Testimoni di Giustizia: sono settimane decisive

(ANSA) – ROMA, 13 SET – “Per i testimoni di giustizia sono settimane decisive”: a sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, che in Commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro che si occupa di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia. “Lo Stato – spiega l’esponente del Pd – negli ultimi due anni ha fatto importanti passi avanti con l’approvazione di una normativa nazionale che prevede l’accesso dei testimoni ad un programma di assunzione nella Pubblica Amministrazione e con una normativa speciale della Regione Siciliana che ha previsto l’assunzione diretta dei testimoni siciliani presso la Regione stessa”. L’attuazione di queste norme ha tuttavia fin qui rivelato due criticita’: nel caso di quella nazionale, i posti devono essere individuati tra quelli effettivamente disponibili nelle amministrazioni locali, in particolare Regioni e Province Autonome; nel caso di quella siciliana, i posti per quei testimoni siciliani che per motivi di sicurezza non possono comunque far ritorno in Sicilia, devono essere individuati nelle sedi di rappresentanza della Regione Sicilia a Roma e Bruxelles. “E’ evidente – sottolinea Mattiello – che nella prima situazione, stante la significativa e generale contrazione degli organici, sara’ complicato trovare i posti che si cercano e nella seconda situazione sara’ difficile soddisfare le esigenze di sicurezza, stante la concentrazione dei testimoni in due sedi”. Per risolvere entrambe queste criticita’ Mattiello propone di affiancare ai percorsi gia’ previsti un terzo: individuare i posti che servono sia per gli uni che per gli altri anche negli Uffici dell’Amministrazione centrale dello Stato, in particolare al Ministero dell’Interno e al Ministero della Giustizia. “Questa terza via avrebbe il vantaggio di offrire automaticamente maggiori garanzie sul piano della sicurezza e della distribuzione capillare dei posti. Per quanto riguarda nello specifico i testimoni siciliani, poi, esiste gia’ un modello cui fare riferimento e cioe’ il protocollo siglato tra Regione Siciliana e Ministero della Giustizia nel 2010 che prevede la possibilita’ di collocare dipendenti della Regione, negli Uffici della Giustizia”, conclude. 

#Matacenatorna: il cerchio si stringe

(ANSA) – ROMA, 10 SET – “Il cerchio attorno alla latitanza di Matacena si stringe, ora il Governo puo’ chiuderlo”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “La decisione della Cassazione – osserva Mattiello – e’ particolarmente pesante nella vicenda che ha ad oggetto la latitanza di Matacena. Infatti se la Cassazione avesse annullato l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe rimasta a motivare l’estradizione soltanto (si fa per dire) la sentenza di condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, titolo questo da un lato riconosciuto non senza difficolta’ dalle autorita’ non italiane e dall’altro sottoposto all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’ uomo, come per altro ha recentemente dimostrato la contraddittoria vicenda Contrada. Insomma: se l’unico motivo di estradizione fosse rimasto l’esecuzione della condanna definitiva, qualche spiraglio sarebbe rimasto aperto per tenere in sospeso l’estradizione. Invece no. Ora spetta al Governo italiano chiudere questa vicenda, firmando al piu’ presto il trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi, chiedendone l’immediata efficacia almeno sulle situazioni pacificamente e reciprocamente riconosciute”, conclude il deputato dem.

Castello di Miasino: lettera aperta a Roberto Saviano

Caro Roberto, 

Nell’articolo apparso ieri su Repubblica fai riferimento al Castello di Miasino portandolo come esempio negativo di un bene confiscato in via definitiva ma ancora gestito dai familiari del boss al quale era stato confiscato. E’ vero che per anni è avvenuto questo. Oggi, però, non è più così. Grazie a un lavoro portato avanti negli ultimi due anni da diverse istituzioni (Consiglio Regionale del Piemonte, Giunta della Regione Piemonte, Commissione Parlamentare Antimafia e Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati), e dalla società civile organizzata novarese da febbraio 2015 il Castello di Miasino è libero, non più gestito da familiari riconducibili a Pasquale Galasso, ma tornato nelle disponibilità dello Stato. E’ oggi esempio positivo di un percorso possibile, che si concluderà solo con il riutilizzo sociale del bene. Ora come comunità piemontese abbiamo una responsabilità in più: non possiamo fallire. Non appena l’agenzia trasferirà il bene alla Regione dovremo subito far partire il percorso di riutilizzo sociale. Sabato 12 Settembre saremo nel castello con la Carovana nazionale antimafia per ribadire ancora questo impegno: sarebbe bello averti lì con noi, per dire che non è vero che non cambia mai nulla, che non si può fare. Al contrario, questo è un paese capace anche di realizzare sogni e storie collettive. Ti aspettiamo! Domenico RossiConsigliere Regionale del Piemonte – Gruppo PD (Vice-Presidente della Commissione Speciale con compiti di indagine conoscitiva per la promozione della cultura della legalità e il contrasto ai fenomeni mafiosi)on. Davide MattielloDeputato – Gruppo PD (Membro della Commissione Parlamentare Antimafia)

