Omar Pace: 17 mesi dal suicidio..

17 mesi dal suicidio di Omar Pace e ancora nessuna risposta dalla Procura di Roma. Purtroppo questa vicenda drammatica assomiglia sempre di più a quella del capitano della Guardia di Finanza Fedele Conti, che nella notte tra il 26 e il 27 settembre del 2006, si toglieva la vita a 44 anni. Per la magistratura il caso è chiuso, archiviato come suicidio per motivi passionali di una persona debole di mente. Insomma: un’altra persona depressa, che però non sembrava depressa affatto a chi lo aveva conosciuto bene. Il Capitano Felice Conti era un finanziere speciale, come il Tenente Colonnello Omar Pace: aveva già operato a Catania; poi era passato a Napoli, dove si era occupato dei più pericolosi clan dediti al riciclaggio dei colossali proventi derivanti dai traffici di cocaina lungo l’asse Napoli-Spagna. Poi Conti era passato a Roma e subito si era trovato ad indagare sui cosiddetti “furbetti del quartierino”. Quindi era arrivato al comando delle Fiamme Gialle di Fondi, asse strategico degli affari incrociati delle cosche di mezzo Sud, un vero e proprio centro di potere, caratterizzato dalla attività del MOF. Occuparsi del quale è pericoloso ancora oggi come dimostra il recente articolo-denuncia di Marco Omizzolo. Una vicenda, quella di Conti, che evoca in più di una circostanza quella di Pace. Sullo sfondo inchieste che hanno a che fare con il potere politico. Mi rendo conto che i tempi della giustizia sono del tutto indipendenti da quelli della politica, ma questa Legislatura e in particolare l’attività della Commissione parlamentare antimafia, sono state segnate da un ciclo di avvenimenti oggettivamente collegati tra loro, anche se non sappiamo fino in fondo in quale modo, senz’altro rilevanti per la lettura che la Commissione deve saper fare delle dinamiche di potere: l’inizio della latitanza a Dubai di Matacena nell’Agosto del 2013, la coincidente irreperibilità di Speziali in Libano, le denunce di Paolo Costantini allora capo centro AISE ad Abu Dhabi, le evoluzioni della inchiesta Breakfast, la morte di Omar Pace nell’Aprile del 2016, fino a quella di Giovanni Aiello il 21 Agosto, indagato dalla Procura di Reggio Calabria, nell’ambito del meritorio sforzo ricostruttivo dei rapporti tra mafie, politica, massoneria, estrema destra, apparati di sicurezza, in quello scorcio di anni, 90-94, così decisivo per gli assetti di potere che stiamo vivendo ancora oggi. Per tutto ciò sarebbe per noi, parlamentari componenti della Commissione Antimafia, un vero peccato terminare il mandato senza avere la possibilità di una valutazione più approfondita di questi fatti. La memoria è una materia tanto importante quanto evanescente.

Migranti: bene Minniti per inchiesta su accoglienza

(ANSA) – ROMA, 2 AGO – “Il ministro Minniti bene ha fatto, dopo i gravissimi fatti di Isola Capo Rizzuto, a disporre una indagine a tappeto nei centri di accoglienza primaria: nessuno può lavarsi le mani con l’argomento che chi è accolto è libero di uscire dal centro e di lavorare. Nemmeno i Prefetti. Possibile che i protocolli tra Prefetture ed Enti gestori nulla prevedano su questi aspetti? Non credo”. Lo afferma in una nota il deputato Pd e componente della Commissione Antimafia, Davide Mattiello. “In attesa di conoscere gli esiti dell’indagine ordinata dal ministro Minniti, oltre a quelli delle inchieste giudiziarie, gli rammento – aggiunge Mattiello – che dal 2015 una norma votata all’unanimità prevede che al 30 di giugno di ogni anno il Ministero dell’Interno pubblichi una relazione puntuale sul sistema di accoglienza primario, tradotto: chi prende i soldi, quanti, per fare cosa. Le prime due relazioni sono state ampiamente insoddisfacenti, attendiamo quella del 2017, la prima dell’era Minniti”. La legalità, afferma ancora l’esponente dem, “costa e per ora a pagare il conto sono soprattutto i braccianti e gli imprenditori agricoli onesti. Abbiamo sostenuto l’impegno della comunità Sikh, di In Migrazione, del sindacato, e è amareggiante constatare che la soglia del conflitto si è spinta semplicemente più in basso, perché sulla scena sono comparsi soggetti ancora più vulnerabili da sfruttare, anche grazie alla negligenza, quando non alla connivenza complice di chi per conto dello Stato svolge la delicata funzione di accogliere”.