Leinì e Rivarolo sono i Comuni sciolti per accertato condizionamento mafioso, che tradotto dalle nostre parti significa ‘ndrangheta.
Il provvedimento di scioglimento è tanto grave da essere disposto con decreto dal Presidente della Repubblica, su indicazione del Consiglio dei Ministri, che acquisisce la relazione del Prefetto del luogo in cui insiste in Comune. Il senso del provvedimento è quello di impedire che il rapporto evidenziato tra mafia e amministratori locali possa nuocere ancora al bene comune.
Spetta poi alla magistratura stabilire le responsabilità penali, che come tali sono personali.
La storia italiana dimostra che, pur essendo importanti questi strumenti di carattere repressivo, la risorsa maggiore dei cittadini per sbarazzarsi di quei legami mefitici è isolare attraverso il voto le persone coinvolte nel sistema di relazioni che ha portato allo scioglimento.
Quando questo non accade, il sistema di relazioni abbracciato alla mafia torna spesso a impadronirsi delle Istituzioni.
Mi pare che abbia voluto evocare questa risorsa lo stesso Presidente del Consiglio e Segretario nazionale del PD Matteo Renzi, con la felice metafora del “DASPO” per i politici corrotti: chi non si dimostra all’altezza della fiducia dei cittadini, va isolato, espulso dalla pubblica amministrazione.
Rivarolo è andato in questa direzione e il candidato della Lista “Rivarolo Rinasce” sostenuta dal PD, Alberto Rostagno, ha preso il 41%, mentre la lista che si è rifatta alla precedente gestione Bertot ha preso il 21%. Segno evidente che la strada giusta non può che essere la rottura chiara. La capacità di voltare pagina.
L’unica “pacificazione” di cui sentiamo il bisogno è quella con la legalità e con la trasparenza amministrativa.
Sono certo che anche i cittadini di Leinì sapranno dare un segnale chiaro in questa medesima direzione.
On. Davide Mattiello
Coordinatore V Comitato, Commissione parlamentare antimafia