Il trattato di estradizione e cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi Uniti potrebbe essere finalmente approvato dal Parlamento Italiano nelle prossime settimane. Perchè questo accada, infatti, manca solo il voto favorevole del Senato, dopo l’approvazione della Camera avvenuta il 6 agosto scorso.
La ratifica del trattato aprirà la strada al rientro in Italia di diversi latitanti che negli anni si sono rifugiati tra Dubai e Abudhabi per sfuggire alla giustizia italiana. Si tratta soprattutto di persone condannate o indagate per reati connessi alla criminalità organizzata, come Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, rifugiato a Dubai da anni. O Raffaele Imperiale, narcotrafficante ritenuto vicino al clan degli scissionisti, fuggito negli Emirati Arabi nel 2016.
Abbiamo intervistato Anna Rossomando, senatrice del Partito Democratico e vicepresidente del Senato, per chiederle un commento sui tempi dell’approvazione e sull’efficacia di provvedimenti di questo tipo.
Siamo a un passo dalla ratifica del trattato di cooperazione giudiziaria ed estradizione tra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Con quali tempi ritiene che arriveremo al voto, dunque all’approvazione definitiva?
Dobbiamo arrivarci in tempi brevissimi. Abbiamo il dovere e la responsabilità di farlo perchè è un provvedimento importante e atteso. Un provvedimento nato con il Governo Gentiloni e il Ministro Orlando, che prima della pausa estiva è stato finalmente approvato alla Camera. Io, come vicepresidente del Senato, mi impegno a chiedere la più celere calendarizzazione del trattato.
Credo e sono fiduciosa che verrà approvato tempestivamente, perchè è un provvedimento sul quale c’è una condivisione molto ampia. Quello che serve è la sensibilità per farne una priorità.
Ritiene dunque che anche la maggioranza di Governo sia interessata ad approvare al più presto il provvedimento?
Io lo auspico! Penso che non sia mai abbastanza sottolineare come su questi temi sia necessaria una larghissima condivisione e di fatto nessuno possa dirsi contrario alla lotta alle Mafie. Però la questione è di sfuggire alla retorica, perchè essere contro le Mafie è ovviamente facile a dirsi, ma poi quello che conta sono le priorità e l’attenzione che si dedica.
Io vedo con preoccupazione il fatto che il contrasto alle Mafie sia un po’ scomparso dall’agenda politica e dalle priorità del contratto Giallo-Verde. Da questo punto di vista il mio impegno è quello di richiamare l’attenzione sull’argomento. Quello che conta, infatti, è capire quali provvedimenti siano una priorità e quale sia l’atteggiamento complessivo del Governo.
Ci tengo a ricordare come nella passata legislatura abbiamo approvato delle riforme importantissime con il concorso di tutti i partiti, penso al “Codice Antimafia” o alla “Riforma dei beni confiscati alle Mafie”, ora queste leggi vanno fatte applicare e devono essere fatte vivere per farle funzionare davvero. Questo per dire che la lotta alle Mafie vive di molta concretezza e di un impegno che inizia con l’approvazione di una legge, ma l’approvazione non è il punto di arrivo.
Come ricordava, già nella scorsa legislatura, in commissione Giustizia, lei si è dimostrata attenta al tema. Perchè ritiene che un accordo di cooperazione giudiziaria tra i due Paesi sia così importante?
In una dimensione ormai sovranazionale della criminalità organizzata, questo tipo di provvedimento è fondamentale, altrimenti continueremo a non avere gli strumenti per individuare, punire e applicare le sanzioni che eroghiamo con le sentenze.
Mi spiego: il fatto che ci sia un processo o un’indagine che si conclude con una sentenza di condanna in Italia, ovviamente ha una dimensione di per sè internazionale. Questo perchè la persona coinvolta non si rifugia semplicemente all’estero per sfuggire alla giustizia, ma è la stessa organizzazione di cui fa parte ad agire in una dimensione sovranazionale. Ormai la cooperazione internazionale è un punto fondamentale e ineludibile, quindi l’approvazione del trattato è un passo importante che può avere anche una funzione di deterrenza e che va a colmare una lacuna che c’era nel nostro ordinamento.
Approfitto dell’occasione per ricordare il lavoro del mio collega Davide Mattiello nella scorsa legislatura sui temi che hanno a che vedere con la lotta alla criminalità organizzata, il suo impegno nella proposta di legge, ma anche l’attenzione e il lavoro di tessitura che ha fatto per ottenere provvedimenti che avessero il più largo consenso possibile.
Per saperne di più consulta tutti i materiali della campagna di Benvenuti in Italia: “Stop latitanti: subito il trattato Italia-Emirati”.