(ANSA) – ROMA, 11 GEN – “Probabilmente non e’ opportuno interferire con il delicato lavoro del CSM, auspicando che la Commissione Antimafia senta i protagonisti di questa storia per capire cosa stia succedendo, tanto piu’ che il magistrato Gianfranco Donadio e’ attualmente un consulente parlamentare e quindi abbiamo una urgenza del tutto legittima a sapere come stiano effettivamente le cose. Ma e’ difficile restare impassibili di fronte ad un pezzo, quello di Bianconi di oggi, che sceglie un taglio preciso del tutto "appoggiato” sull’atto di accusa che provoca il procedimento disciplinare in corso". Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, sull’articolo “Le indagini parallele del pm antimafia” che riguarda le accuse al magistrato Gianfranco Donadio, gia’ sostituto procuratore nazionale antimafia e oggi consulente della Commissione d’inchiesta sul caso Moro, pubblicato oggi sul Corsera. “Non c’e’ un’ombra di dubbio – prosegue il deputato – nel pezzo firmato da Bianconi: sembra evocare (o invocare) una sentenza gia’ scritta (e non sarebbe la prima volta). Varrebbe la pena, per rispetto delle persone e della ricerca della verita’, quanto meno avvertire che i fatti potrebbero avere anche un altro significato. Tanto e’ vero che oggi un collaboratore come Lo Giudice risponde di calunnia verso Donadio e che ha ripreso a parlare e che un testimone come Vincenzo Agostino, dopo quasi 30 anni, grazie al presidente della Corte di Assise di Caltanisetta, Balsamo, riconosce al mille per mille Giovani Aiello come "faccia di mostro”. “Sarebbe prezioso domandarsi – osserva Mattiello – se Donadio non abbia cercato, d’intesa con l’allora Procuratore Nazionale Antimafia Grasso, di sollecitare la ricerca della verita’ in direzioni scomode, che riguardano quanto meno gli apparati di sicurezza dello Stato e gli ambienti di estrema destra. Appena un "gradino” sotto certe ipotesi investigative che riguardano e hanno riguardato, negli anni, politici di varia caratura. Resta questa la colpa in questo Paese? Un Paese nel quale ancora recentemente si rinuncia, per motivi formalmente ragionevoli, a processare i presunti protagonisti del piu’ evidente depistaggio della storia recente: via D’Amelio".