Lamezia Terme, codice Antimafia e riforme

Continuare l’azione anti mafia portata avanti in questi anni: la sfida è la corruzione clientelare. Lo scioglimento del Comune di Lamezia Terme, dove ieri mattina ho avuto modo di confrontarmi con Libera e la CGIL in un dibattito sul Codice Antimafia, ci sprona a continuare sulla via delle riforme approvate in questi anni. Infatti il Codice Antimafia, il reato di voto di scambio, quello di autoriciclaggio, i delitti ambientali, il falso in bilancio, il più rigoroso contrasto del caporalato, la tutela rafforzata per gli amministratori locali, sono state tutte riforme mirate a rendere sempre più sconveniente il sodalizio mafioso e quello non meno grave di chi corrompe sistematicamente, dirottando risorse pubbliche e impoverendo il tessuto sociale. Dobbiamo continuare, rivedendo anche la normativa che permette lo scioglimento dei Comuni per renderla più efficace, sapendo però che lo strumento dello scioglimento serve soltanto ad interrompere l’infiltrazione mafiosa: è come un ‘salva vita’ che scatta quando il circuito elettrico si surriscalda, non è lo scioglimento che risolve il problema. Per risolverlo ci vuole una diversa cultura politica che rigetti esplicitamente i voti mafiosi e clientelari e punti a far tornare a votare i tanti cittadini per bene che sempre più spesso rinunciano a prendere parte. Purtroppo, più cresce l’astensionismo, più i voti sporchi diventano decisivi