Unanime! Il voto della Camera sulla relazione dedicata ai Testimoni di Giustizia

(ANSA) – ROMA, 22 APR – Una legge per i testimoni di giustizia che li distingua, anche sul piano normativo, in maniera radicale, dai collaboratori, “perche’ non debba piu’ succedere che si confondano collaboratori e testimoni” e l’adozione di strumenti di tutela, di assistenza economica e reinserimento lavorativo “che siano come abito sartoriale sulla vita del testimone e della sua famiglia”. Queste due delle richieste avanzate dal coordinatore del V Comitato della Commissione Antimafia, Davide Mattiello (Pd), che ha messo a punto una Relazione sui testimoni di giustizia che oggi verra’ votata alla Camera. “Ad oggi – ha spiegato Mattiello – a seconda del tipo delle misure speciali a cui si e’ sottoposti, sono differenti gli strumenti di tutela, di assistenza economica, e di reinserimento lavorativo cui si puo’ accedere. Noi diciamo che bisogna superare questa sclerosi del sistema; vanno cucite addosso al testimone e alla sua famiglia”. Ultimo auspicio, contenuto nella relazione, “e’ che si possano trovare quelle strade, quei canali, attraverso i quali valorizzare quelle scelte difficilissime di cui la cronaca ci restituisce troppo spesso narrazioni di terrore domestico. Sono le donne, sono i minori, che fanno parte di quei contesti familiari e criminali e che da quei contesti vogliono liberarsi benche’ non abbiano, talvolta, informazioni utili per l’autorita’ giudiziaria. Lo Stato deve proteggere queste scelte, costruendo percorsi di tutela e di reinserimento”.

Rosy Bindi: “Portare verso zona bianca coloro che sono in quella grigia”

“E’ necessario un ammodernamento del nostro modo di combattere le mafie”: con queste parole la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha preso la parola in Aula alla Camera in occasione della discussione, cui seguirà anche il voto, della Relazione della Commissione sui testimoni di giustizia. “Noi riteniamo che dopo la legge del 13 febbraio del 2001, la sua applicazione e la sua sperimentazione da parte dei Governi che si sono succeduti nel tempo, sia necessario procedere ad alcune modifiche”, ha spiegato Bindi, che si è soffermata su tre aspetti, a partire dalla definizione della figura del testimone di giustizia con una rigorosa distinzione rispetto alla figura del collaboratore. “Preannuncio subito – ha affermato – che lavoreremo anche alla modifica che riguarda i collaboratori di giustizia. Dobbiamo distinguere queste due figure per riuscire a portare verso la zona bianca coloro che oggi abitano la zona grigia e che molto facilmente possono invece scivolare verso la zona nera. Il diverso modo con cui agiscono oggi le mafie, che oltre all’uso della violenza sanno creare complicità e connivenze, ci deve portare ad avere un atteggiamento che sintetizzerei con questa immagine: le braccia aperte per accogliere coloro che, anche dopo aver sbagliato, ma non essendo mai diventate parte integrante delle associazioni mafiose, dopo esserne diventate vittime vogliono recidere assolutamente questo rapporto che in una fase li ha visti in qualche modo complici o, quantomeno, li ha visti lucrare la convenienza di questo rapporto”. Altra richiesta della Bindi è che siano applicate per tutti le stesse regole, ma attraverso una forte personalizzazione, “perché si tratta comunque di storie ciascuna con la sua originalità. Basta ascoltarli per capire quanto una scelta come quella che loro hanno fatto per tutti noi abbia inciso profondamente nella loro esistenza e nell’esistenza dei loro cari”. Infine Bindi ha sottolineato l’importanza che quando e dove è possibile, il testimone di giustizia debba restare a casa propria, continuando la propria attività laddove si trova.

Filippo Bubbico: “Per i Testimoni di Giustizia prevedere commesse ed esenzioni”

“Bisogna favorire la permanenza dei testimoni di giustizia nei luoghi di residenza”: lo ha detto il viceministro all’Interno, Filippo Bubbico, prendendo la parola in occasione della discussione e dell’approvazione, prevista oggi, della Relazione della Commissione parlamentare Antimafia sui testimoni di giustizia. “Dobbiamo anche affrontare un problema – ha spiegato Bubbico – che la relazione mette bene in evidenza e che riguarda gli operatori economici, gli imprenditori, che denunciano, che rendono testimonianza e che, per effetto della loro testimonianza, vivono situazioni particolarmente difficili nell’esercizio della loro attività economica, della loro attività produttiva, della loro attività commerciale o professionale, perché agire in contesti ostili e difficili per chi ha denunciato, per chi ha testimoniato, è particolarmente gravoso. E allora vanno studiate, come nella relazione viene suggerito, quelle modalità, conformi all’ordinamento comunitario, che possano favorire l’assegnazione diretta di commesse, l’esecuzione di opere da parte della pubblica amministrazione, in ragione compatibile con le regole della concorrenza e del mercato. Occorrerà definire eventualmente una specifica misura da notificare alla Commissione europea, perché possa essere praticato un regime di esenzione, magari modulato per determinati valori, per quegli operatori economici che testimoniano la loro volontà di opporsi alle organizzazioni criminali”