(ANSA) ROMA, 24 Set – “L’esposizione pubblica dei testimoni di giustizia e’ spesso frutto di esasperazione, non di insofferenza alle regole”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, che in commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro che si occupa di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di mafia e che risponde cosi’ indirettamente ad alcune dichiarazioni rilasciate dal direttore del Servizio Centrale di Protezione, Andrea Caridi. “Da oltre 10 anni – spiega – mi occupo dei testimoni di giustizia, di molti conosco le famiglie, le sofferenze, le frustrazioni e spesso ho dovuto constatare che la sovra esposizione mediatica e’ stata una conseguenza necessitata dalle condizioni insopportabili in cui vivevano e non un capriccio per mettersi in mostra. C’e’ qualcosa di grave che non funziona a monte del sistema, se si da’ per scontato che un cittadino onesto, soltanto per aver fatto il proprio dovere di denuncia, diventando con cio’ una fonte di prova determinante in processo, debba diventare un assistito di Stato, visto che deve essere sradicato dalla sua terra, perdere casa, lavoro e affetti”. “Per questo – prosegue Mattiello – abbiamo lavorato ad una proposta di legge che riforma il sistema e che ora sta all’attenzione della Presidente della Commissione Antimafia Bindi. Le difficolta’ burocratiche sugli inserimenti lavorativi sono purtroppo l’ultima conferma della farraginosita’ di questi meccanismi: parliamo di poche decine di persone, la gran parte siciliani, coperti anche economicamente dalla legge speciale siciliana: ma quanto ci vuole a sistemarli in modo dignitoso?”. Mattiello ricorda di aver da tempo avanzato ai ministri Alfano e Orlando una proposta concreta: vengano assunti anche all’interno dell’amministrazione centrale dello Stato, Ministeri, Prefetture e Tribunali, “piuttosto che stressare solo gli Enti Locali che hanno gia’ enormi problemi sul personale”