Il Governo pubblichi la relazione sul sistema di accogliernza

(ANSA) – ROMA, 7 SET – “Il Governo pubblichi la relazione sul sistema di accoglienza: la trasparenza rende migliore la solidarieta’”: lo chiede in una nota Davide Mattiello (Pd), membro della Commissione Antimafia. Si tratta, ricorda l’esponente dem, della legge 17 ottobre 2014, n. 146 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalita’ e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonche’ per assicurare la funzionalita’ del Ministero dell’interno, e contiene una norma, che proposi durante la discussione alla Camera e che venne votata all’unanimita’, che impone al Ministero dell’Interno di pubblicare annualmente una relazione dettagliata sul sistema di prima accoglienza, per rendere trasparenti e verificabili quanti soldi lo Stato spende, quali sono i soggetti che li prendono, a cosa si impegnano nei confronti dei migranti accolti. Era settembre, Mafia Capitale sarebbe esplosa il 2 Dicembre, ma – prosegue Mattiello – la preoccupazione che anche l’accoglienza dei migranti si fosse trasformata in alcuni casi in un business spregiudicato, c’era eccome". La relazione, prosegue il parlamentare, “doveva essere pubblicata entro il mese di giugno, siamo arrivati a settembre. Sappiamo che gli Uffici del Ministero dell’Interno ci stanno lavorando e vogliamo ribadire l’attenzione con la quale attendiamo questi dati. La trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche e’ un’altra faccia della solidarieta’: piu’ si ruba, meno giustizia sociale si costruisce. Di contro: meglio si spende, piu’ vite si salvano”, conclude Mattiello.

Orlando ha ragione, ma il 41 bis non si tocca

(ANSA) – ROMA, 5 SET – “Orlando ha ragione, ma il 41 bis non si tocca”. Lo dice in una nota Davide Mattiello (Pd), membro della Commissione Antimafia. “Ieri il ministro Orlando – ricorda Mattiello – ha detto che mafiosi e corrotti temono piu’ le confische patrimoniali che il carcere: e’ vero. E’ sicuramente un’arma importante nella mani dello Stato quella di sottrarre le ricchezze accumulate illecitamente, per utilizzarle a fini sociali, proprio per questo da due anni stiamo lavorando alla riforma del Codice Antimafia. Cio’ posto, e’ utile ribadire che i mafiosi non temevano il carcere quando il carcere per loro era paragonabile ad un comodo albergo, nel quale e dal quale continuare ad esercitare il proprio dominio. La storia e’ cambiata radicalmente con l’introduzione del regime carcerario duro, cosi’ detto 41 bis, che punta soprattutto ad interrompere la catena di comunicazione e comando tra mafioso ed associazione. Ancora oggi ci sono tentativi che puntano ad ammorbidire il 41 bis, travestiti da presunti intenti umanitari, rafforzati da richiami alla Costituzione e all’Unione europea. Questi tentativi vanno respinti categoricamente”, conclude il parlamentare Pd.

La marcia delle donne e degli uomini scalzi

E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare.
E’ vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa.

Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.

Noi stiamo dalla parte delle donne e  degli uomini scalzi.
Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere.

E’ difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo.

Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.

Sono questi e le donne e gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con loro.

Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle.
La Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà.

E’ l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie.

Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione delle ricchezze.

Venerdì 11 settembre lanciamo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi.
In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica.
Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre città d’Italia e d’Europa.

Per chiedere con forza i primi necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:

1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino

Perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

Primi firmatari

Lucia Annunziata, Don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, Don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Norma Rangeri, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, Don Armando Zappolini, Davide Mattiello..