Trattato Italia-Emirati Arabi: interrogazione parlamentare

Sono grato ai deputati PD Walter Verini e Lia Quartapelle per questa interrogazione parlamentare sulla vicenda del trattato di cooperazione giudiziaria ed estradizione tra Italia e Emirati Arabi Uniti. Niente di personale, soltanto il dovere civico di andare fino in fondo:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Per sapere; premesso che:

con la Legge n. 125 del 11 ottobre 2018 è stato, finalmente, approvato il Trattato di estradizione e su quello di cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Emirati arabi uniti, che rappresenta una tappa importante nella lotta alla criminalità con la possibilità di estradare latitanti, ricercati con mandato d’arresto per gravi reati legati al traffico di droga e alla criminalità organizzata che, in assenza della ratifica, trovano negli Emirati un tranquillo rifugio di impunità;

l’autorizzazione del Parlamento alla ratifica del trattato, avvenuta tramite l’approvazione definitiva di una proposta di legge a firma degli interroganti presentata all’inizio di questa legislatura, e che giunge al termine di una lunga battaglia che ha visto in prima linea associazioni come Libera, l’ex deputato Pd Davide Mattiello e i Ministri dei Governi a guida Partito democratico, in particolare il Ministro della Giustizia Orlando, rappresenta un passo fondamentale per permettere il rientro in Italia di alcuni latitanti, tra cui alcuni già condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, oppure alcuni per i quali in Italia è stato già chiesto il rinvio a giudizio per corruzione o altri reati gravissimi;

ci riferiamo, solo per citare i casi più eclatanti, alle latitanze “d’oro” di Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, per il quale ripetute sono state le richieste di estradizione, tutte rimaste senza risposta nell’attesa della approvazione del Trattato, o come quella del boss Raffaele Imperiale, ritenuto dagli inquirenti uno dei maggiori narcotrafficanti a livello internazionale, il quale, dopo una prima fuga in Spagna dove è stato arrestato dalla polizia locale, si è rifugiato negli Emirati Arabi, a Dubai, nei quali pare condurre una vita fatta di lusso sfrenato in compagnia della sua famiglia;

il Trattato impegna le parti a consegnare reciprocamente persone ricercate che si trovino sul proprio territorio, per dare corso a un procedimento penale o per consentire l’esecuzione di una condanna definitiva, ed era già stato firmato nel 2015, ma il successivo recepimento da parte dell’Italia di una direttiva dell’Unione europea aveva di fatto comportato la sospensione degli effetti degli accordi in precedenza firmati: la normativa dell’Unione europea stabilisce infatti che qualora si firmi un accordo con uno Stato in cui vige la pena di morte (come nel caso degli Emirati arabi uniti) debba essere esplicitato nel Trattato stesso che, in caso di estradizione verso il Paese contraente, la pena capitale in loco prevista sia commutata in pena detentiva;

nel febbraio 2017 il Governo italiano è riuscito finalmente a concordare l’adozione di un protocollo interpretativo da allegare al Trattato medesimo e l’Italia ha così potuto siglare la stesura definitiva dell’accordo, frutto di un delicatissimo e lungo lavoro “sinergico” tra il Governo Italiano, che ha lavorato in modo determinante in materia di cooperazione giudiziaria, e in particolare del Ministero della Giustizia, e il parlamento, con le commissioni giustizia e antimafia;

ad oggi, però, il trattato di estradizione con gli Emirati non risulta ancora operativo, nonostante la ratifica parlamentare e la trasformazione in legge dello Stato e questo perché il Governo italiano non avrebbe ancora approntato gli strumenti attuativi del trattato medesimo.

Quali siano le ragioni che ancora ad oggi impediscono la operatività di tale fondamentale Trattato in materia di estradizione e di cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Emirati arabi uniti, e se inoltre se corrisponda al vero che tali ragioni operatività vadano ricercate nella mancata adozione, ancora ad oggi, dei necessari strumenti attuativi, e, qualora così fosse, se il Ministro interrogato non ritenga assolutamente necessario quanto urgente attivarsi per predisporli, al fine di poter finalmente vedere assicurati alla giustizia italiana pericolosi criminali latitanti e altri personaggi inquisiti e condannati per gravi reati legati alla criminalità organizzata e alle mafie.

Walter Verini

Lia Quartapelle

Trattato di cooperazione giudiziaria Italia-Emirati. Approvato!

