Latitanze che resistono

ROMA, 31 DIC – “Le latitanze che resistono sono quelle che certa politica non vuole che finiscano”. A sottolinearlo e’ il deputato del Pd DavideMattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, secondo il quale il Ministro dell’Interno Alfano “ha fatto bene ad elogiare l’impegno delle Forze dell’Ordine nel contrasto alla criminalita’ organizzata, soprattutto di stampo mafioso: sono impressionanti i dati che riguardano le misure di prevenzione patrimoniali, illustrati dal generale Ferla, capo della DIA, soltanto qualche settimana fa, cosi’ come la capacita’ di catturare latitanti pericolosi al primo cedimento”. “Tutti fatti che – secondo Mattiello – confermano la generale qualita’ delle nostre Forze di Polizia e della magistratura che coordina le operazioni sul piano giudiziario. Proprio queste evidenze caricano di maggiori responsabilita’ la politica in relazione a quelle latitanze che invece pare non ci sia verso di far finire. Alludo in particolare a quelle di Messina Denaro e di Matacena”. Riguardo al primo, Mattiello ricorda che “e’ stata esplicitamente la dottoressa Principato della DDA di Palermo a fare riferimento alla rete di protezioni alto locate”, riguardo al secondo “ho sperato fino all’ultimo che lo sforzo dei Ministri Orlando e Gentiloni per il trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati, firmato il 16 di Settembre, potesse essere coronato da successo entro il 2015. Cosi’ purtroppo non e’ stato: il Trattato deve ancora essere portato in Consiglio dei Ministri e soltanto successivamente potra’ essere ratificato dal Parlamento e diventare operativo. Auspico che cio’ possa avvenire al primo CdM del 2016”.

Lettera aperta al Procuratore Lo Voi

Durante la settimana che si è appena conclusa avremmo dovuto avere il Procuratore Lo Voi di nuovo in audizione, ma c’è stato un rinvio.
Ecco cosa gli avrei chiesto, anche alla luce della scorsa audizione. Cose che in ogni caso chiederò e lascerò agli atti della Commissione.
 
 
Andando con ordine.
Omicidio di Nino e Ida Agostino, 5 Agosto 1989. Giovanni Aiello è indagato o no come uno dei possibili responsabili, dalla DDA di Palermo? Sul ruolo di Aiello, nell’ambito delle inchieste aperte a Caltanissetta sul fallito attentato all’Addaura contro Falcone e sul quello riuscito a Capaci, esistono più atti di impulso circostanziati della DNA, una richiesta di archiviazione, un decreto di archiviazione, il fascicolo investigativo con relativa documentazione fotografica e trascrizioni telefoniche: sono acquisiti agli atti dalla DDA di Palermo nell’ambito del procedimento sull’omicidio di Nino e Ida? Come pure i verbali di interrogatorio di alcuni collaboratori, come Marchese e Onorato, che anche in procedimenti aperti a Catania e Reggio Calabria hanno fatto riferimento ad Aiello. Cosa può raccontare l’attuale Questore di Palermo, dott. Longo, che all’epoca dei fatti lavorava con Arnaldo La Barbera?
 
Messina Denaro, latitante. Ad Agosto è stato arrestato, tra gli altri, Mimmo Scimonelli, in ipotesi imprenditore funzionale agli affari del boss. Esistono al momento elementi che possano collegare Scimonelli agli imprenditori coinvolti nelle inchieste Eden, La Svolta e Breakfast? Questa domanda andrebbe rivolta anche al Procuratore nazionale, dott. Roberti, in ragione del principale ruolo della DNA che è proprio quello di favorire una lettura sistematica attraverso l’incrocio dei vari filoni di inchiesta. La dott.ssa Principato ha dichiarato nel mese di Settembre che il Sen. D’Alì farebbe parte della rete di relazioni a protezione della latitanza di Messina Denaro, risulta che sia stata effettivamente querelata dai legali del Sen. D’Alì? Come vanno valutate quelle parole? Ancora, rispetto all’organizzazione delle indagini e date per presupposte la professionalità e la dedizione degli uomini e delle donne delle Forze dell’Ordine impegnate sul campo: esiste o non esiste un problema di efficienza nel dispiegamento delle risorse umane, dovendo avvalersi tanto di quelle trapanesi, come di quelle palermitane? La memoria storica è un fattore centrale per la buona riuscita delle indagini: esiste o no la preoccupazione che questo fattore possa affievolirsi ulteriormente per il trasferimento di funzionari, ufficiali o magistrati? Quanto pesa la vacanza della sede prefettizia della Città di Palermo?
 
Corleonesi: è di poche settimane fa l’operazione che ha portato all’arresto di un gruppo di presunti mafiosi corleonesi, la cui figura di spicco sarebbe Lo Bue Rosario. Nelle intercettazioni allegate all’ordinanza, gli arrestati fanno riferimento al Ministro Alfano, auspicandone l’assassinio e paragonandolo a Kennedy: come quest’ultimo si sarebbe prima avvalso dei voti della mafia, per poi dimenticarsi degli amici. A cominciare dal 41 bis, che ieri come oggi, pare essere in cima alle preoccupazioni dei mafiosi. Risultano alla Procura elementi di riscontro su ciascuna delle parti di questo contenuto: l’intento omicidiario, il procacciamento di voti, le pressioni sul 41 bis? Ci sono altre Procure investite della questione?
 
