Solidarietà e don Ciotti e a Libera: noi non archiviamo. Ho atteso anche io insieme a tanti, che terminasse l’udienza al Tribunale di Milano nella quale l’avv. Enza Rando per conto di don Ciotti e di Libera si è opposta alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano rispetto alle minacce di Riina contro don Ciotti. La richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano lascia perplessi perché Riina non è ne’ un innocuo vecchietto che brontola, ne’ un boss mafioso che, collaborando con la giustizia, abbia rotto il vincolo con l’organizzazione criminale. Riina è a tutti gli effetti un boss di Cosa Nostra che non usa a caso le parole: ecco perché esiste il 41 bis che deve impedire ai boss di comunicare con l’esterno. In quello stesso periodo Riina dal carcere minacciava di morte il dott. Di Matteo. Tanto a don Ciotti quando al PM Di Matteo furono innalzate le misure di protezione proprio a seguito di quelle minacce rese pubbliche dai media: vuol dire che chi ha avuto la responsabilità di valutare il rischio, non ha sottovalutato l’episodio. In ogni caso nessuno di noi intende archiviare ne’ queste minacce, ne’ la storia di Riina, fatta di violenza e potere criminale. Anzi: abbiamo ben chiaro quanto siano ancora vitali certi nodi di quella rete mafiosa, quanto siano ancora pericolosi e quanto avvelenino la nostra democrazia. Le latitanze di Messina Denaro e di Amedeo Matacena sono due facce della stessa medaglia.