Il Senato della Repubblica ha approvato il trattato. Ora i latitanti italiani negli Emirati potranno essere rimpatriati ed assicurati alla giustizia

Questa mattina il Senato della Repubblica ha definitivamente approvato il trattato di cooperazione giudiziaria ed estradizione tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti, colmando un vuoto che fino a oggi aveva impedito alla giustizia di fare il suo corso. Per lungo tempo, infatti, gli Emirati Arabi hanno rappresentato una vera e propria zona franca per molti condannati o indagati italiani che si sono sottratti alla giustizia, volando impunemente nello Stato Emiratino. Non essendo presente un trattato di estradizione e cooperazione giudiziaria tra i due Paesi, infatti, essi potevano godere di una libertà incondizionata, non potendo essere rimpatriati.

Almeno  9 soggetti ricercati dalle autorità giudiziarie italiane – condannati o rinviati a giudizio per reati come l’associazione mafiosa, il concorso esterno, il narcotraffico, il riciclaggio e la frode fiscale – si trovano tra Dubai e Abu Dhabi e da oggi l’Italia potrà chiederne ufficialmente l’estradizione. Tra di loro spiccano i nomi noti di Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e il cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, accusato di riciclaggio.

Il voto di questa mattina chiude una battaglia cominciata ormai oltre 4 anni fa, in Commissione Parlamentare Antimafia, che ebbe la prima significativa svolta quando l’ex Ministro Andrea Orlando volò negli Emirati Arabi per firmare il primo accordo di Cooperazione nel Settembre del 2015. Da allora il Trattato è rimasto prima arenato per alcuni rilievi mossi dal Quirinale sul punto della pena di morte a fronte di nuove e più stringenti norme europee nel frattempo intervenute e poi finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 febbraio 2018. Per risultare operativo, tuttavia, il trattato ha avuto bisogno del voto favorevole della Camera, avvenuto il 6 agosto 2018, e poi di quello del Senato, questa mattina.

La Fondazione Benvenuti in Italia ha sostenuto l’iter del provvedimento con attenzione. Prima attraverso il lavoro di Davide Mattiello, attuale presidente della Fondazione e Parlamentare della scorsa Legislatura, membro delle commissioni Giustizia e Antimafia. In seguito la Fondazione Benvenuti in Italia ha attivato la campagna “Stop latitanti: subito il trattato di cooperazione Italia-Emirati Arabi”, organizzando un mail bombing verso i presidenti di Camera e Senato per chiedere al più presto la calendarizzazione del trattato e mantenendo alta l’attenzione delle istituzioni e della società civile.

<<L’approvazione definitiva del trattato azzera finalmente un’area di impunità che per troppo tempo ha fatto il gioco dei criminali erodendo la credibilità delle Istituzioni. Un risultato che va dedicato a tutti quei magistrati e a quegli investigatori che con gravi sacrifici per se’ e per le proprie famiglie contrastano quotidianamente l’illegalità, ma anche a tutti quei cittadini per bene che si impegnano semplicemente a rispettare la legge>>  afferma Davide Mattiello.

Per maggiori informazioni:

Trattato Italia-Emirati: Intervista a Anna Rossomando

Il trattato di estradizione e cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi Uniti potrebbe essere finalmente approvato dal Parlamento Italiano nelle prossime settimane. Perchè questo accada, infatti, manca solo il voto favorevole del Senato, dopo l’approvazione della Camera avvenuta il 6 agosto scorso.

La ratifica del trattato aprirà la strada al rientro in Italia di diversi latitanti che negli anni si sono rifugiati tra Dubai e Abudhabi per sfuggire alla giustizia italiana. Si tratta soprattutto di persone condannate o indagate per reati connessi alla criminalità organizzata, come Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, rifugiato a Dubai da anni. O Raffaele Imperiale, narcotrafficante ritenuto vicino al clan degli scissionisti, fuggito negli Emirati Arabi nel 2016.

Abbiamo intervistato Anna Rossomando, senatrice del Partito Democratico e vicepresidente del Senato, per chiederle un commento sui tempi dell’approvazione e sull’efficacia di provvedimenti di questo tipo.

 

Siamo a un passo dalla ratifica del trattato di cooperazione giudiziaria ed estradizione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Con quali tempi ritiene che arriveremo al voto, dunque all’approvazione definitiva?

Dobbiamo arrivarci in tempi brevissimi. Abbiamo il dovere e la responsabilità di farlo perchè è un provvedimento importante e atteso. Un provvedimento nato con il Governo Gentiloni e il Ministro Orlando, che prima della pausa estiva è stato finalmente approvato alla Camera. Io, come vicepresidente del Senato, mi impegno a chiedere la più celere calendarizzazione del trattato.