Cuffaro: non risultano misure di natura patrimoniale assunte nei suoi confronti. Questo dipende dal fatto che siano state respinte dal Tribunale di Palermo delle proposte fatte o dipende dall’assenza di proposte?
 
Trattativa: dato per scontato che il reato di trattativa non esiste nel nostro Codice Penale e che infatti non è per questo fantomatico reato che la Procura di Palermo sta procedendo, come invece strumentalmente ancora qualcuno cerca di far passare, precostituendo con ciò un facile quanto fasullo argomento di critica, vuole spiegarci qual è l’ipotesi accusatoria che viene sottoposta al vaglio del Tribunale, perché rimanga agli atti di questa Commissione parlamentare anche nella rappresentazione che ella voglia farne?
 
Concludendo.
Il “penalmente rilevante” è soltanto una piccola porzione del reale e il punto di vista del Pubblico Ministero è uno spicchio di questa porzione. La responsabilità di chi, avendo altri ruoli istituzionali e non, cerca di rappresentare la realtà con verità non si può quindi esaurire in quanto emerga dal racconto di una Procura. Ma non può e non deve prescinderne.
 
Penso che “mafia” sia essenzialmente occupazione di potere pubblico e che la sua forza debba misurarsi non tanto nel perimetro delle pozze di sangue (che spesso, quando s’allarga, è piuttosto sintomo di crisi e debolezza), quanto nel perimetro delle zone d’ombra. Cioè delle domande che restano senza risposte. Tante più e tanto più gravi sono le domande senza risposta, tanto è larga la zona d’ombra e quindi la capacità del sodalizio di proteggere efficacemente se stesso. Non sono forse impunità e segretezza due delle principali caratteristiche di questi fenomeni? In tempi diversi e in luoghi diversi, magistrati impegnati tra Palermo e Reggio Calabria hanno parlato di “Sistemi criminali” (Zagrebelsky parlerebbe di “giri”), facendo riferimento ad insiemi di relazioni, articolati, un segmento soltanto dei quali è costituito da manovalanza violenta, che hanno la capacità di orientare scelte politiche, investimenti, per fare quattrini e all’occorrenza proteggere gli amici in difficoltà.
Significativamente lo stesso dott. Lo Voi, concludendo la risposta alla domanda già fatta la scorsa volta sulle coperture a servizio della latitanza di Messina Denaro, ha evocato genericamente il ruolo della massoneria.
Far emergere dettagliatamente queste reti relazionali, andando anche oltre il penalmente rilevante già accertato, è proprio il “di più” che va fatto, con rigore documentale e autonomia di giudizio.
E se oggi, come ha bene rilevato la Presidente Bindi, durante la recente audizione del prof. Sales, le mafie sparano di meno, ma corrompono di più, perché trovano un contesto sociale meglio orientato, tanto più urgente deve essere lo sforzo delle Istituzioni e della politica nel riscattare credibilità, trasparenza e onestà: perché il pesce puzza sempre dalla testa e una politica opaca non può che stimolare un contesto sociale compiacente.
 
On. Davide Mattiello

Altro duro colpo a Messina Denaro. (Ma c’è tanto da lavorare..)

(ANSA) – ROMA, 15 DIC – “Un altro duro colpo alla capacita’ economica del latitante Messina Denaro: nuovi sequestri di prevenzione applicati ad aziende riconducibili al boss come la Fontane d’oro. Una nuova conferma di quanto lo strumento sia importante, tanto che lo si vuole estendere ai reati di corruzione, e di quanto professionale sia il lavoro di Forze dell’ordine e magistratura”. Cosi’ il deputato Pd DavideMattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, commenta il blitz dei Carabinieri e della Guardia di Finanza contro il patrimonio della “famiglia” mafiosa del boss latitante Matteo Messina Denaro. “Proprio per questo – osserva Mattiello – sono insopportabili alcuni nodi”: l’Agenzia Nazionale resta “con il CdA azzoppato perche’ non integrato dalle nomine di competenza dei Ministri di Giustizia e dell’Interno”. La Banca dati informatizzata “che dovrebbe servire ad una gestione piu’ trasparente dei patrimoni, non funziona e la Commissione Antimafia attende da luglio che il Prefetto Postiglione fornisca una relazione sullo stato dell’arte”. “L’albo nazionale degli amministratori giudiziari, altro strumento di trasparenza gia’ previsto dalla legge – prosegue l’esponente del Pd – non funziona e segnalo che proprio su questa questione si sono concentrate ancora recentemente le inchieste giornalistiche di Pino Maniaci, fatto oggetto di inaudite intimidazioni. Infine i progetti di riforma sulla prevenzione patrimoniale rischiano di accavallarsi tra Camera e Senato: in Commissione Giustizia Camera giace il testo piu’ avanzato, perche’ gia’ votato come testo base, che potrebbe essere abbinato al testo proposto dalla Commissione Antimafia e a prima firma Bindi, che pero’ non risulta ancora formalmente depositato. Mentre in Senato e’ stato depositato il testo Orlando, del 29 Agosto, che contiene anche norme sulla prevenzione patrimoniale”. “E intanto – conclude Mattiello – ogni sigillo che viene apposto per sequestrare una azienda in odor di mafia rischia di trasformarsi in una tomba per i lavoratori onesti, che sono la gran parte”.