(ANSA) – ROMA, 20 NOV – “Tempestiva ed efficace l’azione della Dda di Palermo che ha sventato il progetto di attentare la vita del ministro dell’Interno Alfano. Questo dimostra come il 41 bis sia al primo posto nelle preoccupazioni dei mafiosi, esattamente come tra il ‘92 e il ’93”. Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia. “Bene abbiamo fatto in parlamento – prosegue – quando recentemente, approvando la legge di delega al governo per riformare tra l’altro la normativa penitenziaria, ci siamo impegnati per fissare paletti precisi a salvaguardia del 41 bis che alcuni emendamenti rischiavano di annacquare. Cio’ posto – conclude – sara’ interessante leggere attentamente le intercettazioni nelle mani degli inquirenti per comprendere il contesto nel quale e’ maturato questo progetto criminale. Proporro’ alla commissione Antimafia di acquisirle quanto prima”
Sulla intercettazioni di Riina..
Le intercettazioni del boss Toto’ Riina rese note in queste ore rendono sempre piu’ importante fare luce sul recente malore che ha colpito il boss e sul suo trasferimento lampo in ospedale". Lo afferma deputato Pd della commissione Antimafia Davide Mattiello che aveva presentato nei giorni scorsi una interrogazione al ministro della Giustizia sull’episodio del malore che ha colpito il boss di Cosa Nostra Toto’ Riina, detenuto nel carcere di Opera, chiedendo la conferma che il suo momentaneo e breve trasferimento in ospedale fosse indispensabile, che le strutture mediche del carcere non fossero sufficienti per i dovuti accertamenti medici e di verificare puntualmente con quali persone Riina sia entrato in contatto nel corso dell’episodio. “Riina – spiega Mattiello – e’ stato mittente di minacce nei confronti dei magistrati di Palermo e destinatario, a sua volta, di un’intimidazione contenuta in una lettera della fantomatica Falange Armata. Emerge dalle sue conversazioni registrate durante l’ora d’aria in carcere che Riina ha rivelato particolari non irrilevanti sulle dinamiche dell’attentato in via D’Amelio. Per questo chiediamo certezza sul fatto che non sia stato a contatto con nessuno estraneo al mondo carcerario durante quel trasferimento.
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