli che hanno approfittato della forza della mafia per dirottare il destino della Repubblica. Io lo so, farò quello che devo fare. Lo sto già facendo. Ma quella immagine, no: è una offesa

Io domani porto un fiore per Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il 3 Settembre del 1982 veniva ucciso a Palermo, dove era stato fatto Prefetto per combattere la mafia. 100 giorni è durata la sua ultima battaglia. 100 giorni nei quali la sua lealtà istituzionale e la sua passione civica l’hanno costretto a denunciare i gravi limiti del suo mandato: non aveva i poteri che aveva chiesto. Un fiore per Dalla Chiesa, per rispetto e per riflesso. Riflesso sulla nostra responsabilità a fare oggi con dedizione e determinazione quanto possiamo per difendere la Repubblica, facendo fiorire la Democrazia, accettando la sfida del potere, sapendo che “soltanto chi non spezza il pane, non fa briciole”. Io i miei fiori li porto al monumento dedicato ai carabinieri che sta ai Giardini Reali a Torino.

Pacchetto che riforma codice antimafia di Orlando e’ serio

(ANSA) – ROMA, 2 SET – “Il pacchetto di norme che riforma il Codice Antimafia, introduce l’auto-riciclaggio, rafforza il falso in bilancio, potenzia l’Agenzia Nazionale, voluto dal Ministro Orlando e firmato insieme al Ministro Alfano e’ il modo serio e concreto per continuare la battaglia contro le mafie, soprattutto quelle silenti, che non usano bombe e kalashnikov, ma la forza dell’intimidazione ambientale e del denaro contante per invadere l’economia legale”. A sostenerlo e’ il parlamentare Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia. “Il Governo, insieme ai Presidenti di Camera e Senato – prosegue l’esponente del Pd – scelga per questo pacchetto l’iter parlamentare piu’ veloce e sicuro e le forze politiche si impegnino a collaborare perche’ queste norme attese e ampiamente condivise diventino applicabili. Per quanto riguarda le frasi di Riina: sono captate attraverso intercettazioni investigative relative a processi in corso. Chi ha compiti istituzionali di indagine e protezione – conclude Mattiello – ha il dovere di prendere sul serio ogni parola, per il resto sarebbe meglio non agevolare il compito al boss che cerca di mandare ordini e messaggi all’esterno, continuando ad amplificarli. Una lezione che dovremmo aver imparato fin dal tempo delle BR’”

Il miglior gesto di solidarietà a Don Ciotti? Approviamo in Parlamento la riforma dei beni confiscati!

(ANSA) – ROMA, 1 SET – “Noi parlamentari abbiamo un modo concreto per dimostrare che stiamo dalla parte di don Ciotti, contro tutte le mafie: approvare senz’altro la riforma che riguarda i beni confiscati ai mafiosi. Il lavoro e’ gia’ avviato: la Commissione Giustizia della Camera ha iniziato il lavoro sulla proposta di legge 1138, frutto di una grande mobilitazione popolare animata da Libera, CGIL, Avviso Pubblico”. Ad affermarlo e’ Davide Mattiello, deputato Pd e componente della Commissione Antimafia. “Troppi i beni confiscati sprecati, troppi i posto di lavoro che si perdono quando ad essere sequestrate sono le aziende, inadeguato l’apporto dell’Agenzia Nazionale, opaco in taluni casi il rapporto tra giudici e amministratori giudiziari”, prosegueMattiello. “Le proposte di riforma sono ampiamente condivise anche dal Ministro Orlando, che ha a sua volta elaborato un testo. Rimbocchiamoci le maniche e calendarizziamo la discussione in Commissione: se tutti i gruppi fossero d’accordo si potrebbero anche dimezzare i tempi di approvazione. Il sacrificio di Pio La Torre ha insegnato quanto i mafiosi si sentano colpiti quando si aggrediscono i patrimoni illeciti accumulati: facciamo nostra questa lezione e dimostriamo che la solidarieta’ prende la forma della responsabilita’”, conclude l’esponente del Pd.