Al di sotto della Legge

Presentato alla Camera da Notari e Ravarino con Pd Mattiello (ANSA) – ROMA, 10 GIU – Una polizia democratica, in grado di dialogare con il mondo, dove a prevalere non sia l’aspetto militare “gerarchico e verticale” ma quello civile “orizzontale, che semina e significa responsabilizzazione”. E’ il desiderio di Luigi Notari, poliziotto di lungo corso e gia’ segretario nazionale del Siulp e Mauro Ravarino, giornalista torinese de il manifesto ed “ex ragazzo di Genova” nel 2001 che oggi hanno presentato il loro libro scritto a quattro mani “Al di sotto della legge, conversazioni su polizia e democrazia”, presentato alla Camera dal deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Sogno una polizia sociale, ben formata, in grado di comprendere il contesto in cui avvengono determinati fatti, di capire le dinamiche sociali, che sia al servizio del cittadino. Una polizia democratica, in grado di dialogare con il mondo. Questo non e’ un libro contro la polizia ma un testo che cerca di aprire un dibattito su questa istituzione la cui qualita’ riguarda tutti”, ha spiegato Notari. “In questo libro- conversazione ci chiediamo che polizia vogliamo: io personalmente non voglio la polizia attuale”, ha aggiunto Ravarino. Quest’ultimo ha anche raccontato come abbia conosciuto il poliziotto del Siulp nel 2011, e da come da quell’incontro sia nata una conversazione nella quale scorre un lungo pezzo della storia d’Italia: dalla battaglia per la smilitarizzazione della polizia all’assassinio di Aldo Moro; dall’omicidio di Francesco Lorusso a Bologna alla strage del 2 agosto; dalla bomba sul Rapido 904 alla nascita della Seconda Repubblica; dalla Uno bianca alla rottura dell’unita’ sindacale; da Genova 2001 alla fine della leva obbligatoria; dalla Val di Susa alla Ferrara di Federico Aldrovandi. Mattiello si e’ soffermato sul reato di depistaggio e su quello di tortura, “due impegni che stiamo costruendo con questo spirito di condivisione e rispetto per la Repubblica e che ci spinge a lavorare per a trasparenza e la responsabilita’ delle condotte: i poliziotti che ho incontrato chiedono rispetto, non impunita’”

Quarant’anni di storia italiana attorno al rapporto delicato e controverso tra polizia e democrazia.
Questo è il tema di AL DI SOTTO DELLA LEGGE, un libro-conversazione edito dalle Edizioni Gruppo Abele e scritto da Luigi Notari (poliziotto di lungo corso e già segretario nazionale del Siulp) e Mauro Ravarino (giornalista torinese de il manifesto ed “ex ragazzo di Genova” nel 2001)
che è stato presentato mercoledì 10 giugno, alle ore 11,30 a Roma,
nella Sala Stampa della Camera dei Deputati (Palazzo Montecitorio).

Un’unica grande rete criminale

Da Matacena e Carminati: un’unica grande rete criminale. Dalle ultime evidenze di Mafia Capitale conferme all’ipotesi di un’unica grande rete di relazioni dedite al crimine che lega la vicenda Carminati, Buzzi, a quella Matacena, Speziali. Sullo sfondo Scajola e Dell’Utri. Impressiona leggere gli stralci del rapporto del ROS sulla relazione tra Carminati, Mockbel e tra questi e i fratelli Dell’Utri, relative al periodo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 in cui si pianificava la fuga dall’Italia di Dell’Utri, che infatti di li a poco avvenne con destinazione Beirut. È lo stesso periodo in qui, secondo quanto si legge nella ordinanza di custodia cautelare del GIP di Reggio Calabria che chiede (invano!) l’arresto di Speziali, tra Dell’Utri e Vincenzo Speziali intercorrono almeno 400 contatti telefonici. È sempre più importante leggere insieme l’inchiesta romana e quella reggina che ha per imputati Scajola, Speziali e altri: è ragionevole vederci una unica grande rete di persone, politici, imprenditori, faccendieri, ‘nadranghetisti (col doppio filone reggino, che porta a Matacena e vibonese che porta a Buzzi, Carminati e Alemanno) e l’estrema destra. Una unica rete pronta ad intervenire, a soccorso dei sodali, per garantire affari e rendite di posizione. Una rete che ha un altro nodo che si chiama Belsito e lo studio MGIM di Milano: e su questo fa luce il rinvio a giudizio di Bossi e Belsito. Una brutta storia, ma una storia unica

