Per la pace, quindi per l’Europa

Quando diciamo che il nostro primo impegno sarà quello di salvare l’Europa da chi la vuole liquidare, diciamo una cosa sacrosanta, che rischia però di essere fraintesa. Ci sono tante persone che hanno sofferto più di altre in questi anni la crisi economica e che attribuiscono all’Europa la responsabilità di questa ingiusta sofferenza. C’è chi fa coincidere l’Unione europea con il blocco di interessi liberisti che ha fatto della globalizzazione del mercato una opportunità soltanto per alcuni e una maledizione per tanti altri, oltre che per l’ambiente. Insomma: il paradosso di questo tempo è che a dire “Europa” si passi per reazionari.

Invece noi sappiamo che per questa parola passa il futuro!
Ma per renderlo chiaro non dobbiamo avere remore nello spingerci fino in fondo: noi diciamo “Europa” perché l’alternativa è la guerra in casa nostra. La guerra vera e propria, quella che ci siamo abituati a vedere in TV perché riguarda altre aree del Mondo. La guerra, come quella che divampò in Jugoslavia quando sembrava impossibile che le pretese di gruppi nazionalisti potessero degenerare in violenze tremende come quelle che poi dilagarono per tanta parte degli anni ’90. Eppure accadde. Noi sappiamo che quando la politica per governare sceglie la strada della esaltazione dell’identità nazionale, brandita contro tutti coloro che vengono presentati come un ostacolo alla piena soddisfazione dei propri bisogni, lo sfogo che giunge è la guerra. Possibile che gli oltre 11.000 morti in 4 anni di guerra sporca in Ucraina non scuotano le coscienze? Possibile che la strage di Utoya del Luglio del 2011 sia stata rimossa? Un solo neo-nazista massacrò a sangue freddo 70 giovani socialisti che si stavano formando ai valori del multiculturalismo e della laicità. La guerra nazionalista ha tante “micce”: in Jugoslavia ci furono gli ultras negli Stadi, che ricordano alcuni fatti nostrani e recenti, che rimandano alla solita saldatura tra estrema destra e criminalità organizzata, sempre serva del potere più forte. Anche la violenza contro i giornalisti oggi è una “miccia” contro la pace, perché è un attacco al pensiero critico, alla libertà democratica: non possiamo dimenticare Daphne Galizia Caruana e Jan Kuciak, assassinati a Malta e in Slovacchia (Europa!) perché le loro inchieste davano fastidio.
Noi vogliamo la pace, per questo vogliamo l’Europa: che continui ad essere quella straordinaria occasione di negoziazione permanente tra interessi diversi all’interno dei propri confini. Vogliamo la pace, per questo vogliamo l’Europa: perché sia la nostra occasione di ridurre il ricorso alla violenza nel resto del Mondo e contro la Terra. Certo vogliamo un’Europa diversa e più solidale soprattutto con chi soffre ed è per questo che abbiamo bisogno di una Europa che accetti la sfida più alta: trasformarsi in una Repubblica. Una Repubblica d’Europa per avere un solo sistema fiscale, per abolire ogni paradiso fiscale, per avere una assicurazione sociale universale per tutti i cittadini in difficoltà, per avere una unica politica estera che impedisca a USA, Cina e Russia di giocare col nostro destino come fossimo una posta in palio.
Se dovesse esserci una lista inclusiva per le prossime elezioni europee, una lista che dica di questa volontà e contenda consenso ai guerrafondai nazionalisti, sarebbe bello si chiamasse così: Repubblica d’Europa.

Davide Mattiello
Presidente Fondazione Benvenuti in Italia

 

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