(ANSA) – ROMA, 12 APR – “Pochi e spesso mortificati: sono i testimoni di giustizia. Eppure un testimone di giustizia riscattato ad una vita libera e dignitosa vale piu’ di tante leggi contro mafia e corruzione: non e’ l’innalzamento delle pene che raddrizza l’Italia, ma la qualita’ della vita di chi sceglie la giustizia”. Lo scrive in una lettera aperta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, dove coordina il gruppo di lavoro dedicato a collaboratori, testimoni e vittime di mafia. “Faccio appello direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi: mafia e corruzione si sconfiggono attraverso la riforma delle coscienze, come dice spesso don Ciotti. Abbiamo bisogno che gli italiani diventino un popolo di testimoni di giustizia, e archivino l’archetipo del ‘Fatti i fatti tuoi che campi 100 anni’”, scrive Mattiello, il quale cita i casi di alcuni testimoni di giustizia, usando nomi di fantasia. E parte dal caso di Luisa, che ha sposato un testimone in programma speciale di protezione in localita’ segreta. Da mesi aspetta di poter tornare qualche giorno a casa sua per rivedere i genitori, i nipoti. Tutto sembra ormai pronto: biglietti fatti, valigie preparate, famiglia in allerta, bambini pronti. All’ultimo una telefonata: tutto annullato, perche’ le autorita’ competenti dicono di non essere in grado di garantire la sicurezza. Ma come? Per quanto? Non si sa.. C’e’ poi il caso di Alfredo, un siciliano che sta in localita’ protetta col cambio di generalita’ e il divieto scritto di fare rientro in Sicilia, mai revocato, per motivi di sicurezza. La Regione siciliana annuncia l’assunzione diretta di un primo gruppo di testimoni e Alfredo e’ tra questi. Qualcuno dalla Regione gli scrive una mail, invitandolo a presentarsi a Palazzo d’Orleans per firmare il contratto. Alfredo e chi si occupa della sua sicurezza fanno notare che, vigente il divieto di fare rientro in Sicilia, non potranno arrivare a Palermo, ricevendo in risposta una sincera manifestazione di solidarieta’.
Mattiello cita il caso del testimone di giustizia Michele (altro nome di fantasia), sposato e padre di due figli, cui la ‘ndrangheta ha promesso la morte, tanto che in Calabria Michele non puo’ piu’ metterci piede: divieto certificato dalle Autorita’, e qualora debba proprio passarci, deve farlo con scorta, tutela e auto blindata. Ma a quest’uomo improvvisamente, e con due righe notificate dal comando dei carabinieri della localita’ dove vive da qualche anno, gli viene revocata la scorta, fatta eccezione per la Calabria. “Sbigottimento e allarme per la illogicita’ e la irritualita’ del provvedimento. Qualche giorno e gira voce che sia pronta la revoca della revoca, ma provvisoria e comunque attenuata. Voi che fareste? Michele e la sua famiglia questa revoca della revoca a tarallucci e vino non l’accettano: prima esigono chiarimenti”, scrive il deputato Pd nella lettera aperta a Renzi. “Cosi’ non va. – conclude – E’ fondamentale che persone come Luisa, Michele, Alfredo sentano di essere nel cuore delle preoccupazioni dello Stato e non un peso mal sopportato”