Il sistema tutorio dei testimoni di giustizia va riformato profondamente

(ANSA) – ROMA, 7 OTT – “Bivona e’ il mio paese e dovrei solo fregarmene di quelle poche persone che vedendomi parlano, giudicano o altro … noi stiamo lottando per qualcosa di giusto… non obblighiamo nessuno ad unirsi alla nostra lotta… chi vuole unirsi a noi e ben accetto… a chi non vuole farlo chiedo solo di farsi la sua vita come noi ci facciamo la nostra!!”. A scriverlo su Facebook e’ la figlia ventitreenne del presidente dell’Associazione testimoni di giustizia, Ignazio Cutro’, dopo che, nei giorni scorsi, grazie ad una legge regionale, Cutro’, ex imprenditore che ha denunciato la mafia, e’ stato assunto nel suo paese, Bivona (Agrigento) ed e’ stato criticato da alcuni compaesani che, preoccupati per la loro incolumita’, lo invitano ad andarsene. “I miei colleghi di lavoro sono stupendi, solidali – confida Cutro’ – e ringrazio in modo particolare la dottoressa Anna Corsello, dirigente generale che mi ha messo a mio agio. Ma in paese c’e’ anche chi dice che gli fa schifo anche solo sentire il mio nome e questo, ovviamente, addolora”. Il coordinatore del V Comitato della Commissione parlamentare Antimafia, Davide Mattiello, sottolinea come il sistema tutorio dei testimoni di giustizia “vada riformato profondamente”, e ricorda che c’e’ una proposta di legge sul tema all’attenzione della Commissione Antimafia, “non si puo’ piu’ procrastinare”, osserva.Mattiello fa inoltre riferimento a minacce al magistrato Marisa Manzini e al testimone di giustizia Michele Tramontana. “C’e’ un particolare inquietante – osserva – i criminali conoscerebbero la localita’ segreta in cui e’ protetto il testimone. Sono certo che gli uffici preposti stiamo facendo le verifiche e non trascureranno di prendere le iniziative piu’ opportune per tutelare Tramontana e la sua famiglia. Sullo sfondo il grande lavoro di magistrati come la Manzini nei confronti di organizzazioni ‘ndranghetiste molto pericolose come i Mancuso, che conosciamo bene per il male che hanno fatto e continuano fare a tanti calabresi onesti. Da parte della politica deve rinnovarsi l’impegno a rompere ogni articolazione tra questi clan e le istituzioni: i Mancuso sono stati campioni nella capacita’ di tessere relazioni altolocate. Purtroppo sono in buona compagnia”

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