Maroni e Buzzi: dua facce della stessa medaglia

Mattiello, PD: “Maroni e Buzzi sono due facce della stessa medaglia. Da Chiamparino parole chiare e giuste all’indirizzo di Maroni, ora bisogna pensare con lo stesso spirito ai Testimoni di Giustizia che sono i nostri profughi. Sergio Chiamparino da Presidente delle Regioni ha interpretato il sentimento di tutti coloro che non vogliono speculare politicamente sulla pelle dei migranti, una pratica indecente: che lo si faccia per una rendita elettorale come fa Maroni, che lo si faccia per una rendita economica, come fa Buzzi, la politica seria deve prendere le distanze. In Italia c’è un’altra specie di profugo: sono i Testimoni di Giustizia, che per aver scommesso sulla Giustizia e sulla legalità hanno pagato un prezzo alto, dovendo quasi sempre lasciare casa e lavoro. Le ultimi leggi approvate al livello nazionale e siciliano prevedono nuovi meccanismi per l’assunzione nella PA dei TdG che diversamente non ce la facciano. Il funzionamento di queste nuove norme dipende anche dalla conferenza delle Regioni e dai protocolli da firmarsi tra questa e la Regione siciliana per un verso e il Viminale per l’altro. Per le Regioni non ci sono ulteriori oneri e confido nella sensibilità del Presidente Chiamparino”

Beni confiscati: serve la riforma al più presto

(ANSA) – ROMA, 7 GIU – Serve al piu’ presto la riforma della normativa che riguarda i beni sequestrati e confiscati, in continuo aumento in tutta Italia: 40 mila in totale (tra beni mobili, immobili e aziende) secondo alcuni dati, quasi 12 mila (solo i beni immobili) secondo l’Agenzia per i beni confiscati. Il loro valore e’ in ogni caso alto, secondo alcuni arriva al quello di una Finanziaria, ma lentezze burocratiche e una legislazione non adeguata fanno si’ che molto spesso le aziende sequestrate e confiscate finiscano per morire, lasciando senza lavoro migliaia di dipendenti. Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera dove la riforma e’ approdata, spiega che il provvedimento sara’ in Aula entro l’estate. “C’e’ un nodo da sciogliere che riguarda ruolo e funzioni dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati. Nel parere che dara’ il Governo sugli emendamenti in Commissione Giustizia, si scioglieranno questi nodi. Dobbiamo dedicare alcune giornate a questo tema in Commissione, credo nel giro di un paio di settimane. Poi il provvedimento andra’ in Aula”. A chiedere di fare in fretta sono innanzitutto coloro che operano a piu’ stretto contatto con le aziende sequestrate. “Il primo problema che riscontriamo in questo crescente, quotidiano stillicidio di confische, e’ che siamo di fronte ad una assenza totale di dati: i numeri che hanno i tribunali non corrispondono a quelli dell’Agenzia dei beni confiscati”, lamenta Luciano Silvestri storico dirigente nazionale della CGIL con delega alla legalita’, anima della campagna per salvare dal fallimento le aziende sequestrate . Silvestri sottolinea la necessita’ di prevedere un Fondo di rotazione che possa mettere a disposizione finanziamenti che consentano alle imprese di reinventarsi o rimanere comunque sul mercato. Serve anche un Fondo di garanzia: si tratta infatti di attivita’ hanno spesso contratto un mutuo con le banche, “il paradosso – spiega il sindacalista – e’ che quando arriva il sequestro le banche chiedono la chiusura dell’ipoteca e che si rientri dal prestito”. Sono tanti i casi seguiti dai sindacati, al nord come al sud: a Palermo, ad esempio, una azienda edile in amministrazione giudiziaria ha professionalita’ e competenze per svolgere il proprio lavoro; ha partecipato e vinto gare d’appalto ma deve versare le fidejussioni e non ha la liquidita’ per farlo. Manca di liquidita’ anche una azienda metalmeccanica di Catania, che finora ha lavorato con appalti a Comiso. A Milano invece i dipendenti di un esercizio commerciale sequestrato dallo scorso anno non riescono a formare una cooperativa, a causa di pastoie burocratiche, e a dare seguito quindi al loro lavoro. “La riforma – spiega Davide Mattiello, Pd, relatore del testo di riforma – e’ ormai matura alla Camera, frutto del lavoro della Commissione Antimafia e della Commissione Giustizia che ha raccolto la proposta di legge di iniziativa popolare promossa con oltre 500 mila firme da Cgil, Cisl, Uil. Tra le novita’ maggiori c’e’ il ruolo dell’amministratore giudiziario inteso non piu’ come un curatore fallimentare ma come un manager. Il curatore fallimentare prepara il funerale dell’azienda, mentre l’amministratore giudiziario ha il preciso compito di farla vivere e quindi deve avere poteri differenti. A questi aumentati e diversificati poteri fara’ da contrappeso una disciplina piu’ rigorosa nella individuazione e distribuzione degli incarichi ed una altrettanto rigorosa selezione delle aziende meritevoli, escludendo cioe’ quelle finte, buone soltanto per riciclare il denaro dei clan”. (ANSA)

Impresentabili: bisogna andare avanti! – Lettera aperta a Raffaele Cantone

(ANSA) ROMA, 6 GIU – “Sugli impresentabili bisogna andare avanti, non tornare indietro: la politica deve avere piu’ coraggio, ma intanto bisogna riconoscere che la strada e’ giusta”. Lo scrive in una lettera aperta al presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. Il Codice di autoregolamentazione approvato in Commissione Antimafia il 23 Settembre all’unanimita’ da tutti i partiti presenti, secondo il deputato dem, “serve a piantare alcuni paletti. Primo: dalla selezione della classe dirigente dipende gran parte dell’esito del contrasto a mafia e corruzione nel nostro Paese. Secondo: il processo che porta a questa selezione ha molti attori, diversi tra loro, cittadini e partiti sono i principali, ma non gli unici. Esiste un interesse pubblico in questo processo che chiama l’intervento dello Stato a supporto di quanto devono fare partiti e cittadini: questo e’ il senso della Legge Severino, per esempio”. Ma in che modo, si chiede Mattiello, lo Stato e’ legittimato ad intervenire in questo processo? “Soltanto certificando a valle le condotte penalmente rilevanti, riscontrate da uno o piu’ gradi di giudizio”. Insomma, “cosi’ come siamo consapevoli che l’intero sistema della prevenzione va rivisto e migliorato, ma non rottamato, cosi’ credo dovremmo essere consapevoli che il sistema di prevenzione messo in piedi dalla Commissione Antimafia per evitare che persone pericolose per le istituzioni, possano entrarci, vada sottoposto a riflessione e miglioramento. Ma non rottamato!”. “I partiti e i cittadini conservano poi tutta la propria autonomia e responsabilita’ di giudizio, perche’ la prevenzione attivata dallo Stato non esime nessuno da un ulteriore giudizio di opportunita’, in questo – riflette Mattiello – avete senz’altro ragione tu e Saviano quando avvertite del rischio che fermandosi alla formalita’ dello strumento di prevenzione, si dia il semaforo verde a tutti gli altri. Ma appunto: il bisogno di fare meglio, non deve tradursi nel rischio di tornare indietro. Procedendo su questa strada infatti ci si imbattera’ presto in un’altra, antica, sfida: la normativa sul conflitto di interessi”. (ANSA)

Perchè Carminati è sfuggito ai controlli??

(ANSA) – ROMA, 6 GIU – “Nell’ inchiesta ‘Mondo di Mezzo’, tra le altre, c’e’ una domanda che non puo’ restare senza risposta: perche’ Massimo Carminati, terrorista di grande spessore, e’ sfuggito ai controlli dei nostri Servizi?”. Lo afferma Davide Mattiello, esponente Pd della Commissione Antimafia. “E’ impossibile – aggiunge – che un personaggio con il suo passato, uomo-cerniera tra diversi ambienti, ideologicamente allevato dentro la destra e inserito saldamente nel mondo del crimine possa svolgere i suoi affari indisturbato. Il presidente del Comitato parlamentare di Controllo sui Servizi, Giacomo Stucchi, replicando a Matteo Orfini, che ha sollevato nei giorni scorsi il caso durante una conferenza stampa tenuta al Nazareno, ha detto che l’organismo parlamentare se ne sta occupando. Pur nella riservatezza del suo operato, e’ importante – conclude Mattiello – che si dia una risposta pubblica alla questione”.

Ex cava di Strozza: il comunicato Stampa

(ANSA) – ROMA, 5 GIU – “Ottima operazione nel Bergamasco, dove l’ex cava di Strozza, in valle Imagna, e’ stata posta sotto sequestro, ma servono controlli a tappeto in tutto il nord”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, che si congratula con le forze dell’ordine e la magistratura per questo intervento: e’ stata infatti sequestrata l’ex cava tra il Monte Botto e il Monte Castra dove sono stati smaltiti oltre 100mila metri cubici di rifiuti speciali, con perquisizioni a carico di 6 indagati. L’operazione “Waste Phantom” e’ stata disposta dalla Direzione Distrettutale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia. “Un risultato importante – osserva Mattiello – che da’ ragione a tutti quei cittadini che avevano sollevato allarmi e preoccupazioni. Io e il collega Guerini proprio un anno fa avevamo sollecitato l’attenzione del Governo su questa vicenda. Un episodio che da un lato conferma l’importanza della nuova normativa sui delitti ambientali e che dall’altro nello specifico suggerisce di tenere alta l’attenzione proprio sulle cave, soprattutto al nord. Penso anche alla mia regione, al Piemonte, e penso ai grandi interessi che girano attorno alla movimentazione terra, al traffico dei rifiuti pericolosi e alle cave, mi riferisco, solfano per fare un esempio alla situazione del basso Piemonte in relazione al progetto del Terzo Valico. Non bastano controlli a campione – concludeMattiello – occorrono controlli a tappeto, sistematici, come quelli che ogni banca fa ai tutti i clienti, che entrano in una agenzia: cosi’ bisogna fare per i camion che ruotano nel circuito dei rifiuti e delle cave. oggi la tecnologia a disposizione lo consente”