Credo e sono fiduciosa che verrà approvato tempestivamente, perchè è un provvedimento sul quale c’è una condivisione molto ampia. Quello che serve è la sensibilità per farne una priorità.

Ritiene dunque che anche la maggioranza di Governo sia interessata ad approvare al più presto il provvedimento?

Io lo auspico! Penso che non sia mai abbastanza sottolineare come su questi temi sia necessaria una larghissima condivisione e di fatto nessuno possa dirsi contrario alla lotta alle Mafie. Però la questione è di sfuggire alla retorica, perchè essere contro le Mafie è ovviamente facile a dirsi, ma poi quello che conta sono le priorità e l’attenzione che si dedica.

Io vedo con preoccupazione il fatto che il contrasto alle Mafie sia un po’ scomparso dall’agenda politica e dalle priorità del contratto Giallo-Verde. Da questo punto di vista il mio impegno è quello di richiamare l’attenzione sull’argomento. Quello che conta, infatti, è capire quali provvedimenti siano una priorità e quale sia l’atteggiamento complessivo del Governo.

Ci tengo a ricordare come nella passata legislatura abbiamo approvato delle riforme importantissime con il concorso di tutti i partiti, penso al “Codice Antimafia” o alla “Riforma dei beni confiscati alle Mafie”, ora queste leggi vanno fatte applicare e devono essere fatte vivere per farle funzionare davvero. Questo per dire che la lotta alle Mafie vive di molta concretezza e di un impegno che inizia con l’approvazione di una legge, ma l’approvazione non è il punto di arrivo.

Come ricordava, già nella scorsa legislatura, in commissione Giustizia, lei si è dimostrata attenta al tema. Perchè ritiene che un accordo di cooperazione giudiziaria tra i due Paesi sia così importante?

In una dimensione ormai sovranazionale della criminalità organizzata, questo tipo di provvedimento è fondamentale, altrimenti continueremo a non avere gli strumenti per individuare, punire e applicare le sanzioni che eroghiamo con le sentenze.

Mi spiego: il fatto che ci sia un processo o un’indagine che si conclude con una sentenza di condanna in Italia, ovviamente ha una dimensione di per sè internazionale. Questo perchè la persona coinvolta non si rifugia semplicemente all’estero per sfuggire alla giustizia, ma è la stessa organizzazione di cui fa parte ad agire in una dimensione sovranazionale. Ormai la cooperazione internazionale è un punto fondamentale e ineludibile, quindi l’approvazione del trattato è un passo importante che può avere anche una funzione di deterrenza e che va a colmare una lacuna che c’era nel nostro ordinamento.

Approfitto dell’occasione per ricordare il lavoro del mio collega Davide Mattiello nella scorsa legislatura sui temi che hanno a che vedere con la lotta alla criminalità organizzata, il suo impegno nella proposta di legge, ma anche l’attenzione e il lavoro di tessitura che ha fatto per ottenere provvedimenti che avessero il più largo consenso possibile.

Per saperne di più consulta tutti i materiali della campagna di Benvenuti in Italia“Stop latitanti: subito il trattato Italia-Emirati”.

Approvare la ratifica del trattato di estradizione con gli Emirati Arabi

 

A coloro che parlano – giustamente – di lotta alla Mafia, di lotta alla corruzione, ricordiamo che prima di tutto bisogna annullare l’impunità. Per questo motivo sono andato davanti al Senato della Repubblica per legare un fazzoletto: bisogna calendarizzare e votare al più presto la ratifica del trattato di cooperazione ed estradizione con gli Emirati Arabi per mettere fine alle latitanze spudorate di molti italiani.

Per maggiori informazioni sulla campagna per la ratifica del trattato, clicca qui.

Guarda il video:

 

Trattato Italia-Emirati Arabi: nuovo passo verso la ratifica

Un trattato di Cooperazione Giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi esiste, ma non può produrre ancora effetti. Manca infatti la ratifica del Parlamento, così alcuni latitanti italiani sono sfuggiti alla giustizia e rimangono impuniti. Oggi, raccogliendo l’impegno di Davide Mattiello, membro della nostra fondazione ed onorevole Pd nella passata legislatura, Walter Verini ha presentato la proposta di ratifica alle Camere.

APPROFONDIMENTI

Leggi l’intervista a Walter Verini

Leggi l’articolo di “Diario del Web” 

L’intervista a Davide Mattiello: